venerdì 29 marzo 2013

Michele Giuttari - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 giugno 1997 - Ottava parte

Segue dalla settima parte

M.G.: E nel corso della deposizione mi forniva poi un approfondimento su quel mondo nuovo di maghi, di sedute spiritiche, delle frequentazioni di via di Faltignano aveva fatto cenno nel precedente verbale del 21 dicembre. E qua c'è in particolare una circostanza molto importante. Perché mi dice tutti i nominativi che frequentavano queste sedute, tutti i personaggi poi morti misteriosamente comunque, la Milva Malatesta, il Limongi Vincenzo, Domenico Agnello che è scomparso, quindi tutti personaggi dalle uccisioni misteriose. Però sulle sedute spiritiche che io ho voluto riprendere e approfondire questo argomento mi fornisce proprio dei dettagli, che ricordava benissimo, sulle tracce da lei notate, soprattutto la domenica mattina, nella casa dell'Indovino. E mi dice: 'c'erano candele spente croce di carbonella combusta, preservativi... nonché un cartellone appoggiato al tavolo contenente tutte le lettere dell'alfabeto e numeri all'estremità con due cerchi con scritte in uno “Sì” nell'altro "No". Nel mezzo vi era un piattino da caffè sporco di nero'. Questo mi descrive queste tracce e la presenza di questo cartellone in maniera molto specifica il 27 dicembre '95. Ebbene, proprio nelle ultimissime settimane c'è stata l'esigenza di dover riesaminare, alla luce di nuove emergenze, di nuovi fatti che sono sotto indagine adesso, c'è stata la necessità di riesaminare tutto il materiale che era stato acquisito e sequestrato al Pacciani, che potesse ricondurre ad una conoscenza e ad una prativa del Pacciani a questi riti di magia nera. Ebbene, proprio recentemente tra questo materiale è stata trovato un cartellone che...
P.M.: Materiale sequestrato a suo tempo.
M.G.: Sequestrato nel 19... Era stato acquisito prima, nel corso di una perquisizione a Pacciani, l'11 giugno '90, acquisito, insieme a tantissimo altro materiale e poi sequestrato dal P.M. il 19 luglio '91. Quindi è materiale sequestrato. Se possiamo fare vedere il cartellone che è oggetto di sequestro e lo raffrontiamo con le dichiarazioni della Ghiribelli del 27 dicembre.
(voci fuori microfono)
P.M.: È un riscontro alla dichiarazione di una teste.
(voce fuori micorfono)
P.M.: È un fatto, poi se hai dubbi sulla genuinità è un'altra cosa. Il fatto storico è lì. Quello è quello che dice la teste e quello è il cartellone.
M.G.: Questo è il cartellone. Siccome la...
(Voce fuori microfono)
M.G.: Si. Dunque, la teste dice: "Un cartellone appoggiato al tavolo contenente tutte le lettere dell'alfabeto e numeri all'estremità con due cerchi con scritti in uno "SI" e nell'altro "No". Nel mezzo vi era un piattino di caffè sporco di nero". Il cartellone... Questo, siccome la Ghiribelli stessa dice che Pacciani frequentava l'abitazione dell'indovino, mi sembra che sia un riscontro documentale molto chiaro.
P.M.: Dottore, cosa sembra è un fatto nostro. Andiamo avanti, non si preoccupi.
M.G.: Quindi...
Avvocato Pepi: (voce fuori microfono)
P.M.: No, si parla di cosa ha detto la teste, avvocato. Scusi, lo lasci finire perché...
