martedì 5 marzo 2013

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 03 giugno 1997 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.
Avvocato Filastò: A me sembra che annaspino queste indagini, almeno a leggere i giornali. L'ultima è quella del pittore francese, ho seguito bene la storia. Acquisirete, se non sono acquisiti, i verbali di sopralluogo in cui ad un certo punto si va a cercare nella villa nella quale qualcuno avrebbe dovuto nascondere l'arma che era servita per i delitti, vero. Queste indagini ancora in corso, alternative, aggiuntive, hanno raggiunto a volte i limiti insomma...
Presidente: Sono previste per legge.
Avvocato Filastò: Sì, sì.
Presidente: Col 330.
Avvocato Filastò: Ma certamente. Comunque il gruppo dovrebbe avere la protezione di un ambiente per 30 anni, almeno dal '74, nella campagna toscana. Consenta, mi consentano lorsignori, io ho per metà origini campagnole toscane. Mio nonno materno era un fattore di una fattoria del Chianti. Mi sono sentito un po' ribollire, ecco, pensando a San Casciano come un posto che protegge. O Marcatale che ha questo cancro interno collettivo e nessuno si muove per 30 anni per dire, per segnalare. Sì, certo, sono identificabili degli elementi di corruzione fra certe persone, come dappertutto al mondo. Favorite dai media, da tanti strumenti, anche da un punto di vista sessuale. Ma non poi tanto diversi dal '500, eh. Quando a San Casciano andava Machiavelli a scrivere II Principe e a giocare a carte in una di quelle bettole in cui avrebbero dovuto essere maturate le imprese dei compagni di merende. È proprio quel Machiavelli che finisce per vomitare su una prostituta di 70 anni, non avendo altri moccoli, come si dice in Toscana, come questo povero signore non ha avuto altri moccoli per un po' di tempo. Dice il Pubblico Ministero io non vi propongo una tesi, ma un fatto. Lotti e Pucci, Pucci e Lotti. Ma neppure gli approfondimenti di carattere scientifico, tecnico, come volete chiamarli con riferimento all'equipe De Fazio che questo difensore ha chiesto che venga risentita sul punto, vi diranno o non vi diranno, li interrogherete, approfondirete questo tema che la ipotesi di un gruppo il quale si renda responsabile di reati di questo genere sul piano criminologico, rispetto alle migliaia di casi analoghi, migliaia. Sapete quanti sono i morti da serial killer negli Stati Uniti d'America nel 1985? Cinquemila, signori. È totalmente inattendibile. Ma poi si capisce anche perché, capite? Voglio dire, alla base ci dovrà essere quantomeno quel che il Pubblico Ministero definisce perversione, vale a dire una caratteristica psicopatologica di un soggetto particolare, eccezionale. Eccezionalissima, c'è qualcuno che dice, per fortuna. E rarissima, qualcun altro dice. Per fortuna. Che poi questa singolarità si associ, si frantumi fra diversi soggetti i quali collaborano intorno ad essa, non è mai successo. La coppia criminale si trova, il gruppo, anche. Ma gruppo criminale di questo tipo cementato da un movente di carattere politico, per esempio, o terroristico. Ma intorno ad un aspetto psicopatologico, questo consorzio sarebbe la prima volta. Ma benissimo, l’ho scritto nella memoria. Non siamo per le escissioni aprioristiche, dogmatiche. Se questo può verificarsi, se questo si è verificato, se è addirittura un fatto documentato per il quale non ci sarebbe nemmeno bisogno di un approfondimento di carattere dibattimentale... Va be', ma allora provatelo però, eh. Ho detto che sono rimasto sotto shock perché mi ha colpito una affermazione del Pubblico Ministero, il quale vi dice: questo è il processo Lotti, prima osservazione. Seconda osservazione: il processo Lotti avrebbe potuto concludersi col rito abbreviato. Avete sentito anche voi. Ora spiego per i Giudici popolari cos'è questo rito abbreviato. È una forma accorciata di giudizio che si svolge nel chiuso di una Camera di Consiglio, con un giudice monocratico, quando, come si dice noi avvocati: il morto è sulla bara, il più delle volte. E c'è da ottenere il vantaggio di una riduzione cospicua della pena per il fatto di aver fatto perdere poco tempo alla Giustizia e avere, in questo modo, abbreviato i tempi e l'economia del giudizio. Ho sentito dire, io non so se è vero, ma insomma forse me lo confermerà oppure mi smentirà il collega che difende Lotti, che la ragione per cui non si è arrivati a fare questo giudizio abbreviato sarebbe stato un inghippo di carattere formale e seduta... Mi ha detto così il collega, sennò, se non è vero me lo dice lui, a me ha detto così. Comunque il Pubblico Ministero sarebbe stato d'accordo per fare il giudizio abbreviato.
