Segue dalla prima parte.
Il 7 febbraio fu nuovamente sentita dagli inquirenti nel verbale si legge: "Mi viene chiesto di spiegare con più dettagli la descrizione della colonica di San Casciano di cui ho parlato e dei personaggi. La casa colonica si trovava fuori dal paese di San Casciano, si raggiungeva dopo aver percorso circa cinque minuti con la macchina, una strada sterrata... di queste persone... ma più sicuramente doveva essere a San Casciano; mi viene chiesto di spiegare la personalità di questi personaggi; erano sicuramente persone con problematiche, anche sotto l’aspetto sessuale, qualcuno era più violento, nel senso che nella presa era più manesco e irruente, come ad esempio il medico di Prato, di cui ho parlato e con cui in un’occasione ho avuto un rapporto sessuale”. Nuove dichiarazioni risalgono al 13 febbraio 2003: "I fatti che ho descritto relativi alla mia frequentazione di uomini, di feste con la Giovagnoli, risalgono al periodo ‘80-’82. Ricordo bene che sono andata in quel posto d’estate, mi sembra di ricordare tre volte, faceva caldo. Era il mese di giugno o di luglio, però poteva essere il 1980 o forse l’81 -‘82. Ricordo che era un’estate in cui c’erano i campionati di calcio (e quindi doveva essere l’estate dell’anno 1982, allorché si svolsero i mondiali di calcio in Spagna). In quella casa di campagna che ho indicato alla Polizia, ubicata in San Casciano io ci sono stata una volta con la signora Giovagnoli e due volte con la signora Miniati. (...) C’era un uomo giovane che con me si qualificò come medico; gli altri lo chiamavano “dottore”; mi disse che era di Prato e una volta venne con una ragazza; non ricordo la forma del viso. Poi le veniva chiesto come si facesse per arrivare a quella casa, e lei rispondeva: "Non ricordo se per arrivarci si passava da San Casciano. lo non ricordo esattamente dov’era il posto dove si andava, faccio un po’ di confusione. (...) Il paese di San Casciano non lo conosco. Mi sembra che si trattasse di una casa posta in pianura. (...) Mi sembra di ricordare una zona tutta piana, non percorrevamo salite per arrivarci. (...) Non ricordo se si passava per arrivarci dal paese di San Casciano, non ricordo esattamente dov’era il posto dove s’andava. Mi sembra di ricordare che loro dicevano che s’andava a San Casciano, però faccio un po’ di confusione". Il 26 febbraio 2003, all’esito di dette dichiarazioni veniva effettuata l’ispezione luoghi. Nel verbale si legge: "Da casa di Giovagnoli, in Firenze, via Bellini, si arriva a Mercatale, presso Villa Corsini, come possibile casa dei festini. (...) Si è proceduto per recarsi nelle vicinanze dell’abitazione della Giovaguoli, indicato quale punto di partenza. Si specifica che la signora Pellecchia ha riconosciuto il civico n. 41, indicando le finestre. Si percorreva via Maragliano, via di Novoli, via Forlanini, via Guidoni, fino all’imbocco della bretella autostradale Firenze Nord. (...) Al termine di detto tratto la Pellecchia ci indicava di proseguire in direzione dell’ex Motel Agip, oggi Holiday Inn. Al casello di Firenze Nord ci indicava di proseguire in direzione Roma. In questo frangente riferiva di riconoscere la chiesa sita sullo svincolo. Percorrendola in direzione Roma, dopo quindici chilometri si usciva al casello di Firenze Certosa e la donna precisava che dovevamo andare non in direzione dell’Autopalio, ma verso la via Cassia. (...) Giunti nelle vicinanze dell’indicazione di via degli Scopeti la Pellecchia affermava che la strada era quella che lei aveva fatto per andare ai festini, specificando che ricordava sia la strada che saliva, sia la vegetazione intorno e proseguendo sulla strada in direzione di San Casciano ci fermavamo in prossimità di una strada sterrata sulla destra, ma la signora affermava di non riconoscerla. Si da atto che trattasi di un viottolo sterrato posto prima di giungere al luogo del duplice omicidio ai danni dei due cittadini francesi. Proseguendo si raggiungeva l’incrocio con via di Faltignano. (...) Percorrendo quest’ultima, la signora non la riconosceva. (...) Si tornava indietro e si proseguiva in direzione di quest’ultima, si proseguiva in direzione di San Casciano. Passato il paese, si svoltava verso Mercatale. Raggiunta la via Grevigiana, la strada sterrata, la imboccavamo, e la signora Pellecchia esclamava: "La strada per arrivare alla casa era uguale a questa". Continuando a percorrerla, siamo arrivati a due costruzioni. Qui la Pellecchia dichiarava di riconoscere la casa contraddistinta dal numero civico 4/A come molto simile alla casa dove aveva effettuato i festini a luci rosse. Inoltre esclamava: "Lo spiazzale era