M.G.: Quindi la teste il 27 dicembre mi dava una spiegazione minuziosa di questo materiale che lei, di queste cose che lei aveva visto nell'abitazione dell'indovino e mi descriveva questo cartellone. Su questi riti, su questa magia, su queste riunioni anche la Sperduto, un'altra teste di cui poi parlerò, riferiva che effettivamente si facevano e che aveva visto andare in questa casa sia il Vanni che il Pacciani. Subito dopo la Ghiribelli quindi, sento il protettore dell'epoca, Norberto Galli. Fatto invitare, fatto venire in Questura mentre la Ghiribelli era ancora nel mio ufficio, per non consentire che potessero parlarsi. Ghiribelli e Norberto Galli che avevano stroncato la loro frequentazione già da tempo, quindi non c'era nessun rapporto. Il Galli confermava sostanzialmente il racconto della Ghiribelli sull'attività di prostituzione, che veniva a Firenze, che abitavano a San Casciano in quegli anni '80. E poi nello specifico del particolare del delitto degli Scopeti, che Galli Norberto raccontava che effettivamente quella sera del delitto, transitando da quel posto con la Ghiribelli, di ritorno da Firenze, aveva visto ferma una macchina proprio all'inizio dello stradello che conduce a dov'era la tenda dei due turisti uccisi. Diceva che era intorno alle 24.00, diceva anche che, appresa la notizia del delitto, anche lui aveva collegato la presenza di quella macchina all'omicidio e che non aveva parlato all'epoca e aveva invitato la sua donna a fare lo stesso perché, essendo un pregiudicato, facendo quella vita, non voleva avere noie con la Polizia, con i Carabinieri. Quindi il Galli, sentito in maniera proprio asettica, proprio Ghiribelli... non hanno avuto possibilità assolutamente di incontrarsi, mi riferisce. Mi parla poi anche lui di queste frequentazioni della casa di Indovino Salvatore, mi parla del Lotti che vedeva insieme a Fernando ecco qui ancora un ulteriore elemento che mi portava a questo rapporto stretto di cui aveva fatto cenno la Ghiribelli tra Lotti e Fernando. E quindi identifico il Fernando: Fernando Pucci. Che sento per la prima volta il 2 gennaio '96. Il Pucci - personaggio quindi completamente sconosciuto prima, emerso così il suo nome prima dalla telefonata tra la Ghiribelli e la Filippa, poi da questi nuovi interrogatori - mi diceva di aver frequentato assiduamente, per un lungo periodo, il Lotti, 'fino a circa' - dice - '10 anni fa perché poi a un certo punto litigammo. Con il Lotti facevamo coppia fissa, eravamo soliti venire la domenica qui a Firenze, andare a donne, andavamo soprattutto dalla Gabriella. Prima di conoscere la Gabriella andavamo da altre prostitute, andavamo anche alle Cascine. Poi si è instaurato un rapporto anche di amicizia con la Gabriella, quindi eravamo soliti la domenica pomeriggio partire da San Casciano con la macchina di Lotti, venire a Firenze e intrattenerci con questa Gabriella'. Dice che con loro qualche volta era andato anche ..Vanni, che mi indicava come: 'un tipo un po' particolare, nel senso che non era normale perché si portava appresso falli...' eccetera. Alla domanda poi specifica se durante queste girate con Giancarlo si fosse fermato nella piazzola degli Scopeti, rispondeva di sì, affermativamente. Avevo ritenuto di fare la domanda specifica se si fosse fermato in quella piazzola qualche volta perché già avevo elementi che mi facevano pensare che la macchina, o comunque una macchina come quella di Lotti, quella domenica sera era già ferma lì in quel posto. Il Pucci senza alcuna titubanza proprio dice: ‘sì’, rientrando da Firenze una domenica sera - e poi si vede che è proprio la domenica del delitto - 'ci fermammo lì. Fu il Lotti a dire di fermarci per fare un bisogno fisiologico'. Quindi racconta della presenza in quel posto di due individui che, appena li vedono scendere dalla macchina e incamminarsi su questa stradina verso la piazzola, li