Originario di San Casciano Val di Pesa, oggi è titolare di una agenzia immobiliare a Firenze.
Tra il 1984 ed il 1985, si trovava con la sua fidanzata di allora, Salvadori Antonella, nello spiazzo antistante il cimitero di S.Casciano Val di Pesa, mentre "stavano intrattenendosi intimamente sul sedile anteriore lato guida della Volkswagen Passat familiare del ragazzo, si erano accorti che all'esterno dell'auto abbarbicato al parabrezza vi era un individuo il quale, con le braccia allargate, quasi abbracciava l'auto. Costui impugnava nella mano destra una pistola, tanto che lo landelli aveva udito il rumore di un urto metallico su un finestrino ed aveva riconosciuto, assieme all'uomo, la canna dell'arma, che descriveva simile nella forma a quella in dotazione ai CC, ma di dimensioni più piccole. L'uomo era rimasto in quella posizione per 30/40 secondi, incurante dei pugni che lo Iandelli dava dall'interno contro il vetro del parabrezza per cercare di farlo staccare. Alla fine lo Iandelli, sia pure con qualche difficoltà, era riuscito a rimettere in moto: ma, privo com'era dell'appoggio dello schienale, essendo i sedili abbassati, aveva perso l'equilibrio e l'auto era andata sottosterzo facendo dei giri su se stessa, mentre l'uomo si era staccato dalla macchina. Mentre la Salvadori, per la posizione che aveva in quel momento, essendo stesa supina sotto allo Iandelli, non aveva potuto vedere l'individuo, il ragazzo riferiva invece di averlo visto in faccia da vicino, col volto schiacciato contro il vetro del parabrezza, che era appannato, ma che proprio il contatto del viso aveva in quel punto sbrinato. L'individuo aveva capelli bianchi brizzolati, faccia un po' massiccia, la mano che impugnava la pistola grande e robusta come la corporatura, le dita piuttosto massicce. Egli sul momento, anche per la grande paura provata, non era stato in grado di riconoscerlo. La Salvadori Antonella, nel confermare sostanzialmente i fatti narrati dallo Iandelli, aveva però aggiunto che qualche tempo dopo il ragazzo le aveva raccontato di aver visto a Mercatale il Pacciani che aveva un braccio fasciato di bianco e che egli pensava potesse essere stato lui il guardone di quella notte. A tali affermazioni lo Iandelli ha opposto dapprima un atteggiamento reticente, affermando in dibattimento che non gli sembrava di aver detto quelle cose alla ragazza, pur ammettendo di avere, nei giorni successivi, guardato in giro per individuare se vi fosse qualcuno col braccio fasciato che potesse corrispondere al guardone di quella notte. Ma l'atteggiamento reticente dello Iandelli diviene palesemente mendace quando gli vengono contestate le affermazioni fatte da Caioli Luigi, residente a S.Casciano, il quale ha dichiarato in dibattimento che nel maggio-giugno 1992, mentre erano in corso le perquisizioni in casa Pacciani, lo Iandelli gli aveva raccontato l'episodio del guardone col braccio fasciato e la pistola occorsogli nel piazzale dei cimitero. Lo Iandelli gli aveva detto che lì per lì non aveva riconosciuto molto bene costui e che lo aveva forse scambiato con una persona di Mercatale. Il giorno dopo si era recato in paese per verificare se fosse proprio quella persona, ma non l'aveva trovata ed aveva invece incontrato il Pacciani col braccio fasciato o ingessato come l'individuo della sera prima. La versione dei fatti data dal Caioli trova poi riscontro in quella del teste Lotti Franco che è stato, tra l'altro, per un certo periodo medico curante del Pacciani. Costui ha riferito che, in epoca immediatamente successiva alla scarcerazione del Pacciani nel dicembre 1991, lo zio dello Iandelli Luca, Iandelli Guido, abitante a Mercatale, gli aveva raccontato la paurosa avventura notturna occorsa al nipote e alla sua fidanzata qualche anno prima nel piazzale del cimitero, e di come fossero riusciti a scappare terrorizzati. A distanza di qualche giorno il nipote aveva rivisto lo sconosciuto col braccio fasciato a Mercatale e lo aveva riconosciuto per il Pacciani Pietro."
