Il professor Mauro Maurri fu ascoltato il 3 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.
Il testo che segue contiene dettagli espliciti e raccapriccianti. Se ne sconsiglia la lettura a persone sensibili ed impressionabili.
Presidente: L’imputato… bene, buonasera. Allora l’imputato?
-Sta arrivando.
Presidente: Bene e allora prima di ogni altra cosa diamo lettura di questa ordinanza. “La Corte di Assise a scioglimento della pregressa riserva, ritenuta l’opportunità di accertare quale fosse la presumibile altezza dell'imputato Pacciani Pietro alla data del 9 settembre ’83, anche in relazione alla documentazione su tale punto prodotto dal Pubblico Ministero, rilevato che alla specifica richiesta la difesa e l'imputato si sono dichiarati remissivi alle altre parti che va pertanto disposta perizia nel dibattimento nominando un collegio di periti i quali dovranno rispondere al seguente quesito: dicano i periti quale sia l'altezza attuale dell'imputato Pacciani Pietro e quale potesse essere, anche in relazione alla documentazione prodotta dal Pubblico Ministero all'udienza del 2 maggio ’94, l'altezza dello stesso Pacciani alla data del 9 settembre 1983. Per questi motivi nomina periti professor Carlo Fazzari, presso Istituto di medicina legale di Firenze, professor Chiarelli, presso l'istituto di antropologia di Firenze e il dottor Mario Cianciulli presso l’istituto ortopedico toscano, Viale Michelangelo, Firenze e ne dispone la comparizione avanti a questa Corte per l'udienza del giorno 24 maggio ’94, ore 11:00, per l'affidamento dell'incarico. Manda alla cancelleria per le comunicazioni. E questa alleghiamola al verbale, dopodiché signor Pubblico Ministero prego.
P.M.: Sì Presidente, vorrei sentire il professor Maurri ancora…
Presidente: Allora professor Maurri, ormai la strada lei la conosce professore. Buonasera, si accomodi. Prego signor Pubblico Ministero.
P.M.: Approfitto innanzitutto di una delucidazione sul caso di cui si è parlato stamani tante volte il professor Maurri avesse memoria su questo particolare di cui si parla nell'elaborato cioè questo, in quell'omicidio del 1984 furono rispettati dei capelli e il perito abbiamo sentito ieri ci ha parlato di come, a suo giudizio, si trattasse di capelli scuri, appartenuti a persona di capelli scuri, che è stato possibile per lui risalire al gruppo, gruppo A, se non sbaglio, eccome secondo il suo ricordo fece, lui perito, una sorta di comparazione per dire che probabilmente quei capelli erano del ragazzo, tant'è che il gruppo è lo stesso.
M.M.: Della ragazza?
P.M.: Del ragazzo.
M.M.: Ah, del ragazzo, dell’uomo.
P.M.: Lei… no, scusi del ragazzo, allora era il gruppo 0, comunque al di là del gruppo che erano del ragazzo perché erano mori. Lei ricorda qualcosa di preciso su questo aspetto di quell'analisi o il ricordo suo non è perfetto?
M.M.: Non ho ricordo preciso, però mi ricordo di aver parlato di questo particolare con il medico, che era il Marini, che fece questo esame.
P.M.: Quindi che voi non andaste oltre perché è come il gruppo sanguigno trovato sull'auto, era quello dei ragazzi, così i capelli che erano di colore castano scuro, comunque quel colore lì, uguali a quelli del ragazzo, il gruppo era lo stesso, vi fermaste?
M.M.: Sette o otto anni fa non era possibile arrivare a approfondimenti diagnostici quale si potrebbero fare oggi, ad esempio con il DNA.
P.M.: Sì, sì.
M.M.: Il DNA in Italia era ancora di là da venire.
P.M.: Bene, era questo… per vedere se lei aveva un ricordo ancora più particolareggiato ma il dato lo abbiamo già tramite quello che c'ha detto il dottor Marini.
Presidente: Che fossero capelli o peli il discorso non cambierebbe?
P.M.: Ce li ha descritti come, se non sbaglio, capelli perché erano lunghi che non avevano…
A.B.: Tagliati da poco.
P.M.: Ecco, ci ha fatto tutto quel tipo di discorso.
