venerdì 30 novembre 2012

Cronaca di un delitto d'onore - La vera storia del Mostro di Firenze

Autori: di G. e O. Dell'Amico
Prima edizione: Ebook, 2012, 56pp
Dal prologo: "Mio padre, a quel tempo, tenente dei carabinieri, in servizio presso il nucleo investigativo di Firenze, per ragioni territoriali di competenza, fu tra i primi inquirenti ad occuparsene - coadiuvato, in seguito, dall’allora giovane procuratore Pier Luigi Vigna - a partire da quel lontano agosto del 1968, fino ai primi anni ottanta, quando fu poi istituita una squadra speciale apposita, cui fece seguito, a metà anni novanta, una nuova assegnazione dell’inchiesta. Negli ultimi tempi provai a riafferrargliene alcuni ricordi, forse anche sentendomi in colpa per non averlo fatto prima, per non aver saputo condividerne il lavoro, come spesso succede da ragazzi. È questa la ricostruzione di un’indagine che ha lo scopo di far luce, una volta per tutte ed aldilà di ogni dubbio o condizionamento possibile, su tutta quella serie di fatti, rimasti oscuri e senza risposta, che contribuirono a creare uno dei casi investigativi più discussi del ventesimo secolo e che ebbe a denominarsi come quello del "Mostro di Firenze". Molti sarebbero gli avvenimenti, correlati, da chiarire, ma mi limiterò qui a trattarne solo quelli principali, quelli utili all’identificazione di come si svolsero le cose nel loro percorso primario, lasciando libero arbitrio, ad ognuno, di approfondirne particolari e contorni, per proprio conto... Sarebbe, in ogni caso, impossibile, per la vastità degli argomenti e delle persone che, anche solo marginalmente, vi presero parte, e non meno ingeneroso, nei confronti di chi ebbe a subirne maggiormente le conseguenze, arrivati a questo punto, rispondere a tutte le domande, riaffrontarne tutti i temi... Riaprendone le ferite. Non ho trovato altro modo che renderne un’esposizione frammentata nei resoconti, in quanto fu la stessa vicenda a svolgersi così, rimandando, di continuo, a sempre nuovi collegamenti : nell’invitare il lettore a tenere ben presenti i differenti archi temporali in cui mossero gli eventi, nonché ad una attenta valutazione sulla localizzazione degli stessi, sarà mio compito, per quanto possibile, districarne e riannodarne tutti i fili, lasciando a lui medesimo, da ultimo, la facoltà di incastonarne definitivamente i pezzi. Le dichiarazioni che seguono, risulteranno tutte agli atti dei verbali. Le parti dei dialoghi, nella sezione finale, sono state dedotte sulla base degli stessi avvenimenti che ne dettero corso."

giovedì 29 novembre 2012

Riccardo Lamperi - Udienza del 15 luglio 1994

L'Ispettore di Polizia Riccardo Lamperi fu ascoltato il 15 luglio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Vogliamo concludere, signori?  
P.M.: Presidente, a me occorre un minuto per l'ultimo teste.  
Presidente: Un altro teste?  
P.M.: Un minuto.  
Presidente: E chi è?  
P.M.: L’ispettore Lamperi. In quanto stamattina una domanda fatta al maresciallo Minoliti su un telefono non ha avuto risposta perché non lo sapeva. Si tratta...  
Presidente: Non lo sapeva perché non aveva fatto lui l'accertamento.  
P.M.: Non lo sapeva perché non l'aveva fatto; e siccome l'ha fatto l'ispettore Lamperi...  
Presidente: Perché non gliel'abbiamo chiesto l'altro giorno?  
P.M.: Perché è un dato che è nato su domanda del difensore, fatta all'ispettore Lamperi.  
Presidente: Una domanda sola, però.  
P.M.: Una domanda che la posso fare prima a lei, Presidente, così sa che è una sola.  
A.F.: Presidente, ma viene rimesso nei termini... non lo so io.  
Presidente: Avvocato, non è una remissione dei termini.  
A.F.: Eh.  
Presidente: È una domanda che si vuol fare all'ispettore Lamperi su una circostanza di cui stamani il maresciallo Minoliti non era al corrente: i telefoni del Pacciani. P.M.: Nata su domanda dell'avvocato Bevacqua.  
Presidente: Signori, che sia però una domanda e una sola.  
A.B.: Presidente, la domanda... ha risposto a questa domanda l'ispettore Lamperi.  
A.F.: C'è una risposta chiarissima.  
A.B.: Non so che tipo di domanda...  
P.M.: No, no. Sul telefono non ha risposto.  
A.F.: Come no!  
Presidente: Non ci posso giurare su questo. Se ve lo ricordate tanto meglio. 
A.F.: È registrato.  
P.M.: Presidente, se ora lei sente la domanda e la risposta dell'ispettore Lamperi, vedono che non ha risposto nessuno su questo.  
Presidente: Sentiamo Lamperi. Una domanda sola, però.  
P.M.: Grazie. Se è una è una, Presidente.  
Presidente: Sieda pure.  
R.L.: Grazie.  
Presidente: Allora sentiamo la domanda.  
P.M.: Ispettore, quante utenze telefoniche aveva il Pacciani, in quali luoghi e in che date sono state installate?
R.L.: Da un accertamento che ho effettuato - ne ho parlato ieri parzialmente; l'annotazione è del 17 dicembre del '93 - ho verificato che alla SIP risultano due forniture per allaccio telefonico. Una - ne ho parlato ieri - è quella che riguarda l'abitazione di piazza del Popolo; e la seconda utenza...  
P.M.: E di che anno è? Ci ha detto ieri è dell'83.  
R.L.: Fatta domanda nel dicembre...  
P.M.: L'allacciamento.  
R.L.: Domanda nel dicembre '81; di fatto attivazione nel dicembre '83.  
P.M.: La seconda utenza?  
R.L.: La seconda utenza, la domanda è stata, l'istruttoria è stata fatta nel 13 gennaio del '92 e la installazione dell'apparecchio e l'attivazione è stata effettuata il 30 gennaio del'92.  
P.M.: Non ho altre domande, grazie, mi basta.
A.B.: Mi scusi, Presidente...  
Presidente: Prego.  
A.B.: Io le ho domandato, e lei ieri mi ha risposto, bene? E mi ha risposto anche oggi. La domanda che le ho fatto io era questa, in relazione a quello che era scritto in questo blocco. In questo blocco, senza data, c'è una data superiore : "Oggi, 13 luglio '81 prendo dal Bruci Franco una portiera per il gas, lire 18.000". Lei ha detto che 18.00 erano troppe. Sotto c'è scritto: "Per mettere il telefono chiamare la mattina il numero 187". "Per mettere il telefono", cioè significa: avere l'utenza telefonica. "Ufficio Commerciale SIP; nome, cognome e indirizzo", senza altro. Giusto?  
R.L.: Sì, la domanda che mi è stata fatta è diversa, però, eh!  
A.B.: Aspetti. Lei poi ha fatto questa relazione il 17/12/93 dove dice esattamente: "Pacciani Pietro ha fatto domanda per il telefono nella sua abitazione di Mercatale, piazza del Popolo, 7, in data 1/12/81". È vero questo? 
R.L.: Sì, ma non ha nulla a che vedere con quello che mi ha chiesto... 
P.M.: Ma lo ha detto ieri.  
A.B.: No, no, ma io volevo che lei ripetesse questo.  
R.L.: Ieri, si, per...  
A.B.: Siccome non volevo che lo ripetesse anche oggi, la ringrazio.  
R.L.: Sì, va be'. Questo è l'appartamento di piazza del Popolo e il telefono...  
A.B.: Non mi interessa.  
P.M.: Aveva due telefoni o no?  
R.L.: Aveva due telefoni, sì.  
P.M.: Bene, grazie.  
A.B.: Aveva due telefoni...  
R.L.: Certo.  
A.B.: ... però questo qua, però veda, se avesse due telefoni - sarà oggetto di discussione dopo – non faceva questo, per il secondo telefono...  
P.M.: Cosa c'entra...  
A.B.: ... perché l'avrebbe già fatto. Invece questa è la prima volta che lui mette il telefono. 
P.M.: Ma che ne sa!  
R.L.: Sì, ma io non entro nel merito... Confermo ciò che ho detto ieri...  
A.B.: Grazie, ispettore Lamperi.
R.L.:  ... confermo ciò che ho detto oggi.  
A.B.: Grazie.  
P.M.: Sono due fatti diversi.  
A.B.: Certamente.  
Presidente: Può andare, Ispettore.  
R.L.: Grazie.  
A.F.: No, signor Presidente, abbia pazienza, dovrei fare una domanda, se me lo consente.  
Presidente: Certo, Avvocato.  
A.F.: Ecco, volevo chiedere, giacché c'è a disposizione l'ispettore Lamperi che è al corrente di questo, quando sono iniziate le intercettazioni telefoniche in via Sonnino, 30?  
R.L.: Le intercettazioni telefoniche...  
P.M.: Ambientali.  
A.F.: Telefoniche.  
R.L.: Telefoniche, sono...  
Presidente: Telefoniche, non le ambientali.  
A.F.: Le telefoniche.  
