Originario di San Casciano ove nacque il 27 agosto 1941, ex farmacista. Nel 1985 si separò dalla moglie, Mariella Ciulli, dalla quale aveva avuto i figli Marco e Francesca. Nella primavera del 1988, Mariella Ciulli, si recò alla Stazione dei Carabinieri di San Casciano dove riferì di aver visto, anni addietro, l'ex marito con una pistola Beretta e di aver rinvenuto nel frigorifero di casa i feticci strappati alle vittime dei duplici omicidi attribuiti al "mostro di Firenze". Furono effettuati controlli e perquisizioni ma non emerse niente di significativo. Il 21 marzo 1991, la ex moglie si presentò nuovamente presso la Questura di Firenze dove rese alcune dichiarazioni e fornì un memoriale relativo al primo duplice omicidio attribuito al "mostro di Firenze": "Nel 1968, a fine estate, mi trovavo in auto con mio marito, credo la mia Cinquecento, ferma in un viottolo nelle vicinanze di Castelletti di Signa, così mi sembra, anzi ne sono certa. Guidava lui in quanto io non sono molto pratica della zona e presumo che anche lui non lo fosse. Mi sembra che eravamo stati a cena da una nostra amica di Signa che mi aveva dato una pozione di polvere bianca contro il malocchio. Non ricordo come si chiami né dove abiti esattamente. Mentre eravamo in auto abbiamo udito alcuni spari e dopo pochi istanti abbiamo sentito e visto un bambino che piangeva accanto alla nostra auto. Il bambino ci notificò che la sua mamma era morta e ci indicò di andare verso un'altra auto che noi non vedevamo in quanto coperta da una siepe. In effetti notavamo che c'era un'altra macchina parcheggiata dove aveva indicato il bambino, un'auto grossa. Mio marito scese dalla Cinquecento, andò verso questa seconda auto e tornò indietro dicendo che non vi era nessuno a bordo. Con una bicicletta che stava appoggiata a un cespuglio prese il bambino e, fattolo salire in canna, si avviò dicendo che l'avrebbe accompagnato a casa facendosi indicare la strada dal ragazzo stesso. Mentre attendevo in macchina il ritorno di mio marito, vidi transitare un altro uomo in bicicletta: costui indossava una mantella scura e un cappello era di corporatura piccola, si soffermò un attimo a guardarmi ma proseguì verso l'auto più grande dove si fermò ad osservarla per poi proseguire..." Riferì altresì che «il giorno seguente il Calamandrei, agitato, le chiese telefonicamente di accompagnarlo in un luogo dove era stato a pescare in precedenza e dove aveva perso il mulinello; la portò nello stesso luogo della sera precedente; mentre lui rovistava nell’erba passarono tre uomini in divisa, forse Carabinieri, ed il Calamandrei, nel vederli, inaspettatamente l’abbracciò "per impedirmi di rispondere alle loro domande"; quindi il Calamandrei si diresse verso l’auto della sera precedente, prese qualcosa e, subito dopo, la portò via. La Ciulli dichiarò inoltre che il marito era stato possessore di armi (una propria, una ereditata dal padre), che gettò in mare a Punta Ala dopo il delitto degli Scopeti; che il marito, dopo il delitto degli Scopeti, reagì stringendola al collo solo perché "io manifestavo il desiderio che il delitto venisse scoperto"; che lei, dopo essersi consigliata con una amica, aveva deciso di parlare delle sue "perplessità" ai Carabinieri di Borgognissanti; che lei stessa, nel dicembre 1990, aveva consegnato un memoriale su questi punti all’avvocato Lena.» Nel 1998 subì una prima perquisizione con esito negativo; l'anno successivo vendette la farmacia presso cui aveva lavorato per oltre vent'anni al collega Luca Iannelli. Il 16 gennaio 2004, il capo della squadra mobile Michele Giuttari, a cui era stato affidato il compito di ristudiarsi tutta la vicenda, chiese al pubblico ministero Paolo Canessa il mandato per perquisire la casa del farmacista. Il 17 l'ottenne ed il 20 gennaio 2004 ebbe luogo una perquisizione presso l'abitazione di Francesco Calamandrei che durò 12 ore. Fu sequestrato diverso materiale ritenuto utile per l'indagine: agende, libri, un quadro e 22 videocassette. Contemporaneamente gli fu consegnato un avviso di garanzia in quanto ritenuto coinvolto nei duplici omicidi del mostro come mandante. L' inchiesta per associazione a delinquere ed omicidio coinvolse anche altri professionisti e imprenditori. Il 15 giugno 2005 ricevette dalla Procura di Perugia una informazione di garanzia per concorso nell' omicidio del gastroenterologo perugino Francesco Narducci, che scomparve nel lago Trasimeno l' 8 ottobre 1985. Secondo la procura di Perugia, il dottor Calamandrei sarebbe stato uno dei mandanti dell' uccisione del medico, commissionata per assicurare a sé stesso e ai suoi complici l'impunità dai delitti del mostro. Per questo procedimento la procura di Perugia, nella veste del PM Giuliano Mignini, nel marzo del 2008, chiederà il proscioglimento degli imputati ritenendo insufficienti gli elementi d' accusa raccolti. Il 12 dicembre 2006 la Procura di Firenze, nei PM Paolo Canessa ed Alessandro Crini, chiese il rinvio a giudizio di Francesco Calamandrei con l' accusa di associazione a delinquere finalizzata all'omicidio e al concorso negli ultimi cinque delitti del "mostro di Firenze", ovvero quelli consumati dal 24 ottobre del 1981 sino al 9 settembre 1985. Il 27 settembre 2007 ebbe luogo la prima udienza del processo con rito abbreviato davanti al giudice Silvio De Luca. Il 22 gennaio 2008 i PM titolari dell'indagine durante la requisitoria dichiararono: "Riteniamo acquisita la prova che Francesco Calamandrei sia responsabile di tutti i reati a lui ascritti e ne chiediamo la condanna all' ergastolo, che per effetto del rito si riduce a 30 anni di reclusione". Il 21 maggio 2008, il giudice Silvio De Luca, nell'aula bunker di Santa Verdiana del tribunale di Firenze, assolse il dottor Francesco Calamandrei, con la formula prevista dal II comma dell'articolo 530 del codice di procedura penale poichè: «...i sillogismi sostenuti dalla Pubblica Accusa non solo non si sono tradotti in indizi gravi, precisi e concordanti ma sono risultati solo ipotesi, inizialmente anche plausibili, ma non collegate le une alle altre da riscontri di una qualche oggettività.»
Il primo maggio 2012 è deceduto nella sua abitazione di San Casciano.
Rif.1 - La Repubblica - 16 giugno 2005 p.5
Rif.2 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008 (testo tra "« »")
Il primo maggio 2012 è deceduto nella sua abitazione di San Casciano.
Rif.1 - La Repubblica - 16 giugno 2005 p.5
Rif.2 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008 (testo tra "« »")
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