venerdì 28 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Quindicesima parte


A.B.: C’è un fatto invece del 1985…
R.P.: Bene.
A.B.: Che mi ha pure questo stupito, qua la prima volta mi ha stupito però lei mi ha spiegato che non essendo lo stesso calibro il mio stupore si è vanificato, ora invece questo è uno stupore che permane, perché? Perché viene sentito dai Carabinieri di Prato, non so se lei ha fatto anche queste indagini, un certo signore il quale dice che “Nell’estate dell’81 mentre mi trovavo a sorbire un caffè presso il bar sito in località Nome di Gesù di Calenzano è venuta una persona, mi ha dato tre proiettili, dicendo che lui ne aveva altri cinque o seicento. Questa persona aveva un’altezza di uno e ottanta circa e guarda caso questo proiettile, questa volta si, era un proiettile calibro 22 con fondello la lettera "H”.
R.P.: I proiettili calibro 22 Winchester vengono stampati nel numero di alcune decine di…
A.B.: La domanda è questa:
R.P.: …di migliaia…
A.B.: …se è stata effettuata o no indagine sul punto.
R.P.: Vede, la mole di…
A.B.: Ne aveva cinque o seicento questo.
R.P.: La mole di… Se è per questo avvocato sono stati trovati dei proiettili…
A.B.: 35
R.P.: …di analogo calibro nel piazzale dell’ospedale di Ponte a Niccheri…
A.B.: Uno solo.
R.P.: Alcuni… No credo qualcuno di più. Comunque qualcuno… Allora mi confondo con quelli inviati ai magistrati…
A.B.: Quelli sono tre.
R.P.: Vede, parliamo di oggetti che vengono prodotti in quantità veramente mostruosa, siamo nell’ordine di milioni di lotti ma in sè e per sè considerati questi proiettili credo che se andassimo a cercarli all’armeria qua vicino non avremmo difficoltà a procurarcene. Quelli che ci interessano sono proiettili riconoscibili, identificabili che abbiano i segni, i marchi, le tracce della pistola che sono quelle, quelle si, quelle sono riconoscibili.
A.B.: Ecco ma scusi io le faccio una domanda…
R.P.: Sul conto della persona…
A.B.: Siccome nei confronti del Pacciani non è stato trovato, prima, prima, non è stato trovato nulla ma si è soltanto personalizzata la indagine, me lo consenta perché questo mi pare che sia
R.P.: No non glielo consento perché non è vero.
A.B.: Certo, attraverso il computer, questo signore aveva dei problemi, ha avuto dei problemi…
R.P.: Allora si è spersonalizzata perché è intervenuto uno strumento estraneo oggettivo che non aveva nessuna…
A.B.: Che era il computer? Che era il computer?
R.P.: E che non aveva nessunissimo interesse a identificare il signor Pacciani
A.B.: Se non è zuppa è pan bagnato…
Presidente: Non facciamo questioni di parole, forza.
A.B.: Non è zuppa e pan bagnato, pappa con il pomodoro o qualcosa del genere
Presidente: Andiamo avanti non facciamo commenti.
A.B.: Scusi, questo mi pare che sia importante, mi pare che dovesse essere importante per l’attività di indagine, perché? “L’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo ricordo al 100%, altezza uno e ottanta, corporatura robusta, accento…” Non voglio dire chi è e chi non è perché non si sa. Questo signore che ha ricevuto questi proiettili è addirittura una guardia giurata, era addirittura una guardia giurata e questi proiettili li aveva avuti nell’81 dice che questo signore che glieli aveva dati…
P.M.: Chiedo scusa Presidente ma allora perché
A.B.: 62
P.M.: No, chiedo scusa, la devo interrompere perché mi ha interrotto lei. Perché non ha indotto questo teste invece di fare le domande al dottor Perugini? Io non ho altro da dire.
A.B.: Si, allora l’ha fatto lei le indagini su questo punto o no?
P.M.: Scusi eh, insisto, la domanda non è così ponibile.
A.B.: Ha fatto le indagini su una persona che aveva ricevuto dei proiettili e che questi proiettili erano con il fondello H?
