venerdì 6 maggio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 19 marzo 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte

Avvocato Filastò: Vanni, secondo il Pubblico Ministero avrebbe detto "l'avvocato Zanobini — quando invece non ha detto niente, così, lasciamo perdere — sarebbe un furbo chiamando in causa l'avvocato Corsi. Il calcolo che Vanni avrebbe fatto è questo qua: si sarebbe creato una specie di alibi. Perché dice: se L'ho detta all'avvocato, la lettera, evidentemente è una lettera con contenuto abbastanza innocuo. Invece l'avvocato Corsi dice: 'no, non me l'ha letta, non è vero', e allora al Vanni gli è caduto l'alibi. Questa storia di questa specie di alibi riguardante questa lettera a me ricorda in modo impressionante il cosiddetto alibi che si sarebbe creato Pacciani nell'altro processo, che voi certamente ricorderete, a proposito del block Skizzen Brunnen; in cui Pacciani, per far risultare che quel blocco lui lo possedeva da prima dell'omicidio dei tedeschi, senza che il blocco gli fosse stato mai sequestrato, nonostante tutte le perquisizioni il blocco era rimasto sempre lì, Pacciani dice: 'ah, sai cosa faccio? Ora li imbroglio io. Ci scrivo sopra delle annotazioni che risalgono all'81'. Si va a guardare, fra l'altro, il tipo di annotazioni e si vede che, - effettivamente, corrisponde all'81, quelle cose lì le ha fatte davvero, ha comprato davvero quei laterizi,ha fatto davvero quella richiesta relativa ad una licenza amministrativa... E io ho fatto queste cose qui... Mi sono ricordato che nell'81 ho fatto queste cose? Roba da Pico Della Mirandola. A dieci anni di distanza ho fatto queste annotazioni e cosi li frego io. Ma brutto imbecille, ma... 
P.M.: Buttalo via.
Avvocato Filastò: Eh? 
P.M.: Buttalo via.
Avvocato Filastò: Buttalo via. Buttalo nella stufa, accidenti a te! Ma che... Ma buttalo via. Che ti stai a romper le scatole, con tutto questo traffico... Così avrebbe fatto, in qualche modo, anche il signor Vanni, il quale, riceve questa lettera, no, riceve questa lettera in cui chissà che c'è scritto; riceve questa lettera e poi è, sarebbe costretto a crearsi l'alibi, quello dell'avvocato Corsi, perché, Antonio? Perché ne ha parlato a mezzo mondo. Perché se lui quella lettera la piglia, la riceve, se la legge, se la tiene, se la mette in tasca e tutto finisce lì e non ne parla con nessuno, ma nessuno saprà mai che lui ha avuto una lettera da Pacciani. Invece lui, come riceve questa lettera da Pacciani va a parlarne con il Nesi Lorenzo, con la mo... con la moglie, forse... A
Avvocato Mazzeo: Con la moglie di Pacciani.
Avvocato Filastò: No, la moglie di Pacciani è l'ultima. Che, prima di andare dalla moglie di Pacciani ha parlato con il Nesi, ha parlato con la Maria Grazia, la sorella; ne ha parlato con... con chi altro? Ora non mi viene in mente. Insomma... Con il Ricci, ne ha parlato con un altro ancora... PRESIDENTE:: Vanni Paolo.
