Lucarelli, è possibile tutto questo?
Altroché: è ovvio. Si può pensare che gente come il Vampa o il Katanga (i soprannomi di Pacciani e Lotti, mentre il Vanni, postino della Val di Pesa, era chiamato «Torsolo», ndr) sia in grado di uccidere sedici persone e farla franca?
Lei conosce bene Michele Giuttari, insieme avete scritto Compagni di sangue, nel 1998, sui fatti del mostro. È appena uscito il secondo libro di Giuttari, e le indagini accelerano. C’è chi parla di svolta «pubblicitaria».
«Io conosco un poliziotto scrupoloso, attento, serio, molto ponderato nelle indagini, anche lento (nel senso: non precipitoso). Rifiuto questa interpretazione maliziosa.
Come vi incontraste?
Decise l’editore, che ebbe da Giuttari la proposta del libro. Per pubblicare un libro che parlasse dei fatti accaduti volle farci incontrare, per affiancare un giallista al poliziotto che da sempre dava la caccia al mostro.
Vi siete più frequentati in seguito?
Ci siamo tenuti in contatto, ci siamo risentiti per l’uscita di quest’ultimo libro, Scarabeo, che mi è piaciuto: c’è un altro bravo scrittore di romanzi gialli in giro...
Giuttari, e con lui la procura di Firenze, è indefesso sostenitore del «secondo livello»: una setta esoterica che commissionava i delitti ai compagni dimerende. Cosa ne pensa il giallista Lucarelli?
Io mi sono avvicinato alle vicende del mostro da persona completamente all’asciutto. Ho preso in considerazione tutte le ipotesi, il killer singolo, abile, magari colto. Oppure i compagni di merende per conto proprio, senza committenti. E mi sono rapidamente convinto dell’impossibilità di un assassino singolo singolo e di un’azione isolata di Pacciani, Vanni e Lotti. L’ipotesi dei compagni di merende manovrati da un secondo livello era quella che copriva maggiormente ogni mistero, ogni angolo scoperto di questi delitti. Così quadrano più elementi rispetto alle altre ipotesi.
Magia nera, messe sataniche...
Altroché: è ovvio. Si può pensare che gente come il Vampa o il Katanga (i soprannomi di Pacciani e Lotti, mentre il Vanni, postino della Val di Pesa, era chiamato «Torsolo», ndr) sia in grado di uccidere sedici persone e farla franca?
Lei conosce bene Michele Giuttari, insieme avete scritto Compagni di sangue, nel 1998, sui fatti del mostro. È appena uscito il secondo libro di Giuttari, e le indagini accelerano. C’è chi parla di svolta «pubblicitaria».
«Io conosco un poliziotto scrupoloso, attento, serio, molto ponderato nelle indagini, anche lento (nel senso: non precipitoso). Rifiuto questa interpretazione maliziosa.
Come vi incontraste?
Decise l’editore, che ebbe da Giuttari la proposta del libro. Per pubblicare un libro che parlasse dei fatti accaduti volle farci incontrare, per affiancare un giallista al poliziotto che da sempre dava la caccia al mostro.
Vi siete più frequentati in seguito?
Ci siamo tenuti in contatto, ci siamo risentiti per l’uscita di quest’ultimo libro, Scarabeo, che mi è piaciuto: c’è un altro bravo scrittore di romanzi gialli in giro...
Giuttari, e con lui la procura di Firenze, è indefesso sostenitore del «secondo livello»: una setta esoterica che commissionava i delitti ai compagni dimerende. Cosa ne pensa il giallista Lucarelli?
Io mi sono avvicinato alle vicende del mostro da persona completamente all’asciutto. Ho preso in considerazione tutte le ipotesi, il killer singolo, abile, magari colto. Oppure i compagni di merende per conto proprio, senza committenti. E mi sono rapidamente convinto dell’impossibilità di un assassino singolo singolo e di un’azione isolata di Pacciani, Vanni e Lotti. L’ipotesi dei compagni di merende manovrati da un secondo livello era quella che copriva maggiormente ogni mistero, ogni angolo scoperto di questi delitti. Così quadrano più elementi rispetto alle altre ipotesi.
Magia nera, messe sataniche...
e feticci da esibire. Altro lato oscuro che troverebbe una piegazione.
L’esoterismo è presente nella storia, basta pensare al Nazismo, così come nella quotidianità, con fenomeni più vari. Che ne pensa?
Intorno all’esoterismo c’è un alone di negatività dovuto anche all’atteggiamento vergognoso di chi coltiva queste frequentazioni. Anche se tutto non è da mettere sullo stesso piano, il ricorso al soprannaturale esiste, è in aumento, ci si rivolge a maghi, santoni, cartomanti. Si cerca una scorciatoia per risolvere i problemi, per rivolgersi all’aldilà, per placare le inquietudini di questi
brutti tempi
L’esoterismo è presente nella storia, basta pensare al Nazismo, così come nella quotidianità, con fenomeni più vari. Che ne pensa?
Intorno all’esoterismo c’è un alone di negatività dovuto anche all’atteggiamento vergognoso di chi coltiva queste frequentazioni. Anche se tutto non è da mettere sullo stesso piano, il ricorso al soprannaturale esiste, è in aumento, ci si rivolge a maghi, santoni, cartomanti. Si cerca una scorciatoia per risolvere i problemi, per rivolgersi all’aldilà, per placare le inquietudini di questi
brutti tempi
Il patto di appartenenza a queste sette sembra fortissimo, superiore a quello massonico.
Chi arriva a vendere l’anima a Satana si compromette più facilmente. Abbiamo indagato casi pazzeschi, mi ricordo di una ragazza friulana - poi uccisa - appartenente ad una setta assurda, seguace di un santone che parlava di ufologia... insomma, quando si crede a queste cose, si fa con una grande determinazione.
Si troveranno in queste sette i segreti del «mostro»?
Riuscire ad indagare lì dentro non è facile. Soprattutto se pensiamo a quanto detto da Giuttari, che fa bene a ricordare l’omertà così diffusa in molti posti e in molti modi. Nel caso del«mostro» di Firenze viene questo dubbio. Sono cose che succedono nei paesi e in queste realtà qualcosa si viene a conoscere, in un modo o nell’altro. Almeno s’intuisce: io vivo in un paesino e se avessi comportamenti particolari il maresciallo lo saprebbe subito. Ma l’omertà è un tratto presente nel carattere degli italiani: se vediamo i ladri entrare nella casa del vicino mentre questo è in ferie, spengiamo la luce e andiamo a dormire...
Rif.1 - L'Unità - 23 ottobre 2006 pag.6
Si troveranno in queste sette i segreti del «mostro»?
Riuscire ad indagare lì dentro non è facile. Soprattutto se pensiamo a quanto detto da Giuttari, che fa bene a ricordare l’omertà così diffusa in molti posti e in molti modi. Nel caso del«mostro» di Firenze viene questo dubbio. Sono cose che succedono nei paesi e in queste realtà qualcosa si viene a conoscere, in un modo o nell’altro. Almeno s’intuisce: io vivo in un paesino e se avessi comportamenti particolari il maresciallo lo saprebbe subito. Ma l’omertà è un tratto presente nel carattere degli italiani: se vediamo i ladri entrare nella casa del vicino mentre questo è in ferie, spengiamo la luce e andiamo a dormire...
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