avvicinano e li cacciano in malo modo, li minacciano. Dice che si trattava di due uomini di mezza età e di corporatura robusta, dall'aspetto rozzo e vestiti primitivamente con giubbotto o giaccone.. Dice anche che minacciati si erano messi in macchina ed erano andati via. Quindi non si erano intrattenuti sul posto. Dice: 'poi al bar di San Casciano' - il giorno dopo, comunque nei giorni successivi al delitto - 'quando abbiamo appreso il delitto, abbiamo raccontato lì. Ma non so dirvi, perché non lo ricordo chi fossero le persone, gli avventori presenti, abbiamo raccontato che quella notte ci eravamo fermati lì ed eravamo stati minacciati da due persone'. Poi aggiungeva che dopo quell' episodio non aveva più frequentato il Lotti perché: 'la domenica successiva' — dice — 'come al solito avevo l'appuntamento con il Lotti al bar, nel piazzone di San Casciano, vado all'appuntamento ma Lotti già era andato via. Quindi m'ha lasciato all'appuntamento, da allora io non l'ho voluto più frequentare'. Dice anche che quand'era stato minacciato, quando erano stati minacciati dai due individui, lui aveva detto a Giancarlo, andando via: 'andiamo a denunciare questo fatto ai Carabinieri'. E Giancarlo gli aveva risposto, il Lotti gli aveva risposto: 'no, io non voglio passare, da spione, non voglio fare là spia'. Quindi il Pucci afferma, dice: 'sicuramente il Lotti ha conosciuto queste persone'. Diceva anche che non aveva raccontato a nessuno dei suoi familiari quello che gli era capitato quella notte. E infine, circa le amicizie del Giancarlo, del Lotti, diceva che era un buon amico sia di Vanni che di Pacciani, con i quali andava a fare merende. Diceva poi: 'Giancarlo aveva paura sia di Vanni che di Pacciani, come se fosse in soggezione e tale stato di paura era ancora più accentuato dopo l'episodio di Scopeti'. Quindi il Pucci mi fa fare un passo ulteriore in avanti nell'attività investigativa, perché con la testimonianza del Pucci abbiamo non solo la macchina rossa scodata, sportiva sul posto, ma sappiamo che è la macchina di Lotti. Che Lotti e Pucci si trovano in quel posto alla data del 2 gennaio '96, nelle primissime dichiarazioni, nelle primissime ammissioni, così sembrerebbe casualmente testimone oculare per soddisfare un bisogno fisiologico. La testimonianza del Pucci però era comunque importante e utile perché riferiva che lui voleva andare dai Carabinieri e Lotti gli aveva detto: 'no, io la spia non la voglio fare, quindi mi faceva pensare che comunque quelle persone dovevano essere note al Lotti per non fare la spia, per non passare da spia'. E l'altro elemento, che era possibile comunque riscontrare e come poi abbiamo riscontrato, era questo racconto, che loro avrebbero fatto nel bar di San Casciano, di questo episodio di minacce che loro avevano subito la notte del delitto. E poi vedremo che sentendo tutti gli avventori, o la maggior parte degli avventori che è stato possibile identificare, ci sono almeno due testimonianze che ricordano questi discorsi fatti proprio nel bar nei giorni successivi alla scoperta del delitto. Dunque, gli esiti di queste prime emergenze investigative io li riferivo alla Procura con annotazione del 15 gennaio '96, con una successiva annotazione del 10 febbraio '96 in cui sintetizzavo tutti gli elementi raccolti e riferivo - in questa annotazione del 10 febbraio ’ 9 6 - anche i primi riscontri alle dichiarazioni di Pucci. La sorella e il fratello del Pucci, Pucci Marisa e Pucci Valdemaro - Pucci Valdemaro gestisce un negozio di alimentari lì a Montefiridolfi - il 24 gennaio '96 dopo un interrogatorio di Pucci in Procura chiamano la squadra Mobile e dicono di voler parlare. Andiamo a casa del Pucci e ci dicono, devo dire anche con atteggiamento di mortificazione, che avevano saputo proprio in quel giorno la verità che si portava dentro il proprio congiunto perché loro avevano molto