Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale, il 1° novembre 1994 venne condannato dalla Corte di Assise di Firenze, alla pena dell’ergastolo per aver commesso sette degli otto duplici omicidi attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze.
Per insufficienza probatoria Pacciani fu assolto da tutti i reati relativi all’episodio delittuoso avvenuto nella notte tra il 21 ed il 22 agosto del 1968, quando furono uccisi Barbara Locci ed Antonio Lo Bianco.
Il 13 febbraio 1996 la corte di Assise di Appello di Firenze emise una sentenza diametralmente opposta alla precedente: ordinò l’immediata scarcerazione di Pacciani e lo assolse da ogni addebito.
Il 12 novembre 1996 la Corte di Cassazione annullò la sentenza assolutoria contro Pietro Pacciani e ne dispose un nuovo giudizio. Giudizio che però non ebbe mai luogo poiché, nel primo pomeriggio del 22 febbraio 1998, Pietro Pacciani fu rinvenuto cadavere presso la propria abitazione in via Sonnino a Mercatale.
"Ricordo che fui avvisato, insieme al Pubblico Ministero mi recai a casa del Pacciani... ricordo bene quel che trovai nella casa e soprattutto com'era disposto il cadavere... la casa con tutte le imposte aperte, spalancate, la porta... C'erano delle anomalie, chiare anomalie..." Dr. Michele Giuttari (History Channel - I delitti del mostro di Firenze)
Vediamo allora queste presunte anomalie, vediamo se ciò che accadde nel febbraio del 1998 possa condurci a ritenere sospetta la morte di Pietro Pacciani.
Ivana, una vicina di casa di Pacciani, venerdì 20 febbraio 1998, lo vide intorno alle 18:30, mentre, come di consueto, chiudeva la porta di casa e le imposte.
Il giorno successivo, sabato 21, verso le 9:30 della mattina, notò che le imposte erano ancora chiuse ma a suo dire la circostanza non era affatto inusuale.
La sera intorno alle 18:30 la signora Ivana vide che la porta di casa del Pacciani era aperta e non chiusa come solitamente ma a suo dire: “A volte Pacciani si comportava in modo strano” per cui non vi prestò troppa attenzione.
Arriviamo a domenica 22 febbraio, quando intorno alle 07:00/07:30, dalla finestra della cucina, la signora Ivana notò che la porta di casa di Pacciani era ancora aperta, esattamente come l’aveva vista la sera precedente.
Nel corso della mattinata iniziò però a preoccuparsi non vedendo Pacciani uscire in giardino e neppure lo aveva udito tossire.
Intorno alle 12:00 si consultò con un vicino, questi chiamò Pacciani a telefono alcune volte ma non ricevendo risposta, alle ore 14:00 avvisò i Carabinieri di San Casciano che nel verbale di quel giorno riportano: “Rolando R. avendo conoscenza del precario stato di salute del Pacciani, temendo una disgrazia, ci notiziava di non averlo visto sin dal giorno precedente”.
“Avendo conoscenza del precario stato di salute”, non “Temendo qualcuno avesse attentato alla sua vita!” Ma andiamo avanti.
Giunsero a Mercatale, il Maresciallo Arturo Minoliti e l’agente Andrea Cateni. Suonarono il campanello posto vicino al cancello che immette nel giardino antistante la porta d’ingresso dell’abitazione del Pacciani ma nessuno rispose. Il cancello era chiuso a chiave. IL CANCELLO ERA CHIUSO A CHIAVE, si può escludere pertanto che qualcuno avesse avuto accesso all’abitazione di Pacciani… a meno che, come un gatto, non fosse passato dai tetti...
I due militari si portarono quindi nell’abitazione del vicino che aveva chiesto il loro intervento e scavalcarono la rete che confinava con il giardino di Pacciani; qui notarono una tinozza di plastica ricolma di immondizia e diverse scatole di cartone disseminate qua e là.
Superata la porta d’ingresso dell’abitazione di Pacciani che risultò spalancata, i carabinieri si immisero nel vano cucina: “In tale ambiente regnava gran disordine e sporcizia. Sul tavolo rotondo posto al centro del piccolo vano vi erano resti di cibo e carte varie.”
Nella camera da letto “si constatava uguale disordine, il letto risultava sfatto e le coperte rivoltate su una parte.”
Di questo disordine, di questa situazione dimessa riferiscono anche due testi sentiti dalla PG parecchio tempo dopo.