R.L.: Le telefoniche, Avvocato, saranno iniziate dal momento che c'era l'apparato telefonico installato, quelle telefoniche. Quelle ambientali, se lei tiene alla risposta completa...  
A.F.: Quelle erano già pronte, quelle ambientali, il 3 dicembre, prima che uscisse.  
R.L.: Sì. No, c'è un fatto di interesse, se lei vuole.  
A.F.: Sì.  
R.L.: Allora, Pacciani abita, dopo la scarcerazione, in piazza del Popolo fino alle ore 16-16.20 del giorno 24 dicembre. Quando poi la figlia Rosanna esce dall'ospedale e va a Mercatale, Pacciani quel pomeriggio è già trasferito in via Sonnino al 28. Quasi subito il signor Pacciani si accorge che c'è una microspia che lui riesce ad individuare, e allora decide di spostarsi al numero civico 30. Quando fu installato poi l'apparecchio telefonico in via Sonnino, 30, era un apparecchio già preordinato, fuso nella presa c'era un'altra microspia, eccetera, e quindi sentimmo...  
A.F.: Quindi dalla fine di gennaio '92...  
R.L.: Sì.  
A.F.: ... iniziano le intercettazioni.  
R.L.: Sì. La cosa importante è che lui smette di stare al numero 28 nel momento che si accorge che c'è quella microspia.  
A.F.: No, diceva il Pacciani...  
R.L.: Ho capito.  
A.F.: ... come fa ad accorgersi che c'è la microspia?  
R.L.: Si rileva dall'ambientale. Fu individuata dal signor Pacciani questa microspia vicino a una trave posta nei pressi del contatore del civico 28.  
A.F.: Quella esterna.  
R.L.: Sì, esatto, esatto.  
A.F.: Sul corridoio. Pacciani, via!  
A.B.: Lascialo parlare. Ha diritto di parlare.  
A.F.: Se il Presidente permette, può spiegare?  
Presidente: Chi dice che gliel'ho vietato?  
A.B.: Ha diritto di parlare, Presidente.
Presidente: Sentiamo.
P.P.: Se permette, io gliene spiego, non c'è mica nulla di inconveniente.  
Presidente: Chiarisce.
P.P.: Io andai in questa soffitta a mettere a posto della roba che si butta, insomma, su...  
Presidente: Certo. E si, perché c'è una specie di soppalco, no? una scala.
P.P.: ... vidi un filo ciondoloni che andava nel muro. Tiro questo filo e mi viene una ciambelletta in mano - io non me ne intendo di questa roba.  
Presidente: Neanch'io, neanch'io.
P.P.: ... e andai dalla moglie di Iandelli, da quello che mi messe il telefono, la gliene può domandare...  
Presidente: Sì, è vero.
P.P.: ... e gli domandai cos'era questo aggeggio. La mi disse: "L'è un microfono". “Ah, ho capito!” Io, siccome avevo affittato la casa a dei sonatori, allora pensai che questi ragazzi per amplificare gli avevano messo dei tubi, tutti strumenti, no?...  
P.M.: Però cambiò casa!
P.P.: Pensavo fosse sua. Come infatti ne feci un rotolino e la messi nel cassetto della scrivania.  
Presidente: Dove fu poi trovata.
P.P.: E poi fu trovata. Io non riferii nulla e non dissi nulla, pensando sempre fosse...  
P.M.: Cambiò casa e basta.
P.P.: Se poi si parla questo telefono, che ne avevano messo un'altra al telefono io non so, io non me ne intendo di questi aggeggi, l'ho sentito qui in aula. Allora io, siccome telefonavano la notte, che ero sorvegliato, mi toccava arzarmi e via. Io pensai di mettere un altro telefono in camera, collegato al medesimo telefono e feci un forellino nel muro - c'è ancora - un foro ni' muro e il telefono ce l'ho già, un telefono da applicare. Ecco, li volevo mette' da me, perché, insomma, un po' me ne intendo di questi aggeggi. E feci un buco ni' muro e attaccai questo filo e l'ho messi su questo comodino. Ma non funzionava. 'Un funzionava perché 'un mi intendo di questa pratica. Ecco, è tutto lì.  
P.M.: Forse non c'era linee.
P.P.: Grazie, signor Presidente.  
Presidente: Va bene.  
P.M.: Nessuna domanda, Presidente.  
Presidente: Ovviamente. Può andare l'Ispettore?  
P.M.: Senz'altro, senz'altro.  
Presidente: Benissimo. Allora, la Corte si ritira un minuto per sciogliere queste riservine che ancora ci sono. 
P.M.: Bene, grazie.  
A.B.: Presidente io…  
A.F.: Presidente...  
Presidente: Allora la faccia subito, Avvocato.  
P.M.: Anche il P.M., allora.  
Presidente: Allora fermi tutti.  
A.B.: La faccia prima lei poi...  
P.M.: Presidente, la mia è di una...  
Presidente: La facciamo fare al Pubblico Ministero per primo?  
P.M.: Grazie. È semplicissima, perché in fondo è un problema...  
Presidente: Si ricordi il Pubblico Ministero, non so se materialmente lo ha fatto, di versare i fascicoli fotografici e quant'altro e metterli a disposizione...  
P.M.: Tutti quelli che avevo... se qualcuno manca li mettiamo in Cancelleria.  
Presidente: In Cancelleria a disposizione dei difensori e della Corte, ovviamente.  
P.M.: Certo, certo. La mia istanza è questa, considerando che in fondo siamo al termine dell'istruttoria dibattimentale, mi sono accorto solo ora, nei giorni scorsi...  
Presidente: Male, male.  
P.M.: Male. Che per quanto riguarda il rapporto giudiziario del '51, del delitto del '51, di cui nelle precedenti udienze avevo chiesto l'acquisizione, il problema è in realtà superato perché era stato lo stesso avvocato Bevacqua che l'aveva prodotto, e io non me ne ero accorto. In quanto, nella sua richiesta di prove per l'udienza del 19 aprile '94, aveva versato lui copia: "Allegato B, numero 2, copia rapporto Carabinieri Firenze del 12 aprile '51, circa l'omicidio del Bonini Severino". Quindi c'era una volontà di versare questo rapporto. Allora io faccio questa istanza, che in fondo è solo un'integrazione: se c'era il rapporto giudiziario che era quello richiesto dal difensore e che avevo chiesto anch'io, mi sembra che a questo rapporto giudiziario la Corte lo possa vedere completo; intendo con l'album fotografico, dei rilievi fotografici, e l'autopsia. A questo punto, dato che questa è solo un'integrazione, io chiedo che sia integrato quel rapporto, che è già stato fornito addirittura dalla difesa, con elementi che c'erano già allora; e oltre questo, dato che si dà atto, anzi lo stesso difensore fa presente che si tratta della sentenza della Corte di Assise di Appello del 18/12/52, chiedo come ho già chiesto che oltre la sentenza di Appello, per completezza, a questo punto - c'è il rapporto giudiziario - chiedo che sia prodotta e acquisita agli atti anche la sentenza di I grado.  
A.B.: Signor Presidente, già la Corte...  
Presidente: Vedo l'avvocato Colao.  
A.B.: Prego.  
A.C.: Le parti civili si associano al P.M.  
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.  
A.B.: Signor Presidente, già la Corte di Assise su questo punto e sulla ritualità e sulla utilizzabilità del rapporto, ha deciso con ordinanza respingendo la richiesta della difesa. Quindi, così come ha respinto la richiesta della difesa di utilizzare a fini probatori questo rapporto, mi pare che ci sia stata la prima delle ordinanze della Corte di Assise, ha respinto sia la utilizzabilità di questo rapporto, sia di quel rapporto di Osnabruck, cioè di quel signore...
P.M.: No, no, non mi sembra che sia proprio cosi.  
A.B.: Sì, sì, certo.  
P.M.: Questa è la udienza del 19 aprile 1994.  
A.B.: No, no.  
P.M.: Sono i documenti chiesti dalla difesa il primo giorno.  
A.B.: Certamente, sul punto la Corte di Assise ha già deciso dicendo che questo rapporto non è utilizzabile: né questo, né quell'altro.  
P.M.: Chiedo scusa, chiedo scusa, sono i documenti.  
Presidente: Riprendiamo la nostra ordinanza.  
P.M.: Ecco, esatto.  
A.B.: Io mi oppongo in ogni caso alla richiesta del Pubblico Ministero.  
P.M.: E allora la mia, ovviamente, oggi, al di là della utilizzabilità o meno, è una richiesta ex 507 Codice di procedura, in quanto siamo al termine dell'istruttoria e quindi è valutabile dalla Corte che si tratta di atti utili per la ricostruzione dei fatti.  
A.B.: Di quali fatti non lo so, signor Presidente.  
P.M.: L'ha chiesto lei il rapporto, Avvocato.  
A.B.: No, io l'ho chiesto ma mi è stato respinto. Basta. Chiuso.  
P.M.: Quindi per lo stesso motivo per cui lo chiedeva lei.  
A.B.: Ma questa è una cosa...  
Presidente: Signori, scusate, possiamo guardarlo sul computer. Ma siccome abbiamo la copia dell'ordinanza, ce l'andiamo a vedere.  
A.B.: Certamente, me la ricordo questa.  