R.P.: Io non ho nessuna difficoltà a rispondere perché la sua domanda è giusta ed è pertinente.
A.B.: La ringrazio.
R.P.: Quello che voglio dirle è che sono state fatte indagini, naturalmente non le ho fatte tutte io e quando intendo “io” intendo parlo della sezione della Polizia di Stato, anche perché sarebbe stato materialmente impossibile, lei si rende conto che avendo da macinare un numero di sospetti che si contavano nell’ordine delle migliaia io non credo che mi sarebbe bastata, né ai collaboratori, un’intera vita per approfondirli tutti, a meno che, a meno che non emergessero sul conto di queste persone dei dati di tale interesse da indurre ad un approfondimento particolarissimo…
A.B.: Quindi era una valutazione che lei faceva soggettivamente?
R.P.: Il primo… No, mi perdoni, non una valutazione soggettiva, è una valutazione oggettiva, valutazione di dati, sono i dati, sono i fatti che parlano per sempre.
A.B.: Io non ho capito una cosa
R.P.: Vede…
A.B.: E ho capito si, però il dato che cos’è? Il dato è il computer? Perché sennò ci… O il computer che mi da dei dati e non è un dato, oppure è un dato oggettivo, un elemento oggettivo dal quale noi dobbiamo risalire, attraverso questo dato, alla cosiddetta verità, il sillogismo, è vero? O no? Quindi il dato oggettivo qual è? Qua abbiamo dei proiettili con una marca ben precisa: H e una persona che dice: io li ho ricevuti da una persona che mi dice che questo nei aveva cinque o seicento.
R.P.: Benissimo.
A.B.: La domanda che le faccio: fu attivato oppure no la indagine?
R.P.: Quella cosa arrivò ai carabinieri che certamente fecero i loro accertamenti, aggiungo: quei proiettili consegnati da questo signore, in quella circostanza, va bene? Erano non diversi ad alcune altre centinaia di proiettili arrivati a noi per altre vie il cui unico motivo, interesse era la rispondenza ad un marchio di fabbrica che ne produce milioni…
A.B.: Va bene.
R.P.: Se quel signore ci avesse portato dei proiettili che erano significativi in quanto quei proiettili erano stati rinvenuti in luoghi significativi o erano segnati a quel punto, le posso assicurare, che l’attività di indagine non sarebbe stata inferiore a quella che è stata esperita per alcune centinaia di persone fra cui il signor Pacciani, che non ha goduto di un trattamento di particolare, particolare…
A.B.: Benevolenza no di certo. Di particolare benevolenza
R.P.: Mi perdoni.
A.B.: Che poi non dovete fare benevolenza
R.P.: Gli investigatori mirano ad accertare dei fatti non a voler bene agli indagati.
A.B.: Sono d’accordo.
R.P.: Ma voglio dire, non è che nei suoi confronti si sia adoperato un metro investigativo diverso da quello adoperato per chiunque altro e quando parlo di chiunque altro non parlo di due persone.
A.B.: Certo.
R.P.: Parlo di molte persone.
A.B.: Va bene. Senta io ora concludo perché poi casomai, siccome lei dovrà ritornare…
R.P.: Io sono a disposizione.
A.B.: E’ un piacere per me averla qua…
R.P.: Anche per me rispondere alle sue domande.
A.B.: Grazie. Ecco lei ha detto che la famiglia Rosselli Del Turco era la famiglia presso cui questo signore lavorava e avete fatto delle indagini sul punto, in particolare avete cercato di sapere che cosa facesse, dove lavorasse e in che zona lavorasse il signor Pacciani. Ecco io voglio che se lei, siccome leggo un suo rapporto, se conferma che lui “…stava in una casa colonica di via S.Anna, proprietà di Bonsignori Indro, posta di fronte alla casa e sull’altro versante della valle dove abitava il Pacciani Pietro, vedi foto numero 9, viene data in locazione da diversi anni a turisti stranieri prevalentemente di origine tedesca.” Questo me lo conferma?
R.P.: L’ho scritto io?
A.B.: E’ un rapporto della SAM…
R.P.: Sicuramente.
A.B.: Non ho altre domande Presidente.
Segue...

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