questo", riferendosi all’aia e al muretto che la delimita, ricordando che il piazzale era fatto di pietre. Si rappresenta che continuando a percorrere detta strada, questa si interrompe davanti al cancello della villa dei Corsini. Per meglio vedere il luogo e la casa si scendeva dall’auto e, recatasi nella parte ove la donna diceva trovarsi l’entrata, questa non vi era. Ma all’interno del porticato si è notata la presenza di una porta. Inoltre non ricordava la parte estrema della casa, che era fatta ad archi e stondata. Durante il ritorno, la Pellecchia ribadiva che sia la strada che la casa erano molto simili, però non era quella." Il 3 settembre 2003 le veniva mostrata la foto n. 10, che riproduceva la persona informata sui fatti Martellini Tamara, la quale, secondo le sue precedenti dichiarazioni, aveva accompagnato il "medico di Prato" identificato nel dott. Narducci e la Pellecchia dichiarava: "Direi che la persona raffigurata nella foto gli somiglia molto, direi, come ho già detto in precedenza, era una ragazza molto schiva, che parlava molto poco, che non parlava molto. Io ricordo che era castana scura o mora, ed aveva i capelli sciolti sulle spalle, come sulla foto che mostrate; era bellina di viso e mi sembrava indossasse o dei pantaloni o una minigonna, non era comunque vestita elegante e nemmeno portava i gioielli". Le venivano mostrate altre foto dell’album fotografico n. 15 del 2003, e lei, dopo averle viste, riferiva: "Voglio precisare che vedendo la foto foto n. 4, ovvero quella ritraente una persona di colore, quando l’ho vista ha fatto scattare in me il ricordo della stessa. Non ricordo comunque in che contesto, ma io ho visto questa persona, ma di certo se si fosse trovato alle feste a cui andavo a San Casciano me lo sarei ricordato. E’ molto più probabile che io l’abbia visto in via Bellini. Per quanto riguarda le altre persone raffigurate nelle foto, non ne riconosco nessuna e non le ho mai viste". La prima foto era quella di Ceccatelli Giovanni, marito della Martellini; la seconda foto era di ...omissis...; la terza di ...omissis... del quale la Ghiribelli aveva parlato quale “medico svizzero”; poi vi erano raffigurati il Reinecke, il Parker, la Candido Veronica (detta “Marisa di Massa”).
Rif.1 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008
Il 7 febbraio fu nuovamente sentita dagli inquirenti nel verbale si legge: "Mi viene chiesto di spiegare con più dettagli la descrizione della colonica di San Casciano di cui ho parlato e dei personaggi. La casa colonica si trovava fuori dal paese di San Casciano, si raggiungeva dopo aver percorso circa cinque minuti con la macchina, una strada sterrata... di queste persone... ma più sicuramente doveva essere a San Casciano; mi viene chiesto di spiegare la personalità di questi personaggi; erano sicuramente persone con problematiche, anche sotto l’aspetto sessuale, qualcuno era più violento, nel senso che nella presa era più manesco e irruente, come ad esempio il medico di Prato, di cui ho parlato e con cui in un’occasione ho avuto un rapporto sessuale”. Nuove dichiarazioni risalgono al 13 febbraio 2003: "I fatti che ho descritto relativi alla mia frequentazione di uomini, di feste con la Giovagnoli, risalgono al periodo ‘80-’82. Ricordo bene che sono andata in quel posto d’estate, mi sembra di ricordare tre volte, faceva caldo. Era il mese di giugno o di luglio, però poteva essere il 1980 o forse l’81 -‘82. Ricordo che era un’estate in cui c’erano i campionati di calcio (e quindi doveva essere l’estate dell’anno 1982, allorché si svolsero i mondiali di calcio in Spagna). In quella casa di campagna che ho indicato alla Polizia, ubicata in San Casciano io ci sono stata una volta con la signora Giovagnoli e due volte con la signora Miniati. (...) C’era un uomo giovane che con me si qualificò come medico; gli altri lo chiamavano “dottore”; mi disse che era di Prato e una volta venne con una ragazza; non ricordo la forma del viso. Poi le veniva chiesto come si facesse per arrivare a quella casa, e lei rispondeva: "Non ricordo se per arrivarci si passava da San Casciano. lo non ricordo esattamente dov’era il posto dove si andava, faccio un po’ di confusione. (...) Il paese di San Casciano non lo conosco. Mi sembra che si trattasse di una casa posta in pianura. (...) Mi sembra di ricordare una zona tutta piana, non percorrevamo salite per arrivarci. (...) Non ricordo se si passava per arrivarci dal paese di San Casciano, non ricordo esattamente dov’era il posto dove s’andava. Mi sembra di ricordare che loro dicevano che s’andava a San Casciano, però faccio un po’ di confusione". Il 26 febbraio 