giovedì 13 settembre 2018

Il mostro ed il cinema. Quattro chiacchiere con Francesco Crispino di Giuseppe Di Bernardo

Spesso, tra appassionati della vicenda del mostro di Firenze, si è discusso sulla possibilità che alcune pellicole thriller/horror degli anni '70 e '80 avessero potuto influenzare la fantasia del maniaco delle coppiette. L'aggressione ai danni di una coppia appartata è un classico del genere. Sembra quasi poter leggere tra le righe che l'assassino punisce chi vive una vita sessuale libera, caratteristica del cambiamento di quegli anni.
Tra i film dell'epoca in cui troviamo questa situazione, c'è certamente "Torso", "Venerdì 13", "Reazione a catena", "La città che aveva paura", e naturalmente "Maniac", che per alcuni avrebbe addirittura innescato l'idea delle escissioni al Mostro di Firenze.
A questi film di culto, dobbiamo assolutamente aggiungere "L'etrusco uccide ancora" del 1972, regia di Armando Crispino, che presenta questa situazione in una delle scene iniziali. Recentemente ho avuto la fortuna di poter scambiare qualche parola con Francesco Crispino, figlio del regista, che mi ha confidato come il padre e lo sceneggiatore, Lucio Battistrada, avessero notato strane connessioni tra il film e i delitti del Mostro.

Vorrei chiedere al gentilissimo Francesco, che ringrazio, di renderci partecipi di quei preziosi ricordi familiari. Francesco, ti va di parlarne?
"L’etrusco uccide ancora" esce nelle sale nel 1972, ma la sua realizzazione è dell’anno precedente. La data della prima versione della sceneggiatura (che aveva il titolo Raptus) è infatti del marzo 1971, mentre le riprese sono state effettuate nell’estate dello stesso anno. Il secondo elemento che mi preme ricordare è che l’ambientazione del film si svolge in quella che è la ragione etrusca meridionale, tra Spoleto, Cerveteri e Tarquinia. Sono entrambi aspetti importanti in riferimento alla vicenda del Mostro di Firenze, perché se l’etrusco è tra i primi film del periodo (che, grazie al successo della “trilogia degli animali” di Dario Argento, apre il successo mondiale del giallo italiano) a rappresentare una serie di delitti compiuti ai danni di giovani coppie appartate in luoghi nascosti, è quasi sicuramente il primo titolo a inserire una chiave horror nella narrazione gialla e ad ammantare l’artefice dei delitti di un’aurea mostruosa. Tanto che, proprio quando inizia a farsi strada l’ipotesi di una serialità dei delitti compiuti nella provincia fiorentina, sono in molti a compiere il collegamento tra il film e la cronaca. Molti quotidiani e riviste dell’epoca, nell’occuparsi della vicenda, non esitarono a utilizzare termini presi dal film e a collegarne l’ambientazione con lo sfondo in cui vengono compiuti i delitti reali. Fino al punto da ventilare l’ipotesi che il Mostro di Firenze avesse addirittura preso spunto dal film. Come se insomma la visione avesse “scoperchiato” qualcosa dell’inconscio del Mostro, lo abbia portato alla luce, esattamente come succede nell’opera firmata da mio padre.
Mi ricordo infatti che mio padre e il suo sceneggiatore Lucio Battistrada erano sconvolti da queste molteplici connessioni che emergevano via via e come abbiano seguito la vicenda del Mostro di Firenze con particolare coinvolgimento, a volte sentendosi quasi in colpa di ciò che stava succedendo. Lasciandosi andare alle suggestioni, iniziarono addirittura a chiamare il Mostro di Firenze con il nome del mostro del film, Tuchulcha, che poi è il nome del dio etrusco della Morte.
Quando, in seguito alla morte di mio padre, decisi di intervistare Lucio Battistrada per un documentario che poi realizzai, lo sceneggiatore mi fornì ulteriori dettagli sul vivace dibattito che tali connessioni tra il film e la cronaca avevano generato. A cominciare dai dettagli sulle messinscene operate dagli assassini (sia quello del film che quello/i reale/i), e sulla macabra ritualità che ne collegava le azioni. Molto più che “semplici” coincidenze.
Oggi, a distanza di anni, penso non sia corretto utilizzare la formula, un po’ semplicistica, che assegna al film un valore profetico, “l’ennesimo film che anticipa la realtà”, ma sia più giusto riflettere come il film e la vicenda del Mostro in fondo partecipino del medesimo immaginario. 

L'etrusco uccide ancora, un film di Armando Crispino. Con John Marley, Enzo Cerusico, Alex Cord, Samantha Eggar, Enzo Tarascio, durata 105min. - Italia 1972 

-Giuseppe Di Bernardo scrive e disegna fumetti dal 1994. Con Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich, ha creato il personaggio a fumetti "Cornelio - Delitti d'autore", insegna a The Sign - comics & arts Academy di Firenze e dal 2002 disegna le avventure di Diabolik. A Marzo 2019 uscirà per Edizioni Inkiostro la sua graphic novel ispirata ai delitti del mostro di Firenze. 
Il suo blog: Narrare è resistere

0 commenti: