venerdì 13 novembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 6 marzo 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte

Avvocato Filastò: E, alla fine, non per suggestionarvi, Giudici, non per indicarvi una circostanza, un fatto che in qualche modo possa arrivarvi al cuore, ma per... E quindi non dal vostro punto di vista, se pure ha la sua importanza; ma dal suo punto di vista. Un fatto che non è verbalizzato e di cui voglio parlare, perché, perché è avvenuto e, a un certo punto, è bene che, per un domani — e in ipotesi di un Appello - ne resti traccia. Io non ricordo per quale ragione, a un certo punto per l'unica volta — perché altre non ce ne sono state - il signor Mario Vanni è entrato lì, nell’emiciclo. Ora poi riguarderò i verbali di dibattimento, per individuare il momento esatto. A un certo punto - ve lo ricordate tutti, no? - Era là sopra, si è fatto da una parte e vi ha teso lì la mano a tutti.
Presidente: E?
Avvocato Filastò: Vi ha teso la mano, Presidente, E voi gliel'avete stretta, tutti. Io non voglio parlare del vostro atteggiamento, che può essere stato un atteggiamento umano, è un saluto. Non voglio dire: eh, ma voi avete stretto la mano forse all'uomo col coltellaccio. No, troppo suggestivo, no. Cerco di calarmi, ho cercato di interpretare questo gesto estemporaneo, quasi assurdo, dal suo punto di vista. E ci ho visto un parallelo con quelle lettere. Quelle che vi ho detto, così enfatizzate dall'accusa sotto il profilo delle minacce che Vanni avrebbe rivolto a delle persone. È come dire, il "minus habens", dice, insomma: eccomi qua, eccomi qua; sono questo. Guardatemi bene, toccatemi con mano. Ed è questo il significato di quel, gesto, una invocazione anche di aiuto, nei vostri confronti. E so che voi gliela darete. Siamo ancora, come dicevano i vecchi avvocati a presentare le "dramatis personae" del processo. E quindi passiamo dal singolare Mario Vanni, al collettivo "amici di merende".Cercando anche una relazione, un rapporto fra le due cose: fra Mario Vanni, il singolo Mario Vanni e questo gruppo. Cercando di individuare una ipotesi che è, credo, quella dell'accusa. Vale a dire di una persona che è suggestionata dal gruppo, che subisce la doppia suggestione, la doppia contaminazione, rispetto alla propria volontà del personaggio dominante Pacciani e del gruppo in sé. I compagni, gli "amici di merende”. Ed ecco subito... Voi mi scuserete stamani, Giudici, se io vado molto rapidamente, almeno per quello che me lo consente il fiato e consultando molto gli appunti, che è un modo anche più rapido di parlare. Ed ecco un'altra deformazione, per certi versi anche da un punto di vista più generale, direi sociale, più grave, che non quella riguardante Mario Vanni. L'invenzione degli "amici di merende" come associazione per delinquere di "stampo campagnolo e merendistico", come l'ha definita con brillante espressione - e chissà dove l'ha trovata – il collega Curandai.
Avvocato Mazzeo: Curandai? 