Celso Barbari, il 4 aprile 2001 riferì: “Ricordo che negli ultimi tempi lo vidi molto trasandato, nel senso che non si curava più e si era lasciato andare”.
Anna Maria G., il medico di famiglia dichiarò: “Quello che mi colpì particolarmente fu l’ambiente che si presentava ancora più sporco del solito.” Verbale del 31 ottobre 2001.
Ma torniamo al verbale dei Carabinieri:
“L’imposta della camera da letto risultava chiusa e l’ambiente non era illuminato da luce artificiale”
L’uso parsimonioso della corrente elettrica viene segnalato anche dal suo medico di famiglia: LEGGI “Ricordo che tutto mi sembrava molto buio”;
Ma che Pacciani fosse parsimonioso, se non avaro al limite della grettezza è, del resto, cosa ben nota.
“Nel piccolo vano adibito a tinello posto a sinistra dell’ingresso dell’abitazione si notava, subito dopo la porta, a sinistra, un tavolino. Dinanzi al tavolino, all’altezza della porta d’ingresso del vano bagno, bocconi, si rinveniva una persona di sesso maschile che presentava i pantaloni abbassati fino a sotto i glutei e la maglia parzialmente sollevata."
La posizione del cadavere di Pietro Pacciani risulta anomala? Non direi, combacia perfettamente con l’ipotesi si sia sentito male e sia caduto a terra, non a caso riporta lievi escoriazioni, LIEVI, al volto, al braccio e al ginocchio sinistro.
Segni di effrazione? Nessuno. Disordine da colluttazione? Neppure.
Come neppure risultano ferite da difesa o segni di trascinamento.
La relazione di consulenza tecnica sulle cause di morte di Pietro Pacciani del medico legale, prof. Giovanni Marello riporta:
L’ispezione esterna rivela che il cadavere indossa: “un maglioncino azzurro, una camicia scozzese, una camiciola di lana, pantaloni grigi, due boxer legati tra loro mediante una stringa, un calzino di colore azzurro ed uno di colore verde marcio, nonché un paio di scarpe di cuoio slacciate.”
Stranamente, incomprensibilmente, nessun riferimento ad “uno straccio fermato alla maglia con tre spille di sicurezza, imbevuto di varechina” di cui si legge in una nota del 3 dicembre 2001 del dirigente della squadra mobile di Firenze.
Lo straccio, citato dal solo capo della Squadra mobile, ricorda lontanamente l’asciugamano che fu rinvenuto il 06 giugno 2002 sulla salma riesumata del dr Francesco Narducci: “Asciugamano di tela robusta, posto al di sotto dei pantaloni, sistemato ad ansa, con apertura posteriore a modo di – ventriera -. Il telo è stato rinvenuto molto aderente all’addome ed ha lasciato quasi per compenetrazione l’impronta del proprio ordito sulla cute.”
Apro parentesi. Francesco Narducci è il gastroenterologo perugino scomparso l’8 ottobre 1985 nel lago Trasimeno, accusato dalla Procura di Firenze e di Perugia di aver avuto un ruolo negli omicidi commessi dal cd “Mostro di Firenze”.
La Procura della Repubblica di Perugia, nel tentativo di comprendere la funzione dell’asciugamano, dispose una consulenza tecnica volta a chiarirne il significato: “l’apposizione del telo sui fianchi del cadavere aveva un possibile carattere “massonico arcaicizzante” e un possibile significato rituale “punitivo”.”
La circostanza è certamente curiosa e suggestiva ma credo, francamente, non si possano confondere due boxer legati assieme con una stringa, con un asciugamano;
È altresì facilmente spiegabile l’odore di varichina, di cui parla il superpoliziotto, con una semplice ricerca in rete: “Nel caso di cistiti, infezioni renali, uretriti, l’odore è causato da alcuni batteri come Proteus, Pseudomonas, Providencia, Morganella che trasformano l’urea (una componente dell’urina), in ammoniaca. In questi casi l’odore caratteristico è quello di ammoniaca o candeggina.”
Ed infatti nella relazione del prof Marello si legge: “vescica a pareti integre con scarsa urina purulenta. (…) e nella conclusione “cistite e ipertrofia prostatica.
Ma il dr Giuttari ha parlato di varichina, non di candeggina!
“L'ipoclorito di sodio è il sale di sodio dell'acido ipocloroso. In soluzione acquosa in concentrazione variabile dall'1% al 25% circa, è noto nell'uso comune come sbiancante e disinfettante, con i seguenti nomi: candeggina, varichina, amuchina, nettorina”
Credo possa dichiararsi chiarita la circostanza dei boxer dall’odore sgradevole.
