mercoledì 23 ottobre 2019

Giampiero Vigilanti. Il legionario ed il mostro di Firenze di Francesco Cappelletti


Seminario di criminologia: “Serial Killer italiani” - Roma 11/12 ottobre 2019

Da sempre la stampa si è occupata degli omicidi compiuti, perlopiù negli anni ‘80, dal cosiddetto “mostro di Firenze”, e dopo il marito tradito, i cognati del marito tradito, il lavoratore della terra agricola, i compagni di merende, il farmacista ed il gastroenterologo, giunge agli onori della cronaca il legionario: Giampiero Vigilanti.

Gli atti dell’ultima indagine sono ancora secretati pertanto non ci è dato sapere quali elementi abbiano caratterizzato la recente attività della Procura ma Giampiero Vigilanti non si è mai negato ai giornalisti e dalle sue dichiarazioni si possono desumere molti degli aspetti probabilmente ritenuti interessanti dagli inquirenti.

Ringrazio quanti lo hanno conosciuto di persona ed hanno voluto condividere con me i loro ricordi.

Giampiero Vigilanti nasce a Vicchio il 22 novembre 1930. Pietro Pacciani è suo coetaneo e conterraneo ma non è dato sapere se si siano frequentati prima dell’episodio di cui racconta lo stesso Vigilanti in un’intervista a “Il Gazzettino del Chianti” del 30 luglio 2017"Era di Vicchio come me, (nel 1948) ebbi una discussione con lui perché aveva preso il lavoro al mio babbo. All’epoca il Comune faceva fare dei lavori ai residenti per guadagnare qualcosa, rimettevano le strade, spaccavano le pietre. Pacciani dopo aver fatto il suo turno, volle fare anche quello che spettava al mio babbo mandandolo via, tanto che il babbo si arrabbiò molto. Io gli dissi lascia stare, ci penso io. Andai da Pacciani e gli tirai una bastonata in testa. Lui non mi denunciò.”
Ed è proprio Pacciani il protagonista dell’omicidio avvenuto nel bosco di Tassinaia, in Mugello, di cui si parlerà a lungo e fino a Firenze; raccontano le cronache  che un giovane Pietro Pacciani, l’11 aprile 1951, uccise il rivale in amore Severino Bonini, sorpreso in atteggiamenti intimi con la di lui fidanzata, Miranda Bugli.
Luigi, fratello di Severino, in un’intervista a Mixer, (Rai2) riferisce una circostanza insolita mai riscontrata: “c’era anche un altro ad aiutarlo… perchè a portarlo via, per buttarlo nel lago, tutte queste cose non le poteva fare da solo”. Sull’identità dell’eventuale complice le indagini pare non abbiano condotto a niente di significativo.

Nel 1953, Giampiero Vigilanti si arruola nella legione straniera. Ne parla nell’intervista al “Gazzettino del Chianti” già citata: "All’età di sedici anni passai per la prima volta la frontiera  francese in cerca di lavoro, quando si accorsero che ero minorenne mi riaccompagnarono a Ventimiglia con il foglio di via. Vi tornai da maggiorenne, i francesi mi presero per la seconda volta e mi dissero: O torni in Italia o sennò ti arruoli nella Legione.”
Durante gli anni in legione riferisce aver partecipato alla guerra in Indocina (23/11/1946-12/07/1954) e alla  guerra franco-algerina    (1/11/1946-19/03/1962).
Durante la trasmissione “Il Binvio” (9 maggio 2007) raccontò che nel ‘54, ad Hai Phong in Indocina, fu sepolto vivo dai nemici per poi essere liberato dopo 5 giorni da alcuni commilitoni.
Gazzettino del chianti: “Una volta fui catturato, volevano che rilevassi dei segreti militari, per farmi paura mi misero sotto terra, vi rimasi per circa venti giorni. Non parlai, se lo avessi fatto sicuramente dopo mi avrebbero ucciso i miei".
“Quanti Vietminh ha ucciso durante la guerra di Indocina?
«Non li contavamo, ma credo centinaia. Almeno 300 o 500...».”