M.M.: La morfologia fra i capelli e i peli è lievemente diversa, ma comunque la costituzione è quella.
P.M.: Comunque ci spiegò come e perché fossero capelli, ce l’ha spiegato il dottore.
Presidente: Va bene, va bene.
P.M.: Bene professore parlerei ora… le domande che io le faccio son sempre le stesse anche se il caso purtroppo e un altro ancora, sono quelle di vedere di ricostruire dal punto di vista medico-legale i colpi che hanno colpito questi due… i giovani francesi, quali di questi siano mortali, quali siano da arma da fuoco e quanti, quali da arma bianca, poi successivamente dopo il suo ricordo vediamo di aiutarci con le foto.
M.M.: Si.
P.M.: Magari se intanto può farci una sintesi…
M.M.: Direi questo… per quello che riguarda il cadavere dell’uomo si potè allora mettere in evidenza che colpi di arma da fuoco cene dovevano essere tre, forse un quarto ma l’incertezza del numero deriva dal fatto che uno di questi colpi e forse due colpirono, interessarono gli arti superiori del tutto marginalmente il quarto e il quinto dito di una mano e quindi senza penetrare e riuscendo in definitiva a toccare solo tangenzialmente potrebbe essere stato benissimo che un solo proiettile avesse provocato più lesioni, le due lesioni al dito potrebbero… le lesioni alle due dita potrebbero essere originate sia da uno che da due proiettili, legioni tangenziali.
P.M.: Il dato più importante rispetto a questa una o… a questa lesione o queste lesioni comunque prodotte è l’assoluta ininfluenza sulla morte.
M.M.: Si signore.
P.M.: Bene.
M.M.: Così come lo era l’altro proiettile che andò a interessare ma anche questo non appieno un gomito che sicuramente produsse lesioni, direi, ricche di sangue ma certo non tali da compromettere la vita di quest’uomo che a mio parere non credo sia morto per i colpi d’arma da fuoco, anche per quello che è successo successivamente, che è accaduto in seguito.
P.M.: Per quanto riguarda colpi d’arma da fuoco non cene sono altri? Solo questi tre che dice lei? Tre colpi o due… prego…
M.M.: Diciamo due o tre agli arti superiori, un ultimo che potrebbe essere il terzo o il quarto alle labbra che ha colpito anche un dente ma che al solito non è penetrato quindi lesioni, direi, quasi insignificanti rispetto a tutto il resto.
P.M.: Rispetto alla causa morte, quindi il dato fondamentale che si può con lei ora focalizzare è questo: il ragazzo viene attinto da colpi di arma da fuoco, o perché sparati male o non sappiamo per quale motivo, assolutamente ininfluenti con la morte.
M.M.: Si signore.
P.M.: Quindi nei confronti del ragazzo questo è l’esito dei colpi di arma, vediamo allora come muore.
M.M.: Sappiamo che questo uscì dalla tenda…
P.M.: Deduciamo.
M.M.: Direi di si insomma e che fu raggiunto dalla persona…
P.M.: Lei andò sul posto?
M.M.: Si.
P.M.: Bene.
M.M.: Fu raggiunto dalla persona e fu colpito più volte con un’arma bianca…
P.M.: Ci può descrivere, ai fini di ricostruire in che modo fu colpito e qual è la presumibile dinamica di questa morte un po’ anomala rispetto a quelle che conosciamo… perché se non capisco male muore perché accoltellato…
M.M.: Si signore.
P.M.: Lei dice viene raggiunto probabilmente, allora a noi interessa ricostruire ora più dettagliatamente possibile come sia avvenuto questo accoltellamento per capire, per cercare di capire la dinamica.
M.M.: Ecco anche in questo caso cominciando dall’alto c’è un colpo di coltello vibrato però tangenzialmente per pressione leggera a livello del cranio ma che interessa solo i tessuti molli, ce n’è uno…
P.M.: Uno alla testa.
M.M.: Uno alla testa.
P.M.: Ci può dire perché lo ha scritto o perché lo ricorda quanti sono i colpi di arma bianca?
M.M.: Io ne ho notati complessivamente tredici.
P.M.: Bene, vediamo.
