Dopo il duplice omicidio di Susanna Cambi e Stefano Baldi, i magistrati decisero di divulgare un identikit del mostro. L'identikit fu realizzato in base alle indicazioni di due ragazzi che transitando in zona Bartoline, la sera del delitto, avevano incrociato un'Alfa rossa alla cui guida vi era un uomo molto nervoso, scosso, dai lineamenti tesi. Il 30 giugno 1982 il presunto volto del mostro apparve su tutti i giornali. Decine e decine di segnalazioni arrivarono ai Carabinieri, alla Polizia, ai magistrati ed alle redazioni dei quotidiani. A Porta Romana a Firenze, un macellaio dovette chiudere la propria bottega per una settimana per la somiglianza con la figura dell'identikit. Un tassista fu invitato a presentarsi in questura ma risultò del tutto estraneo alla vicenda. Giuseppe Filippi, Pino o Beppino per gli amici, gestiva con la moglie Elda Carradori il bar ristorante "Cavallino Rosso" a Valenzatico e data la somiglianza con la figura pubblicata dai giornali fu vittima per un mese degli scherzi di alcuni ragazzi. Il 31 luglio, nel primo pomeriggio, si ritirò nella propria abitazione per riposare. La moglie lo trovò, intorno alle 16,00, riverso sul letto, quasi completamente nudo in una pozza di sangue, la gola lacerata da un coltello. Sulla scrivania un foglietto in cui il Filippi aveva cercato di spiegare i motivi del gesto.
Rif.1 - Dolci colline di sangue - pag.68Rif.2 - La leggenda del Vampa pag.184
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