Presidente: Quindi... Le posizioni sono chiare: chi propone, chi si oppone.  
P.M.: Benissimo.  
A.B.: Io ho una richiesta di un altro tipo, signor Presidente. Oggi abbiamo letto su "Il Sole 24 ore" che il Governo ha emesso dei provvedimenti. Eh, Presidente, io ho il dovere...  
Presidente: Ah, va bene, certo, Avvocato.  
A.B.: ... di fare queste cose. Lei conosce...  
Presidente: No, no pensavo aveste letto qualche altra cosa riguardo questo processo. Invece è il decreto.  
A.B.: Io non leggo, guardi; non ho letto neanche quel libro famoso, famosissimo. Ho chiesto soltanto il sequestro. Punto e basta.  
Presidente: Non leggete.  
A.B.: Ma l'ho chiesto con ritardo.  
Presidente: Non leggete, non leggete!  
A.B.: No, io non lo leggo neppure. Veda, Presidente, io chiedo, ai sensi dell'articolo 275, rinovellato, perché è un'articolo che è stato novellato più volte, invecchiato, poi rinovellato, eccetera, dell'ultimo comma, secondo cui può essere, può essere eventualmente modificato lo stato attuale di cautela processuale nei confronti dell'imputato se non sussistono esigenze cautelari diverse...  
Presidente: E questo è il problema.  
A.B.: Quindi se sussistono esigenze cautelari che possono essere soddisfatte con altre misure - e questo mi pare che sia il caso di specie - l'imputato Pacciani nonostante la imputazione che grava su di lui, ma questa norma consente comunque in una situazione di patologia sicuramente diffusa di cui lui è affetto, varie patologie; in relazione anche all'età non più giovanile di questo signore; in relazione al fatto che certamente non vi è pericolo di fuga, nonostante quel nuovo inciso normativo secondo cui si debba dare alla fuga, ma questo non c'entra nulla. Io credo che possa essere, e faccio una richiesta in tal senso, che possa essere sostituita l'attuale stato di detenzione in carcere con gli arresti domiciliari, perché la nuova normativa, entrata in vigore, credo, ieri o stanotte o stamattina, lo consente. Per le considerazioni di ogni natura che ho già espresso a suo tempo e che trovavano un limite normativo ben preciso, limite che è stato ora rimosso con questo nuovo decreto legge. Quindi io chiedo alla Corte eccellentissima di dover sostituire l'attuale stato di detenzione in carcere con quello degli arresti domiciliari, con tutte le cautele che l'articolo 284 eventualmente può imporre e possono essere imposte all'imputato. Grazie.  
Presidente: Avvocato, lei si associa?  
A.F.: Si associa il difensore Fioravanti.  
Presidente: Pubblico Ministero, ha qualcosa da dire?  
P.M.: Due parole. Ovviamente è contrario. La norma non è cambiata per quanto riguarda la misura cautelare nel caso concreto, in quanto è pacifico, è stato già oggetto di un'ordinanza della Corte che, stante la personalità dell'imputato, la gravità dei fatti, il fatto che si tratti di omicidi fatti con un'arma mai ritrovata, si pone il caso come uno di quelli nel quale soltanto la misura in carcere è adeguata, e ogni altra, stante i motivi che ho detto, è palesemente inadeguata. Quindi mi oppongo.  
Presidente: Le parti civili hanno qualcosa da dire sul punto?  
A.C.: Siamo remissivi. 
A.B.: Oh! Finalmente un po’ di remissività…

DOPO LA SOSPENSIONE  

Presidente: Diamo lettura della seguente ordinanza: “La Corte, provvedendo sulla richiesta della difesa di produrre una videocassetta che rappresenta una simulazione di esperimento giudiziario, e sulle richieste di effettuazione di esperimento giudiziario tendente a ricostruire i fatti descritti dai testi Iandelli Luca e Lapini, rileva: Quanto alla cassetta, che non si tratta di produzione documentale in quanto il documento nasce in funzione processuale, e viene qui utilizzato solo occasionalmente e quanto alle richieste di esperimento giudiziale, che le stesse sono tardive perché non dedotte nei termini di cui all'articolo 493,Codice di procedura penale; e comunque non sono assolutamente necessarie. Provvedendo poi sull'odierna richiesta del Pubblico Ministero di acquisizione di atti relativi al processo subito dal Pacciani nel 1951, rileva che è infondato il presupposto dedotto dal Pubblico Ministero istante, non avendo questa Corte autorizzato il difensore a produrre rapporto dei Carabinieri 12/04/51. Ed osserva inoltre l'acquisizione dell'imputato alla documentazione ai sensi dell'articolo 507 Codice di procedura penale, non può trovare accoglimento perché non assolutamente necessario. Inoltre, sciogliendo la riserva sull'istanza della difesa dell'imputato di sentire nuovamente il teste dottor Ruggero Perugini, rileva che le circostanze sulle quali il teste sarebbe chiamato a deporre, appaiono ininfluenti e comunque già più che ampiamente accertate dalla rogatoria internazionale svolta. Provvedendo infine sulla odierna istanza difensiva di sostituzione della custodia cautelare in carcere dell'imputato con la misura degli arresti domiciliari, rileva come nessuna nuova emergenza valga in alcun modo ad inficiare le considerazioni svolte nell'ordinanza 22 aprile '94, reiettiva di una precedente istanza di revoca della custodia in carcere. Ordinanza che merita riconferma anche alla luce delle innovazioni apportate al Codice di Rito dal decreto legge 14 luglio '94. E che deve perciò intendersi qui integralmente richiamato. Conservando essa, in particolare, integrale attualità riguardo alla sussistenza di gravissime esigenze cautelari non fronteggiabili con misure diverse dalla custodia carceraria, data la limitatezza dei controlli diretti che anche gli arresti domiciliari consentirebbero di compiere sull'imputato. Per questi motivi respinge tutte le istanze come sopra proposte”. E quindi alleghiamo questa al verbale. Dunque, a questo punto, finito l'esame e tutti i testimoni, eccetera, ci sarebbe l'esame dell'imputato Pacciani Pietro, se è disposto a renderlo.  
A.B.: L'imputato Pacciani non è disposto a rendere l'esame, ma renderà, quando la Corte riterrà opportuno, delle dichiarazioni spontanee.  
Presidente: Bene. Lei, Pacciani, ha sentito le dichiarazioni del suo difensore, ovviamente parla per lei. È d'accordo. È d'accordo, vero?  
A.B.: No, io non la posso interrogare. O la interroga il Pubblico Ministero, e la interroghiamo anche noi; oppure parla da sé, tutto quello che vuol dire.  
Presidente: Se lei deve rispondere, deve rispondere a tutti, non solo al suo difensore. Se invece vuole rendere dichiarazioni spontanee, può farlo quando crede, nei limiti in cui naturalmente la cosa è possibile. Bene, signori, a questo punto...  
A.B.: Farà dichiarazioni spontanee, signor Presidente. Va bene?  
Presidente: Sì, dichiarazioni spontanee. Le renderà quando crede naturalmente.
 P.M.: Presidente, ex articolo 513, Codice di procedura penale, chiedo la utilizzazione dei verbali d'interrogatorio e delle memorie.  
Presidente: Ma io credo, signori, che sull'accordo delle parti si dichiarino utilizzabili tutti gli atti comunque acquisiti.  
P.M.: Sì, gli interrogatori non li ho ancora prodotti.
Presidente: Non li aveva prodotti?  
P.M.: No, il 513 è invocabile solo quando...  
Presidente: Ah, no, dell'imputato, scusi, scusi.  
P.M.: È invocabile solo quando...  
Presidente: Va bene, va bene. Stavo già passando ad una fase ulteriore.  
P.M.: Quindi interrogatori dell'imputato e memorie difensive.  
Presidente: Ovviamente.  
A.B.: Soltanto gli interrogatori credo che possono essere utilizzabili.  
P.M.: Va be', sono già negli atti le memorie difensive emesse dal Gip.  
Presidente: Le memorie?
 P.M.: I memoriali, chiedo scusa. Allora io chiedo...  
Presidente: Gli interrogatori, e non c'è problema.  
P.M.: E non c'è problema. Chiedo anche che oltre i memoriali intesi come dichiarazioni scritte, fatte al giudice...  
Presidente: Ah, i memoriali!  
P.M.: Esatto. Che sono già agli atti del dibattimento, siano utilizzabili tutte quelle che il Pacciani ha inviato al giudice nel corso delle indagini. Le ha inviate, penso, e siano utilizzabili...  
Presidente: Sono già agli atti, no?  
P.M.: ... e sono già agli atti. Ex 120.  
Presidente: Naturalmente quelle memorie che sono agli atti.  
P.M.: Esclusivamente quelle...  
Presidente: Che erano già fin dall'inizio nel fascicolo del dibattimento.  
P.M.: Mi sembra che ne abbia prodotta qualchedun'altra, no?  
Presidente: Ne ha prodotto uno, si, due giorni fa, mi pare. Si, lo abbiamo, lo abbiamo. Gli altri erano già acquisiti, quindi non c'è nessuna discussione.  
P.M.: Esatto. Ci sono già nel fascicolo del dibattimento. Quelli nel corso delle indagini...  
