Il 26 agosto 1984, il quotidiano La Nazione, pubblicò le dichiarazioni che seguono del magistrato Francesco Fleury.
"Giovanni Mele è uno che ha vissuto sempre solo, che per anni ha lavorato di notte, un pignolo, abitudinario che si crea delle piccole fissazioni, manie singolari, magari innocenti, ma da questo a trarre certe conclusioni ce ne corre. Noi continuiamo a essere convinti che quella tragica notte Stefano fosse sul posto. Ma esaminiamo per un istante l'ipotesi che sia arrivato quando la moglie e il suo amante erano già stati uccisi. D'accordo, è solo una ipotesi che tra l'altro contrasta nettamente con le conclusioni del processo in corte d'assise ma tanto vale a questo punto non trascurarla del tutto pur se non ci facesse compiere alcun passo avanti concreto. Il fatto è che se prescindiamo dal delitto del '68 ci rendiamo conto che tutta questa tragica serie di delitti è senza movente, non c'è un nesso logico ed ecco che siamo costretti a prendere in considerazione un ventaglio di ipotesi sul probabile assassino, dal pastore sardo al professionista insospettabile, passando attraverso guardoni e consimili. L'identikit psicologico che abbiamo chiesto agli esperti dovrà darci un contributo per restringere il campo delle ricerche attualmente troppo vasto. E' un'indagine difficilissima proprio perchè priva di motivazioni. A momenti provo lo stesso senso di impotenza di quando mi occupavo dei primi sequestri di persona in Toscana. Ma io continuo a sperare che una traccia della sua anormalità questo individuo ce l'abbia lasciata, ecco perchè insistiamo a controllare e valutare i dati in nostro possesso."
Rif.1 - La Nazione - 26 agosto 1984 pag.5
"Giovanni Mele è uno che ha vissuto sempre solo, che per anni ha lavorato di notte, un pignolo, abitudinario che si crea delle piccole fissazioni, manie singolari, magari innocenti, ma da questo a trarre certe conclusioni ce ne corre. Noi continuiamo a essere convinti che quella tragica notte Stefano fosse sul posto. Ma esaminiamo per un istante l'ipotesi che sia arrivato quando la moglie e il suo amante erano già stati uccisi. D'accordo, è solo una ipotesi che tra l'altro contrasta nettamente con le conclusioni del processo in corte d'assise ma tanto vale a questo punto non trascurarla del tutto pur se non ci facesse compiere alcun passo avanti concreto. Il fatto è che se prescindiamo dal delitto del '68 ci rendiamo conto che tutta questa tragica serie di delitti è senza movente, non c'è un nesso logico ed ecco che siamo costretti a prendere in considerazione un ventaglio di ipotesi sul probabile assassino, dal pastore sardo al professionista insospettabile, passando attraverso guardoni e consimili. L'identikit psicologico che abbiamo chiesto agli esperti dovrà darci un contributo per restringere il campo delle ricerche attualmente troppo vasto. E' un'indagine difficilissima proprio perchè priva di motivazioni. A momenti provo lo stesso senso di impotenza di quando mi occupavo dei primi sequestri di persona in Toscana. Ma io continuo a sperare che una traccia della sua anormalità questo individuo ce l'abbia lasciata, ecco perchè insistiamo a controllare e valutare i dati in nostro possesso."
Rif.1 - La Nazione - 26 agosto 1984 pag.5
Nella foto Giovanni Mele
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