Pietro Pacciani ha sempre negato di aver frequentato zone che fossero ritrovo abituale di coppiette e di guardoni e di essere stato un guardone lui stesso. Nega questo tipo di attività fin dal suo primo interrogatorio davanti al PM, il 6 luglio 1990, "lo non sono stato mai a guardare coppiette che facevano all'amore perché sono cose che mi fanno schifo ed urlavo quando vedevo delle coppiette che facevano all'amore nei giardini di Mercatale proprio davanti a casa mia..... non potevo sopportare che in un luogo pubblico dove tutti passano le coppie si facessero delle effusioni, per di più davanti alla porta di casa mia". Nell'interrogatorio dei 15 luglio 1992, alla contestazione fattagli dal PM di essere stato riconosciuto da una donna, mentre in ora notturna e nei pressi della piazzola dove erano stati uccisi i francesi, guardava lei e il suo compagno mentre facevano all'amore, il Pacciani insorge: "Io vado a vedere quello che fanno in macchina? Questa donna bisognerebbe sapere il nome per denunziarla per calunnia", ed ancora più in là, all'esplicita domanda se egli sia un guardone: "E' impensabile che un padre di famiglia con moglie e figli vada a guardare quello che fanno gli altri", tema perbenistico questo che il prevenuto riprenderà nell'ultimo interrogatorio del 29 gennaio 1993: "Quelli che dicono che sono un guardone dicono cose inventate, io ho solo fatto l'amore come tutti con mia moglie e non sono un guardone", e poi ancora a più riprese in dibattimento durante l'udienza del 18 ottobre 1994: "Che male gli hanno fatto questi poeri ragazzi? Icchè facevan loro noi si faceva con le nostre mogli. Che si va a vedere icchè fa un altro?", "Io sono un omo perfetto, come tutti gli altri ... Allora io avrei andato a vedere i'che fa gli altri? lo non sono né un pazzo né un malato. Quello che facevano loro lo facevo a casa, io".
Rif.2 - Sentenza della Corte di Assise dell'1 novembre 1994 contro Pietro Pacciani (testo in corsivo)
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