giovedì 13 maggio 2010

Giancarlo Lotti - Dichiarazioni dell' 11 marzo 1996 - Prima parte


L'11 marzo 1996 Giancarlo Lotti chiese di poter parlare con il capo della squadra mobile Michele Giuttari, questi, autorizzato dal Pubblico Ministero Paolo Canessa, raccolse le dichiarazioni che seguono.
Giancarlo Lotti: “Voglio precisare che quando partii da San Casciano per andare a Vicchio, alla piazzola, non seguii la macchina di Pacciani, sulla quale vi era anche il Mario Vanni, a loro insaputa, come ebbi a dire nell’ultimo interrogatorio. I fatti si svolsero diversamente ed ho molto riflettuto in questi giorni. Intendo dire tutta la verità perché voglio collaborare con la giustizia e se non ho detto queste cose prima nella loro chiarezza, è stato perché, mi dovete capire, ho trovato grosse difficoltà poichè mi sentivo “bloccato” ed avevo paura che, dicendo i fatti come realmente li ho vissuti, potesse configurarsi una mia partecipazione al delitto, che, in effetti, vi prego di credermi, non c’è stata. Io sono un buono e tutte le persone che mi conoscono lo sanno e non avrei fatto mai e poi mai quelle brutte cose alle quali ho assistito.
I fatti si sono, quindi, svolti nel seguente modo: La sera pnma di andare alla piazzola di Vicchio, incontrai Mario nel piazzone di San Casciano e questi mi disse di tenermi disponibile per la sera successiva per andare insieme a lui e a Pacciani nella piazzola di Vicchio per guardare la coppietta con la Panda celestina di cui io gli avevo parlato nei giorni precedenti. Gli dissi che sarei andato, ma con la macchina mia perchè non mi garbava andare sulla macchina di Pacciani. Lì per li pensai che tale richiesta della mia presenza fosse stata determinata dalla necessità di trovare con sicurezza il posto che io avevo indicato a Mario. La sera successiva andai all’appuntamento che mi era stato dato per le ore 22 al piazzone di San Casciano e, prima di partire, Mario mi disse che si andava a Vicchio per un lavoro che lui e Pietro avrebbero dovuto fare nella piazzola. Chiesi che tipo di lavoro dovevano fare e Mario mi rispose: "sappiamo noi il lavoro che dobbiamo fare". Mi disse anche "noi la strada non si sa bene; vieni anche tu.” Partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada sino alla piazzola di Vicchio. Lungo il tragitto ci fermammo al bar di Galluzzo, che ho già detto, e tutti e tre scendemmo per prendere un caffè. Poi proseguimmo sino alla piazzola facendo l'itinerario che ho già spiegato al P.M. La sera prima di andare alla piazzola di Vicchio, incontrai Mario nel piazzone di San Casciano questi mi disse di tenermi disponibile per la sera successiva per andare insieme a lui e a Pacciani nella piazzola di Vicchio per guardare la coppietta con la Panda celestina. Gli dissi che sarei andato, ma con la macchina mia perché non mi garbava andare sulla macchina di Pacciani. Li per lì pensai che tale richiesta della mia presenza fosse stata determinata dalla necessità di trovare con sicurezza il posto che io avevo indicato a Mario. La sera successiva andai all’appuntamento che mi era stato dato per le ore 22 al piazzone di San Casciano e prima di partire, Mario mi disse che si andava a Vicchio per un lavoro che lui e Pietro avrebbero dovuto fare nella piazzola. Chiesi che tipo di lavoro dovevano fare e Mario mi rispose: “sappiamo noi il lavoro che dobbiamo fare”. Mi disse anche “noi la strada non si sa bene; vieni anche tu”. Partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada sino alla piazzola di Vicchio. Giunti alla piazzola, Vanni e Pacciani entrarono con la macchina dentro la piazzola, mentre io rimasi un pò in disparte e mi avvicinai a piedi dove erano loro per vedere ciò che facessero. Il Pacciani la macchina la fermò di traverso davandi alla Panda allo scopo di evitare che l’autista di questa potesse scappare; in pratica l’aveva “bloccata” non consentendo quindi un’eventuale via di fuga. A questo punto vidi