Tra il 1984 ed il 1985, si trovava con la sua fidanzata di allora, Salvadori Antonella, nello spiazzo antistante il cimitero di S.Casciano Val di Pesa, mentre "stavano intrattenendosi intimamente sul sedile anteriore lato guida della Volkswagen Passat familiare del ragazzo, si erano accorti che all'esterno dell'auto abbarbicato al parabrezza vi era un individuo il quale, con le braccia allargate, quasi abbracciava l'auto. Costui impugnava nella mano destra una pistola, tanto che lo landelli aveva udito il rumore di un urto metallico su un finestrino ed aveva riconosciuto, assieme all'uomo, la canna dell'arma, che descriveva simile nella forma a quella in dotazione ai CC, ma di dimensioni più piccole. L'uomo era rimasto in quella posizione per 30/40 secondi, incurante dei pugni che lo Iandelli dava dall'interno contro il vetro del parabrezza per cercare di farlo staccare. Alla fine lo Iandelli, sia pure con qualche difficoltà, era riuscito a rimettere in moto: ma, privo com'era dell'appoggio dello schienale, essendo i sedili abbassati, aveva perso l'equilibrio e l'auto era andata sottosterzo facendo dei giri su se stessa, mentre l'uomo si era staccato dalla macchina. Mentre la Salvadori, per la posizione che aveva in quel momento, essendo stesa supina sotto allo Iandelli, non aveva potuto vedere l'individuo, il ragazzo riferiva invece di averlo visto in faccia da vicino, col volto schiacciato contro il vetro del parabrezza, che era appannato, ma che proprio il contatto del viso aveva in quel punto sbrinato. L'individuo aveva capelli bianchi brizzolati, faccia un po' massiccia, la mano che impugnava la pistola grande e robusta come la corporatura, le dita piuttosto massicce. Egli sul momento, anche per la grande paura provata, non era stato in grado di riconoscerlo. La Salvadori Antonella, nel confermare sostanzialmente i fatti narrati dallo Iandelli, aveva però aggiunto che qualche tempo dopo il ragazzo le aveva raccontato di aver visto a Mercatale il Pacciani che aveva un braccio fasciato di bianco e che egli pensava potesse essere stato lui il guardone di quella notte. A tali affermazioni lo Iandelli ha opposto dapprima un atteggiamento reticente, affermando in dibattimento che non gli sembrava di aver detto quelle cose alla ragazza, pur ammettendo di avere, nei giorni successivi, guardato in giro per individuare se vi fosse qualcuno col braccio fasciato che potesse corrispondere al guardone di quella notte. Ma l'atteggiamento reticente dello Iandelli diviene palesemente mendace quando gli vengono contestate le affermazioni fatte da Caioli Luigi, residente a S.Casciano, il quale ha dichiarato in dibattimento che nel maggio-giugno 1992, mentre erano in corso le perquisizioni in casa Pacciani, lo Iandelli gli aveva raccontato l'episodio del guardone col braccio fasciato e la pistola occorsogli nel piazzale dei cimitero. Lo Iandelli gli aveva detto che lì per lì non aveva riconosciuto molto bene costui e che lo aveva forse scambiato con una persona di Mercatale. Il giorno dopo si era recato in paese per verificare se fosse proprio quella persona, ma non l'aveva trovata ed aveva invece incontrato il Pacciani col braccio fasciato o ingessato come l'individuo della sera prima. La versione dei fatti data dal Caioli trova poi riscontro in quella del teste Lotti Franco che è stato, tra l'altro, per un certo periodo medico curante del Pacciani. Costui ha riferito che, in epoca immediatamente successiva alla scarcerazione del Pacciani nel dicembre 1991, lo zio dello Iandelli Luca, Iandelli Guido, abitante a Mercatale, gli aveva raccontato la paurosa avventura notturna occorsa al nipote e alla sua fidanzata qualche anno prima nel piazzale del cimitero, e di come fossero riusciti a scappare terrorizzati. A distanza di qualche giorno il nipote aveva rivisto lo sconosciuto col braccio fasciato a Mercatale e lo aveva riconosciuto per il Pacciani Pietro."
Luca Iandelli, Salvadori Antonella, Caioli Luigi e Lotti Franco furono ascoltati nel Processo Pacciani il 31 maggio 1994.
Rif.2 - Sentenza della Corte di Assise dell'1 novembre 1994 contro Pietro Pacciani (testo in corsivo)Vedi anche:
-Luca Iandelli - Deposizione del 31 maggio 1994
3 commenti:
Credo che, se questo avvistamento è reale, i ragazzi hanno effettivamente visto un guardone. Un "semplice" guardone, che tutto preso dalla sua eccitazione, non riesce nemmeno a coordinarsi per fare qualcosa, per scappare. E' possibile che fosse proprio il Pacciani. Ma questo dimostrerebbe che non era lui il Mostro. Se quello fosse stato il Mostro o non l'avrebbero potuto raccontare, o si sarebbe comunque dileguato immediatamente. Aveva troppa rapidità di ragionamento per restare lì a fare il rodeo. :-)
La deposizione di Luca Iandelli e della Salvadori sono altamente reticenti! Basta ascoltarle online (per es. sul sito di Radio Radicale): prima dell'interrogatorio era intercorsa tra i due una telefonata in cui sicuramente lo Iandelli e la Salvadori si erano messi d'accordo per dire il meno possibile. La Desideri aveva anche inviato al tribunale un certificato medico per non testimoniare. Le due testimonianze, infarcite da "non so" e "non ricordo" fanno pensare ad una paura dei due nel pronunciare il nome di Pacciani... Ma in commissariato avevano già verbalizzato le loro prime dichiarazioni, per cui credo che quella storia del braccio fasciato sia vera. E che quindi Pacciani fosse stato l'aggressore con la pistola.
Beh se era Pacciani ( sicuramente )si deve scagionare in quanto il vero killer 1 avrebbe avuto il volto coperto 2 li avrebbe uccisi senza tantesceneggiate
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