Si congeda nell’agosto del 1957, e fino al luglio del 1958 resta a Marsiglia. Da La Nazione del 26 luglio 2017:
“Ho lavorato a Marsiglia. Ho aperto un locale tipo nightclub. Andò male, c’erano contrasti con due arabi che ci ricattavano e fummo costretti a farli fuori.”Rientrato in Italia conosce la donna che gli darà due figli e con cui si sposerà il 21 gennaio 1962.

Per alcuni mesi risiede in Canto dei Nelli a Firenze, di fronte alla Basilica di San Lorenzo, nel 1963 si trasferisce a Vaiano in Via Braga 218 per poi stabilire la propria abitazione nella zona de Il Cantiere a Prato dove ha vissuto fino a gennaio 2019 quando a seguito di maltrattamenti alla moglie il PM ha richiesto ed ottenuto dal GIP il divieto di avvicinamento. (https://www.lanazione.it/prato/cronaca/giampiero-vigilanti-1.4391985)

Sempre dall’intervista pubblicata su  La Nazione del 26 luglio 2017 si apprende conoscesse anche Salvatore Vinci, (fratello di Francesco, inizialmente inquisito come Mostro e poi prosciolto): “Sì, eravamo vicini di casa a Vaiano, ma non ci parlavo. Lo conoscevo di vista. Mi sembrava violento."
In realtà Giampiero Vigilanti risulta residente in Via Braga a Vaiano fino al 30 giugno 1966, poi si trasferisce a Il Cantiere. Salvatore Vinci invece prende la residenza in via 25 aprile a Vaiano dal 28 luglio 1966, non si può escludere però vi abitasse già da prima.

Dal 19 al 22 giugno 1964 esce su La Nazione, Cronaca di Prato, in tre puntate, la storia del legionario Vigilanti.

Nel 1964 Giampiero Vigilanti viene assunto a Vaiano come operaio tessile presso una delle tante filature a pettine della zona.
Dal 1972 al 1979 è alle dipendenze della società “Ofisa - Onoranze funebri” per poi congedarsi nel 1980 quando inizia a percepire una pensione di invalidità dall’Inps.

Nel 1971 acquista una Lancia Flavia rossa dal cofano ed il bagagliaio di colore nero che detiene fino al 1986. Lo si apprende nell’intervista già citata rilasciata a “Il Gazzettino del Chianti”: “Ho posseduto una Lancia Flavia rossa. Se fa riferimento alla macchina rossa vista a Vicchio prima del delitto di Pia Rontini e Claudio Stefanacci può essere anche la mia: lì a pochi passi dalla piazzola abitava mia madre, a trovarla ci andavo  in macchina".
In realtà l’Alfa Romeo Rossa avvistata a Vicchio nei giorni precedenti l’omicidio, appartiene ad “un pescatore che stava tornando a casa dopo una battuta in un torrente, risultato poi del tutto estraneo al delitto” come si evince da un articolo di Mario Del Gamba pubblicato su La Nazione del 30 agosto 1984.
Un’altra auto rossa viene avvistata la notte del duplice omicidio delle Bartoline, come si legge in un Appunto dei Carabinieri del 27 ottobre 1981 e relativo ad una circostanza riferita da Rossella P. e Gian paolo T.: “La sera del 22/23 ottobre 1981, mentre rientravano da Calenzano-Le Croci, per accorciare la strada passavano per Travalle, giunti al ponte che divide le strade con via dei Prati e quella porta all’incrocio del nome di Gesù, verso le ore 00:30 incrociavano un’Alfa Romeo GT di colore rosso chiaro, che proveniente dal senso opposto di marcia impegnava il predetto ponte a forte velocità, tanto che il ragazzo che guidava la sua auto, era costretto quasi a fermarsi per evitare la collisione. In quel preciso memonto gli puntavano i fari nel viso e potevano scorgere che l’uomo che era alla guida della Alfa Romeo GT poteva avere 45/50 anni, stempiato, viso rotondo quasi senza capelli in testa, con occhi grandi e scuri e sembra che vestisse di scuro. Il cofano anteriore della macchina di colore più scuro, sempre rosso. Sono stati eseguiti itentikit e fotofit.

