Maresciallo della Polizia provinciale delle acque. Riferì agli inquirenti: "Insieme al collega Paolo Gonnellini, la notte stessa della scomparsa (di Francesco Narducci n.d.r.) trovammo la barca, poco dopo la mezzanotte. Eravamo in compagnia del dottor Alberto Speroni, del questore Francesco Trio, del padre del Narducci e del professor Antonio Morelli. Ricordo che il professor Ugo Narducci si chiedeva, e mi chiedeva, dove potesse trovarsi suo figlio, come se avesse bisogno di conforto. Di sicuro era in confidenza con il questore. Non riuscivamo a capire come un provetto nuotatore qual'era Francesco Narducci, che io peraltro conoscevo solo di vista, potesse essere annegato". Confermò il rinvenimento dell'imbarcazione nel canneto del lato sud ovest dell'isola Polvese, con le chiavi ancora inserite ed il cambio in folle. Sul cruscotto: un paio di occhiali, un pacchetto di sigarette e un giacchetto di renna. Aggiunse: "In quel tempo giravano le voci del possibile coinvolgimento di un medico nei delitti del "mostro'' e della sua abilità a usare il bisturi. Ricordo anche che nei giorni seguenti la scomparsa i familiari di Narducci fecero venire dei maghi e anche una donna che ospitai sulla mia motovedetta, insieme al professor Morelli, che me li presentò come sensitivi, e a un altro dottore. Usarono dei pendolini e altri accessori magici".
Rif.1 - La strana morte del dr.Narducci p.21
Rif.1 - La strana morte del dr.Narducci p.21
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