Segue dalla terza parte.
P.M.: Ma dico altro, perché non è questo l'elemento unico, è il successivo accertamento che hanno fatto i periti del GIP. I periti nominati nell'incidente probatorio che ci levano ogni dubbio. Non è il fatto della buona identità, dell'identità significativa è un'altra circostanza importantissima. E qual è? Sul bossolo trovato a Pacciani, oltre alle tracce del disessamento, c'è un'incisione, un solco rettilineo - cioè un altro dato rispetto a quello di cui abbiamo parlato fino ad ora - un'incisione con un solco rettilineo con una microstria, proprio sul bossolo, dovuta all'inserimento manuale della cartuccia nel caricatore. Uguali. Qui si dice uguali, uguali ci dicono i periti, incisioni, come quella su quel bossolo, sono sui fondelli dei bossoli repertati nell'omicidio Migliorini-Mainardi dell'82 e Mayer-Rusch dell'83. In alcuni tratti le microstrie comparate sono coincidenti col bossolo del Pacciani. Coincidenti. Qui non si parla più di buona identità ed identità significativa. Si dice che in due casi, due bossoli, ci sono delle microstrie coincidenti. E ci spiegano anche come e perché sugli altri, degli altri omicidi, non è stato possibile trovarli. Perché c'è stato lo sparo e quindi quella microstria non sempre è visibile. In quei bossoli, in quegli omicidi dell'82 e dell'83, lo sparo non ha alterato quella traccia e ha consentito ai periti - lo vedrete voi nelle macrofotografie - di dire che sono identici. Allora ecco perché diciamo oggi che quella cartuccia è stata con sicurezza in quella pistola, nella pistola che ha sparato sicuramente nell'82 e nell'83. Di questo c'è prova sicura, per l'altra abbiamo buona identità, identità significativa, buona coincidenza e la giusta cautela dei periti. Ma a proposito della pistola in mano a Pacciani, o meglio, di una pistola, c'è da dire qualcosa ancora. Ci sono, e ve li porteremo, dei testimoni che con difficoltà hanno ricostruito un episodio della loro vita che volevano aver dimenticato e che saranno portati davanti a voi con qualche cautela sulla loro pubblica identificazione, i quali dicono e vi diranno di aver riconosciuto Pietro Pacciani - non una persona qualsiasi - di notte, vicino a San Casciano, vicino al cimitero o poco distante dalla piazzola dove avvenne l'omicidio del 1985, Pietro Pacciani che aveva una pistola in mano mentre li guardava fare l'amore in macchina. E riuscirono per fortuna a scappare – vi spiegheranno come - come videro Pacciani, come lo riconobbero. Mi sembra, signori, signori Giudici, un riscontro, circa il possesso di un'arma, circa il portare un'arma in ora notturna fuori, davanti a coppie che fanno all'amore, un riscontro di non poco conto. I testi, nella loro genuinità, li sentirete voi, spiegheranno perché e come sono arrivati a dire, subito allora, che era Pietro Pacciani. Spiegheranno le loro riserve nel venirlo a raccontare. E in punto di concordanza di indizi, la pallottola che era in quella pistola e che era nel suo giardino, fatta trovare da lui e il fatto che una notte era a spiare - questa è la parola esatta - due in macchina che facevano all'amore, che pensandoci oggi si sono salvati probabilmente per miracolo, è un punto che, come concordanza di indizi, non è poco. Vi sarebbe, dico, vi sarebbe quell'altro indizio relativo a quei pezzi di stoffa che sono stati sequestrati nella casa e nel garage di Pietro Pacciani. Pezzi di stoffa a cui mancavano due strisce, le due strisce che facevano parte di quei pezzi di stoffa che erano della figlia del Pacciani, che gli erano stati regalati da una signora presso cui lavorava, sono stati, sono venuti, diciamo, in mano un giorno ai Carabinieri di San Casciano, e in questi pezzi di stoffa che facevano parte sicuramente di quelli che aveva Pacciani in casa e nel garage, queste strisce in mano ai Carabinieri, avevano avvolta un'asta porta molla di recupero per pistola calibro 22 modello 74. È uno strano episodio. Non sappiamo di più per ora. La Polizia Giudiziaria spiegherà come e perché venne in possesso di quei pezzi di stoffa identici a quelli in casa del Pacciani. Spiegherà come