Presidente: Benissimo, e a questo punto allora, signori... Li ha già prodotti gli interrogatori dell'imputato?  
P.M.: Ce li ho qui. Li devo produrre, sono le fotocopie.  
Presidente: Materialmente consegnate.  
P.M.: Senz'altro. Io l'importante che a verbale ci sia la produzione. Li deposito in Cancelleria. Tanto le parti li hanno già.  
Presidente: Va bene.  
P.M.: Si tratta di fare delle fotocopie, Presidente.  
Presidente: Sì, sì, ma noi dichiariamo l'utilizzabilità non solo di questi interrogatori, ma di tutti gli atti acquisiti al fascicolo del dibattimento.  
P.M.: Questa era la mia richiesta.  
Presidente: Ricordo naturalmente che se materialmente ci fosse qualcosa non ancora materialmente depositato, deve essere fatto in Cancelleria, messo a disposizione dei difensori, eccetera.  
P.M.: Senz'altro. Mi riferivo proprio a questa ipotesi.  
Presidente: Signori, a questo punto possiamo dichiarare chiusa l'istruttoria dibattimentale.  
P.M.: Senz'altro, Presidente.  
Presidente: Per la discussione dopo varie tergiversazioni, e perché abbiamo problemi vari un po' tutti e il tribunale per primo. Perché come sapete ci sono concomitanze di processi, anche gravi, la data, l'unica data adeguata a meno che non si voglia andare a settembre, ma ci sono vari problemi, è il 18 ottobre. È un martedì.  
P.M.: Bene, Presidente, grazie.  
Presidente: Abbiamo davanti a noi circa due settimane, una decina di giorni, che credo saranno sufficienti per la discussione, le repliche e tutto quanto.  
P.M.: Bene. Grazie.  
Presidente: Ne prendete atto. E allora il processo è rinviato per la discussione al 18 ottobre '94, ore 09.00, in questa stessa aula bunker. Disponiamo per tale data la traduzione dell'imputato: 18 ottobre, e naturalmente udienze successive.  
P.M.: Grazie.  
Presidente: D'accordo? Signori, buonasera a tutti, arrivederci.

mercoledì 28 novembre 2012

Francesco Bruno - Udienza del 15 luglio 1994 - Terza parte

Segue dalla seconda parte.

P.M.: Bene, allora la domanda è questa. La faccio al professor De Fazio. Professore, su quello che ha detto il professor Bruno a me i punti che interessano sono le considerazioni sul voyeurismo e l'incompatibilità con l'autore di questi delitti. Innanzitutto, può dire qualcosa lei oppure prima ci vuol dire qualcosa in generale sulle...  
Presidente: No, no, in generale no.  
P.M.: No, no.  
Presidente: Ormai in generale non parliamo più, per carità!  
P.M.: Benissimo. A me interessa...  
Presidente: Facciamo domande sintetiche su punti precisi.  
P.M.: ... quello che ha detto il professor Bruno sul voyeurismo, quanto sul tralcio di vite. Che ha natura religiosa. Cominciamo dal voyeurismo.  
F.D.F.: Io non so se lo posso dire, perché io, benché dovrei essere intimorito dalla dichiarata competenza, esperienza del professor Bruno posso dirlo perché sono un vecchio docente che occupa posizioni di rilievo nella criminologia a livello nazionale e internazionale da quando il professor Bruno aveva i pantaloni corti - che il discorso è che lui fa... Per ciò che riguarda compatibilità Pacciani-non Pacciani io assolutamente non sono in grado di entrare e non posso entrare come perito, perché, non lo so, lui conosce Pacciani e io no. Ma ci sono tre cose che vorrei dire. Poi vengo anche alla sua. La prima cosa, quando ha parlato di, ha introdotto il valore di concetto di malattia. È un valore che... cioè, cosa sta a significare? Significa che di fronte a determinate infermità, che non sono patologie mentali, può ricorrere o meno la non imputabilità o il vizio parziale, ma in funzione degli esami di determinati fatti, di determinate persone, non per categorie. Mentre quello che lui ha detto può far pensare che le perversioni reggono, non reggono. Tutti i disturbi, i cosiddetti disturbi dell'asse secondo del DSM3, per esempio, sono disturbi di personalità che possono, in quel caso, rivestire valore di malattia. Quindi non può essere applicato in funzione di categorie nosografiche, non di tipo psicotico: non può essere applicato. Quindi non riesco a capire perché il discorso sul non valore di malattia delle perversioni sessuali. Le perversioni sessuali non hanno, aprioristicamente, né valore né non valore di malattia. È solo nel singolo caso, nella singola perizia che possono eventualmente avercelo. Siamo d'accordo su questo?  
F.B.: Scusi, Professore, non è vero. Perché le perversioni sessuali, se sono perversioni sessuali, sono scritte sui libri, sono scritte sui libri che sono delle malattie, sono delle patologie, sono dei “disorders”, dei disturbi mentali.  
F.D.F.: Certo.  
F.B.: La metta come vuole, ma cosi sono. Se poi vogliamo inventarci le cose clinicamente...  
F.D.F.: Ma caro Bruno, se fosse così allora una truffa da parte di uno che ha compiuto una perversione sessuale finirebbe con l'avere valore di malattia. Ma stiamo scherzando? Cioè è sempre l'esame della persona e del caso concreto che porta a individuare l'esistenza o meno del valore di malattia.  
F.B.: Su questo sono perfettamente d'accordo.  
F.D.F.: Allora, per non confondere le idee, non è lecito di collegare il valore di malattia ad una etichetta. Siamo d'accordo su questo?  
F.B.: Su questo siamo d'accordo, su questo siamo d ' accordo.  
F.D.F.: Perché è scolastico, è elementare. Meno male che siamo d'accordo, allora.  
Presidente: Se siete d'accordo, allora siamo...  
F.D.F.: E continuiamo con le cose scolastiche e elementari. Secondo punto. Il professor Bruno ha introdotto così il discorso del valore dell'identikit. Io mi sono trovato, signor Pubblico Ministero, con una perizia che vale poco, vale niente, ma che ci è costata fatica. Mi sono trovato con una... ho visto una relazione dell'FBI, della quale ho il massimo rispetto, che fa riferimento a questa perizia che noi abbiamo depositato. L'ho letta e l'ho meditata con una certa preoccupazione, perché si tratta dell'applicazione di un metodo sbrigativo e semplicistico relativo alla valutazione delle personalità inorganizzate e disorganizzate. E peraltro l'organizzato è riferito, come ha detto poi il professor Bruno, al termine psicopatico, che è un termine per molti versi superato e inglobato in altre... Cioè si tratta di uno strumento di orientamento agito dalla unità... sulla base di riferimenti comportamentistici. Qui siamo in tutt'altra materia, in tutt'altro tipo di impostazione. Magari più fallibile, ma meno grossolana. Quindi non vedo... il secondo punto di riferimento. Il terzo punto sul quale vorrei intervenire, e questo ha a che fare in qualche misura con quanto ha chiesto il Pubblico Ministero, è il discorso della ipo e ipersessualità. Noi non siamo in grado, e quindi non entro in discussione col professor Bruno in questo caso, di dire se l'attuale imputato è iposessuale, ipersessuale: non l'abbiamo mai visto, non conosciamo niente, non siamo in grado di dire nulla. E non diciamo nulla. Però l'affermazione che ho fatto, correttiva, e che il professor Bruno vive come correttiva dell'iniziale perizia scritta che dice che condivide, non incide sulla sua valutazione della personalità del suo cliente. Io dico solo che il fatto che si dica che una persona ha avuto rapporti con le figlie non può - ed è una domanda che faccio a lui - non può essere addotto come prova di ipersessualità. Siamo d'accordo su questo o no?  
F.B.: Sì.  
F.D.F.: Cioè non parliamo di Pacciani. Parliamo se a un certo momento... perché su questo abbiamo chiarito.  
F.B.: Su questo siamo d’accordo.  
Presidente: Siete d'accordo su questo.  
F.D.F.: Ecco, siamo d'accordo.  
F.B.: Bene.  
A.B.: Però deve spiegare lui qual è la differenza...  
F.D.F.: Ma lui! Io non posso, io non conosco la persona. Lui qua può dire quello che vuole, non...  
A.B.: In linea astratta, mi scusi, Professore. Anche se lui aveva i pantaloni corti e lei era più grande, quindi gli ha voluto dare... è una questione di stile, Professore, mi scusi tanto.  
F.D.F.: Sì, certo.  
A.B.: Lo devo dire, perché è una questione di stile...  
F.D.F.: Di età, se mi consente.  
Presidente: Solo di età.  
A.B.: ... questione di stile, Professore.  
F.D.F.: Avvocato, mi perdona...  
A.B.: Mi perdoni, è stile. Le style c'est l'homme dicono i francesi, abbia pazienza.  
Presidente: Lasciamo stare i commenti, veniamo ai fatti.  
A.B.: Mi scusi, Presidente.  
Presidente: Signori, è tardi!  
A.B.: Allora, siccome lei fa un discorso di questo tipo, e cioè lei dice che non è possibile sapere se, oppur no, colui che ha avuto rapporti con la figlia, eccetera... Vogliamo far spiegare...  
