P.M.: Allora cosa successe?
G.F..: Poi cosa successe? Successe che aveva l’indirizzo dove stava, un giorno venendo da Siena, dico: proviamo a vedere dove sta questa persona. Passai per quella strada lì che non c’è poca abitazione, perché non ci passo mai…
P.M.: Lei la conosceva questa strada…
G.F..: Non la conoscevo, fu la prima volta che ci passavo.
P.M.: Era facile o ebbe difficoltà a trovarla?
G.F..: Noo, sa, si gira il mondo, non è la quistione, lo chiesi e mi indirizzarono…
P.M.: Dov’era questa località?
G.F..: Ero a San Casciano, quella zona lì dove abitava lui, la frazione non me lo ricordo con esattezza e tant’è vero aspettai l’ora che generalmente tornavano a casa gli operai agricoli…
P.M.: Cioè lei… E si mise ad aspettare? O entrò…
G.F..: Aspettai in strada, aspettai in strada…
P.M.: Ma come capì qual’era la sua casa?
G.F..: Perché me l’avevano detto, più avanti trovai delle abitazioni e gli chiesi dove stava, come si può fare in tutte le cose, questo signore, no?
P.M.: Certo.
G.F..: E mi dissero: guardi, così e così. Mi misi lì, dopo un quarto d’ora, venti minuti su le cinque, cinque e mezzo, così arrivò.
P.M.: Ma lei scusi, per sapere se era in casa prima suonò?
G.F..: Niente, in casa un c’ero stato.
P.M.: No mi scusi, prima di mettersi ad aspettare non provò se era già tornato?
G.F..: No perchèio…
P.M.: E come mai? Come mai non provò a suonare?
G.F..: Niente perché la casa era distante dalla strada…
P.M.: Allora lei andò a casa a vedere, vide che non c’era…
G.F..: No io non ci andai in casa
P.M.: Non ci andò nemmeno a casa.
G.F..: Neppure prima, mi misi sulla strada, dopo un quarto d’ora, venti minuti…
P.M.: Scusi ma poteva essere in casa? Come mai non andò a suonare?
G.F..: No perché era a lavorare…
P.M.: Ma lei come faceva a sapere che era fuori a lavorare?
G.F..: So che smetta veno alle cinque, alle cinque e mezzo…
P.M.: Da chi lo sapeva?
G.F..: Io lo chiesi più avanti a questa casa
P.M.: Le dissero che non c’era.
G.F..: Dice: Non c’è è a lavorare vedrà che gli toccherà a spettare.
P.M.: Lei era solo?
G.F..: Io ero solo.
P.M.: In macchina sulla strada.
G.F..: In macchina ad aspettare. Poi arrivò…
P.M.: Arrivò lui, cosa successse?
G.F..: Arrivò e lo vidi anche messo un po’ male, in brutte condizioni…
P.M.: Cioè? Aveva lavorato?
G.F..: Si eppoi anche altre… Vidi che non era il caso di intraprendere una relazione di commercio di questo genere e ci avevo con me in macchina…
P.M.: Perché scusi? Come mai? Come mai capì che non era il caso di intraprendere questa relazione di commercio? Cosa avvenne?
G.F..: Da determinate condizioni della persona…
P.M.: Me le vuole spiegare per cortesia?
G.F..: Si da come era. Era sporco, era messo male
P.M.: Era stato a lavorare…
G.F..: Ma sa…
P.M.: A lei dette la sensazione che non era proprio un grande affare coltivare…
G.F..: Mi resi conto che non era possibile anche da il punto di vista, così, come si presentava la persona, ecco, e allora io in macchina ci ho sempre… e ci davano, allora a quei tempi, le ceramiche, qualche cosa da dare alla clientela o librettini da scrivere, delle penne e ci avevo, mi ricordo, tre tute da dare ai magazzinieri nelle ditte, allora dissi: Ma tienne una, prendine una. Lui mi ringraziò poi io salutai e gli dissi: ma questo tuo amico? Dice: Ma u n’ho saputo nulla. Io poi salutai e non ho saputo più niente. Poi ho saputo tutte le vicende dopo che è capitato, che tutti si sa.
P.M.: Quindi il tutto della sua conoscenza con Pacciani è tutto qua?
G.F..: E’ tutto qua.
P.M.: Quindi, se non ho capito male, lei per un affare di una quindicina di mila lire lo va a cercare, lo aspetta, lo vede malmesso…
G.F..: Mhm no, lo feci perché me lo chiese per favore, sapeva quest’amico, lo feci così a titolo… come si può fare in tante altre occasioni tante persone di accontentare…
P.M.: Però lei lo andò a trovare…
G.F..: Siccome eran gente che lavorava…
P.M.: Mi scusi, gli scrisse e lui non le rispose allora lei lo andò a trovare…
G.F..: Passai per caso…
P.M.: Si, certo, certo era lì sulla strada.
G.F..: Io…
P.M.: Tutto qui. Niente di più. Senta però è vero che lei scrisse a Pacciani una cartolina in data 10.3.79 e lo chiamò: “Caro Pietro”?
G.F..: Si, così a…
P.M.: L’aveva visto una volta e lei lo chiamava “caro Pietro”
G.F..: Come si può fare, siccome mi diede delle confidenze su al ristorante, ecco perché…
P.M.: Che confidenze erano? Quelle che ci ha detto?