Avvocato Bertini: Presidente...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Lo, lo ha detto lei.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Lo ha detto lei. Si poteva definire con un giudizio... Ma scusi, ma abbia pazienza, io me le invento le cose?
P.M.: Sì, avvocato.
Avvocato Filastò: Come! No, non me le invento Pubblico Ministero, abbia pazienza. Mi. tiri. fuori la...... deve essere qui…
Presidente: Avvocato, però stiano più ai fatti, lasciamo stare le polemiche, le.... Sennò non si arriva più, eh.
Avvocato Bertini: Vi è la sentenza della Corte Costituzionale che vieta, in questi casi, la possibilità di accedere al rito abbreviato, eh...
Avvocato Filastò: Eh, per fortuna, Infatti mi risultava anche a me. Ma me l'hai detta questa cosa, oppure no, collega? 
Avvocato: È una cosa...
Avvocato Filastò: Me l'hai detta, o non me l'hai detta?
Avvocato Bertinio: Non risponde al vero.
P.M.: Meno male.
Avvocato Bertinio: Assolutamente.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Che era mancata una, la forma, era mancata una procura speciale.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Sì, va bene.
P.M.: E allora, mi scusi, rimaniamo ai fatti, sennò...
Avvocato Filastò: Va bene, va bene.
P.M.: L'avvocato era in aula direttamente. Che procura aveva bisogno?
Presidente: Pubblico Ministero, andiamo, no.
P.M.: Ho capito, Presidente, sennò ad un certo punto... Non so se il difensore ha diritto di fare una relazione di questo tipo…
Avvocato Filastò: Sa cosa si fa? Lei fa la questione formale, il Presidente mi leva la parola. Io mi riporto alla memoria e ho finito.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: E le posso anche dire una cosa...
P.M.: No, mi scusi, mi viene a raccontare quello che non è vero. E allora, sia io che l'altro interessato...
Presidente: Signori, signori, le polemiche basta, eh. Perché sennò allora si toglie la parola a tutti e due. Perché non è possibile andare avanti così. D'altra parte, Pubblico Ministero, quando lei sostiene certe tesi, l'altra parte ha diritto di confutarle.
P.M.: Sì...
Presidente: E questo è il nostro sistema che le prevede. Eh.
P.M.: Mi perdoni, Presidente, sennò scusi chiedo la parola e mi deve autorizzare. Si sta parlando di quello che avremmo io ed il difensore di parte civile… Innanzitutto come fa a saperlo il difensore...
Avvocato Filastò: Lo ha detto lei.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Presidente… 
Presidente: Avvocato, quelle cose che sono avvenute all'udienza preliminare noi non le sappiamo e non le vogliamo sapere.
Avvocato Filastò: Siccome è registrata ed è trascritta, la esposizione introduttiva del Pubblico Ministero, se il Pubblico Ministero non ha detto che il caso di Lotti avrebbe potuto essere definito con giudizio abbreviato, ha ragione lui. Ma siccome lo ha detto, ho ragione io. È scritto là.
Presidente: Avvocato, avvocato Filastò io cortesemente... F
Avvocato Filastò: Presidente, non ne parliamo più.
Presidente: No. Cortesemente lei ha fatto delle liste testimoniali, ha presentato stamattina, non so quando, questa memoria di 50 e oltre pagine...
Avvocato Filastò: Stamattina, Presidente, sì.
Presidente: Eh, questa mattina. 50 e oltre pagine. Ora...
Avvocato Filastò: E va be', Presidente, è mio diritto. Io...
Presidente:  ...si attenga un po' ai fatti, illustri la memoria, ma sinteticamente e basta. 
Avvocato Filastò: Certamente. È quello che sto facendo, Presidente.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: È quello che sto facendo, è quello che sto facendo.