Nell’ottobre 1984, Vigilanti, acquista una pistola High standard calibro 22 di cui accenna in un verbale del 16 settembre 1985: “Non sono cacciatore e ho come unica arma la pistola cal.22 che voi avete visto, da me acquistata nell’ottobre 1984, utilizzata presso il poligono. Sono andato a sparare al poligono di tiro di Prato nel mese di luglio del c.a., prima che lo stesso chiudesse per ferie. Prima dell’acquisto della pistola mi recavo presso il poligono esercitandomi con le pistole in dotazione al citato ente. Prima di questa pistola, non ho mai posseduto altre armi, facendo riferimento al periodo da quando sono in Italia.”
E così inizia il verbale dei carabinieri della compagnia di Prato che eseguirono la perquisizione presso l’abitazione ubicata a Il cantiere:
“Alle ore 07:30 di oggi 16 corrente ci siamo portati presso l’abitazione di Vigilanti Giampiero in quanto il predetto, da accertamenti svolti, poteva identificarsi nel noto mostro di Firenze”.
Nel corso dell’operazione venne rinvenuta la pistola calibro 22 ma anche numerosi quotidiani:
•    edizione straordinaria “La Nazione” del 26.1.1984; 27.1.1984: notizie relative all’arresto di Piero Mucciarini e Giovanni Mele già indagati dal Giudice Istruttore dr Mario Rotella per i delitti del ‘mostro di Firenze’
•    “La Nazione” 25.12.1984; 27.12.1984; 28.12.1984; 30.12.1984; “Corriere dello Sport Stadio” 30.12.1984: notizie relative alla strage  mafiosa - neofascista avvenuta il 23 dicembre 1984 presso la Grande Galleria dell'Appennino, ai danni del treno rapido n. 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano.
•    “La Nazione” 30.05.1985: notizie relative alla tragedia dell’Haysel in occasione dell’incontro di calcio Juventus - Liverpool
•    “La Nazione” 23.6.1985: notizie relative all’elezione di Francesco Cossiga a Presidente della Repubblica Italiana.
•    “La Nazione” 10.9.1985; 14.9.1985; 15.9.1985: notizie relative al delitto degli Scopeti
Fu eseguita una perquisizione anche presso l’abitazione della madre di Vigilanti, residente in Vicchio del Mugello, loc Padule, via Caselle n.36:
•    foglio di giornale pag. 5 de “La Nazione”del 17 settembre 1974; “La Nazione” del 16.9.74: notizie relative al duplice omicidio avvenuto  in Borgo San Lorenzo ai danni di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini
•    “la Città” del 15/16/30.12.1983: notizie relative all’uccisione della prostituta Clelia Cuscito, rinvenuta cadavere il 14 dicembre 1983;
•     “La Nazione” del 14.7.84; notizia relativa all’uccisione di un giovane avvenuta nel centro di Prato a colpi di Beretta cal. 22
•    “La Nazione” di Firenze del 29.7.1984: notizie relative all’omicidio della prostituta Giuseppina Bassi
•     “La Nazione”del 5.8.1984, “La Città” del 30.7.84, 10.8.84, “La Nazione” dell’11.8.84: notizie relative al duplice omicidio avvenuto in località Boschetta di Vicchio del Mugello: Claudio Stefanacci  e  Pia Rontini

Giampiero Vigilanti, assunto a sommarie informazioni dagli stessi operanti intervenuti presso il suo domicilio riferì:
“Io normalmente i giornali dopo averli letti li butto via. Mia moglie invece quando vi sono notizie particolari è solita conservarli. In particolare ha conservato i giornali che hanno parlato del duplice omicidio verificatosi nel 1984 a Vicchio in quanto essendo originario della zona, conoscevo, di vista, la famiglia Stefanacci.”
Preciso che nei giorni successivi a quel duplice omicidio, andai a vedere il luogo del delitto al ritorno dalla visita fatta al mio ex medico di famiglia Dott. Caccamo Francesco, in località le Balse di Dicomano, appunto limitrofe alla zona di quel delitto.”