2003, all’esito di dette dichiarazioni veniva effettuata l’ispezione luoghi. Nel verbale si legge: "Da casa di Giovagnoli, in Firenze, via Bellini, si arriva a Mercatale, presso Villa Corsini, come possibile casa dei festini. (...) Si è proceduto per recarsi nelle vicinanze dell’abitazione della Giovaguoli, indicato quale punto di partenza. Si specifica che la signora Pellecchia ha riconosciuto il civico n. 41, indicando le finestre. Si percorreva via Maragliano, via di Novoli, via Forlanini, via Guidoni, fino all’imbocco della bretella autostradale Firenze Nord. (...) Al termine di detto tratto la Pellecchia ci indicava di proseguire in direzione dell’ex Motel Agip, oggi Holiday Inn. Al casello di Firenze Nord ci indicava di proseguire in direzione Roma. In questo frangente riferiva di riconoscere la chiesa sita sullo svincolo. Percorrendola in direzione Roma, dopo quindici chilometri si usciva al casello di Firenze Certosa e la donna precisava che dovevamo andare non in direzione dell’Autopalio, ma verso la via Cassia. (...) Giunti nelle vicinanze dell’indicazione di via degli Scopeti la Pellecchia affermava che la strada era quella che lei aveva fatto per andare ai festini, specificando che ricordava sia la strada che saliva, sia la vegetazione intorno e proseguendo sulla strada in direzione di San Casciano ci fermavamo in prossimità di una strada sterrata sulla destra, ma la signora affermava di non riconoscerla. Si da atto che trattasi di un viottolo sterrato posto prima di giungere al luogo del duplice omicidio ai danni dei due cittadini francesi. Proseguendo si raggiungeva l’incrocio con via di Faltignano. (...) Percorrendo quest’ultima, la signora non la riconosceva. (...) Si tornava indietro e si proseguiva in direzione di quest’ultima, si proseguiva in direzione di San Casciano. Passato il paese, si svoltava verso Mercatale. Raggiunta la via Grevigiana, la strada sterrata, la imboccavamo, e la signora Pellecchia esclamava: "La strada per arrivare alla casa era uguale a questa". Continuando a percorrerla, siamo arrivati a due costruzioni. Qui la Pellecchia dichiarava di riconoscere la casa contraddistinta dal numero civico 4/A come molto simile alla casa dove aveva effettuato i festini a luci rosse. Inoltre esclamava: "Lo spiazzale era questo", riferendosi all’aia e al muretto che la delimita, ricordando che il piazzale era fatto di pietre. Si rappresenta che continuando a percorrere detta strada, questa si interrompe davanti al cancello della villa dei Corsini. Per meglio vedere il luogo e la casa si scendeva dall’auto e, recatasi nella parte ove la donna diceva trovarsi l’entrata, questa non vi era. Ma all’interno del porticato si è notata la presenza di una porta. Inoltre non ricordava la parte estrema della casa, che era fatta ad archi e stondata. Durante il ritorno, la Pellecchia ribadiva che sia la strada che la casa erano molto simili, però non era quella." Il 3 settembre 2003 le veniva mostrata la foto n. 10, che riproduceva la persona informata sui fatti Martellini Tamara, la quale, secondo le sue precedenti dichiarazioni, aveva accompagnato il "medico di Prato" identificato nel dott. Narducci e la Pellecchia dichiarava: "Direi che la persona raffigurata nella foto gli somiglia molto, direi, come ho già detto in precedenza, era una ragazza molto schiva, che parlava molto poco, che non parlava molto. Io ricordo che era castana scura o mora, ed aveva i capelli sciolti sulle spalle, come sulla foto che mostrate; era bellina di viso e mi sembrava indossasse o dei pantaloni o una minigonna, non era comunque vestita elegante e nemmeno portava i gioielli". Le venivano mostrate altre foto dell’album fotografico n. 15 del 2003, e lei, dopo averle viste, riferiva: "Voglio precisare che vedendo la foto foto n. 4, ovvero quella ritraente una persona di colore, quando l’ho vista ha fatto scattare in me il ricordo della stessa. Non ricordo comunque in che contesto, ma io ho visto questa persona, ma di certo se si fosse trovato alle feste a cui andavo a San Casciano me lo sarei ricordato. E’ molto più probabile che io l’abbia visto in via Bellini. Per quanto riguarda le altre persone raffigurate nelle foto, non ne riconosco nessuna e non le ho mai viste". La prima foto era quella di Ceccatelli Giovanni, marito della Martellini; la seconda foto era di ...omissis...; la terza di ...omissis... del quale la Ghiribelli aveva parlato quale “medico svizzero”; poi vi erano raffigurati il Reinecke, il Parker, la Candido Veronica (detta “Marisa di Massa”).
Rif.1 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008
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