insistito col fratello per conoscere i motivi delle diverse convocazioni sia in Questura che in Procura e quindi il fratello aveva raccontato loro che era stato convocato perché era stato testimone oculare a quel delitto, a quell'episodio degli Scopeti. I fratelli quindi mortificati: 'non lo sapevamo prima, nostro fratello però è un tipo molto chiuso, introverso, le sue cose non le dice mai a nessuno. Se l'avessimo saputo prima sicuramente l'avremmo portato dai Carabinieri o in Procura'. Quindi, ecco la spontaneità anche di queste dichiarazioni e la conferma che Pucci effettivamente, come aveva dichiarato, non aveva parlato neppure in famiglia di quello che aveva visto, di quello che gli era capitato la notte del delitto. Altri riscontri, facevo cenno prima, gli avventori del bar. In particolare voglio chiamare due testimonianze: quella di Meucci Raffaello e quella di Zanieri Giovanbattista. Il Meucci Raffaello riferiva che dopo il delitto degli Scopeti al bar circolava la voce secondo cui qualcuno, o Vanni o Giancarlo Lotti era passato da quel luogo nell'imminenza dell'omicidio e poteva aver visto qualcosa. Il Pucci aveva detto: 'noi parlammo al bar e dicemmo che eravamo passati, eravamo stati...' Quindi già, a distanza anche di anni, il Meucci ha questo ricordo, che al bar si parlava, dopo la scoperta del delitto, che o Vanni o Lotti erano passati da quel posto e potevano aver visto qualcosa. L'altro teste, Zanieri - credo sia il gioielliere, questo ha un negozio di oreficeria, l'orefice là di San Casciano - diceva di essere a conoscenza degli ottimi rapporti di amicizia, di frequentazione tra Lotti e Pucci, che erano soliti entrambi andare da prostitute a Firenze, perché nel paese si sapeva. E, in relazione ai commenti al bar, dopo il delitto, affermava di aver sentito fare commenti nel senso che si diceva che qualcuno quella sera era passato casualmente per strada dal luogo del delitto vedendo qualcosa. Specificava più in dettaglio che quei discorsi lui ricordava di averli sentiti fare anche a Lotti. Ecco quindi che già da una prima verifica le dichiarazioni del Pucci, in alcuni aspetti e segnatamente sulla presenza in quel luogo del delitto, sembravano verosimili. Sono stati sentiti a riscontro anche altri testi, tipo il Pestelli Ezio che era titolare di un negozio di generi alimentari lì a Spedaletto, dove il Lotti e il Pucci erano soliti fermarsi per fare colazione. Sia si fermavano spesso all'andata la domenica quando venivano a Firenze, sia al ritorno quando tornavano a San Casciano. Quindi il Pestelli Ezio confermava questo rapporto stretto di amicizia e di frequentazione tra i due, queste girate dei due la domenica per andare a donne a Firenze e il Pestelli riferiva anche particolari, notizie sui frequentatori della casa dell'Indovino di via di Faltignano, perché conosceva la Filippa; la Filippa faceva la spesa lì nel suo esercizio commerciale, lui era andato più volte a portare la spesa a casa della Filippa in via di Faltignano. Quindi parlava anche lui di queste frequentazioni, tra cui quella del Lotti che aveva visto, questo Domenico di Prato, che poi è Domenico Agnello che è scomparso. Tra gli altri testi a riscontro c'è poi la testimonianza di Corsi Rosato, un altro avventore e un amico del Lotti. Il quale confermava sempre questo rapporto stretto tra i due e diceva che il Lotti, ad un certo punto, molti anni prima, aveva litigato con il Fernando, a dire del Lotti perché Fernando non voleva mettere i soldi per la benzina nella macchina. Quindi il Corsi Rosato dà una testimonianza anche sulla rottura, a una certa data, che non poteva chiaramente collocare temporalmente, ma dà conferma di questa rottura del rapporto solido che invece c'era tra Lotti e Pucci. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso ti sia sfuggito un tra/fra nell'ultimo rigo

Flanz ha detto...

Corretto. Grazie!