Presidente: E soprattutto evitiamo di polemizzare con questo, con quello, perché non è il caso. Ecco, tutto qui. Bene, può continuare.
Avvocato Filastò: In sostanza, un quadro giudiziario complesso, cioè a dire: uno dei più intricati gineprai della storia giudiziaria italiana, avrebbe potuto essere risolto e potrebbe, secondo il Pubblico Ministero, essere risolto con una semplice e rituale confermazione di determinate dichiarazioni rese da due soggetti, entrambi discutibilmente dotati di una efficiente intellettualità. Neppure la replica del processo che c'è stato a suo tempo, il processo Pacciani. Il che provoca una impressione sgradevole. Che siccome c'è una certa ricorrenza di persone accusate di essere il "mostro di Firenze” in tutte le indagini, da Stefano Mele in poi, mai che si trovi qualcuno che non so, fa il poliziotto di mestiere, per esempio. O che so, l'avvocato. No, sono tutti, dal primo all'ultimo, personaggi che sembrerebbero, come dire, sottouomini. Gente proprio ai margini. Umili, poveri, compreso questo signore. Ecco, io credo che i sottouomini, come non esiste il superuomo, così non esistono nemmeno i sottouomini ma esistono i cittadini. Ma insomma, ecco, rileviamo questo nella impostazione del Pubblico Ministero per la quale io vi chiedo di modificarla, rispetto alla quale vi chiedo una sostanziale modifica. Limita la cognizione di questo Giudice a soli cinque dei delitti addebitati al cosiddetto "Mostro di Firenze". Vale a dire: ed esclude dalla vostra cognizione il delitto del 1968, attribuito al marito tradito Stefano Mele; i delitti del 1974 e il primo delitto del 1981 attribuiti insieme a quello del 1982, al "mostro sardo" Francesco Vinci. E vi chiede soltanto di controllare la prova sui delitti dell'81, fine '81 - guardate bene eh - i delitti dell'81 avvengono a quattro mesi di distanza l'uno dall'altro. Il Pubblico Ministero porta alla vostra cognizione il delitto di Calenzano che è dell'ottobre dell'81... Quello del giugno del 1981, no. E questo è strano, scusate. Perché dopo la scoperta del gruppo il capo di imputazione si riduce? Dice il
Pubblico Ministero perché ho la prova solo per cinque. Strano, perché anzi, la prova avrebbe potuto dilagare, una volta trovata la strada giusta e chiarire anche tutti quei dubbi e quelle perplessità che riguardavano quei vecchi delitti. E poi soprattutto contraddittorio, perché contraddittorio? Perché a suo tempo, quando impostò il suo lavoro di prove il Pubblico Ministero con riferimento all'accusa Pietro Pacciani, egli che aveva a danno diciamo di Pietro Pacciani soltanto degli indizi che riguardavano l'omicidio di Giogoli e quello dei francesi, disse che gli altri gli andavano addebitati con riferimento all'esistenza di un elemento di prova importante che era rappresentato dalla unicità dell'arma. La famosa e mai trovata pistola Beretta calibro 22. Ora mi smentisca, signor Pubblico Ministero, se lei ritiene di farlo, leggete. Ecco, leggete la introduzione, la esposizione introduttiva del Pubblico Ministero. Non un accenno a questa unicità dall'arma; non un accenno a questo elemento di prova che è l'unica certezza di cui voi disponete, tutti noi disponiamo in questo processo. Ce ne sono qualche altre, ma questa è la più cospicua. Parche? Se gruppo criminale o autore unico che sia, c'è una unicità sotto il profilo quantomeno della unicità dell'arma, perché falcidiare così il capo di imputazione? E infine...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: No, Presidente, non si può fare così. Scusi se glielo dico, abbia pazienza. Ecco, è proprio quello... Sono lieto di questa sua interruzione. No, non si può fare così.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ma si capisce, ma non in un processo come...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ma non in un processo come questo, signor Pubblico Ministero. Lei vuole - ed è proprio quello che mi stavo accingendo a dire - lei vuole che io mi difenda contro dei fantasmi. Non lo posso fare. E nemmeno questi giudici sono in grado di rendersi conto di una situazione processuale che lei si tiene nei cassetti. Lei ha parlato, l'ho sentito benissimo...