Avvocato Filastò: Col Vanni Paolo. Grazie, Presidente. E poi dopo, alla fine, dice: 'ma io gliela vo a leggere all'Angiolina'. Prende la SITA e va dall'Angiolina a leggergli la lettera. Allora, già che ci siamo, un momentino, riflettiamoci un momentino su questa lettera. É vero che il Pubblico Ministero su questo dice: siamo tutti nelle ipotesi. Be' riflettiamoci un minuto. Questa lettera, possiamo, proviamo ad immaginarla, facciamola questa ipotesi, esplicitiamola... E vediamo che, per arrivare poi alla conclusione, ancora di più, anche stavolta, proprio sotto il profilo di questa lettera, il signor Lotti, è. bugiardo come Giacomo... Che ci potrebbe esser scritto in questa lettera? Seguiamo Lotti, perché Lotti fa delle dichiarazioni di questo genere. La lettera dice: 'caro Mario Vanni, ti ricordi quando si faceva le merende?' Questo è l'incipit, sicuro. 'Ti ricordi quando si faceva le merende? Noi si andava a fare le merende, siamo amici e tutto il resto. Allora, devi sapere che io mi trovo in carcere' — mettiamola così - 'sospettato di essere il "mostro di Firenze". Allora te dovresti farmi un piacerino: andare dall'Angiolina, farti dare la calibro 22 che si trova nel cassetto del comodino, quello a destra, vicino alla camera mia dove sto; digli che è rinvoltata dentro un foglio di giornale, prender la calibro 22, metterci le munizioni e poi andare a ammazzarmi una coppia a tuo piacere, dove vuoi te. La trovi, una coppia qualsiasi e per piacere me l'ammazzi, così viene fuori che non sono io il "mostro" e mi mettono fuori'. É stato scritto questo? E dobbiamo pensare una cosa di questo genere, seguendo quello che dice Lotti? Perché, vedete, è come la storia della ipotesi dell'arma calibro 22, feticcio che fa comodo a Salvatore Indovino, perché lui vuole ammazzare delle coppie con quell'arma, perché quest'arma ha già ammazzato prima una coppia, quindi è carica di questo effetto di tipo esoterico, magico... Quando poi le cose... Finché si lasciano lì nell'ombra a dormire, o a formare suggestioni, o pregiudizi, le cose non si esplicitano, restano lì e sono come quegli animalacci tipo scarafaggi che stanno negli angolini della cucina. Se non gli rompono le scatole, non si vedono... Ma se poi a un certo punto, invece, si tirano fuori queste cose e lo scarafaggio viene fuori: tac! con la scarpa. E lo scarafaggio è spiaccicato per terra, come in questo caso. Ed una lettera così, di questo tenore, va a raccontarla a tutti? E poi la va a leggere all'Angiolina? Via, via, via. . . Ma non solo, progetta di andarla, a far vedere ai Carabinieri. Perché su questo non c'è dubbio, lo dice anche il Nesi: che lui voleva portarla a far vedere ai Carabinieri. Poi non ci è andato, disgraziatamente. Se tu fossi andato dai Carabinieri... Vanni, non sei stato... 
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ma lui però ci voleva andare dall'avvocato a fargliela vedere a lui. La lettera in cui Pacciani dice: 'senti, amico di merende, vai a pigliar la pistola e ammazzami due’. 
Mario Vanni: Moh!
Avvocato Filastò: Moh! E infatti. Vanni, che è un uomo semplice, riceva questa lettera dal carcere, in cui con buonissima probabilità, direi con estrema probabilità si parla del processo ancora in corso, quello che magari è nella fase dell'Appello. Ci manca il dato cronologico di quando riceve questa lettera, che poteva affermare: nossignore, il processo è già finito, mi è stato detto, per carità di Dio, c'è stata anche la Cassazione, lui è già stato condannato. E chi l'ha detto questo? Attendibilmente, probabilmente invece, il processo è ancora in corso e questo Pacciani scrive all'amico, ricordandogli le merende, la frequentazione... 'senti, mi fai un piacere, m'hanno messo, incroce queste donne' .L'ha detto poi lui, fra l'altro: alla fine, a furia di bucare... 'no, no, no, le figliole. Parlava delle figliole quella lettera. Parlava delle figliole'. 
Mario Vanni: Delle figliole.
Avvocato Filastò: Delle figliole. 'Vai là e digli, per piacere, che non mi mettano in croce', perché qui, voglio dire, siamo alle porte coi sassi, se poi mi condanna anche l'Appello non c'è niente più da fare, che faccio io?' E la persona onesta, quando riceve una lettera di questo genere, dice: ma guarda questo, ma cosa vuole da me, ma che c'entro io? Ma chi lo conosce, ma perché mi chiede queste cose, ma accidenti a lui, ne parlo a tutti. Dice, ma guarda, questo mi scrive una lettera, ma io sì, ci siamo visti, sì, si capisce, si faceva le merende insieme, ma che vuol dire? Ma che devono mettermi dentro ad un'indagine dì questo genere qua, ma nemmen per idea. Insomma, confusamente perché ha avuto il suo trascorso processuale, Vanni, che è quello che sappiamo, a suo tempo, sa che con queste cose non si scherza, si è comportato allora in un certo modo, fra l'altro in maniera, molto, collaborativa, molto franca. Dice: 'lei l'ha picchiata la moglie?' 'Si'. Perché - un piccolo inciso — questa sarebbe, fra l'altro, l'ammissione di Vanni... secondo l'avvocato Curandai questa sarebbe l'ammissione di Vanni sul fatto che ha buttato la moglie per le scale, no? Perché dice: ma lei...