ne è venuta in possesso; spiegherà tutte le indagini che ha cercato di fare in proposito, e la portata di questa circostanza, oggi. È ovvio che il P.M. in proposito è il primo a condividere il provvedimento della Corte della scorsa udienza, quella di ieri l'altro, che ha tolto il documento anonimo che era insieme a quei pezzi di stoffa e a quell'asta portamolla. Perché, non solo ce lo dice l'articolo 240 del Codice di Procedura Penale, che non si possono utilizzare gli scritti anonimi ma è il primo il P.M. a dire ‘Signori Giudici nella massima attenzione che vi ho chiesto all’inizio, nella massima cautela il primo nostro/vostro dovere, oltre che imposto dalla norma processuale, è un dovere che noi abbiamo in questo processo come in tutti gli altri: non prestiamo alcuna attenzione al contenuto dei documenti anonimi. Limitiamoci ai fatti. Vedremo se riusciremo, se l'autore si farà vivo, o se riusciremo in un secondo momento a individuare come e perché quella asta e quegli stracci furono inviati ai Carabinieri. C'è infine - dico infine - un ultimo elemento indiziante gravissimo a carico dell'imputato. Il P.M. lo intende porre oggi all’attenzione della Corte. L’accusa oggi a questo elemento indiziante non ha inteso dare la giusta importanza; non lo troverete fra gli indizi valutati dalla Cassazione; non lo troverete negli indizi valutati dal Tribunale della Libertà a sufficienza. È, per intendersi, un indizio grave per il quale non sono state raccolte prove decisive valutabili oggi in dibattimento, per intendersi non è stata fatta ancora alcuna perizia. È un elemento da valutare pienamente ancora, la pubblica accusa l’ha lasciato volutamente all’attenzione della Corte oggi. Il dibattimento proverà se si tratta anche in questo caso di un indizio grave ed univoco. Si tratta di un documento che il P.M. intende oggi porre alla vostra attenzione. È un documento che necessita di un'attenta valutazione ancora. È un documento che a parere del P.M. può completare, come documento, quelle informazione che oggi abbiamo sulla personalità del Pacciani. Su quest'uomo che si è sempre presentato come un 'povero agnelluccio', un 'padre di famiglia' che fino alla vostra decisione ha tutto il diritto di godere della presunzione di innocenza. Non si tratta di un semplice documento, è un quadro. Perché interessa questo quadro? È un quadro che è stato sequestrato in casa di Pacciani e ha un soggetto particolarissimo. È un dipinto che porta la sua firma, per fortuna, nonostante ne abbia negato persino la paternità. È firmato dall'autore per fortuna, dicevo, e questo è importante; questo documento porta un titolo messo da Pietro Pacciani. Il titolo è "Un sogno di fantascienza". Ha una data, teniamola presente questa data oggi. La data che è su quel documento è 10 aprile 1985. Perché vi dico è importante? Al solo fine di tenerla presente, perché dovrete ricordare che l’11 aprile 1951, fu commesso il primo delitto per il quale è già stato condannato Pietro Pacciani. Primo delitto nel quale, come abbiamo visto, Pietro Pacciani voleva uccidere la donna e l'uomo: uccise solo l'uomo e salvò la donna. Vi ho detto perché. Ma è un delitto - per questo importa la data 10 aprile 1985 e 11 aprile 1951 - un delitto commesso l'11 aprile del '51 che dimostra come Pacciani, quel delitto, avesse allora seguito per più giorni la sua fidanzata perché sapeva che andava ad amoreggiava nel bosco con altri, perché risulta dagli atti del processo che c'è la possibilità, se non la certezza, non la potremo mai dare, che aveva seguito nei giorni precedenti la donna e che la uccise solo l'11 aprile del '51 perché la trovò in compagnia dell'uomo. Allora, è un'ipotesi sicuramente suggestiva, prendetela solo per quello che è, la valuteremo con calma dopo, è una data per lui, il 10 aprile, che può avere un significato. Può darsi, è solo un elemento suggestivo, me ne rendo conto, che quel 10 aprile per lui sia una data in cui abbia maturato qualche decisione poi messa in atto un 11 aprile. Il P.M. non intende andare avanti, ovviamente, sulla data o su elementi suggestivi di questo quadro, non