Presidente: Io non gliel'ho tolto, Avvocato. È successo qualche... c'è un gap al microfono di Rosario Bevacqua.  
A.B.: Purtroppo erano...  
Presidente: Sa, abbiamo degli impianti qui...  
A.B.: Grazie, Presidente. Vuole fare spiegare al professor Bruno dove si differenzia lui, va bene? rispetto a lei in questa analisi? Cioè, pur essendo questo signore, così come è stato ritenuto da una sentenza del Tribunale, un incestuoso, qual è la differenza sua, di questo signore, rispetto a quello che dice lei.  
F.D.F.: A questo non rispondo perché non conosco...  
A.B.: Ecco, glielo possiamo far dire? Perché sennò resta cosi, in aria, questo discorso. Grazie.  
F.B.: Io premetto che il professor De Fazio può dire di me tranquillamente dei calzoni corti, perché è stato lui che mi ha elevato alle soglie, quindi ho un rispetto filiale nei suoi confronti e quindi può dire qualunque cosa, sicuramente non mi offenderà, tutt'altro.  
Presidente: Ma il Professore non voleva mancare di riguardo a lei, assolutamente. È escluso.  
F.B.: Ecco, detto questo, io ritengo una cosa particolare. Io sono d'accordo con l'affermazione che il fatto, il rapporto incestuoso non sia di per sé segno di ipersessualità; anzi, vado anche di più. Spesso, diciamo nella maggior parte dei casi, può essere un segno di iposessualità o comunque di problemi riguardanti... Questo in generale, ecco. Dove mi discosto da quello che dice il professor De Fazio? Mi discosto, fondamentalmente, in questo punto: negli anni che vanno dal 1981 al 1985 il "mostro" uccide sei volte, ecco. E in quegli anni dimostra il massimo di "furor" sessuale nei suoi atti. Quindi che negli stessi anni questa persona, oltre a soddisfarsi psicologicamente per gli atti che sta compiendo, sia anche violentatore in senso incestuoso delle proprie figlie e, nello stesso tempo, frequenti prostitute e abbia normali rapporti sessuali con la propria moglie, e così via, è per parte mia assolutamente da escludere. Questo è il punto.  
A.B.: Grazie.  
P.M.: E questo alla barba dell'articolo 220.  
A.B.: Per la barba ci sono anche i rasoi.  
Presidente: Questo lo dice lei, questo lo dice lei. Dunque, signori, avete altre domande da fare?  
A.F.: Ci sono stati tanti... del Pubblico Ministero. Tante barbe…  
Presidente: Perché sennò vorrei fare io una domanda o due ai periti e a lei, Professore. Allora, abbiamo parlato prima di questo unico soggetto, secondo voi che spara, accoltella, uccide, squarta, e via dicendo. Ma questo fatto che il soggetto agente, che uccide, fa tutte queste belle cose, sia uno solo implica anche, secondo voi, che abbia potuto agire anche da solo? Che cioè ci potesse essere o non essere un altro soggetto, con funzioni che ovviamente non sono quelle che compie quel soggetto là, che possono essere di appoggio, di altro tipo?  
F.D.F.: Per ciò che riguarda...  
Presidente: Se siete in grado di rispondere.  
F.D.F.: Per ciò che mi riguarda, sì, no, ci siamo posti il problema del concorso di più persone nel...  
Presidente: Una o più persone.  
F.D.F.: Nello svolgere i delitti. Lei ci chiede se una specie di...  
Presidente: In uno o più delitti.  
F.D.F.: ... una specie di accompagnatore fantasmatico, che non partecipa ai delitti...  
Presidente: Certo, ma gli fa da appoggio.  
F.D.F.: Ecco, e io dico subito quello che intuitivamente mi viene, sulla base proprio delle mie...  
Presidente: Certo, certo.  
F.D.F.: E questo toglierebbe ogni sapore all'autore di delitti, che noi abbiamo definito su base sadico-sessuale. Non so cosa ne pensano gli altri.  
I.G.: Sì, noi ci siamo posti il problema, appunto, se fossero un autore solo o più autori, sia in senso longitudinale che...  
Presidente: Autori però, ha capito, Professore?
I.G.: ... che nell'ambito dello stesso delitto.  
Presidente: L'autore è uno solo, ma ci poteva essere la presenza concomitante di un'altra persona, che so, che gli teneva la macchina, che gli reggeva la lampadina, che gli faceva da palo.  
A.B.: Specialmente la macchina.  
I.G.: Ecco, veramente sarebbe stranissimo, sarebbe una cosa che...  
Presidente: Insomma, capito? gli faceva da palo.  
I.G.: Sarebbe difficilmente ipotizzabile, in quanto gli omicidi a sfondo sessuale commessi da più persone, due persone o più persone, vedono praticamente sempre la partecipazione di tutti i presenti, in una misura maggiore o minore. E questo lo si deduce anche dalla scena del delitto, in quanto il tipo di lesioni che si trovano, il tipo di tracce che si trovano nella scena del delitto sono evidentemente lasciate da mani diverse, da passaggi di persone diverse che hanno un diverso "modus operandi", che hanno diverse modalità di esprimere la loro aggressività e la loro sessualità. Inoltre, i delitti in cui - omicidi a sfondo sessuale - in cui vi sono più partecipanti, anche due partecipanti, generalmente non sono ritualizzati. Nel senso che sono, nell'ambito di una dinamica a sfondo sessuale, un esito in genere non premeditato di un'azione predatoria, di tipo predatorio, anche di tipo sadico e sessuale, e che poi viene spinta fino all'eccesso per motivi per lo più situazionali; oppure per coprire i reati a sfondo sessuale. L'omicidio viene commesso in modo funzionale. Invece la ritualizzazione di questo tipo generalmente non prevede la presenza di nessun'altro.  
Presidente: Bene, bene. Volete aggiungere niente? Comunque il concetto è chiaro. Va bene. Un'altra cosa volevo domandare, ma questa è proprio... L'uso da parte di determinati soggetti di vibratori, falli artificiali, su se stesso o sui partners eccetera, è un indice di ipersessualità o di iposessualità? Oppure, a seconda dei casi? 
F.D.F.: Cioè l'uso di vibratori su terzi o su se stessi?  
Presidente: Sì, anche su se stessi, nel corso di un rapporto che uno può avere con un altro soggetto.
F.D.F.: Dunque, dico subito che è la prima volta in vita mia...  
Presidente: È una domanda che vi pongo, ma...  
F.D.F.: ... si, c'è sempre una prima volta - che mi si pone.  
Presidente: Eh, infatti...  
F.D.F.: Cioè l'uso di vibratori su terzi...  
Presidente: D'altra parte, in questo processo ci siamo imbattuti in vari oggetti di questo genere, in mano alle più disparate persone.  
F.D.F.: Ecco, una prima risposta che abbozzo è questa, cioè sulla base proprio... su una base che penso possa essere logico-deduttiva: l'uso del vibratore su se stesso in connessione con altri atti sessuali...  
Presidente: Presumibilmente.  
F.D.F.: ... potrebbe aver valore di stimolazione. Non so, ha valore di stimolo, di concorso a stimoli facilitanti l'erezione o cose di questo genere. Francamente non lo so. Cioè...  
Presidente: No, nemmeno noi lo sappiamo.  
F.D.F.: Cioè è un problema che la mia esperienza non si è mai posto. Si è posto il problema dell'uso di vibratori su terze persone.  
Presidente: E in questo caso? Ha un significato particolare o no? Scusate, è una domanda apparentemente strana.  
S.L.: È difficile dirlo. Però un...  
F.D.F.: ... l'uomo che utilizza il vibratore per una donna, si che ha un significato.  
Presidente: Ammettiamolo nel caso, chiamiamolo cosi, normale. Almeno penso, io non lo so.  
F.D.F.: ... compensatorio della propria iposessualità e in più può avere anche altri...  
Presidente: Lo ri vuol dire dall'inizio? Nel caso in cui sia usato con un partner, su un partner femminile, dall'uomo naturalmente.  
F.D.F.: Nel caso in cui venga utilizzato con una partner femminile dall'uomo, allora questo uso può assumere tanti significati. Il vibratore dovrebbe essere una specie di protesi del pene, in qualche misura. Quindi può avere questo significato: che può essere una protesi sostitutiva o aggiuntiva. Chiamiamola come vogliamo. Ma l'uso su se stesso, francamente, mi coglie un pò '... Perché può far pensare o a elemento eccitatorio o del tutto a delle valenze di omosessualità passiva, magari non agita.  
Presidente: Professor Luberto.  
S.L.: No, io solo una considerazione, che può apparire anche banale. Nella espressione della sessualità normale o nella ipersessualità è difficile che si abbia bisogno di stimolazione particolare situazionali, oggettuali, eccetera. Il dover ricorrere a stimolazioni aggiuntive per poter esprimere una sessualità normale, a me fa pensare più a dei problemi, nel senso di una iposessualità, comunque sicuramente di una distorsione della sessualità, piuttosto che una condizione di...  
Presidente: Nel caso di un uso, chiamiamolo così, fisiologico sull'altro partner?  