Presidente: Avvocato. 
Avvocato Filastò: Eh?
Presidente: Non si è capito.
Avvocato Filastò: Scusi, scusi Presidente. L'ammissione di Vanni sul fatto che ha buttato la moglie dalle scale, secondo l'avvocato Curandai. Per cui, a un certo punto, dice: 'ma lei l'ha buttata per le scale la moglie?' 'No, io ho tirato una labbrata', ha risposto lui. 'Ah, ha tirato una labbrata, ma l'ha buttata dalle scale'. Dice: 'mah, io gl'ho dato una labbrata perché l'era ammalata, io non lo sapevo'. Allora l'avvocato Curandai dice: 'ah, siccome era malata di mal caduco...' mi par di aver sentito un arzigogolo, di questo, genere. No, no, ma l'ha detto: 'siccome il mal caduto e il mal caduco si cade e si può cadere anche dalle scale, nulla esclude che lui l'abbia picchiata, questa sia caduta'. Ed è per questo che dice: 'era malata, non lo sapevo'. Perché lui non sapeva che aveva il mal caduco, poteva cadere... Ma nemmen per idea. Con questa frase sintetica con cui si esprime Vanni in questo momento, Vanni vuol dire semplicemente questo: 'io l'ho picchiata perché mi si rifiutava, va bene? E non sapevo che era perché era malata, altrimenti non l'avrei fatto. Pensavo fosse un atteggiamento di disprezzo nei miei confronti e allora m'ha preso i cinque minuti e gli ho tirato la labbrata'. Questo vuol dire Vanni in quel momento. Quando poi si accorge che non è la cattiva volontà della donna, non è che lui gli fa schifo a questa donna, è che questa donna proprio ha delle riserve di carattere neurologico per cui queste cose non le può fare, allora Vanni si mette tranquillo e sta tutti quei 35 anni, quanti sono, insieme a questa donna, assistendola e tutto il resto. Ecco, questo significa: 'era malata, non lo sapevo'. Non che: 'era malata e l'ho buttata di sotto dalle scale'. Ma insomma, ma cose dell'altro mondo. Va be', allora, quindi Vanni, quest'uomo semplice, riceve questa lettera, ne parla con tutti, chiarissima prova, conferma assoluta che non può avere quel contenuto che dice Lotti. Assolutamente il Lotti qui è un bugia... il solito bugiardo matricolato, orrendo, falso, vero? E che questo lo dice il suo esibirla, la sua espressa volontà di portarla ai Carabinieri, all'avvocato. All'avvocato che probabilmente non gliel'ha portata, ma lo voleva fare. Il suo parlarne con tutti. E qui il Pubblico Ministero dice: 'questa è... noi abbiamo raggiunto la prova dell'esistenza della lettera'. Grazie. Accidenti, raggiunta sì, ve l'ha detto lui, non ha fatto altro che dirvelo fin dall'inizio: 'ho ricevuto questa lettera da Pacciani'. 'Ma che c'era scritto?' E questo poveruomo, lo vogliamo capire, che è un encefalopatico? Lo vogliamo capire che le sue capacità di comprensione sono ridottissime? Come vi hanno documentato i periti, i consulenti, i periti, e i consulenti. Non sono i consulenti di parte, dottoressa Niccheri e dottor Sottili, ma anche i periti. Che c'è una lesione grave qua dentro, lo vogliamo capire? E smetterla di parlare di furberie. Ma che furberie! Se c'è un uomo che proprio è scoperto, semplice, chia... proprio lui, nella sua estrema semplicità, nel suo estremo essere indifeso. Presidente, mi fa fare 10 minuti di pausa? Sono un po' stanco.
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Grazie.
Presidente: Quanto parla ancora, avvocato?
Avvocato Filastò: Io penso, Presidente... Non so, come preferisce lei. Io un'altra oretta direi, grosso modo, un'oretta e mezzo. Se vuole sospendere ora e andare al pomeriggio, si può fare anche così.
Presidente: Mah, è l'una, possiamo... Allora riprendiamo alle due e mezzo.
Avvocato Filastò: Grazie, Presidente. Meglio così. 

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