La giornalista Franca Selvatici intervistò Renzo Rontini, padre di Pia, una delle vittime del "mostro di Firenze", per il quotidiano La Repubblica.
Renzo Rontini: Quando le figlie di Pietro Pacciani hanno raccontato in aula le sevizie subite dal padre mi sono detto: per un uomo che tortura così le sue bambine, fin da piccole, uccidere è come per me fumare una sigaretta. Sì, quell' udienza è stata la più atroce. Quando sono uscito non capivo più niente, non vedevo più niente. Poi mi sono accorto che in quelle ore i miei dubbi erano diventati una quasi-certezza". "Anche perchè a lungo ho cercato di scappare dall' idea che quell' uomo fosse l' assassino di mia figlia. Ma ora riconosco che pian piano dentro di me si era fatta strada l' opinione che la sentenza ha confermato. E ora vorrei ringraziare i giudici per la serietà e il coraggio con cui hanno lavorato. Ma grazie è troppo poco. Sono stati grandi.
Renzo Rontini: Quando le figlie di Pietro Pacciani hanno raccontato in aula le sevizie subite dal padre mi sono detto: per un uomo che tortura così le sue bambine, fin da piccole, uccidere è come per me fumare una sigaretta. Sì, quell' udienza è stata la più atroce. Quando sono uscito non capivo più niente, non vedevo più niente. Poi mi sono accorto che in quelle ore i miei dubbi erano diventati una quasi-certezza". "Anche perchè a lungo ho cercato di scappare dall' idea che quell' uomo fosse l' assassino di mia figlia. Ma ora riconosco che pian piano dentro di me si era fatta strada l' opinione che la sentenza ha confermato. E ora vorrei ringraziare i giudici per la serietà e il coraggio con cui hanno lavorato. Ma grazie è troppo poco. Sono stati grandi.
Signor Rontini, quando ha cominciato ad avere il dubbio che Pacciani potesse essere l' assassino? E' cominciato con una constatazione banale. Quando sono avvenuti gli omicidi lui era sempre libero, non stava in carcere a scontare qualche condanna. Poi ho scoperto che qui a Vicchio tanta gente lo conosceva come persona arrogante e violenta. Molti ricordavano il delitto del '51, molti ricordavano che durante un litigio aveva messo il padre su una graticola rovente. E le sue risse? Nessuno riusciva più a contarle. Poi ho saputo una cosa che mi ha folgorato.
Che cosa?
Ho saputo che per anni Pacciani aveva lavorato in un podere che si trova a trecento metri dal luogo in cui è stata uccisa mia figlia. E' un posto isolato e sconosciuto all' ottanta per cento dei vicchiesi. Lo conosce giusto qualche raro giovane, come mia figlia, che a torto credeva che fosse un posto tranquillo.
Poi la testimonianza delle figlie di Pacciani ha trasformato i suoi dubbi in una quasi-certezza. Ma è venuto un momento in cui si è sentito certo che fosse lui l' assassino?
Quello che mi ha fatto convincere che è lui l' essere che ha ucciso i nostri figli - Dio me ne voglia se dovessi sbagliare - sono state proprio le sue dichiarazioni di innocenza. E' stato quando ha detto che lui vuole bene a tutti, che adora le figlie, che non ha mai fatto del male a nessuno. Quel giorno mi sono detto: è lui.
Che cosa ha provato quando il presidente ha pronunciato la parola "colpevole"?
Un' emozione indescrivibile. Un dolore immenso. Ma anche un senso di giustizia e di speranza. Winnie e io non abbiamo raggiunto nulla. La nostra figlia non l' abbiamo più. Niente cambia nel nostro dolore. Ma forse altri genitori ora possono non tremare più quando i loro figli escono, non temere più che un assassino esca dall' ombra e glieli porti via. Ecco, io vorrei, e oggi io spero, che nessuno debba più soffrire come abbiamo sofferto noi.
Rif.1 - La Repubblica - 03 novembre 1994
Vedi anche:
Renzo Rontini - Intervista su Il Tirreno - 26 marzo 1998
Rif.1 - La Repubblica - 03 novembre 1994
Vedi anche:
Renzo Rontini - Intervista su Il Tirreno - 26 marzo 1998
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