Parroco a S. Jacopo a Sambuca (Tavarnelle Val di Pesa). Il 31 maggio 2005 dichiarò agli inquirenti: “Conobbi la Ciulli nell’anno ’84 o giù di lì; ricordo anche un episodio particolare: era una notte d’estate, mi sembra del 1991, in cui Mariella si presentò scalza a casa mia, era agosto, suonò, andò subito in giardino e mi disse che sentiva delle voci che le dicevano che doveva scappare, perché c’erano delle bombe; ricordo anche che successivamente fu ricoverata."
Il 21 dicembre 2001 Mariella Ciulli si recò da Don Belladelli per informarlo che a breve avrebbe avuto luogo il nono duplice omicidio del “mostro di Firenze” presso la Madonna del Sasso (non lontano da Pontassieve) ad opera di suo marito Francesco, suo figlio Marco ed il dottor Pier Luigi Vigna. Il 6 luglio 2007 dinanzi ai PM, Don Belladelli, fece verbalizzare: “Io ero allarmatissimo perché il racconto della Ciulli era preciso e perentorio, nel racconto non c’era nessuna componente che denotasse in se un qualche squilibrio. La donna parlava come un’agitata, ma con la testa a posto. In particolare, non cadde mai in una qualche contraddizione, da farmi sospettare che la cosa fosse inventata, magari per darsi importanza, o comunque che lei fosse fuori di testa. Il fatto che la donna parlasse di un evento di quella stessa notte e il realismo con cui parlava, mi indussero a cercare contatto immediato con le forze dell’ordine, cosicché contattai telefonicamente il maresciallo Tagliaferro, che la conosceva bene. (…) Poi non basa, arriva un secondo gruppo di Carabinieri più esperti (intervenne un gruppo di poliziotti della S.A.M.. con il Maresciallo Frillici in testa n.d.r.). Ricordo che in un primo momento conferirono con il Tagliaferro e poi tutti ad un medesimo tavolo vollero sentire il racconto da me, che mi era stato fatto dalla donna. Fu nel corso di questo racconto che uno dei Carabinieri, sentendo che questa donna si agitava molto, mi chiese nel dettaglio che tipo di movimenti costei faceva; a seguito delle indicazioni che io detti mi fu detto che in effetti si trattava di persona che loro conoscevano, perché aveva già fatto a loro questo tipo di rivelazioni. Devo dire con sincerità che fu solo in quel momento e a seguito di questa affermazione, che mi venne il sospetto che la donna potesse essere una persona con dei problemi mentali e che quindi parlava per esibizionismo o millanteria. Dalle affermazioni che io resi, non mi pare di ricordare che fu fatto un preciso verbale, come stiamo facendo in questo momento; probabilmente ciò si spiega con la ragione che il racconto si riferiva ad un evento così imminente che le Forze dell’Ordine furono prese dall’urgenza di apprestare i relativi controlli. Essendo i fatti tanto gravi era meglio secondo i Carabinieri svolgere gli opportuni accertamenti in merito. Io, per parte mia, tornai in parrocchia talmente colpito dalla cosa che mi raccolsi in preghiera, andando addirittura in chiesa, che riaprii per questo specifico scopo. Seguii con apprensione le cronache giornalistiche del giorno dopo, rimanendo rinfrancato dall’assenza di qualsiasi riferimento al racconto fatto dalla Ciulli. Ricordo che addirittura aprii il televisore alle sei della mattina per seguire i primi annunci di cronaca. Prendo atto che nell’annotazione dei Carabinieri, oltre a quanto già riferito, si cita specificatamente un richiamo che la donna avrebbe fatto alla responsabilità del marito, nella vicenda da lei raccontata, nonché al coinvolgimento del figlio, causato dallo stesso marito. Il richiamo al figlio mi ha in effetti fatto venire in mente che la donna disse che si era indotta a parlare con me di questa vicenda proprio perché temeva il coinvolgimento del suo ambito familiare, in persona, appunto, del marito e del figlio. Quanto al fatto che la donna abbia dichiarato che vi era nel gruppo, a cui faceva riferimento, anche un’implicazione di persone legate alle indagini e addirittura del Procuratore, ora che lei mi dice che ciò risulta dall’annotazione di Polizia Giudiziaria, che io abbia parlato in questi termini al maresciallo Tagliaferro, devo dire… confermarglielo. Può darsi che questi richiami siano stati anzi proprio quelli che hanno contribuito a rendere ancora più impellente l’urgenza di parlarne con le forze dell’ordine.”