Durante il processo a Pietro Pacciani, in data 12 luglio 1994, viene sentito il Maresciallo dei Carabinieri di Prato Antonio Amore che riferisce su tre circostanze:
-La perquisizione a cui è stato sottoposto Vigilanti il 16 settembre 1985;
-Il rinvenimento in data 30 settembre 1985, di 32 cartucce Winchester H, calibro 22 in una strada che collega Poggio a Caiano a Carmignano, distante circa 200mt dalla locale agenzia Ofisa - onoranze funebri.
-L’episodio riferito dalla guardia giurata Nicola E. che l’11 settembre 1985 fece mettere a verbale “Nell’estate del 1981, mentre mi trovavo a sorbire un caffè presso il Bar sito in località “Nome di Gesù” a Calenzano, venivo avvicinato da un tale che io non conoscevo e che stava bevendo una birra al banco. Questo tizio vedendomi in divisa si avvicinava a me e mi fece alcune domande sull’arma in dotazione che tenevo nella fondina. Per farmi capire che anche lui si intendeva di armi mi mostrò tre proiettili calibro 22 LR, piuttosto vecchiotti ed ossidati. Mi disse: ‘li vuoi tanto io a casa ne ho altri 5 o 600’. Io li presi, li misi in tasca e me ne andai.
(...)
L’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo ricordo al 100%: altezza 1,80 circa, corporatura robusta con un po’ di pancia davanti e le spalle più larghe delle mie, viso abbastanza rotondo con gote rossicce, i capelli molto corti tirati indietro color biondo-rossiccio, senza barbe e né baffi, non aveva occhi azzurri e non aveva cicatrici sul volto, il collo normale; era abbastanza stempiato, accento verosimilmente toscano non accentuato.”


Il 22 novembre 1994 viene effettuata una nuova perquisizione e presso l’abitazione di Giampiero Vigilanti vengono rinvenute e sequestrate 176 cartucce Winchester, H, calibro 22.
Il legionario si difese sostenendo di averle acquistate al poligono di tiro perché amante delle armi ma da informativa della Winchester si apprese che quei proiettili non erano più prodotti  dal 1981.
Giova ricordare che di tale munizionamento non vi era traccia nella precedente perquisizione del settembre 1985.

Il 12 settembre 1998 esce su alcuni quotidiani la notizia secondo la quale Vigilanti sarebbe divenuto milionario grazie alla vicenda del ‘Mostro di Firenze’. La popolarità raggiunta con alcuni articoli di giornale ed un servizio della CNN lo hanno ricongiunto ad un vecchio parente americano che una volta deceduto gli avrebbe lasciato 18 milioni di dollari.
La notizia viene ripresa da alcune testate nel 2005 ed il 9 maggio 2007 Giampiero Vigilanti è ospite della trasmissione condotta da Enrico Ruggeri “Il Bivio”, su Italia 1, dove racconta della propria vita e dell’eredità ricevuta.

Confrontando l’intervista rilasciata al Corriere della sera del 12 settembre 1998 con quella pubblicata da La Nazione nel 2007 appaiono talune evidenti discrasie:
-La data di arruolamento in Legione: 1953 per l’articolo del 1998; 1948 per quello del 2007
-Il parente americano è talvolta “zio”, talvolta cugino ma anche “figlio di un fratello del nonno”;
-La residenza di “Joe” negli U.S.A. è Newark, nel New Jersey nel 1998; Connecticut nel 2007
-“Joe” è proprietario di una industria che produceva componenti per l'Aeronautica militare americana nel 1998; “in bilico tra i fast food e i ristoranti italiani con le tovaglie a quadri” nel 2007;
-Neppure risulta che la CNN si sia mai occupata di Giampiero Vigilanti, come invece egli afferma.
-L’Avv. Antonio Caputolo a cui Vigilanti si sarebbe rivolto per entrare in possesso dell’eredità, citato in un articolo de Il Tirreno del 16 ottobre 2005 non risulta iscritto all’elenco nazionale degli avvocati, istituito dal Consiglio nazionale.
Il 26 Luglio 2017, l’Ansa annuncia “Il pm che ha sempre indagato sui delitti del mostro, Paolo Canessa, ora procuratore capo a Pistoia, avrebbe indagato un ex legionario, Giampiero Vigilanti, 86 anni, residente a Prato. L'inchiesta sarebbe condotta in collaborazione con il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco.”  E da La Nazione del 28 luglio si apprende che il legionario non sia il solo iscritto nel registro degli indagati per il concorso negli otto duplici omicidi, vi sarebbe pure Francesco C. “il medico curante dell’ex combattente della Legione straniera.”