M.M.: Dunque uno è quello del vertice cranico che le dicevo, molto leggero, ce n’è uno…
P.M.: Vertice cranico posteriore… superiore…
M.M.: Si signore, proprio al vertice, in cima alla testa.
P.M.: Quindi… va be’ lo vediamo dopo in che posizione poteva trovarsi.
M.M.: Ecco poi ce n’è uno abbastanza importante al collo, c’è una ferita…
P.M.: Al?
M.M.: Collo.
P.M.: Collo.
M.M.: C’è una ferita che va dalla regione laterale sinistra del collo trasversalmente per fuoriuscire alla regione laterale destra.
P.M.: Quindi una bella coltellata… come si può dire noio profani?
M.M.: Una bella coltellata, si trapassante del collo e trapassante proprio perché tutto sommato ha interessato solo tessuti molli e una cartilagine della trachea, nessuna delle ossa locali, non l’osso ioide, non la clavicola, non la colonna cervicale, per questo attraversando tessuti molli è potuta riuscire trapassante, è da notare che quasi incredibilmente non ha colpito gli importantissimi vasi:le arterie e le vene e i nervi, che sono sia sul lato destro che sul lato sinistro, i muscoli della zona li ha tagliati è entrato nella trachea perforandola da una parte, perforandola dalla parte opposta…
M.M.: Tutto con un coltello?
M.M.: Tutto con un coltello, ecco, quindi ferita molto vistosa ma neanche questa certo mortale.
P.M.: Indipendentemente dal momento in cui è stata inferta rispetto a quelle mortali che dobbiamo ancora vedere…
M.M.: Certo, certo.
P.M.: Allora vediamo quelle… oppure in ordine forse dall’alto verso il basso? Come crede lei.
M.M.: Ecco io passerei ora a indicare quelle del torace, all’emitorace sinistro c’è una certa concentrazione di ferite, ce ne sono almeno tre, tutte alla regione sinistra, grosso modo alla parte anteriore dell’emitorace sinistro, queste sono sicuramente quelle mortali perché tutte e tre sono penetrate in cavità toracica, fra altro qualcuna anche interessando le costole e penetrando in cavità toracica hanno leso più volte il polmone sinistro, quindi lesioni multiple del polmone sinistro che come è facile intuire hanno portato ad un’emorragia importante, grave nel cavo pleurico sinistro.
P.M.: Ho capito.
M.M.: Emorragia interna alla quale può non aver corrisposto un’emorragia esterna altrettanto vistosa, poi ne ho annotate altre e una alla metà… due alla metà destra dell’addome e una alla metà sinistra ma mi sembra, per quanto mi ricordi, che non siano ferite penetranti in cavità perché gli organi addominali erano sani, non erano colpiti, non erano fatti oggetto di lesioni perché non c’era sangue nella cavità peritoneale, ce n’è un’altra alla schiena, anzi altre due alla schiena ma anche queste penetrano molto poco, tranne una che forse insieme a quelle dell’emitorace sinistro essendo stata portata sulla regione posteriore sinistra ha contribuito alla lesione del solito polmone sinistro.
P.M.: Mi sembra di poter almeno solo dedurre da quello che ha detto lei che potrebbero essere lesioni inferte mentre il giovane scappava? Si può dire questo o no?
M.M.: … Si può dire con una certa riserva. Quelle della schiena, ammesso che naturalmente scappando volgesse la schiena all’inseguitore, potrebbero essere abbastanza tipiche per lesioni inferte mentre corre, mentre forse è ancora in piedi, mentre si muove, quelle anteriori del torace forse un po’ meno perché si dovrebbe supporre in questo caso che l’inseguitore…
P.M.: Prima o poi sarà caduto a terra questo ragazzo…
M.M.: Caduto a terra.
P.M.: Andiamo avanti.
M.M.: Poi c’è un’altra ferita molto ampia al braccio sinistro, provocata anche questa non con infissione e penetrazione ma con strisciamento che ha interessato i tessuti molli e che ha prodotto un ampio squarcio ampiamente sanguinante ma anche questa come quella del collo più vistosa che pericolosa. Quindi in definitiva quelle mortali sono sicuramente quelle della parte anteriore dell’emitorace sinistro, forse anche quella della metà sinistra della schiena, tutte convergenti a ledere il polmone sinistro.
P.M.: Quindi il dato inequivocabile: ucciso col coltello?