Rif.1 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008
Il 21 dicembre 2001 Mariella Ciulli si recò da Don Belladelli per informarlo che a breve avrebbe avuto luogo il nono duplice omicidio del “mostro di Firenze” presso la Madonna del Sasso (non lontano da Pontassieve) ad opera di suo marito Francesco, suo figlio Marco ed il dottor Pier Luigi Vigna. Il 6 luglio 2007 dinanzi ai PM, Don Belladelli, fece verbalizzare: “Io ero allarmatissimo perché il racconto della Ciulli era preciso e perentorio, nel racconto non c’era nessuna componente che denotasse in se un qualche squilibrio. La donna parlava come un’agitata, ma con la testa a posto. In particolare, non cadde mai in una qualche contraddizione, da farmi sospettare che la cosa fosse inventata, magari per darsi importanza, o comunque che lei fosse fuori di testa. Il fatto che la donna parlasse di un evento di quella stessa notte e il realismo con cui parlava, mi indussero a cercare contatto immediato con le forze dell’ordine, cosicché contattai telefonicamente il maresciallo Tagliaferro, che la conosceva bene. (…) Poi non basa, arriva un secondo gruppo di Carabinieri più esperti (intervenne un gruppo di poliziotti della S.A.M.. con il Maresciallo Frillici in testa n.d.r.). Ricordo che in un primo momento conferirono con il Tagliaferro e poi tutti ad un medesimo tavolo vollero sentire il racconto da me, che mi era stato fatto dalla donna. Fu nel corso di questo racconto che uno dei Carabinieri, sentendo che questa donna si agitava molto, mi chiese nel dettaglio che tipo di movimenti costei faceva; a seguito delle indicazioni che io detti mi fu detto che in effetti si trattava di persona che loro conoscevano, perché aveva già fatto a loro questo tipo di rivelazioni. Devo dire con sincerità che fu solo in quel momento e a seguito di questa affermazione, che mi venne il sospetto che la donna potesse essere una persona con dei problemi mentali e che quindi parlava per esibizionismo o millanteria. Dalle affermazioni che io resi, non mi pare di ricordare che fu fatto un preciso verbale, come stiamo facendo in questo momento; probabilmente ciò si spiega con la ragione che il racconto si riferiva ad un evento così imminente che le Forze dell’Ordine furono prese dall’urgenza di apprestare i relativi controlli. Essendo i fatti tanto gravi era meglio secondo i Carabinieri svolgere gli opportuni accertamenti in merito. Io, per parte mia, tornai in parrocchia talmente colpito dalla cosa che mi raccolsi in preghiera, andando addirittura in chiesa, che riaprii per questo specifico scopo. Seguii con apprensione le cronache giornalistiche del giorno dopo, rimanendo rinfrancato dall’assenza di qualsiasi riferimento al racconto fatto dalla Ciulli. Ricordo che addirittura aprii il televisore alle sei della mattina per seguire i primi annunci di cronaca. Prendo atto che nell’annotazione dei Carabinieri, oltre a quanto già riferito, si cita specificatamente un richiamo che la donna avrebbe fatto alla responsabilità del marito, nella vicenda da lei raccontata, nonché al coinvolgimento del figlio, causato dallo stesso marito. Il richiamo al figlio mi ha in effetti fatto venire in mente che la donna disse che si era indotta a parlare con me di questa vicenda proprio perché temeva il coinvolgimento del suo ambito familiare, in persona, appunto, del marito e del figlio. Quanto al fatto che la donna abbia dichiarato che vi era nel gruppo, a cui faceva riferimento, anche un’implicazione di persone legate alle indagini e addirittura del Procuratore, ora che lei mi dice che ciò risulta dall’annotazione di Polizia Giudiziaria, che io abbia parlato in questi termini al maresciallo Tagliaferro, devo dire… confermarglielo. Può darsi che questi richiami siano stati anzi proprio quelli che hanno contribuito a rendere ancora più impellente l’urgenza di parlarne con le forze dell’ordine.”
Rif.1 - Sentenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze contro Francesco Calamandrei del 21 maggio 2008
3 commenti:
Questo don Attilio merita di essere studiato sul suo passato.E' stato solamente spostato d'incarico,ma poteva andare diversamente.C'è il Signore Dio che giudicherà tutti un giorno,questo il sacerdtote lo sa.Dio chiede conto maggiormente a chi lo rappresenta.
p.s.:naturalmente qui la faccenda del mostro di Firenze non c'entra nulla...ma son sempre faccende mostruose ..
Scusa posso sapere meglio a cosa ti riferisci?
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