G.F..: Confidenze di linguaggio, così, aperto…
P.M.: E lei lo chiamò “Caro Pietro” come… Non è che lo aveva… Ebbe modo di conoscerlo in modo diverso…
G.F..: Nooo
P.M.: Ho capito. Tutto qui? Niente di più?
G.F..: Io non so altro. Ho saputo poi tutte le vicende capitate dopo…
P.M.: Quali vicende?
G.F..: Queste qui che è successo, di tutti questi guai…
P.M.: Ahaa quelle del…
G.F..: Dalla stampa…
P.M.: Senta una cosa, noi abbiamo sentito in questo processo due persone che dicono invece che lei andava con Pacciani a bere a La Cantinetta. Vi hanno visto più volte…
G.F..: Io?
P.M.: L’ha detto stamani un signore.
G.F..: No, no e poi no. Mai. Prima di tutto non bevo, prima di tutto non bevo, mai…
P.M.: Allora un signore…
G.F..: Io, senta, non ci ho… Tant’è vero che io nella zona di San Casciano non ho mai avuto un cliente, quindi… Niente.
P.M.: Una persona che è amica di Pacciani e che dice di avervi visto insieme a San Casciano.
G.F..: Assolutamente no. Assolutamente no. Assolutamente no.
Presidente: Ma cos’è una cosa che le da tanto noia?
G.F..: No perché siccome quando una cosa non è vera, non deve esse’ detta!
Presidente: Ma sa, è una circostanza così banale…
P.M.: Fra l’altro andare a bere
G.F..: No, no, no, no.
P.M.: Mi scusi lei è stato al ristorante con Pacciani
G.F..: Da lì mi capitò per caso, di gomito, al tavolino
P.M.: Ma mi capisce, se questa persona è un amico di Pacciani…
Presidente: Senta il Pubblico Ministero…
P.M.: Mi perdoni.
G.F..: Si.
P.M.: Questa persona è un amico di Pacciani, un conoscente, dice: Guardi, fra le persone che venivano a San Casciano a trovare il Pacciani e qualche volta hanno bevuto insieme a La Cantinetta c’era anche lei.
G.F..: No.
P.M.: Questa persona sbaglia.
G.F..: No, no, e no.
P.M.: Senta una cosa signor Faggi, mi perdoni ma io le devo fare qualche…
G.F..: Si, si, dica, dica.
P.M.: … tipo di domanda che avrei preferito evitare perché… insomma… tanto è marginale però a questo punto gliela faccio. Lei fu oggetto di una perquisizione?
G.F..: Si.
P.M.: Durante questa perquisizione venne rinvenuto diverso materiale un po’ anomalo in casa sua, nel suo garage…
G.F..: Si, si.
P.M.: Che è materiale identico a quello che avevano sia il Pacciani che il Vanni, vuole descrivere
G.F..: Io lì…
P.M.: L’abbiamo trovato noi… lei… glielo dico io ora…
G.F..: Io non ci ho nulla a che vedere.
P.M.: No, no, no, per carità. Io le dico, ricorda che materiale è o vuole che io le legga il processo verbale di perquisizione?
G.F..: No, no me lo ricordo.
P.M.: Che materiale è?
G.F..: Me lo ricordo, eran peni.
P.M.: Erano?
G.F..: Peni
P.M.: Falli di gomma…
G.F..: Si, no di legno.
P.M.: Ah di legno!
G.F..: Che me lo diede una donna
P.M.: Mi scusi, nel verbale di perquisizione, poi sentiremo coloro che l’hanno fatto, si da atto che sono numerosi, ce ne sono alcuni di gomma e alcuni di legno. Lo so che è un argomento che…
G.F..: Non…
P.M.: E’ sbagliato il verbale. Ci sono… Qui si descrive parecchie riviste pornografiche…
G.F..: Quelle le vendano… Delle volte…
P.M.: No, no, no, io capisce, voglio vedere di capire se per caso conoscendo per l’appunto questo Pacciani, anche lui a volte ha avuto oggetti di questo genere e quel teste, che abbiamo sentito stamani e che ci ha detto che vi frequentavate per l’appunto a san Casciano, anche lui ha questo materiale, tante volte per una ragione qualsiasi… No, ma c’era questo materiale in casa sua?
G.F..: Si, gliel’ho detto.
P.M.: Senta…
G.F..: E poi l’ho bruciato.
P.M.: L’ha bruciato dopo la perquisizione?
G.F..: Ho bruciato tutto, tutto.
P.M.: Non è che putacaso con il Pacciani, sia pure ovviamente, non ha nessun valore, a nessun fine, avete parlato di cose di questo genere? Perché ad esempio il Vanni dice gliel’aveva comprato lui al Pacciani dei falli di gomma…
G.F..: No.
P.M.: Assolutamente no. Senta un’altra cosa signor Faggi…
G.F..: Io quando lo salutai e gli diedi la tuta io non l’ho visto più
P.M.: Due volte. A me sembra strano ma son cose mie che lei per quindicimila lire ci va a trovarlo… ma insomma questo è un altro paio di maniche, son valutazioni, io voglio che lei capisca le mie perplessità, niente di più, lei ci dice la verità, è un teste, quando ce l’ha detta è tranquillo lei, il resto tocca a noi.
Presidente: Proseguiamo.
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