Avvocato Filastò: Scusate... Per l'amor di Dio! accidenti! Il collega Mazzeo. "Associazione di stampo merendistico". Molto bellino Antonio, molto. "Gli amici di merende". Il P.M. dice: Vanni è una persona di mente debole, ma perverso, ovviamente suggestionabile dominabile. E parteciperebbe con funzioni prevalenti di escissore, subendo la suggestione del collettivo e di Pacciani. Non sono fra virgolette queste parole, eh. Sono il significato del discorso, almeno quello che io ho ricavato, il significato del discorso del Pubblico Ministero. E gli altri? E gli altri sono… sono quelli che agiscono e quelli che guardano. Il tutto è un collettivo. E quelli che coprono, no? Certo, sì. Anche quelli che coprono, quelli che non parlano, quelli che hanno visto o sentito, come Lotti e Pucci. E Pucci, anche lui, no? Che per 11 anni sono stati in silenzio e che 'stanno zitti. Proteggono l'omertà che investe,riguarda un paese, o quasi. "Il gruppo campagnolo di persone normali". Questo, e fra virgolette.- È così che ha detto il P.M. E come ci si arriva? Ecco, è importante vedere come questa espressione "gruppo campagnolo di persone normali", arriva nel processo, nella requisitoria orale del Pubblico Ministero, alla fine del dibattimento. Un dibattimento che, a sentir lui, non avrebbe avuto storia. Una storia che questo dibattimento avrebbe dovuto avere, non tanto qui all'interno, quanto piuttosto all'esterno. Voi ricorderete certamente nella esposizione introduttiva del Pubblico Ministero, il Pubblico Ministero che dice: 'le indagini sono ancora in corso. Chi vivrà vedrà; e vedremo se potremo portarvi qualche altra cosa'. Eh, no, non è arrivato proprio nulla da questo punto di vista, sotto questa angolazione. Ora è arrivata un'agenda di Faggi, poveraccio, che cambia il quadro probatorio, parrebbe. È arrivato un po', come i soccorsi di Pisa, come si dice in Toscana, che arrivavano sempre tardi, Antonio, sempre all'ultimo momento, di notte. Tanto è vero che si dice anche, in Toscana, ai bambini quando cominciano ad addormentarsi: "sono arrivati i pisani". Bene. "Gruppo campagnolo di persone normali", un po' forte, eh. Un po' improbabile dal suono improbabile. E dà l'idea di un ripiegamento. È infatti, questa del gruppo di persone normali campagnole, o gruppo campagnolo di persone normali, una ipotesi distruttiva, catabolica anch'essa: all'interno di quel catabolismo di questa indagine che lentamente mangia se stessa, distrugge se stessa. Il fatto, com'è che si arriva? Il fatto è che è tramontata, infelicemente tramontata in questo processo, già nelle indagini preliminari e nelle indagini successive, parallele che sono state fatte, l'ipotesi seicentesca dal "Processo di Salem”, davvero dal "Processo di Salem". Tanto, siccome faccio le citazioni, è una delucidazione da Henry Miller "Il Crogiuolo". Grandissimo testo di teatro. È un paese, un piccolo paese del New England negli Stati Uniti, dove nel '600, a un certo punto, la collera, l'ansia - perché c'è stata una pestilenza - delle persone di quel Paese - si scarica su'un gruppo di giovinette che vengono accusate di stregoneria e vengono tutte poi bruciate, vive. E questo è il "Processo di Salem", una "Storia della colonna infame" americana. Uno degli episodi storici di intolleranza giudiziaria più biechi che si conoscano. E questo, questo, per fortuna da noi qui, in questo processo, è tramontato in un clima imbarazzante, a dire la verità, è tramontata in un clima imbarazzante l'ipotesi della setta satanica di San Casciano. E guardino, che questa setta satanica, da un punto di vista criminologico, un minimo, un minimo eh, proprio uno zinzino, per dirla con una parola volgare, di attendibilità ce l'aveva. Perché, pensino a Mason, al Gruppo di Mason americano, ci sono stati anche qui dei consulenti, periti che vi hanno detto: beh, se si deve parlare di gruppo, il gruppo ha questa... capita, succede. Ma allora il gruppo ha questo cemento, questa amalgama che ha a che fare con un certo tipo di religiosità deviata, di superstizione, di atteggiamento di un certo tipo. E questo ci sta portando apparentemente ad affrontare il tema del movente, quello che il Pubblico Ministero ha intitolato nella sua requisitoria orale "Due parole sul movente" Come se quello del movente, in un processo in cui si affrontano delitti di questo tipo commessi nell'arco di quasi 20 anni, fosse un tema da trattare in due parole. Da sbrigarsela con ipotesi alternative. Facevano riti, boh', ha detto il Pubblico Ministero. Chi lo sa? Come, "chi lo sa?". E chi lo deve sapere? Eh, l'ipotesi "amici di merende" è il Pubblico Ministero che l'ha portata qui al dibattimento, con un capo di imputazione che la riflette in un preciso reato, quello dell'associazione per delinquere. Ma, vedano, non è solo questione di movente, è questo il punto. È questione di ricostruzione storiografica, perché questo si fa, anche, in un processo e soprattutto in un processo di questa vastità e di questa importanza, anche una ricostruzione storiografica attendibile dei fatti. Quindi, la storia, l'ipotesi della setta satanica, che qui a un certo punto è stata, come dire, a un certo punto, quasi eliminata. Insomma, no, eliminata, perché nella requisitoria finale c'è solamente questo discorso: 'facevano riti? Mah, chi lo sa?' Come: "Mah, chi lo sa?" S'era in qualche modo abbandonata. 