Presidente: Parli con la Corte, avvocato, lasci stare il Pubblico Ministero. Perché lui ha fatto il suo ruolo…
Avvocato Filastò: Ma no, perché…
Presidente: Eh...
Avvocato Filastò: Presidente, i processi sono fatti attraverso la dialettica.
Presidente: Lo so, però...
Avvocato Filastò: E abbia pazienza, scusi...
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Ma c'è un limite.
Avvocato Filastò: Come?
P.M.: Con la Corte.
Avvocato Filastò: No, no, proprio con lei, proprio con lei invece. Ma vuol scherzare? Proprio con lei. Eh, scusi, lei ha fatto una impostazione. Ha detto: 'qui voi dovete controllare le prove'. È questo che ha detto. Ed è quello che io le sto confutando, sperando che i Giudici mi capiscano. Eh, se poi, Giudici...
Presidente: Lei spieghi ai Giudici qual è il suo ruolo.
Avvocato Filastò: ... non vogliono sentire questi argomenti, Presidente, me lo dica. Che vuole che le dica. Ma si può fare processi, un processo come questo, in cui questo signore rischia cinque ergastoli, si può fare un processo come questo aspettando l'inchiesta ter-bis, quater... Sapete che numero sarebbe di inchiesta quella che è, anzi, non sarebbe. Quella che è? È la ottava. Dopo 30 anni voi dovreste essere qui ad aspettare le prove di chissà che cosa? Arriveranno, dice il Pubblico Ministero, al dibattimento, ma speriamo che vengano presto prima della vostra...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Lo ha detto lei. E poi io, senta, se devo andare avanti così e se anche il dibattimento deve andar avanti così, con riferimento anche all'interrogazione dei testimoni in questo modo, come appare dai verbali, questo difensore non ci sta, lo avverto.
Presidente: Avvocato, avvocato...
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Lei mi ha interrotto almeno dieci volte.
P.M.: No, è lei che ha ... solo polemiche.
Presidente: No, no... Avvocato, avvocato...
P.M.: Non se la deve rifare col Pubblico Ministero...
Avvocato Filastò: Io, lei non mi deve insegnare a me come devo parlare e come devo impostare un processo?! Io ho 30 anni di lavoro sulle spalle e so come fare, sa.
P.M.: Amico mio, però non se la deve rifare con me. Capisce? 
Presidente: Pubblico Ministero, per cortesia, per cortesia... Avvocato, io capisco il suo ruolo, capisco l'importanza che ha questo processo, però stia ai fatti. 
Avvocato Filastò: Non ho parlato più di cinque minuti, Presidente, senza una interruzione. E questo, Pubblico Ministero, per avergli fatto osservare che una certa persona era in aula, com'era mio diritto di fare, si è lamentato di due interruzioni questo difensore, quando ha fatto la sua esposizione introduttiva. Questo non è pareticità, Presidente. Lo avverto ora, perché ho visto com'è il dibattimento, ho letto gli atti del processo Pacciani. Non si fa cosi.
Presidente: Il processo Pacciani non ci riguarda, per ora. 
Avvocato Filastò: Sì, Presidente che vi riguarda. 
Presidente: No, no, non ci riguarda.
Avvocato Filastò: Eccome! Ve lo dimostra le carte che il Pubblico Ministero vi chiede di allegare agli atti.. 
Presidente: Si può fare, il 238. 
Avvocato Filastò: Benissimo, benissimo. Mi consente una breve sospensione, Presidente? Perché mi sono arrabbiato. Abbia pazienza, ho bisogno di riprendere un momentino con la calma.
Presidente: Bene. Sospendiamo 10 minuti. Però una raccomandazione a tutti, serve di monito e esempio per tutti. Non è possibile continuare il processo in un clima così.
Avvocato Filastò: La ringrazio, Presidente.
Presidente:  Ognuno ha il tempo e modo per confutare le tesi avversarie.
Avvocato Filastò: È per questo...
Presidente: Soprattutto con rispetto, soprattutto con rispetto.
Avvocato Filastò: È per questo, Presidente, che io ho chiesto l'interruzione. Grazie.
Presidente: Altrimenti le parole vi verranno tolte con tutto quel che segue. 

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