La redazione di Metropoli nella persona di F.P., dopo la morte di Mario Vanni raccolse l'intervista che segue.
Nino Filastò: Come ho capito che Mario Vanni era innocente? Lo sa che lo chiamavano “Torsolo”? Non si è mai reso conto del processo, fino alle ultime volte che l’ho visto continuava a chiedermi quando l’avrebbero processato. L’omicidio dei francesi fu collocato da Lotti nella giornata di domenica, quando una serie di evidenze, fra cui le larve sui cadaveri, sposta il delitto almeno al sabato. Oppure nell’omicidio di Montespertoli: secondo quattro testimoni il corpo del ragazzo era sul sedile di dietro; l’auto è stata spostata dall’assassino. Ancora a Vicchio, Lotti disse che Pia Rontini urlava mentre la estraevano dalla macchina,mentre è chiaro che doveva
già essere in coma. Potrei continuare a lungo. Lotti diceva quello che gli dicevano di dire.
Secondo lei c’è qualcosa che può ancora far luce sui duplici omicidi?
Sì, che questa persona esca allo scoperto.
Secondo lei è viva?
Potrebbe essere ancora viva. Non è poi molto vecchia, sui 60 e più anni. E’ un uomo, uno solo, autore materiale dei delitti, affetto da una grossa psicosi di tipo sessuale. Essendo una persona di un certo livello, una persona religiosa, ha avuto la volontà di coprire i delitti con un significato
moralistico: le vittime si esponevano, potevano esser viste, per questo le uccideva.
E’ possibile una confessione?
Credo che tutto sommato l’assassino sia frustrato dal fatto che la sua bravura - ma anche il suo scopo - rimangano privi di firma.
Secondo lei c’è speranza di arrivare alla verità?
No, non mi pare ci siano elementi prevedibili che possano chiarire le cose. La valutazione oggettiva è che, grazie alle indagini fatte a Firenze, gli autori di tre delitti identici e il volto
del mostro restano un mistero.
Rif.1 - Metropoli 15 aprile 2009 pag.4
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