ha assolutamente importanza; è un elemento, così, lo prendiamo per quel che è. Ma è un quadro per il cui contenuto nel corso dell'indagine il P.M. pur non avendo fatto perizie, ha cercato di avere un parere tecnico, della massima levatura scientifica. È in atti. L'accusa sulla base di quel parere non vuole - non ha fatto perizia - usare argomenti suggestivi ma l'accusa ritiene che quel quadro possa, man mano che avrete la possibilità di esaminarlo, possa aiutare a spiegare i pensieri - i sogni, come dice lui - meglio i pensieri, o comunque i lati oggi nascosti, della sua personalità. Perché dico questo? Sempre non volendo fare leva su argomenti suggestivi, ma rimanendo solo ai fatti. Come potrete vedere voi stessi quando esaminerete con un po' di attenzione quel quadro, è un quadro che viene non certo da un povero contadino ignorante come oggi si vuole mostrare, bisogna cercare e cercheremo di dimostrarvelo, com'era Pacciani negli anni che ci interessano. Ma comunque è un quadro che dimostra innanzitutto che è un uomo dotato di una forte personalità, un uomo scaltro e intelligente. È un dipinto nel quale, apparentemente dico, fatti necessari accertamenti e approfondimenti, l'elemento che colpisce con maggiore forza è quello della violenza, è indubbio. Una personalità violenta, di una violenza inaudita, se si guarda il quadro. Sembra una violenza che trovi espressione nella sessualità. Perché dico questo? Vedrete come le immagini ricorrenti di questo quadro sembrano avere quantomeno un contenuto simbolico. Sono mummie ripetute, sono teschi, sono simboli identici ripetuti più volte, lascerei il fatto che ci sono sei croci e sei petali - a quel momento erano stati compiuti sei omicidi - lasciamoli da una parte, è suggestivo - o meglio erano state ammazzate sei donne -. Ci sono ripetute immagini di organi genitali e soprattutto, questo è il punto fondamentale, c'è una figura principale. Non si sa se è un uomo o un animale, è una figura mista, lo vedrete voi, che ha in mano una spada, contenuto simbolico, verifichiamolo, che si dirige, questa spada, dove? al pube di una delle numerose mummie. Mi rendo conto benissimo che non si può, non si deve, non solo non si può, valutare la responsabilità di un uomo neppure marginalmente come in questo caso, neppure in presenza di altri numerosi indizi, da un quadro. Non può derivare la responsabilità di un uomo per questi omicidi da un quadro, assolutamente, con argomenti che oggi possono sembrare solo suggestivi. Ritengo però che la Corte, dopo averlo esaminato attentamente questo documento, avrà modo di capirne il vero significato, eventualmente, se lo riterrà necessario, con l'aiuto di esperti. Vedremo. Signor Presidente e signori Giudici, ho praticamente terminato, ancora un attimo di pazienza. Vorrei fare un'ultima doverosa considerazione, e è questa. È estremamente positivo oggi che questo processo si celebri con il nuovo rito accusatorio nel quale le parti concorrono alla formazione della prova, nel quale il P.M. - ci tiene a sottolinearlo - non ha una verità preconfezionata in montagne di carte processuali che la Corte deve solo valutare. Sono oggi le prove che vi vengono offerte per le quali non solo avete un potere di valutazione soltanto, come era prima il Codice antecedente all'88, ma sono prove che si potranno, per fortuna, integrare o formare addirittura nel dibattimento che consentiranno, quindi, alla Corte di acquisire una notevole quantità di elementi come io ritengo, nel contraddittorio di tutte le parti. La Pubblica Accusa, ovviamente, non ha riserve di sorta per l'acquisizione di prove diverse da quelle offerte, purché pertinenti ovviamente. Come non ci sono riserve, né ci possono essere, per eventuali integrazioni di prova che la Corte voglia disporre nel suo potere di integrazione, prima di convincersi o meno della responsabilità dell'imputato in ordine ai gravissimi delitti di cui è accusato. Io, riassumendo, vi voglio solo dire, l'accusa ritiene di poter dimostrare, attraverso le fonti di prova che vi ho sommariamente esposto, che Pietro Pacciani - questa è la cosa più importante