lunedì 14 giugno 2010

Gianni Spagnoli - Intervista su La nazione - 6 febbraio 2004

Il 6 febbraio 2004, il quotidiano La Nazione, pubblicò l'intervista che segue a Gianni Spagnoli, padre di Francesca, vedova Narducci.
Lei ci crede che sia stato ucciso?
Io... noi siamo meravigliati, sbalorditi. Era intelligente, ci piaceva. Gli inquirenti invece mi hanno detto: no, guardi che questo è stato ucciso, guardi che questo ha fatto delle cose. . . addirittura cercano feticci. Noi cadiamo dalle nuvole. E ogni giorno ce n'è una nuova.
Che cosa le hanno chiesto gli inquirenti?
Se avevo notato feticci in casa di mia figlia. Questa di Perugia, non quella sul lago Trasimeno, che era del padre di Francesco, dove, se poi lui ci andava questo è un altro discorso.
Che cosa le hanno chiesto?
Ha visto mai barattoli, vasi, boccioni che contenevano in soluzioni lembi di.... Io non ho mai visto niente. Per noi è una sorpresa incredibile, non ci rendiamo conto. Né abbiamo i mezzi per renderci conto. Viene dipinto come uno dedito all'esoterismo. Sono cose che ci lasciano allibiti.
Quando è stato interrogato dal magistrato?
L'anno scorso, i primi dell'anno, dopo non l'ho più sentito. Fu prima che il pubblico ministero, il dottor Mignini stabilisse la riesumazione della salma.
Quanti anni sono rimasti sposati?
Due o tre anni.
Che uomo era?
Ho sempre avuto la sensazione che fosse un uomo molto intelligente e capace.
Che carattere aveva?
Un po' chiuso. Parlava col sorriso sulla bocca, un tipo un po' particolare. Ma da questo ad andare a finire in tutte queste cose. . ..
Sua figlia l'ha descritto un po' nervoso negli ultimi tempi.
Chi fa la carriera universitaria, può avere giornate tese, per contrasti, sgambetti, sono cose che possono capitare.
La figlia non le ha mai detto che il matrimonio non era al massimo?
Ci ha sempre detto che era felice e innamorata. Ora, con tutto quell0 che è venuto fuori, non
credo sia innamorata come lo era. Ma per 18 anni questa disgrazia è stata per noi una gran tristezza. Lei adorava quell'uomo.
Mai parlato col suo genero del mostro di Firenze?
Non mi ricordo.
Si ricorda se sua figlia e il marito nell'estate dell'82 siano andati in vacanza in Sicilia a Ragusa?
Non mi risulta, mai saputo, non credo.
A sua figlia fu impedito dai Narducci di vedere il corpo del marito?
Non vedemmo il corpo perché ci fu detto che era irriconoscibile, in bruttissime condizioni.
Chi ve lo disse?
Ce lo dissero e io insistetti con Francesca perché non lo vedesse, per preservarla dal trauma e per la stessa ragione anche noi decidemmo di non vederlo.
Quindi non ci fu impedimento?
Ci dissero che era in condizioni... e che lo chiudevano.
Nulla vi ha indotto a sospettare qualcosa?
No.
I rapporti con la famiglia Narducci perché si sono incrinati?
Per un problema di natura finanziaria riferito a mia figlia.
Mai parlato con lui di esoterismo?
Per carità! Fino a sette, otto mesi fa nemmeno sapevo che cos'era l'esoterismo.
Se venisse dimostrato che lui faceva parte di una setta satanica, che opinione si farebbe?
Che era matto.
Ma lei ci crede che era diventato in quel modo perché non riusciva ad avere figli?
No, nel modo più assoluto, non era il tipo.
Aveva problemi di denaro, magari perché gli piaceva la bella vita?
Nemmeno. Suo padre non gli faceva mai mancare soldi, se lui li chiedeva. Ad esempio quando doveva andare in America, il padre subito si preoccupava. Lui necessità di denaro non doveva averne, almeno che... non so che cavolo abbia combinato. Eppoi penso che se avesse avuto problemi l'avrebbe detto a Francesca e lei ce l'avrebbe riferito e l'avremo aiutato anche noi.
A Firenze lui andava spesso?
Secondo noi no. Solo una volta disse a sua moglie che andava a Firenze.
Quando si assentava da casa?
Lui diceva di andare sempre all'ospedale. Magari ogni tanto andava via per tre o quattro giorni. Ma sempre per lavoro. Poi sa, era una persona che aveva una decina di anni in più di mia figlia, lei aveva vent'anni, era molto giovane e quindi se uno la voleva raggirare poteva raggirarla come voleva. Sa, le persone innamorate sono anche ingenue.
Rif.1 - La Nazione - 6 febbraio 2004 pag.14

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