Il 26 ottobre 1981, il quotidiano La Nazione, pubblicò l'intervista a Enzo Spalletti che segue.
Enzo Spalletti: Guardi non è vero che in carcere mi abbiano maltrattato. Mi hanno accolto, anzi, con grande comprensione, direi con affetto, tutti persuasi che con quella terribile faccenda io non c'entrassi per niente. Sa che cosa mi hanno detto il primo giorno? Mi hanno detto che il mostro non ero io, non potevo essere io e hanno aggiunto che se non ci fosse stata questa certezza sarebbero stati loro a togliermi di mezzo.
Però ultimamente è stato per un paio di settimane ad Arezzo. Perchè lo hanno mandato là?
Davvero non lo so, non lo sa neanche il mio avvocato, che è qui è glielo può confermare. Le dirò anzi che quando si è saputo che stavo per essere trasferito molti detenuti del "Santa Teresa" hanno preso le mie difese. Perchè lo mandate via? Hanno chiesto: si è sempre comportato bene, lasciatelo qui.
Quando ha saputo che stavano per rimetterla in libertà?
Ho cominciato a intuire che le cose si mettevano bene sabato mattina, quando mi hanno portato al palazzo di giustizia a Firenze per interrogarmi di nuovo. Alle 13,30 ero di nuovo in carcere a Santa Teresa e soltanto allora ho saputo che altri due fidanzati erano stati uccisi. Un pomeriggio di ansiosa attesa. Ero di nuovo in cella: mi avrebbero rilasciato davvero? La certezza l'ho avuta soltanto la sera, quando ho potuto riabbracciare mia moglie e vedere gli avvocati. Sei fuori mi hanno detto e io quasi non ci credevo ancora.
Come ha passato le sue prime ore di libertà?
Avrei voluto dormire perchè in cella non sono mai riuscito a riposare bene. Era come un incubo, stare lì, non riuscivo a capire come ci fossi finito. A casa mia, nel mio letto è stata un'altra notte in bianco. Mi occorrerà tempo per tornare a essere un uomo tranquillo.
Circa la sua attività di guardone...
Seguivo gli amici che mi invitavano ad andare a spiare le coppiette. Per noi era un divertimento, nient'altro.
Mi scusi, sa, ora ci andrà ancora?
No. Se andrò nei boschi lo farò soltanto in pieno giorno, magari per cercare funghi e non ci andrò mai da solo ma in comitiva. Nascondermi dietro i cespugli è una cosa che non mi tenterà mai più.
Come ebbe inizio la sua brutta storia?
Vennero alla Misericordia tre uomini in borghese e un carabiniere di Montelupo. Mi portarono a casa per esibirmi un mandato di perquisizione. Avevo disgraziatamente una pistola giocattolo acquistata anni fa per corrispondenza e pagata 3.500 lire. Alla Misericordia trovarono un bisturi. Pochi giorni dopo arrivò l'ordine di cattura. Eccò, tutto è cominciato così.
Nei quattro mesi della sua assenza, la Misericordia di Montelupo ha rimediato con il volontariato all'assistenza dell'autista ma ha avuto momenti di difficoltà. Tornerà al suo posto?
Ma saprò ancora guidare? Mi ci vorrà un pò di tempo prima di riprendere il mio lavoro.
Rif.1 - La Nazione - 26 ottobre 1981 pag.2
Enzo Spalletti: Guardi non è vero che in carcere mi abbiano maltrattato. Mi hanno accolto, anzi, con grande comprensione, direi con affetto, tutti persuasi che con quella terribile faccenda io non c'entrassi per niente. Sa che cosa mi hanno detto il primo giorno? Mi hanno detto che il mostro non ero io, non potevo essere io e hanno aggiunto che se non ci fosse stata questa certezza sarebbero stati loro a togliermi di mezzo.
Però ultimamente è stato per un paio di settimane ad Arezzo. Perchè lo hanno mandato là?
Davvero non lo so, non lo sa neanche il mio avvocato, che è qui è glielo può confermare. Le dirò anzi che quando si è saputo che stavo per essere trasferito molti detenuti del "Santa Teresa" hanno preso le mie difese. Perchè lo mandate via? Hanno chiesto: si è sempre comportato bene, lasciatelo qui.
Quando ha saputo che stavano per rimetterla in libertà?
Ho cominciato a intuire che le cose si mettevano bene sabato mattina, quando mi hanno portato al palazzo di giustizia a Firenze per interrogarmi di nuovo. Alle 13,30 ero di nuovo in carcere a Santa Teresa e soltanto allora ho saputo che altri due fidanzati erano stati uccisi. Un pomeriggio di ansiosa attesa. Ero di nuovo in cella: mi avrebbero rilasciato davvero? La certezza l'ho avuta soltanto la sera, quando ho potuto riabbracciare mia moglie e vedere gli avvocati. Sei fuori mi hanno detto e io quasi non ci credevo ancora.
Come ha passato le sue prime ore di libertà?
Avrei voluto dormire perchè in cella non sono mai riuscito a riposare bene. Era come un incubo, stare lì, non riuscivo a capire come ci fossi finito. A casa mia, nel mio letto è stata un'altra notte in bianco. Mi occorrerà tempo per tornare a essere un uomo tranquillo.
Circa la sua attività di guardone...
Seguivo gli amici che mi invitavano ad andare a spiare le coppiette. Per noi era un divertimento, nient'altro.
Mi scusi, sa, ora ci andrà ancora?
No. Se andrò nei boschi lo farò soltanto in pieno giorno, magari per cercare funghi e non ci andrò mai da solo ma in comitiva. Nascondermi dietro i cespugli è una cosa che non mi tenterà mai più.
Come ebbe inizio la sua brutta storia?
Vennero alla Misericordia tre uomini in borghese e un carabiniere di Montelupo. Mi portarono a casa per esibirmi un mandato di perquisizione. Avevo disgraziatamente una pistola giocattolo acquistata anni fa per corrispondenza e pagata 3.500 lire. Alla Misericordia trovarono un bisturi. Pochi giorni dopo arrivò l'ordine di cattura. Eccò, tutto è cominciato così.
Nei quattro mesi della sua assenza, la Misericordia di Montelupo ha rimediato con il volontariato all'assistenza dell'autista ma ha avuto momenti di difficoltà. Tornerà al suo posto?
Ma saprò ancora guidare? Mi ci vorrà un pò di tempo prima di riprendere il mio lavoro.
Rif.1 - La Nazione - 26 ottobre 1981 pag.2
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