Cos’altro ci dice la relazione del prof Marello?
“Sollevati gli abiti è possibile evidenziare a livello delle regioni corporee, antideclivi, la presenza di ipostasi di colore rosso vinoso.”
In pratica, il sangue, a seguito del decesso anzichè depositarsi in basso, come avviene solitamente per via della forza di gravità, si era raccolto in alto. Circostanza certamente singolare ed insolita ma che non ci induce a pensare che Pacciani sia stato ucciso, semmai che il corpo sia stato rivoltato, rovesciato dalla posizione originaria in cui fu rinvenuto.
Del resto che le scene del crimine siano trattate spesso in modo tutt’altro che ineccepibile è quasi una consuetudine per chi ha seguito, anche solo distrattamente, la vicenda del cosiddetto mostro di Firenze.
Quando è morto Pacciani?
“L’osservazione dei fenomeni cadaverici permetteva di stabilire indicativamente l’ora della morte al 21 febbraio 1998, intorno alle 22:30 circa.”
Di cosa è morto Pacciani? L’esame autoptico è abbastanza chiaro: “La morte è dovuta ad insufficienza cardiaca con edema polmonare (accumulo di liquidi) in recente infarto del miocardio in soggetto con cardiomegalia (cioè aumento di volume del cuore) per ipertrofia ventricolare sinistra e sfiancamento globale del cuore, affetto da arteriosclerosi polidistrettuale (deposito di grasso) a particolare incidenza a livello coronarico e cerebrale ove è presente una atrofia corticale con dilatazione ventricolare ed edema. Il Pacciani presentava esiti di precedenti infarti ed erano presenti segni di anasarca (che è comunque un accumulo di liquidi come l’edema) e di notevole stasi con epatomegalia (cioè aumento del volume del fegato) oltre a gastrite emorragica diffusa, cistite ed ipertrofia prostatica.”
Che Pietro Pacciani non fosse propriamente in salute lo confermano il suo medico curante: “Constatai che respirava male, il Pacciani fu categorico nel rifiutare il ricovero”;
Il dr Francesco Bruno che nel verbale del 06 settembre 2001 riferisce: “Soffriva di una cardiopatia molto grave: aveva avuto un infarto negli anni ‘70. La cardiopatia era complicata dall' infarto e successivi disturbi cardio - ischemici. In occasione del ricovero a Ponte a Niccheri aveva avuto un edema polmonare iniziale che è un segnale molto grave di rischio di vita. Soffriva anche di ipertensione arteriosa e di depressione. Era un grande bevitore di vino ed un grande fumatore, tutte cose chiaramente controindicate a quelle patologie.”
Ivana, la sua vicina di casa “Negli ultimi giorni ho potuto notare che il Pacciani stava male di salute. Camminava male, gli mancava il fiato, tossiva quasi continuamente.”
Ma anche Suor Elisabetta, che in più riprese, da mesi, lo invitò a fare accertamenti sanitari. Di questa apprensione si legge nei verbali relativi alle intercettazioni telefoniche.
21/12/1997 – A telefono con Suor Elisabetta: “Si lamenta che si è sentito male, era alla Coop ed è caduto per terra. Soffre d’insonnia.”
25/12/1997 – 11:13 - Chiama il 118 – “Sente un forte dolore al petto. Interviene la guardia medica.”
Lo stesso Pacciani uno uno dei suoi tanti memoriali, scrisse: “Mi curo con tante medicine, il Persantin 75, 4 al dì, Calvasin durante gli attacchi, Nitrodur, Cemerit, inoltre tengo il diabete, un polpo alla gola, non mi posso operare per l’infarto avuto, che non posso fare l’anestesia, inoltre ho l’attrosi alla spina, pressione molto alta, mi curo col Moduretic e Suguan, tengo 156 cartelle cliniche che ritirai dal centro clinico di Sollicciano”.
(Persantin, Calvasin, Nitrodur, Cemerit, Moduretic, Suguan, tutti farmaci fortemente controindicati con le patologie di Pacciani, che il contadino di Mercatale assumeva contestualmente ad abbondante vino; e che l'alcool ed i medicinali siano un binomio tutt'altro che salutare è cosa nota).
