Il 15 febbraio 1996, dopo essere stato assolto dalla Corte d'Assise d'appello, Pietro Pacciani rilascia l'intervista che segue a La Repubblica.
Pietro Pacciani: Mi sembra d' essere ancora in carcere, e tutto per colpa di quei lazzaroni, lì sotto.
Sono fotografi, è il mestiere...
Sono lazzaroni e basta. Anche al processo mi stavano addosso e un' mi facevano respirare.
Ma ora come si sente?
Sto un po' meglio, ma ancora un' sto bene. Stanotte ho dormito in camera con un mio amico, conosciuto a Sollicciano, in carcere. M' addormentavo e mi svegliavo di continuo, sognavo cose strane, pensavo a tante cose.
A cosa?
A cosa? Mi ci vorrebbe un cervello elettronico per star dietro a tutto quello che dicono e fanno su di me. Un giorno m' accusano, i' giorno dopo prendono il Vanni, i' giorno dopo ancora mi buttan fuori...
Già Mario Vanni, il suo grande amico.
Ma che grande amico. L' è un povero cristo, col vizio di bere, ma l' è bono, bono, non farebbe male neanche a una coccinella. L' hanno messo dentro per creare un simbolo. Io ci uscivo, s' andava a mangiare qualche panino insieme, ma solo quello, il resto son menzogne, falsità.
Sono accuse, soprattutto.
Sì, lo so, sono accuse. Son tre anni che mi fanno impazzire. Poliziotti, carabinieri, giudici, m' hanno razzolato dentro, m' hanno fatto ammalare. Mi ricordo Canessa, madonna quante ne ha dette su di me. Io lo sentivo, mi ribolliva i' sangue ma un' potevo rispondere. E quelle parole che non gridavo mi restavano dentro, mi bruciavano l' anima.
Cosa avrebbe voluto dire?
Volevo dire che erano tutte menzogne. Che io sono un brav' omo, che ha lavorato sodo per tutta la vita. Dicono che andavo in giro per spiare le coppiette. Che mi caschi la vista se l' ho fatto. E uscivo sempre con un maresciallo dei carabinieri, figuratevi se potevo fare cose disoneste. Dicono che la gente mi chiamava i' Vampa perché m' arrabbiavo subito, ero violento e mi veniva i' viso rosso. Non è vero. Avevo i' viso rosso, bruciato dal sole perché sudavo nei campi. C' ho passato la vita a lavorare in campagna. Eppoi tutti quelli che m' hanno accusato. Tutti bugiardi.
Anche gli ultimi testimoni venuti allo scoperto ora?
Tutti, tutti bugiardi. Se la gente seguisse i dieci comandamenti, non rubare, non amare la donna degli altri, non uccidere e il resto della parola di Dio, si starebbe tutti meglio ni' mondo.
Ma ora è finito tutto.
Speriamo, speriamo, io quei fatti non li ho commessi, l' ho giurato di fronte a Dio, di fronte alla giustizia e al mondo intero.
(si accende una sigaretta)
Sa, devo fumare di nascosto perché mi fa male e suor Elisabetta non vuole. Io avevo anche smesso, ma poi vorrei vedere lei chiuso in una cella buia, da solo.
E' stato a lungo in isolamento?
Perdio. Poi per fortuna m' hanno messo con gli altri. Eravamo in sei, e si stava benino. La domenica pigliavo la farina, gli buttavo dentro le uova, facevo una sfoglia lunga lunga, e la tagliavo a fili per far le fettuccine grosse così, come i' mi' dito. Poi col coniglio facevo i' sugo. Sentisse che buono. Per questo mi chiamavano anche dalle altre celle. ' Pietro vieni da noi domenica a cucinare' mi dicevano.
Come passava le giornate?
Pregavo, giocavo a carte, mica a soldi però, e vedevo la televisione. Magari qualche partita di calcio, tipo la Fiorentina domenica sera.
Un pochino, ma preferisco i' ciclismo, i tempi di Bartali e Coppi sì che erano belli e più puliti di ora. Ha visto Maradona nel calcio? L' era un campione eppoi s' è saputo che pigliava droga.
Pacciani ormai tutto questo è il passato. Che farà da domani?
Ho fatto un voto, farò un pellegrinaggio eppoi voglio tornare a casa mia, all' orto di Mercatale, dalla mi' moglie, quella povera donna dell' Angiolina.
Ma l' ha sentita appena uscito?
No, ho chiamato un sacco di volte, ma l' ha staccao i' telefono.
Non vuole parlare con lei?
Macché, è che i giornalisti, i fotografi la fanno diventare pazza e lei, per star tranquilla, stacca i' telefono e non apre la porta a nessuno. Icchè deve fare povera donna...
E le figlie?
Anche con loro un' c' ho mica parlato. Poverine, ne hanno passate di tutti i colori per colpa di questi tre anni d' inferno e di falsità.
Chi l' ha consigliato di non tornare subito a casa?
Abbiamo deciso tutto con le suore. Dopo la sentenza c' era tutto i' mondo fuori dal carcere. Così i carabinieri hanno fatto uscire una camionetta dicendo che ero lì, e invece io sono uscito da un cancellino di dietro sulla Uno di suor Elisabetta. Ci abbiamo messo parecchio per arrivare qui in piazza Santo Spirito, c' era un traffico che s' impazziva. Però siamo entrati senza essere visti da nessuno e quando più tardi son arrivati i giornalisti, io l' ero già nella mi' stanza.
Un bel trucco...
E me ne hanno fatti un po' a me di trucchi e di inganni. Ma alla fine ha visto che la verità è venuta a galla. Ora però perdono tutti, tutti quelli che m' hanno accusato, m' hanno fatto ammalare.
Perdona anche i giornalisti?
Non tutti, e stanno tutti là sotto, che pare un assedio. Ma io non mollo, io parlo con chi mi pare, e ora alla finestra un' m' affaccio. Più tardi, quando vengono i miei avvocati si vedrà.
Ma al processo d' appello perché non si è fatto vedere?
Perché stavo male, avevo un male alle gambe da impazzire. L' è un fatto nervoso, m' ha detto i' mi' dottore. Nervoso o no io un' camminavo, per far venti metri ci mettevo mezz' ora. Ora sto un po' meglio, ho preso delle pasticche, ma le gambe mi fanno sempre male.
Forse è stato meglio visto come è andata a finire...
Un' so nulla. Io so solo che anche se sono analfabeta posso insegnare a tanti come ci si muove nella vita.
Magari ora decide di scrivere un libro di memorie?
Mah, e ne hanno scritti già parecchi di libri su di me, qualcuno giusto, qualcuno che non mi piace per nulla.
Li ha letti tutti?
Quasi... ora però vorrei riposare un pochino. Vorrei farmi la barba, un bagno come si deve.
Eppoi magari tornare a Mercatale?
E dagli con Mercatale! Ancora è troppo presto, ma quella è casa mia e prima o poi ci voglio rientrare, un' mi voglio mica fare frate e andare in convento.
Un' ultima cosa. Chi è il mostro secondo lei?
Un pazzo, un malato. Perché uno che uccide dei poveri ragazzi che fanno l' amore può essere solo un malato.
Rif.1 - La Repubblica - 15 febbraio 1996 pag. 9
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