che deve destare al massimo la vostra attenzione - Pietro Pacciani è sicuramente una persona abituata - e c'è la prova - a spiare coppie appartate che fanno l'amore nei boschi. La prima volta ha spiato una coppia che faceva l'amore, o che stava per farlo addirittura nel 1951. È inutile che lo neghi, anzi lo neghi oggi, per quel fatto del 1951 spiava e ha spiato più giorni fino ad arrivare ad ammazzare la coppia. Spiava nel 1951 una coppia e per questo fatto è per fortuna confesso, confesso sull'omicidio, ma anche sul fatto che li spiava. Seguì la fidanzata Bugli Miranda appartata nel bosco con un uomo, questo è il punto. Poi l'uccise, ma questo è il punto fondamentale. Quando, dice lui, vide l'orribile spettacolo che si denudò il seno sinistro, uccise con venti coltellate il suo rivale, molte delle quali al viso. Subito dopo voleva uccidere anche la fidanzata, cioè già quella volta voleva uccidere la coppia, entrambi. È importantissimo, signori. Stava addirittura riaddirizzando il coltello per fare quel duplice omicidio completo. La risparmiò, risparmiò la donna, perché questa gli promise di sposarlo e la costrinse a fare l'amore con lui. Nel 1951 Pietro Pacciani voleva uccidere una coppia che stava facendo l'amore, appartati. Questo è l'episodio che condizionò tutta la sua vita, per il quale è confesso. È un episodio per il quale il Pacciani ventiseienne ha passato un lungo periodo della sua vita in carcere, fino a diventare un uomo maturo, che gli ha fatto perdere, quell'episodio del '51, tanto l'ha condizionato, la donna che amava. Ma la donna che poi lui ha seguito dopo la scarcerazione, sempre, quando ha potuto cercando di sapere dov'era e cosa faceva, vedremo come e perché e i luoghi dove abitava questa donna. È un uomo che è rimasto indubbiamente condizionato dalle effusioni di amore di una coppia appartata nel '51. Una coppia per lui importantissima: la donna era la sua fidanzata, si era denudata il seno sinistro. La stava spiando, già nel ’51 spiava le coppie. Un uomo violento che ha inteso il sesso sicuramente come violenza, basta pensare alle violenze imposte alle figlie fin dalla giovane età. Un uomo, un guardone, nel cui orto nel '92 è stato rinvenuto un proiettile che è stato sicuramente nella canna della Beretta calibro 22 con cui sono stati commessi gli otto duplici omicidi. Un uomo che, incalzato dalle indagini, ha tentato prima del ritrovamento del proiettile nel suo orto di disfarsene perché conosceva l'esistenza di quel proiettile e il pericolo che aveva per lui. Un uomo che ha posseduto sicuramente una pistola che aveva in mano un giorno di notte mentre spiava una coppia che faceva l'amore in auto, in un luogo in prossimità del delitto dell'85. Un uomo che teneva in tasca un biglietto con una targa d'auto e l'annotazione "coppia", come per ricordarsi che quella era un'auto per lui importante, che la poteva spiare. Chissà cos'altro poteva fare! Un uomo che aveva in casa un blocco da disegno e un portasapone appartenuto a una delle vittime tedesche dell'omicidio dell'83. Un uomo che, ossessionato da quel primo episodio del '51 relativo alla fidanzata, ha sempre detestato le coppie che si appartano, vedremo come. Un uomo che ha dipinto le sue ossessioni in un significativo quadro che data 10 aprile '85. La Pubblica Accusa, concludo, ritiene di poter dimostrare attraverso i mezzi di prova brevemente illustrati, che sussistono numerosi, direi numerosissimi indizi, tutti gravi, precisi, univoci e tutti concordanti che dimostrano come Pietro Pacciani sia l'autore dei gravi delitti di cui è accusato. Insisto perché siano ammesse le prove già richieste nella nota depositata in Cancelleria ed oggi sommariamente elencate. Chiedo l'esame dell'imputato. Grazie.
Presidente: Bene, allora direi di fare una sospensione di un quarto d'ora e poi la parola agli Avvocati, ovviamente con precedenza alle Parti Civili. Va bene? Raccomando ed esigo che non si fumi in aula, anche durante la sospensione, è chiaro? Gli incaricati alla sospensione devono fare rispettare tutto questo.
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