M.M.: Si signore.
P.M.: Benissimo, vediamo le foto.
Presidente: Anche qui ricordo di non fotografare o riprendere.
P.M.: Vediamo un attimo la didascalia è la foto 38, insieme del cadavere di Kraveichvili Jean eseguito dal lato destro…
Presidente: Volevo dire una cosa, scusi, qui mi pare di vedere… se non ricordo male… sono già iniziati i fenomeni putrefattivi…
M.M.: Si abbastanza evidenti.
P.M.: magari c'è un quesito cui il professore ha risposto però riguarda, per fare un quadro completo, entrambi i cadaveri, quindi lo riservavo alla fine.
Presidente: Comunque premettiamo…
P.M.: Vediamo le ferite professore…
M.M.: Alla faccia esterna della coscia destra, quella zona bianca che si vede, sicuramente è un fatto putrefattivo post-mortale, ecco, questo, questa è sicuramente putrefazione.
P.M.: Vediamo se da qui si vede qualche ferita…
M.M.: Mi sembra di aver visto qualcosa al gomito destro…
P.M.: Al gomito saliamo un po' più a sinistra… ecco…
M.M.: Ecco… c'è un foro proprio in corrispondenza della faccia estensorea del gomito che è uno dei fori del proiettile dell'arma da fuoco, invece lo squarcio al di sopra di questo è quello prodotto con il coltello per strisciamento abbastanza violento, probabilmente il foro sottostante ci sono tre forellini, quello di sopra più piccolo, più regolare, nerastro, è l'ingresso, l'uscita potrebbe essere quello immediatamente al di sotto, quindi con un tramite di, direi, pochissimi centimetri mentre il terzo, ancora inferiore, è probabilmente un fatto putrefattivo o un fatto escoriativo, questo proiettile entrando tangenzialmente ha fatto scoppiare le ossa della regione ma insomma…
Presidente: Ha fatto scoppiare?
M.M.: Le ossa del gomito, l'omero in particolare.
Presidente: quindi praticamente il braccio era ciondoloni?
M.M.: Si, si certo.
P.M.: Andiamo avanti, grazie, sono sempre… ecco visto da sinistra, il rilievo 39…
M.M.: Anche qui quelle chiazze biancastre che si vedono sullo sfondo bruno sono da tanatologia, post-mortali, putrefazione.
P.M.: Proviamo a vedere se vediamo qualche foto più da vicino se ci consente di rilevare meglio le ferite…
M.M.: Qui non sono in grado di…
P.M.: Andiamo avanti forse sono troppo…
Presidente: Foto numero?
P.M.: Ecco questa è la successiva: la foto numero 40 “Insieme del cadavere vista dall'alto”;
M.M.: Non è proprio dall'alto ma insomma… Anche qui si vede poco, perché i colpi d'arma bianca sono localizzati alla regione dell'emitorace sinistro che non si vede o si vede male.
P.M.: Allora andiamo avanti, andiamo avanti.
M.M.: Se si potesse ingrandire la schiena.
Presidente: 41 questa è…
P.M.: La 41, è una veduta posteriore del cadavere del ragazzo. Proviamo a fare degli ingrandimenti.
M.M.: Anche qui le macchie biancastre sono distacco della cute da fatti post mortali. Ecco questa è sicuramente una ferita da punta e taglio fra le due macchie bianche… quella ovale… ferita da punta e taglio. Anche lì si vede benissimo il bordo inferiore il bordo inferiore che smusso, rotondeggiante e l'angolo superiore che è acuto.
P.M.: Benissimo, molto chiaro, andiamo avanti. Scusi, vabbè, qui mi sa che purtroppo vediamo poco, è inutile.
M.M.: Si c'è la putrefazione che maschera moltissimo.
P.M.: Andiamo avanti.
M.M.: Questo è proprio un gigantismo della faccia da fatti putrefattivi.
P.M.: Qui è una ferita, la 43.
M.M.: Ecco, questo è lo squarcio del braccio di cui parlavo.
P.M.: Continuo sul braccio sinistro.
M.M.: E’ proprio un affondamento deciso.
P.M.: Andiamo avanti, avevamo il suo racconto e ci aiuta forse più delle foto.