S.L.: Beh, già quello mi rientra in una deviazione. Giustamente, come si diceva prima, per poter parlare di perversione è necessaria una obbligatorietà nella soddisfazione del bisogno sessuale esclusivamente in quella direzione. Però, all'interno di un rapporto - cioè andrebbe valutato caso per caso - di un rapporto articolato, se quello fa parte di un gioco, diciamo cosi, e quantitativamente non ha un aspetto rilevante, può non avere un significato particolare. Laddove fosse esclusivo, preclusivo, compulsivo evidentemente avrebbe un significato diverso.  
Presidente: Quindi andrebbe valutato caso per caso. Va bene, era questo che volevo sapere.  
A.B.: Cosa dice il Professore su questo punto?  
F.B.: Se vuole, posso aggiungere una cosa.  
Presidente: Aggiunga, aggiunga, Professore.  
F.B.: Io sono d'accordo con quello che diceva prima il professor De Fazio, il significato di stimolazione. Ritengo tuttavia che sia molto importante valutare l'età dei soggetti, perché una cosa è che lo faccia il giovane di 20 anni, una cosa che lo faccia il signore oltre i 50 anni. Bisogna tener conto che l'introduzione di un corpo di tipo falliforme, diciamo, nel retto, nell'ano, produce una stimolazione diretta della prostata e delle scivole seminali, che può aiutare l'erezione in persone che hanno problemi di questo tipo. Per quanto riguarda invece il contrario, cioè l'utilizzazione su un partner femminile, è un... è, come dire? Praticamente è una cosa che si fa al posto, anche perché è un surrogato, ecco, se vogliamo, di quella che è una perversione abbastanza tipica che consiste nel voler o nel desiderare che il proprio partner sessuale, la propria donna, sia posseduta da un altro. Ecco, allora non avendo il coraggio, non riuscendo ad arrivare fino in fondo, si utilizzano questi strumenti.  
Presidente: Va bene.  
A.B.: Professore... Presidente, mi scusi, una domanda a lorsignori di questo tipo. Pare che nella serie dei vari omicidi il killer cerchi di separare, di allontanare sempre la donna, ve lo ricordate? Ecco, avete dato un significato, se si può dare, così? Proprio se, pare che stesse... un rituale...
F.D.F.: Portarla fuori dall’auto.  
A.B.: Sì, fuori dall'auto e poi allontanarla addirittura dal luogo? Avete, così... Mi è venuta in mente questa cosa, così.  
F.D.F.: Dunque, dobbiamo dire che l'ha trasportata poi nell'auto...  
Presidente: È la domanda che aveva già fatto l'avvocato Colao.  
F.D.F.: ... e fuori dell'auto operava.  
Presidente: L'avvocato Colao le aveva fatto la stessa domanda.
F.D.F.: L'omicida la trasporta fuori dall'auto, ma è un fatto funzionale a quello che fa...  
A.B.: Per lavorarci sopra.
F.D.F.: Eh, certo.  
A.B.: Anche lei è uguale, Professore?  
F.D.F.: Che possa avere anche dei significati aggiuntivi può anche darsi, ma certamente il fine è quello di poter lavorare, di creare il campo operatorio.  
F.B.: Io posso aggiungere una cosa che è derivata dall'esperienza di aver fatto dei sopralluoghi su questi luoghi, andando a vedere anche, ricostruendo dove l'omicida ha messo il corpo femminile. La prima esigenza, ovviamente, è quella di operare, quindi non si può fare in macchina un lavoro di quel genere. La seconda esigenza che il mostro sembra tenere molto presente, è quella di collocare questo corpo se il luogo è un luogo in pianura, aperto, dietro la macchina, in un posto che non possa essere visto, o in un avvallamento; se viceversa il luogo è un luogo in cui - tipo gli Scopeti, per esempio - in cui ci sono diversi anfratti, allora il cadavere è posto in una situazione in cui il soggetto può guardare la strada principale da cui può pensare... Quindi, mentre opera lui ha anche la possibilità di controllare, ecco. Quindi, la prima esigenza è di tipo operatorio, ma la seconda è anche questa di tipo pratico. Se uno va a vedere bene si rende conto che sono gli unici luoghi, certe volte basta spostarsi di venti centimetri per vedere la strada.  
Presidente: Signori, Avvocato, se ha domande...  
 A.C.: Presidente, una sola cosa, un attimo solo, dico. Ritornando sul concetto della separazione dell'uomo dalla donna, è chiaro che...  
Presidente: Gliela aveva già fatta questa domanda.  
A.C.: ... era già morto, quindi poteva tranquillamente lavorare in pace anche lì sul posto. L'ha spostato perché doveva avere una sua...  
Presidente: Queste sono considerazioni, comunque è già stato risposto su questo punto, credo. Signori, non abbiamo altro da aggiungere, vero? Quindi possiamo licenziare i periti, il consulente. Grazie, grazie molto a tutti. Grazie, Professore. Buonasera. Scusate se vi abbiamo fatto fare tardi con noi. Buonasera a tutti.

martedì 27 novembre 2012

Francesco Bruno - Udienza del 15 luglio 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.  

A.B.: Presidente, mi scusi. Allora, professor Bruno, secondo lei quindi la... Lei ha visitato Pacciani?  
F.B.: Ho parlato con Pacciani, non l'ho...  
A.B.: Ecco, secondo lei, da quello che lei, cosi, dalla sua analisi, dalla sua indagine, dalla sua attività di ricerca della personalità, di esame della personalità, questa personalità dell'attuale imputato è compatibile con quella, con il profilo che i Professori, Luberto, i Professori, i periti di ufficio hanno fatto del cosiddetto "mostro"? 
Avvocato: C'è opposizione su questa domanda, Presidente.  
A.B.: Perché? 
Avvocato: Perché è una domanda che tende a introdurre come valutazione personologica una violazione dell'articolo 220, II comma del Codice penale.  
A.B.: 220, II comma, parla soltanto di che cosa? 
Avvocato: Di perizie criminologiche.  
A.B.: Perizie criminologiche: ma difatti questa è una perizia criminologica che ha fatto...  
P.M.: No, no. 
Avvocato: No, non sull'imputato però.  
A.B.: La personalità dell'imputato, la persona dell'imputato secondo lei è compatibile con la idea che si sono fatti, che ci hanno reso i signori consulenti di ufficio, i periti d'ufficio?  
F.B.: Guardi, da quello che io conosco...  
P.M.: C'è opposizione, Presidente.  
Presidente: L'opposizione non la ammetto.  
P.M.: Bene. Grazie  
Presidente: Perché chiaramente in violazione del 220, II comma.  
A.B.: Benissimo. 
Avvocato: Non ammette la domanda?  
Presidente: ... ci dica.  
A.B.: Come spiega lei, Professore, se lo spiega, se riesce a spiegarlo scientificamente, il fatto... Veda, Presidente, però si poteva anche non ammettere... Mi scusi, Presidente. Siamo d'accordo. Ma veda, si poteva anche non ammettere, per carità! Lei lo ha fatto, io mi volevo togliere la toga. Si poteva anche non...  
Presidente: Noo, Avvocato, per l'amor di Dio.  
A.B.: No, Presidente, si poteva anche non ammettere per esempio che le ragazze, le figlie ci venissero a dire tutto quello che hanno detto del padre.  
P.M.: Quelle sono...  
A.B.: Si è fatto un altro processo!  
Presidente: Quelle sono circostanze di fatto.  
A.B.: Va bene, lasciamo stare.  
P.M.: ... sull'imputato, poi.  
A.B.: Lasciamo stare.  
P.M.: Sull'imputato!  
Presidente: Sono circostanze di fatto.  
A.B.: Sull'imputato.  
P.M.: Ah no, non hanno parlato...  
Presidente: Che hanno evidentemente attinenza all'oggetto del processo.  
P.M.: Oh, meno male!  
A.B.: Perché questo non ha attinenza, Presidente?  
Presidente: C'è il 220, II comma.  
A.B.: Sì, certo.  
P.M.: Ma non lo conosce.  
A.B.: Ma anche l'altro.  
P.M.: Non lo conosce l'imputato.  
Presidente: Non l'ho fatto io il 220 II comma.  
A.B.: No, no. Ma, Presidente, si fanno quando... va bene.  
Presidente: Non mi farete carico, io lo spero, di avere applicato con rigore la procedura in questo processo. Ho cercato sempre di lasciarvi un pochino la briglia sciolta. Però oltre certi limiti non si può andare; se poi c'è un'opposizione formale, figuriamoci.  
A.B.: Va bene. Come spiega scientificamente il fatto che il mostro non colpisca... La posso fare questa domanda o no?  
Presidente: Via, Avvocato, su!  
P.M.: Vedremo se può farla.  
A.B.: La posso fare? Non colpisca più dal 1985? Se lei lo spiega, Professore. Tanto a questo punto non spiega più nulla.  
Presidente: Va bene, è una domanda pertinente.  
P.M.: ... siamo contenti che risponda, chiunque sa dire qualcosa.  
A.B.: Ecco.  
A.F.: Meno male!  
F.B.: Benissimo. Anche perché quello che io ho detto l'ho detto già nel 1985, l'ho anche mandato a dire alla Questura di Firenze, perché l'ho detto nell'ambito di un'attività istituzionale da me svolta. E quindi dovrebbe esserci prova, da qualche parte, di quello che ho detto.  
P.M.: Sarà negli atti.  
