lunedì 24 maggio 2010

Mario Rotella - Intervista su La Nazione - 28 gennaio 1984

Il 28 gennaio 1984, il quotidiano La Nazione, pubblicò l'intervista a Mario Rotella che segue.
Durante l'interrogatorio Mucciarini e Giovanni Mele si sono dichiarati innocenti ma lei ha spiccato lo stesso i mandati di cattura. Allora ci sono prove certe?
Voi pensate che uno ammazza due persone per quindici anni la fa franca e quando arriva il giudice istruttore dicono: sono stato io. Ma vi sembra possibile? Ho emesso il mandato di cattura per il duplice delitto del 1968 poichè ci sono sufficienti indizi di reità per tre persone. Non posso dire per gli altri se si tratta di una o più persone. Il collegamento logico con gli altri delitti è la pistola ma non l'abbiamo trovata. La noce del delitto, lo ripeto, è nel '68 e questo è risolto.
Ma insomma questa pistola calibro 22 che fine ha fatto?
E' evidente che qualcuno sa dov'è. Dopo il 1968 può anche esser stata restituita o ceduta a altri. E' possibile che la pistola spari ancora.
Ma perchè è più credibile questa ultima ricostruzione dei fatti e non l'altra?
Guardate il delitto del '68. Non è difficile pensare questa soluzione a cui siamo arrivati. Stefano Mele era già stato accusato di calunnia e se mentiva doveva proteggere qualcuno. Ora ci sono delle prove documentali, dei riscontri. Vinci non ha nulla a che fare. Ma bisogna fare un passo alla volta. Si sono scoperte prove a carico di persone vicine al Mele. Ho acquisito le prove e emesso i mandati di cattura. Ma non parlate di mostro. E' una parola che demonizza e qui si tratta di una serie di omicidi. Nel 1994 non è il modo per aumentare le vendite dei giornali. Ci sono dei giovani la cui vita può essere distrutta da questa cosa. Voglio anche aggiungere che sono molto irritato per la pubblicazione delle foto dei due arrestati: potrebbero distruggere aventuali ricognizioni.
Ma insomma questi due arrestati sono coinvolti in tutta la catena dei delitti?
La perizia mi dice che la pistola usata nel 1968 è la stessa degli anni successivi. Gli altri delitti sembrano una reiterazione. Ci sono anche altri elementi. Non ve li posso dire, non posso violare il segreto istruttorio. Queste persone inoltre hanno diritto alla massima serenità del giudice.
Ma dottor Rotella c'è un'attesa che ha bisogno di risposte, a Scandicci la gente è scesa per strada.
Non vedo perchè a Scandicci si allarmano tanto. Solo un cretino poteva non capire che la risposta era nel giro di cinque chilometri da Firenze. Tutto si è svolto nel giro di cinque chilometri. L'epicentro non poteva essere che lì.
Ma c'è un'intera città che è appesa a lei, vogliono sapere.
Io faccio il magistrato da quattordici anni. Di casi clamorosi come questo non ne capitano tanti. Ma di casi altrettanto gravi, di omicidi, ne capitano. E io ho istituito altri casi. Sono stato sette anni a Brescia, in Basilicata. Dovete capire: il massimo della cautela è il minimo che si possa pretendere da me. L'istruttoria è scritta e segreta. L'opinione pubblica saprà tutto al momento del dibattimento.
Si prevedono sviluppi a breve termine?
Continuo le indagini ma ora devo aspettare che cali il clamore della stampa.
Rif.1 - La Nazione - 28 gennaio 1984 pag.2

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