'Noi abbiamo ..indagato, va bene, però...'. Forse in replica dirà così il Pubblico Ministero: 'noi si è indagato, non s'è trovato niente, o quasi, insomma, e quindi...'. No, eh. No, no, questa è un'emergenza negativa questa di non aver trovato niente, è un'ipoteca negativa ai risultati del vostro ' lavoro. Le. indagini accurate, serie, approfondite che avete fatto, da questo pungo di vista hanno portato uno zero; non solo uno zero, un sottozero. E questo incide solo sul movente? No. Dico, incide su una ricostruzione storiografica dei fatti, con riferimento a questo lunghissimo lasso di tempo che noi abbiamo, attendibile. Attendibile in che senso? Perché solo questa ricostruzione attendibilmente poteva contrapporsi a quella che era e quella che rimane l'ipotesi attendibile, quella del serial-killer della provincia di Firenze. Se voi contrastate questa impostazione, se voi dite che questa impostazione è stata un errore che vi ha costretto in un angolo dal quale a un certo punto siete usciti attraverso il "bel sole di York" - Lotti — oggi, come dice? "L'inverno del nostro travaglio sì è mutato in splendida estate grazie a questo bel sole di York"; Riccardo. III, Shakespeare. Eh, se voi dite cosi, a un certo punto dovrete poi suffragare, no? E, soprattutto, questa situazione consente anche di valutare l'attendibilità di Lotti e della sua confessione. Perché la confessione di Lotti — poi ne parleremo - ha quest'aspetto, no? È come dire, una sequenza, anzi, un gruppetto di inquadrature, non lo chiamerei un piano sequenza, il piano sequenza è una cosa molto più lunga. Il piano in sequenza è, un termine cinematografico, una struttura narrativa che si sviluppa, è un capitolo del film. No, lui, lui dirà tre o quattro inquadrature che son quelle di alcuni delitti, dei flash. E poi? E poi più niente. E poi se la cava con un: 'c'erano quelli che guardavano e quelli che facevano' . E fine. Ma che è? È una confessione questa? È una confessione attendibile da questo punto di vista? Vi soddisfa a voi? La si può enfatizzare, una volta rilevato che si tratta così, di flash che propone il signor Lotti in questo modo? Lo possiamo davvero considerare soddisfacente, tranquillizzante, così come vi dice il Pubblico Ministero? Ma nemmen per sogno. Ma nemmeno per sogno. È quello che farebbe dire a chiunque, e quindi penso anche a voi: delle due una; o questo dice tutte fandonie, o questo nasconde una parte di verità. Perché, vedano, questa confessione di Lotti e questa sua parzializzazione di una realtà che | invece evidentemente deve essere più vasta, che cosa vi indica? Vi indica che questo signore o ha qualcosa da nascondere, o tutto quel che dice è una fandonia. E non c'è mica versi di uscir da qua. Perché dico questo? Perché Lotti voi lo scoprite nella sua intima, fondamentale debolezza, come soggetto del processo e come fonte di informazione, nel momento in cui voi gli rivolgete una domanda. "Perché?" Perché te ne andavi con questa gente? Perché li seguivi? E la risposta? L'omosessualità. Il rapporto col Butini, il rapporto col... Ma dove? Lì......è un annaspare proprio, eh. Lì il processo offre la mattinata umiliante di stare una mattina intera ad affrontare il tema se questo povero signor Butini che io mi vergogno persino a nominare, poveraccio, vero è omosessuale o meno... In una altalena, poi, di dichiarazioni. Perché prima aveva detto che nossignore, perché aveva paura di Pacciani. Poi dopo diventa l'omosessuale. Poi dopo diventa la paura che parlino, che Pacciani parli . dell'omosessualità sua, di Lotti. E perché Pacciani dovrebbe parlare dell'omosessualità di Lotti? Ammesso che questo rapporto ci sia stato, il primo, ovviamente, a far la figura del "buco" è proprio Pacciani, no? Figurarsi Pacciani, quando l'ha sentito dire una cosa di questo genere, subito ha convocato tutta la stampa, ha fatto una conferenza stampa ha fatto. Dice: 'io? Ma manco per idea, non scherziamo nemmeno'. Ora, insomma, le solite "paccianate“ sue, insomma, di questa sua, come dire, capacità di esprimersi al di fuori delle linee. 

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