Presidente: Foto 44.
P.M.: Particolare del piede destro.
M.M.: Credo che qui sia stato interessante fotografare gli spruzzi di sangue che ci sono sul piede, alcuni dei quali sono, direi, abbastanza regolarmente rotondi, altri invece proprio a tipo di spruzzo diretto, direi, dal calcagno verso la punta dei piedi ad indicare che probabilmente questi provenivano dalle ferite inferte con l'arma bianca: mentre questo tale fuggiva a un certo punto il sangue è caduto dalle ferite alte sul dorso del piede con una certa direzione.
P.M.: Andiamo avanti.
M.M.: Però non sono molto significative anche queste.
P.M.: E’ la 45: particolare della pianta del piede sinistro. Ecco, professore, interesserebbe capire se è possibile stabilire oggi che il ragazzo, non so, ha fatto una corsa, no, era scalzo, si può dire qualcosa, o bisogna dedurlo da altri fattori e non dalle ferite? Dopo vediamo il terreno com'era.
M.M.: Si direi che qui mi sembra di vedere delle piccole escoriazioni proprio - ecco, la parte superiore ora è inquadrata - due o tre brunastre. Lì…
P.M.: Presumo che le foto della piante le avete fatte per questo motivo no?
M.M.: Si certo.
P.M.: Altrimenti non si capisce…
M.M.: Perché il terreno ovviamente era ineguale e sicuramente ci saranno stati dei sassolini, dei frammenti di…
P.M.: Quindi questo ragazzo è scappato scalzo? Calzature non ne abbiamo trovate.
M.M.: Certo, certo.
P.M.: Andiamo avanti, il dato è questo. Ecco, sono finite le foto dell'uomo. Dovremmo prendere un attimo quella foto relativa…
M.M.: Sinistra.
P.M.: Sinistra.
P.M.: … relativa all'ubicazione del cadavere del ragazzo nel cespuglio, per intendersi. Vorrei chiederle professore, vedendo questa foto, si possiamo dire qualcosa in merito a come il ragazzo, rispetto a quelle ferite, si sia trovato in questa stranissima posizione. Vogliamo prima fare la foto della chiazza di sangue, prima di questa? Non so se lei ricorda che il luogo è così composto, addirittura, scusate, facciamo il disegno.
M.M.: Il disegno è chiaro.
P.M.: Ecco, facciamo un attimo il disegno, professore, così, lei ricorda che, accanto alla radura della tenda - sulla destra rispetto a noi che guardiamo il disegno - abbiamo, andiamo tutto a destra, abbiamo il cadavere - Lo vede? – nella… e quell'H che sarebbe la macchia.
M.M.: Quella macchia di sangue, si, alla H, dovrebbe essere H.
P.M.: Ecco, rispetto ai suoi dati – che sono: un sopralluogo che ha fatto personalmente, la macchia di sangue, il cadavere che si trova in quella posizione, le ferite che ci ha descritto - è ipotizzabile ricostruire come e dove è stato aggredito, e come poi può essere arrivato in quella posizione? Sono stati trovati, non so, segni di trascinamento oppure no. La macchia dove era adagiato presentava dei segni? Ci ha detto il sottufficiale della scientifica stamani che si ricorda di una sua particolare attenzione nel guardare questa macchia, sono ricorda, eh?
M.M.: Si perché, dunque, quella la macchia di sangue era di una discreta dimensione e quindi ci indica che in quel punto lì questo povero ragazzo deve essere rimasto un certo tempo, anche se non particolarmente lungo ma tuttavia sufficiente perché dalle ferite sgorgasse quella non indifferente quantità di sangue e si depositasse lì. Io ritengo che quello possa essere sangue di provenienza massivamente da quello squarcio del gomito destro che abbiamo visto più volte.
Presidente: Del gomito.
M.M.: Si.
P.M.: Che fa pensare questo stazionamento a una morte avvenuta lì o no? Comunque si è fermato lì in qualche modo?
M.M.: Fermato di sicuro, forse, non so perché si è fermato ma insomma qualche secondo…
P.M.: O è stato fermato.