che una persona dentro la macchina si era alzata per guardare perché aveva sentito e visto la macchina del Pacciani. Vidi poi che il Pacciani, che ne frattempo si era avvicinato a piedi alla Panda velocemente è tornato alla propria auto, ha preso la pistola dalla parte destra sotto il sedile e dopo ha raggiunto di corsa la Panda ed ha sparato alcuni colpi di pistola. Quindi Mario, che vidi tirar fuori dalla macchina del Pacciani uno spolverino di quelli che si mettono gli operai per non sporcarsi e che durante il viaggio non aveva addosso, lo indossò e armato di un coltello, tirò fuori la ragazza che ancora era viva perché strillava e la trascinò sul prato chinandosi su di essa e colpendola con il coltello piu volte per come potei vedere dal movimento del suo braccio. A quel punto ebbi paura e mi allontanai un pò rimanendo sempre a vista dei due. Dopo il fatto sentii che Mario diceva a Pacciani:” ma quell’altro che dirà adesso; dopo parla...” E Pacciani rispondeva:” no, non dice nulla perché ora c’è anche lui insieme a noi, sicché non può dire nulla sennò si ammazza anche lui”. Quindi, prima di andar via., Pacciani e Vanni mi dissero di stare zitto altrimenti mi avrebbero ucciso. Io li rassicurai che non avrei parlato e in effetti sono stato zitto tutti questi anni. Poi li ho fatti partire e con la mia macchina sono andato dietro. Prima di lasciare il posto vidi che Pacciani e Vanni scesero al fiume proprio dirimpetto la piazzola e si lavarono le mani ed il coltello. Io rimasi in macchina e non scesi. Vidi anche che Vanni si levò lo spolverino e lo mise in macchina. Quindi partirono ed io andai dietro loro. Dopo pochi minuti presero una strada sterrata che Pietro mi disse bisognava fare per evitare il passaggio a livello ed io andai dietro di loro seguendoli a breve distanza e ricordo che riuscivo a vedere poco perché la macchina di Pacciani alzava parecchia polvere. Dopo questo tragitto in terra battuta, che sarà durato 5/10 minuti, abbiamo ripreso la strada normale verso Dicomano per tornare a casa e li seguii sino a San Casciano dove arrivammo tardi sicuramente dopo la mezzanotte. A San Casciano, vidi che Pacciani prese verso Borgo Sarchiani per lasciare Mario; io mi fermai alla fine di Borgo Sarchiani e vidi passare, dopo circa 10 minuti, Pacciani da slo. A quel punto me ne andai a casa. Il giorno dopo, come pure nei giorni seguenti, Mario mi minacciò di non parlare, dicendomi che dovevo stare zitto e che Pacciani era un violento e mi avrebbe senz’altro ucciso. Lo assicurai che sarei stato zitto. Chiesi anche a Mario che cosa facevano con la parti della donna che lui aveva tagliato e che io avevo visto avevano messo in una specie di sacchetto, Mario mi rispose che non me lo poteva dire, però devo dire che quella notte vidi che Pacciani e Vanni si chinarono a qualche metro di distanza dalla Panda e vidi che nascosero qualcosa in quel posto. Ricordo che vi era un fossetto e i due gettarono sopra della terra per coprire quanto vi avevano nascosto. Vidi anche che nell’andare via avevano messo le armi in macchina. Sono in grado di indicare il posto ove fecero la buca se dovessi essere portato sul posto. Devo dire anche che quando andai a casa di Mario, vidi lo spolverino da lui indossato quella sera e lo teneva nel ripostiglio all’ingresso dove tiene la legna. L’ultima volta che andai a casa di Mario fu circa due anni fa. Era uno spolverino sul celestino chiaro e Mario se lo metteva per fare le pulizie. Non so dire però dato il tempo trascorso se fosse quello stesso indossato quella sera a Vicchio; era comunque come quello. Può darsi che anche Pucci Fernando abbia visto questo spolverino a casa di Mario perché mi risulta che Fernando fu chiamato da Mario a fare lavori di pittura nella sua abitazione e credo che l’ultima volta che lo ha chiamato è stato circa due anni fa."

Segue...
Rif.1 - Il mostro pag.204

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