Un film di: Giacomo Bronzi e Nanni Montomoli
Soggetto e sceneggiatura: Giacomo Bronzi e Nanni Montomoli
Cast (come da credits): Giulia Gianni, Francesca Totti, Laura Colotto, Viola Baldeschi, Irene Del Fante, Marco Morandini, David Sani, Silvana Valloriani
"Il film, un thriller basato su di una storia di pura fantasia, si fonde nel finale con fatti di reale cronaca nera, incrociando le vicende delle protagoniste con i delitti del “Mostro di Firenze”. L’ambientazione (geografica e non temporale) è quella delle campagne di San Casciano V. di Pesa, luoghi assai familiari ai cosiddetti “compagni di merende”. Il film è stato selezionato in concorso al festiva horror “Interiora” (Roma) nel 2011."
Nota dei registi su "Sogno di fantascienza"
“L’idea di un film legato alla vicenda del “Mostro di Firenze” nasce da molto lontano… forse proprio dall’epoca dei delitti. Non è mai facile capire dove finisca l’interesse oggettivo e dove invece inizi la curiosità morbosa in storie di questo tipo, ma è certo che gli omicidi dei “compagni di merende” sono un fatto unico (per tempi, modalità e complicità) nel panorama della cronaca nera italiana. Il processo a Pietro Pacciani poi, divenne all’epoca un evento mediatico seguitissimo: personaggi variegati caratterizzati da un’inquietante spontaneità si alternavano in testimonianze a volte drammatiche, a volte torbide e molto più spesso grottesche. Il processo spalancò le porte su di un mondo (quello dei paesi di provincia) ricco di aneddoti atroci e surreali, non come eccezione ma come realtà consolidata del periodo (omicidi a parte, ovviamente). Ed è proprio la “questione morale” l’aspetto meno approfondito e forse più complesso della vicenda del “Mostro di Firenze”: molti sospettavano, molti sapevano e qualcuno aveva addirittura “visto” ciò che accadeva in quel periodo nelle campagne toscane… ma inspiegabilmente nessuno riuscì (o volle) dare all’epoca un contributo determinante alle indagini. Sembrava quasi che la coscienza deviata degli autori dei delitti fosse specchio, anche se fortemente estremizzato e degenerato nel crimine, delle pulsioni più nascoste della società del tempo. Il nostro film si incentra dunque sul rapporto di amicizia di un gruppo di ragazze, messo alla prova dall’efferato omicidio di una di loro. I responsabili verranno individuati nei componenti più “sinistri” del gruppo, provocando la terribile vendetta delle altre ragazze (smorzata in drammaticità nei toni pulp tarantiniani della sequenza finale). Ma la verità più sconvolgente, come rivela l’epilogo, si nasconde sempre nell’apparente normalità delle cose…”
“L’idea di un film legato alla vicenda del “Mostro di Firenze” nasce da molto lontano… forse proprio dall’epoca dei delitti. Non è mai facile capire dove finisca l’interesse oggettivo e dove invece inizi la curiosità morbosa in storie di questo tipo, ma è certo che gli omicidi dei “compagni di merende” sono un fatto unico (per tempi, modalità e complicità) nel panorama della cronaca nera italiana. Il processo a Pietro Pacciani poi, divenne all’epoca un evento mediatico seguitissimo: personaggi variegati caratterizzati da un’inquietante spontaneità si alternavano in testimonianze a volte drammatiche, a volte torbide e molto più spesso grottesche. Il processo spalancò le porte su di un mondo (quello dei paesi di provincia) ricco di aneddoti atroci e surreali, non come eccezione ma come realtà consolidata del periodo (omicidi a parte, ovviamente). Ed è proprio la “questione morale” l’aspetto meno approfondito e forse più complesso della vicenda del “Mostro di Firenze”: molti sospettavano, molti sapevano e qualcuno aveva addirittura “visto” ciò che accadeva in quel periodo nelle campagne toscane… ma inspiegabilmente nessuno riuscì (o volle) dare all’epoca un contributo determinante alle indagini. Sembrava quasi che la coscienza deviata degli autori dei delitti fosse specchio, anche se fortemente estremizzato e degenerato nel crimine, delle pulsioni più nascoste della società del tempo. Il nostro film si incentra dunque sul rapporto di amicizia di un gruppo di ragazze, messo alla prova dall’efferato omicidio di una di loro. I responsabili verranno individuati nei componenti più “sinistri” del gruppo, provocando la terribile vendetta delle altre ragazze (smorzata in drammaticità nei toni pulp tarantiniani della sequenza finale). Ma la verità più sconvolgente, come rivela l’epilogo, si nasconde sempre nell’apparente normalità delle cose…”
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