F.B.: Perché ho detto nel 1985 che quello sarebbe stato l'ultimo delitto. E l'ho detto sulla base di un'analisi precisa che è stata compiuta su tutti i delitti. In quanto, se uno chiede, se uno fa un piccolo sforzo mentale e si chiede il perché di questi delitti e non se lo chiede soltanto perché sono elucubrazioni mentali di uno psichiatra, ma perché sono gli strumenti moderni con cui si fanno le indagini. Che, tra l'altro, il dottor Perugini conosce benissimo, anche se applica male probabilmente.  
Presidente: Quindi perché, Professore? Lei l'aveva già detto allora, perché?  
F.B.: Ecco, esatto, questo perché? Perché è possibile prevedere il comportamento di una persona - e questo lo sanno tutti coloro che si occupano di psicologia applicata alle esigenze dell'investigazione criminale o alle esigenze della Polizia. Quindi è possibile prevedere. E la mia previsione fu assolutamente negativa in questo senso per il semplice motivo che gli 8 delitti rappresentano un ciclo con delle motivazioni psicologiche precise. Che probabilmente non sono quelle che io immagino che siano, ma che però probabilmente sono molto vicine, visto che comunque questa previsione è risultata azzeccata. Dico anche che, qualora l'attuale imputato di questo processo venisse condannato, probabilmente questo potrebbe essere un elemento utile perché l'assassino, l'omicida...  
P.M.: No, scusi, questa è una valutazione.  
A.B.: Questa è una valutazione...  
P.M.: Per carità, per carità!  
A.B.: È una valutazione? Non è una valutazione.  
P.M.: Per carità!  
A.B.: Non è nulla. Valutazione. È il mio consulente tecnico.  
Presidente: Sentiamola fino in fondo.  
P.M.: Deve dare una valutazione sui fatti.  
A.B.: E certo!  
Presidente: Sentiamola fino in fondo.  
P.M.: Per carità.  
A.B.: Tanto una cosa l'ha azzeccata.  
P.M.: È una prognosi di innocenza.  
Presidente: Ma non avrete mica paura di...  
A.B.: Una cosa l'ha azzeccata.  
P.M.: Per carità!  
Presidente: E allora, lasciamo...  
P.M.: Siamo qui...  
A.B.: Che ha paura di questo?  
P.M.: ... leggere il messaggio che legge sulla consulenza...  
Presidente: Fate silenzio! Fate silenzio tutti e due. Professore, vuole continuare? Prego. 
P.M. fuori micrifono: …  
Presidente: Vi tolgo la parola a tutti e due in questo momento, eh? Vuole, vuole...  
F.B.: No, io dicevo come atto di previsione che se il... È ovvio che io ritenga Pacciani innocente, altrimenti non starei qui. Ma in ogni caso, qualora questo attuale imputato venisse condannato, probabilmente questo sarebbe un motivo sufficiente a dare a quello che io ritengo essere l'omicida, e che ovviamente non conosco, uno stimolo psicologico a sentirsi in qualche modo defraudato di una posizione. E per cui è possibile che questo stimolo prevalga su altre considerazioni e lo riporti...  
Presidente: E che ritorni a farsi vivo.  
F.B.: Lo riporti a farsi vivo. Non è che si debba far vivo necessariamente con omicidi, né con omicidi simili a quelli finora compiuti.  
Presidente: Bene, va bene. Questa è una sua previsione, una sua valutazione.  
A.B.: Senta, mi scusi, un'altra domanda. Credo sia pertinente.  
Presidente: Certo.  
A.B.: In questo processo si è parlato molto del seno sinistro perché in realtà, purtroppo, i seni sinistri di alcune ragazze sono stati asportati. E vi è stata anche una teoria, si è innestata una teoria del seno sinistro. Ecco, lei ci può dire qualcosa su questo seno sinistro? Della Miranda, seno sinistro di Miranda; seno sinistro di queste ragazze, eccetera.  
F.B.: Vede...  
A.B.: Le sue deduzioni scientifiche in merito, se ce le dice, se lei crede di dircele.  
F.B.: Si pensa, sentivo prima oggi anche i Professori - per cui ho la massima stima, soprattutto del professor De Fazio che considero un caposcuola in questa disciplina - quasi offendersi al nome di "identikit". L'identikit psicologico è una realtà, una realtà che si fa, si compie e che viene fatta appunto dalle migliori polizie del mondo. Quando si fa un identikit però bisogna seguire delle regole molto precise, perché altrimenti naturalmente si dicono fischi per fiaschi, e così si prendono, si fanno degli errori grossolani. E una delle regole fondamentali è quella di non fare elucubrazioni, di non fare interpretazioni laddove esiste un motivo pratico, un motivo obiettivo e un motivo semplice per spiegare il comportamento di una persona. Quindi noi possiamo fare delle interpretazioni laddove troviamo dei fatti che sono inspiegabili, che possiamo spiegarci solo attraverso delle interpretazioni. Mentre non possiamo fare interpretazioni quando ci sono delle situazioni obiettive che sono alla portata di tutti. Nel caso specifico, tutti sanno che la maggior parte delle persone, e quindi anche delle donne, è destrimane. E per questo motivo il seno che più facilmente si scopre nell'operazione dell'allattamento materno è innanzitutto il seno sinistro, poi verrà quello destro, poi nuovamente quello sinistro, secondo l'alternanza. Non perché ci sia una scelta, cosi, razionale, sotto, ma perché viene più comodo. È un fatto banale. Così come è evidente che c'è un altro fatto banale, che è quello che una persona destrimane che deve operare togliendo, tagliando un seno – che non è un'operazione molto semplice - cerchi di posizionarsi nel modo più semplice: il modo più semplice consiste nell'operare il seno sinistro perché è quello che viene più facilmente a mano. Detto questo, non c'è nessun'altra interpretazione.  
A.B.: Un'altra domanda, scusi. Qua si è parlato di voyeurismo: cioè secondo lei il voyeurismo, il guardone è compatibile anche con l'omicida?  
F.B.: Se noi per voyeurismo intendiamo la perversione sessuale, voyeurismo vero e proprio, dobbiamo dire che è una delle perversioni sessuali meno associate ad atti di criminalità. Quindi è molto difficile pensare che un voyeurista sia anche un criminale di questa fatta, perché di solito il voyeurista ha tale paura della coppia, degli altri, da addirittura neanche avvicinarsi ma guardare, cercare di guardare da lontano. Sostituendo l'atto del guardare all'atro fisiologico del rapporto eterosessuale.  
A.B.: Senta...  
F.B.: Quindi, no, volevo dire che però in questa vicenda del "mostro di Firenze" si è molto equivocato sul voyeurismo, perché naturalmente il fatto di colpire delle coppiette ha subito fatto pensare che l'autore potesse essere un voyeurista. Io escludo che sia tale. Ritengo, viceversa, che il soggetto che ha deciso di uccidere delle coppie in atteggiamento amoroso sia costretto per forza a essere anche voyeurista, cioè a guardare, a vedere. Anche perché tutti coloro che si sono occupati di questo hanno visto e hanno constatato che lui non uccide a caso, sia uccide prima che questi possano avere il rapporto sessuale, come ad impedire loro di averlo. Quindi deve per forza "osservare", ma questa osservazione ancora una volta non dobbiamo interpretarla come una perversione sessuale, ma come un fatto facilitante quello che poi sarà l'azione omicidiaria successiva.  
A.B.: Senta, nel 1974 vi è stato l'omicidio Stefania Pettini. Questa povera ragazza fu trovata, oltre che uccisa, con un tralcio di vite lei sa dove. Ci può spiegare? E c'è stata la prima escissione pubica di questa... in questo cadavere. P.M.: No no.  
A.B.: No?  
Presidente: No, Avvocato.  
A.B.: No, ah no, no.  
A.F.: Il disegno.  
A.B.: Il tralc… È stato disegnato, chiedo scusa.  
Presidente: Aveva preso...  
A.B.: Però è disegnato. C'è stato un tralcio di vite.  
F.B.: Mah, dunque, io, tra le altre cose, non ho ancora capito, quindi non ho una risposta, del perché l'omicida porti via, cominci a portar via il pube e poi il seno. In quanto mi sarei aspettato psicologicamente un comportamento diverso. E anche sotto il profilo chirurgico un'escalation dalla cosa più facile, cioè portar via il seno, alla cosa un po' più difficile, portar via un qualche cosa che è più difficile sicuramente, sotto questo profilo. Ma, per quanto riguarda la domanda specifica, direi che il tralcio di vite ha avuto un duplice significato: da una parte il significato della utilizzazione di uno strumento atto a esplorare una parte del corpo che, evidentemente, il "mostro" non conosce, o conosce molto poco. Tant'è che fra l'altro si limiterà a una introduzione abbastanza poco approfondita, tant'è che produce delle lievi ecchimosi e certamente non raggiunge il fondo...  
A.B.: Uterino.  