Su La nazione del 31 maggio 2018 si legge un virgolettato in cui Vieri Adriani, avvocato di parte civile per i parenti delle vittime del duplice omicidio del 1985, dichiara che “Il procedimento penale scaturito da una richiesta di accertamenti presentata nel 2013 su alcuni aspetti irrisolti mira a ricostruire fatti e responsabilità ulteriori rispetto a quanto finora accertato con sentenze passate in giudicato e prescinde da qualunque scenario magico-esoterico.”

Ed è il giornalista Claudio Capanni, che intervistando Giampiero Vigilanti per La Nazione, che il 26 luglio 2017 rivela la notizia del furto subito da Giampiero Vigilanti: “Mi sono state rubate 4 pistole  lo scorso settembre. Sono entrati in casa mia tra le 4 e le 5 di mattina mentre ero fuori a portare a passeggio il cane”. 

Su La Nazione del 16 gennaio 2019 si apprende però che la denuncia di furto sia avvenuta il 28 novembre 2013: “Quel giorno non denunciò uno, ma due furti, avvenuti in momenti diversi. I ladri avrebbero trafugato non più quattro ma tre pistole: “Una è la High Standard calibro 22, l’altra una calibro 7.65 turca, che ebbe in dono da un amico finanziere deceduto, e la terza è una rivoltella Smith & Wesson, calibro 357 magnum, che aveva acquistato in un’armeria di Prato pochi giorni prima, pagandola circa 500 euro, per altro in un momento in cui i soldi in casa scarseggiavano (ma non era miliardario?). Nell’occasione, denuncia Vigilanti, spariscono anche alcune cartucce, calibro 22 long rifle e 7,65. Il 26 novembre, Vigilanti torna all’armeria e compra un’altra Smith&Wesson calibro 38 Special. Anche quella venne riposta nel solito cassetto e pure questa svanì nel nulla. Né della pistola acquistata a ottobre, né del revolver preso a novembre, Vigilanti ha denunciato il possesso.”

28 aprile 2018 - Stefano Brogioni de La Nazione torna ad intervistare Giampiero Vigilanti. Si apprende che il legionario detenesse anche una Beretta calibro 22: "La Beretta era la prima pistola che ho avuto quando andavo al tiro a segno. (...) quando venni a Prato, presto". Quindi 1963/1964?Nella medesima intervista emerge conoscesse anche  Francesco Narducci, il gastroenterologo umbro scomparso nel lago Trasimeno che voci di paese definivano “il mostro di Firenze”: "Sì, quello trovato morto. L’ho conosciuto sì. A Vicchio. L’ho conosciuto ma non stava a Vicchio, lui stava... non mi ricordo".

Su La nazione  del 3 dicembre 2018 si apprendono nuovi dettagli circa la pistola detenuta da Vigilanti: “La High Standard è appartenuta a Francesco C. sin dagli anni ’70. Poi il medico la consegnò al poligono in cui si esercitava e, dopo essere stata posseduta per un breve periodo da una terza persona, nel 1984 arrivò nelle mani di Vigilanti.”

Il 3 luglio 2019 Il Procuratore della Repubblica, dr Luca Turco, chiede l’archiviazione del procedimento: “Nonostante le approfondite indagini svolte, il quadro indiziario allo stato acquisito risulta fragile ed incerto, non certo suscettibile ad assurgere a dignità di prova, né tale da essere in alcun modo ulteriormente corroborato con ulteriore attività investigativa, tenuto anche conto del lungo tempo trascorso dai fatti;"
La notizia esce il 12 luglio su La Nazione. Nell’articolo si legge di un verbale rilasciato da Vigilanti: “Ero a Vicchio, ma solo per curiosare. Ero stato con Pacciani e Lotti alla Boschetta, sia nei giorni precedenti che dopo il delitto. Passai in auto da Calenzano, ma seppi del delitto l’indomani.”