Esagerazioni senza alcun fondamento? Non proprio, considerato che dal 13 febbraio 1996, giorno in cui Pietro Pacciani fu assolto dalla Corte di Assise di Appello di Firenze, al momento del decesso, 22 febbario 1998, fu ricoverato due volte in ospedale in seguito ad attacchi di cuore: Il 06 agosto 1996 ed il 25 ottobre 1997.
La morte di Pacciani è stata forse trascurata o non sufficientemente approfondita? Non direi, tant’è che la Procura della Repubblica di Firenze, il 29 marzo 2001, aprì un fascicolo contro ignoti volto a chiarire ogni aspetto della sua dipartita. Tra gli accertamenti disposti vi furono, tra l'altro, quelli tossicologici e farmacologici che evidenziarono, nei liquidi organici di Pacciani, la presenza di un medicinale, l’Eolus, che è controindicato per un soggetto cardiopatico, obeso, affetto da diabete.
Questa è certamente un’anomalia e c’è chi comprensibilmente si sorprese della presenza di questo farmaco a casa Pacciani, c’è perfino chi su questa circostanza lamenti episodi di amnesia e non ricordi d’essere stato presente durante la redazione del verbale del 31 ottobre del 2001 in cui il medico di Pacciani riferi: “Mi viene mostrata la fotocopia di una ricetta con la prescrizione del farmaco “Eolus” con due confezioni. La ricetta è a firma mia. La riconosco e quindi sicuramente sono stata io a prescrivere questo medicinale in spray, che all’epoca prescrivevo spesso ai miei pazienti con problemi di respirazione. Presumo che al Pacciani lo prescrissi per un problema bronchiale.”
Mistero (si fa per dire) risolto: Pacciani assumeva un medicinale controindicato con le sue patologie poichè regolarmente prescritto dal suo medico curante.
Errore umano? Leggerezza? Non sta a me dirlo, pensare però che qualcuno possa aver voluto uccidere Pacciani con uno spray per l’asma è un po’ come credere di riuscire a svuotare una piscina con un cucchiaino da the.
C’è infine l’ennesimo episodio suggestivo che può essere utile a chi voglia scrivere e pubblicare libri o abbia piacere far parlare di sé ma che è del tutto irrilevante se si ha a cuore la verità e la giustizia.
Celso Barbari, di professione pittore, negli anni ‘90 si era appassionato alla vicenda giudiziaria di Pacciani; convinto sostenitore della sua innocenza una mattina aveva pensato bene di presentarsi davanti all’aula bunker di Firenze con una croce su cui era ritratto il contadino di Mercatale. Ne erano seguiti brevi attimi di popolarità che gli avevano consentito di incontrare “il Vampa” presso la sua abitazione a Mercatale.
Il pittore, il 04 aprile 2001, presso gli uffici della squadra mobile di Pian del Voglio riferì: "Sentii Pietro proprio il giorno prima del rinvenimento del suo cadavere. Lo sentii per telefono la sera e lui fu molto frettoloso nel liquidarmi dicendomi che da lui c’era un erborista. Tant’è che ebbi modo di udire Pietro che rivolgendosi a questa persona gli diceva: “È quel grullo del pittore…”. Chiudendo la comunicazione. Il giorno ebbi la notizia della sua morte."
Un erborista... L’immagine evoca pozioni letali, figure lugubri e sospette, I Borgia, Panoramix…
Niente di tutto ciò.
Pacciani risulta telefonicamente intercettato dal 30 agosto 1997 al 26 febbraio 1998. La telefonata del pittore venne registrata e trascritta e dal fascicolo emerge inequivocabilmente che non avvenne venerdì 21 febbraio, il giorno precedente il rinvenimento del cadavere di Pacciani, bensì la settimana precedente, venerdì 14... per San Valentino...
Non “di sera” come riferisce il pittore ma di pomeriggio, alle 15:33.
La sintesi della telefonata riporta: “
"Barbari Celso telefona al Pacciani e gli chiede come sta. Pacciani dice di essere a ‘fare le medicine”. Barbari gli chiede spiegazioni in merito ed il Pacciani afferma di - “fare con le erbe, ... c'ho le erbe”. In seguito il Barbari chiede informazioni sul tempo meteo. Pacciani dice che è molto freddo e che la notte scorsa ha dormito solamente due ore. Pacciani, facendo intendere che ha fretta, continua il discorso dicendo: “gli fo la medicina a quest’omo qui, aspetta sennò va via, poi gli ha furia”. Barbari capisce che Pacciani ha fretta ed i due si salutano. Durante la registrazione della telefonata non si sentono in sottofondo altre voci, diverse da quelle dei due interlocutori.”