F.B.: Il collo dell'utero. Quindi questo è un primo significato. Rimane da capire perché il "mostro", avendo a disposizione il coltello, abbia invece deciso di utilizzare uno strumento abbastanza improprio come un tralcio di vite. Tra l'altro dovendo prenderlo, strapparlo, perdendo del tempo, eccetera. La mia spiegazione è che il tralcio di vite ha un significato simbolico, di natura religiosa. Il soggetto getta questo tralcio di vite a significare e ricordando una parabola contenuta nel Vangelo secondo San Giovanni, che dice esattamente: Io sono il Signore, rivolto ai suoi allievi, dice, io sono la vigna e coloro che resteranno attaccati a me saranno premiati e daranno frutti. Coloro che invece si allontaneranno da me saranno dei tralci cattivi che l'agricoltore, cioè il Padre mio, strapperà via e getterà nel fuoco e nella perdizione. Ed è per questo che ritengo che, se il significato della uccisione di queste coppie è un significato paranoicale-religioso, probabilmente il tralcio di vita è un preannuncio di quello che avverrà dopo. Ed è proprio analizzando in questa chiave i delitti che sono arrivato a comprenderne che il numero massimo sarebbe stato di 8, 7 diciamo a partire da quello.  
A.B.: Altre due domande e poi dovrei chetarmi. Senta, qua vi è stata una intuizione indagativa -non del Pubblico Ministero, ma credo della Polizia - nell'accostare la figura della Venere del Botticelli e quella della povera Carmela Di Nuccio. Lei ha visto queste fotografie: sono state accostate; addirittura il capo della SAM ha fatto un riferimento ben preciso, tant'è che è illustrato anche un suo libro. Va bene. Ecco, che cosa ne pensa lei? Aveva una collana in bocca, eccetera.  
F.B.: Eh, questo apre il grosso problema, cioè il grosso problema dell'analisi psicodinamica o psicologica dei quadri. I quadri non possono essere sottoposti ad analisi psicologica atta a valutare le, diciamo, le caratteristiche dell'autore che li ha fatti, perché nei quadri prevale spesso un aspetto razionale, cognitivo, per cui l'autore vuol dare un significato preciso a quello che sta facendo. E questo qualunque autore. Tanto più i grandi autori. Naturalmente ciò non toglie che, se si hanno notizie particolareggiate sulla persona dell'autore, si possa anche esprimere qualche elemento sul perché una determinata situazione sia stata simbolizzata in un modo piuttosto che in un altro. Per quanto riguarda in particolare, noi parliamo della Venere del Botticelli, cioè de "La Primavera" del Botticelli...  
A.B.: Sandro Filipeti si chiamava.  
F.B.: Ecco, che è una delle opere più alte dell'umanità e che è stata mal interpretata da chi l'ha guardata, perché chi l'ha guardata probabilmente ha proiettato un suo bisogno interiore che non corrisponde minimamente al quadro. Il quadro rappresenta, come tutti sanno, l'affermazione del regno di Venere sulla terra che è in linea con quella che era la filosofia dell'epoca, in particolare la filosofia del Poliziano. D'altro canto siamo qui a Firenze e credo che il signor Presidente conosce meglio di me questa parte. In ogni caso una filosofia che...  
A.B.: Tutta la Corte.  
F.B.: Che riguardava, diciamo, la bellezza, il mito della bellezza, il mito dell'amore e della capacità di godere di questi sentimenti nella naturalità, ecco, a contatto con la natura, nel gioco della natura. Questo in particolare nella scena che si vede, non è quella una scena di violenza, ma è una scena d'amore di grande rilievo. D'altro canto basta guardare l'espressione dei due innamorati che sono: uno è il vento, Zephiro, e l'altra la ninfa Flora che proprio dall'amore, dal contatto erotico con il vento Zephiro, diventerà primavera e come tale farà diventare fiori tutto ciò che tocca e entrerà nel regno di Venere. Ma se le cose stanno così e coloro che tutti i grandi, diciamo, studiosi della storia dell'arte concordano con questa interpretazione, è evidente che questo è esattamente l'opposto del "mostro". Il "mostro" è contro questo tipo di realtà e uccide delle giovani vite, delle giovani coppie per impedire loro di avere dei contatti d'amore. Quindi siamo esattamente al contrario. D'altro canto mi pare, sempre per la solita regola che dicevo prima, la collana fra le labbra della povera vittima non rappresenta altro che il naturale risultato di un'azione di trascinamento a cui il cadavere è stato sottoposto.  
A.B.: L'ultima domanda, ed è questa. Lei ha tracciato un identikit, se cosi si può... - posso parlare? no, vedo che sorride - del "mostro", del presumibile assassino. Ecco, questo tipo di persona è compatibile con una persona che piange, si dispera, si incavola al dibattimento, eccetera, tipo il Pacciani?  
F.B.: Assolutamente no. Assolutamente no, perché da quello che noi abbiamo e che ritengo sia condivisibile da tutti coloro che hanno studiato questi omicidi, se c'è una cosa che distingue il mostro è la sua freddezza e la sua capacità notevolissima di reagire, di controllare e di dominare tutti gli imprevisti che gli succedono. Anche quelli gravi, quelli gravissimi, come una macchina che si mette in moto e se ne va, o un giovane di 20 anni che gli scappa dalle mani. Ecco, lui riesce tutte le volte a controllare il suo comportamento e a portare a fine l'atto. Quindi è un tipo di carattere, un tipo di personalità che non ha assolutamente nulla a che vedere con quella che conosciamo.  
A.B.: Grazie, Professore. Io non ho domande, per ora
P.M.: Presidente, se mi consente, ho una domanda sola.  
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.  
P.M.: Poi magari una al professor De Fazio. Ma al consulente professor Bruno una sola, perché effettivamente io, da quando ha cominciato a parlare di parabola religiosa...  
Presidente: Devo fare una domanda, scusate, io...  
P.M.: Una sola.  
Presidente: ... la volevo fare prima, ai periti. La faccio in fondo.  
P.M.: Dopo si, anch'io, grazie.  
Presidente: Quando voi avrete terminato tutto l'esame,.  
P.M.: No, da quando... dicevo questo, è una domanda sola. Perché da quando il professor Bruno ha cominciato a parlare di parabola religiosa e da cui 7 si fermano, io effettivamente ho perso la capacità di capirlo. Quindi è un mio limite, non ho consulente e mi fermo. Volevo solo capire questo. Nel suo elaborato....  
A.F.: Queste sono considerazioni.  
P.M.: ... il professor Bruno dà una spiegazione al messaggio alla dottoressa Silvia Della Monica, e dice testualmente: "Silvia Della Monica. Traduzione: luogo clinico della monica o delle suore o della santa suora". Poi aggiunge: "In effetti a Bagno a Ripoli esistono ben due cliniche di estremo interesse, una intitolata a Santa Monica e l'altra a Santa Teresa". Volevo capire: cioè la busta alla dottoressa Della Monica ha a che vedere con una clinica di Bagno a Ripoli? Io sinceramente, avendo i limiti che ho detto nella capacità di capire questo tipo di consulenze, e soprattutto il professor Bruno, chiedo ausilio a lui perché sennò veramente io non ci riesco. Perché la dottoressa Della Monica: clinica Santa Monica, Bagno a a Ripoli; scusate, ma io proprio ho bisogno di... 
Presidente: I passaggi saranno spiegati lì.  
P.M.: No, proprio perché non sono spiegati, Presidente.  
F.B.: No, no, sono spiegati, i passaggi sono spiegati.  
P.M.: Non sono spiegati per me.  
A.B.: Li spiega… 
F.B.: Lì sono...  
P.M.: C'è scritto "decrittazione dei messaggi".  
F.B.: Lei lì sta facendo riferimento...  
P.M.: Scusi, eh! Allora gliele faccio insieme, l'altro è questo. Dice: "Proiettile sotto la casella uguale deporre le armi; pezzetto di seno, sacrificio alla madre; mancanza di una 'B' nel messaggio, località o nome con iniziale 'B', Bagno a Ripoli". Io effettivamente, cioè...  
F.B.: Ecco, glielo spiego subito.  
P.M.: In Procura della Repubblica manca una "B" perché la località è Bagno a Ripoli? O nell'elaborato si spiega oppure ce lo spiega il professor Bruno perché, effettivamente, come è difficile a me sarà difficile, penso, poi alla Corte. Non vorrei poi la Corte si trovasse in difficoltà. Potrei continuare, perché ce ne sono talmente tante che io sono veramente...  
Presidente: Pubblico Ministero...  
P.M.: "Dito di guanto di proiettile".  
Presidente: Lei perché pensa che la Corte si trovi in difficoltà?  
P.M.: No, io dico per me. No, no, eh, certo.  
Presidente: Lei parli per sé.  
P.M.: Posso? La Corte  
Presidente: Lei faccia, lei ha fatto questa domanda.  
P.M.: Sì, aggiungo l'ultima. "Dito di guanto con proiettile, deporre le armi, castrazione". La Corte capirà. Io non capisco, chiedo che me lo spieghi a me. 
Presidente: La Corte leggerà l'intero elaborato del professore.  
P.M.: Bene. No, ma è una pagina intera.  
A.B.: Se lo spiega è meglio, Presidente, lo capisco anch'io.  
P.M.: Eh, certo. È la mia domanda.  
Presidente: No, no, niente. Andiamo avanti, facciamo domande più concludenti.  
F.B.: Ecco, se mi autorizza a rispondere...  
Presidente: No, no, non l'autorizzo, Professore.