La notizia circa l’opposizione all’archiviazione da parte dell’avvocato Vieri Adriani viene data dall’Ansa il 3 settembre 2019.
Siamo tutt'ora in attesa della decisione del Giudice per le Indagini preliminari.

4 commenti:

Mario Bulletti ha detto...

mi sono appena iscritto a questo appassionantissimo blog e volevo fare un piccolo - forse inutile - appunto sulla figura del Vigilanti: si mette in evidenza che durante le perquisizioni nelle sue abitazioni, siano stati ritrovati numerosi ritagli o articoli di giornale relativi alle vittime del mostro ma anche all'attentato alla galleria di Vernio, alla strage dell'Heysel e altre cose...

In realtà nelle famiglie contadine o più tradizionali dell'alta toscana (io vengo da Firenzuola) era pratica comune tenere questi ritagli: a casa mia dentro un frate di legno ho numerosissime cope del giornale con la tragedia di Alfredino Rampi o dell'attentato al treno a Vernio, ma anche sui delitti del mostro.
Così anche alcuni altri miei amici sempre nati sull'apppennino toscano che dentro i bauli nelle loro rimesse hanno mesedimi articoli di tragedie o di fatti ritenuti "storici" (dalla vittoria dei Mondiali 82 ai sequestri o all'uccisione di Lando Conti...)

Insomma fin da ragazzi ci spiegavano che servivano per "allontanare il male" anche se non ho mai capito precisamente come, però venivano chiusi dentro contenitori da cui "il male" non poteva scappare e quindi penso che era un metodo semplice, popolare e forse anche un pò superstizioso proprio perlomeno della cultura contadina o alto mugellana del passato....

Il frate di legno con questi macabri ritagli ce l'ho ancora, però non penso che la mia famiglia sia mai stata coinvolta nei delitti del Mostro... così come le famiglie di tanti altri miei amici che conservano ancora nascosti in bauli o vecchie scatole quei giornali....

Phoenix ha detto...

Una piccola precisazione

“Sì, eravamo vicini di casa a Vaiano, ma non ci parlavo. Lo conoscevo di vista. Mi sembrava violento."(cit. Vigilanti)

In realtà Giampiero Vigilanti risulta residente in Via Braga a Vaiano fino al 30 giugno 1966, poi si trasferisce a Il Cantiere. Salvatore Vinci invece prende la residenza in via 25 aprile a Vaiano dal 28 luglio 1966, non si può escludere però vi abitasse gia prima.(cit. Autore dell'articolo)

Non so se l'episodio sia vero. Pero' e' verosimile:
"non e' rimasto che procedere ad una verifica, mediante un'accurata perquisizione autorizzata, da eseguire nell'abitazione del VINCI Salvatore, sita in questa Via Cironi n.8 [...],ed in un altra sita a VAIANO, VIA BRAGA n. 15 "(Torrisi, trascritta, pag. 37).

Dall'abitazione di Vigilanti a quella di GV ci sono 350 mt (4 min. a piedi, secondo google maps)

Phoenix ha detto...

Piccola dimenticanza mia, sempre per esser precisi: l'abitazione in Via Braga non era di Salvatore Vinci ma del fratello Giovanni, comunque nella sua disponibilita' (sempre Torrisi, pag. 37)

Venti² ha detto...

Quel signore dev'essere proprio sfortunato,è la sua curiosità che lo porta -per sua ammissione ed un controllo stradale dei cC- sul luogo di 2 dei delitti del mdF, è una vicenda che lascia le sue tremende orme nella storia e non soltanto
Viene in mente del cadavere della sventurata Susanna Cambi, ella indossava degli stivaletti non nuovi parzialmente imbrattatati di fango, quello destro anche di una sostanza nerastra...detto stilvaletto recava sulla suola un frammento di carta bianca con su scritto, apparentemente, EN ITALIE
Vi risultano accertamenti sull'interessantissimo reperto?