Si può pertanto escludere anche l’ipotesi che l’erborista avesse chissà quali loschi intenti poichè, a ben leggere, pare evidente che fosse Pacciani a preparare intrugli medicamentosi per il suo ospite.
Recentemente ho letto anche che probabilmente Pacciani “Non voleva pagare per tutti” e che fu ucciso per evitare rivelasse la verità.
Durante i processi a Pacciani la Procura, i quotidiani, le riviste di attualità, sono state inondate di memoriali scritti di pugno dal contadino di Mercatale.
Appelli accorati con i quali il contadino urlava la propria innocenza, si scagliava contro chi lo accusava, talvolta indicava soggetti a suo dire sospetti che meritavano l’attenzione degli inquirenti.
Credo che se avesse avuto qualcosa da dire, da far sapere, non gli siano affatto mancate le occasioni pubbliche per esprimersi, per comunicare ciò di cui fosse a conoscenza.
Anche Pietro Fioravanti, l’avvocato storico di Pacciani, riferì aver ricevuto in più di un’occasione, indicazioni dal contadino di Mercatale:
Verbale del 16 febbario 2004 - “Pacciani mi ha parlato più volte della necessità di fare indagini sul medico di Perugia, sul Marchese Corsini, sul farmacista di San Casciano.”
verbale del 05 dicembre 2002 – “In che epoca Pacciani le parlò del Narducci? Dopo il gennaio del 1993. In pratica dopo il secondo arresto”
Gennaio 1993 fa rivelazioni di un certo tenore, diciamo così…
febbraio 1998 viene trovato morto presso la propria abitazione.
Chi eventualmente potè sentirsi minacciato dalle accuse di Pacciani non fu esattamente un fulmine di guerra, considerato che fece trascorrere 5 anni prima di mettere in atto un piano per eliminarlo che potremmo definire a dir poco omeopatico.
Capisco che un soggetto come Pacciani, che muore così banalmente, possa destare qualche perplessità, forse anche una certa delusione ma questa non è una storia di Rex Stout, Georges Simenon, Arthur Conan Doyle.
Cercare nella dietrologia risposte che non si è stati capaci di trovare in anni ed anni di indagini mi ricorda tanto chi non sapendo rispondere ad una domanda se ne esca con una delle supercazzole del Conte Mascetti.
Niente di male, beninteso, ma non sorprendiamoci poi se a 62 anni dal primo omicidio si continui a parlare di questa vicenda come di un mistero insondabile.
01 dicembre 2021
1 commenti:
Di lì a breve Pietro Pacciani avrebbe dovuto sostenere il terzo grado di giudizio e forse si era reso conto che avrebbe pagato, e caro, soltanto lui...
Avrebbe confidato a Suor Elisabetta e forse al suo legale, la paura di poter essere ucciso
C'è anche un noto criminologo che dice "Pacciani e stato portato alla morte... goccia dopo goccia"
Sembra che le ultime telefonate "Vampa" le ricevette il pomeriggio/sera del 21,una di anonimi insulti cui lui contraccambiò ed un'altra "muta"...segnale di una visita notturna?
Il giorno dopo,1998/feb/22 (un numero che pare porti morte e sfiga in questa vicenda) Pacciani viene trovato morto,le finestre spalancate e tutte le luci spente, il letto sfatto,scarpe ben allacciate ai piedi,vestito (no pigiama) e con le ipostasi cadaveriche al lato opposto di dove avrebbero dovuto essere, in piu il maglione arrotolato fin quasi sopra le spalle fa ragionevolmente sospettare un trascinamento e, remotamente,un posing
Il suo cadavere ha il formoterolo nel sangue ma non i farmaci che gli erano stati utili, in pratica interruppe da giorni la terapia necessaria per passare al (per lui) controindicato formoterolo(Eolus)
In casa un barattolo con del liquido traslucido inodore, non so se poi analizzato, forse tra le ottanta pagine di relazione tossicologica è descritto
Addosso, poi, uno straccio imbevuto di candeggina (non trovata in casa) a mo' di cinta...una usanza di esotici torturatori?
La metafora della piscina da svuotare col cucchiaino è adatta alla verità piena da raggiungere in questa dolorosa vicenda, i frammenti stinti di un antico puzzle macchiato di sangue pazientemente riattaccati, dagli inquirenti e da p.i.f. e testimoni onesti
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