M.M.: … qualche secondo ci deve essere stato perché si…
P.M.: Forse di più a guardare…
M.M.: Si certo perché si depositasse questa macchia di sangue. Quanto, con precisione, non sono in grado di dirlo perché, ripeto, la ferita più abbondantemente sanguinante era quella del gomito destro ma anche le altre un pochino sanguinavano. Per di più, non sappiamo quanto sia penetrato in profondità il sangue, in quella zona lì che, se non ricordo male, era un pochino sabbiosa. Quindi un pochino di tempo ci potrebbe essere stato. Potrebbe anche essere caduto lì morente, se non già morto, un po' di tempo con il gomito in quel punto che ha poi fatto, dal quale poi è sgorgato il sangue che si è depositato direttamente al suolo.
P.M.: Ecco, rispetto alla posizione all'interno di quella macchia si può dire qualcosa o non siamo in grado dal punto di vista medico legale di dire niente, nemmeno di possibile e quindi le supposizioni le lasciamo fare alle parti.
M.M.: Rispetto alla posizione della macchia?
P.M.: Si, come mai se lì, come lei dice e come è possibile, c'è stato un momento in cui questo ragazzo si è fermato – o perché è stato fermato, o perché è morto lì, o perché non sappiamo - come può poi trovarsi messo con la testa e con i piedi dalla parte opposta…
M.M.: Si non sono in grado di dire nulla.
P.M.: Da solo non c’è andato.
M.M.: E’ difficile che ci sia andato da solo anche perché…
P.M.: Anche perché la posizione…
M.M.: … anche perché poi, se non mi ricordo male, i piedi erano un pochino sollevati da terra.
P.M.: Prendiamo la foto, forse il professore non lo ricorda…
Presidente: Esattamente.
M.M.: E poggiavano su un ramuscolo, su un ramoscello di un arbusto di Erica.
Presidente: C’erano queste frasche che gli tenevano…
P.M.: Che lo rialzavano perché la frasca è un po' fitta nonostante tutto, è di qualche cosa di robusto. Poi ci sono i barattoli ma… Vuol vedere, scusi, si vede bene, benissimo no, ma si capisce, no? Li vede i piedi?
M.M.: Insomma aveva i piedi poggiati…
P.M.: Eccoli laggiù.
M.M.: Ecco si vede… su qualche ramuscolo di Erica a distanza di qualche centimetro da terra, questo di sicuro, con i piedi in alto e la testa in basso poggiata al suolo.
P.M.: Comunque abbiamo visto nel disegno molto, diciamo, inserito nella macchia, ecco, non prospiciente.
M.M.: Si.
P.M.: Quindi ci sono, lei ha trovato segni che consentissero di dire che qualcuno ce l’ha messo, ce l’ha trascinato, ce l'ha buttato, ce l'ha portato? O sono considerazioni che dal punto di vista medico legale non si possono fare e quindi va ricostruito con la prova generica se c'è?
M.M.: Abbiamo solo guardato con attenzione i cespugli ai due lati del cadavere perché cercavamo degli arbustelli, dei ramuscoli spezzati, recentemente spezzati, non ne abbiamo trovati. Questa è l'unica cosa che possiamo dire, che ci può portare a qualche illazione.
P.M.: No illazioni professore io…
M.M.: Abbiamo trovato…
P.M.: … non intendo farne.
M.M.: … i ramoscelli delle due piante di erica a destra e a sinistra del cadavere non presentavano significativi rotture, quali si potrebbero ipotizzare per l'appoggio violento di un corpo, eccetera, eccetera.
P.M.: Lei ha ricordo di segni fra la macchia e quella zona, cioè se in quel tratto che c'è stato descritto come non lungo, anzi piuttosto breve - stamani l'ispettore ci ha detto anche quanto potrebbe essere, abbiamo quel disegno che ci consente di fare anche le misurazioni - lei ricorda se in quel pezzo, fra la macchia di sangue piuttosto ampia e…
M.M.: La tenda.
P.M.: No, no, fra la macchia di sangue che abbiamo visto ora H e il punto dove era il ragazzo - se io posso supporre, ma è una semplice supposizione, c'ha detto lei, che sia morto o caduto lì - come dal lì è andato a…
M.M.: Per quanto mi ricordo, il terreno non presentava…
P.M.: Segni evidenti.
M.M.: Era muto, ecco. Era muto.
P.M.: Quindi, era muto, perfetto.
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