venerdì 17 giugno 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 19 marzo 1998 - Tredicesima parte

Segue dalla dodicesima parte

Avvocato Filastò: E poi voglio dire, ma capite, mi pare d'averlo già detto comunque ve lo ripeto, ammettendo che quello fosse lo stimolo, ma Pacciani in quel modo, la prima cosa, il primo a far la figura del "finocchio", per dirlo in termini volgarissimi, era Pacciani. Quindi, di che doveva avere paura il Lotti, anche ammesso che fosse esistito quel rapporto che racconta in quel modo assurdo che dice lui, eccetera. L'ultima cosa di cui mi devo occupare è questa acquisizione che vi abbiamo prodotto e che riguarda il fatto che quel giorno il Lotti non aveva più la 128. Ritengo che sia stato ampiamente provato, non solo il fatto da un punto di vista documentale, ma è provato anche il tentativo della contaminazione della prova da parte del Lotti. Cosa che è molto grave, che voi valuterete, considererete, per tanti versi, anche sotto il profilo dell'attendibilità di questo signore. Perché quella è una falsificazione vera e propria. Proprio falso. Benissimo. Allora, però, vedano, il Pubblico Ministero se n'è reso conto. Il Pubblico Ministero, che è abilissimo, se ne è reso conto, che star lì a sostenere che alla data del 3 di luglio il Lotti non aveva la 124, non ci stava proprio, perché insomma, come si fa. Allora che cosa vi ha detto il Pubblico Ministero? Vi ha detto: 'ce l'aveva tutte e due e poteva usare l'una o l'altra'. Allora, questo significa passare sopra disinvoltamente a quelle che sono state le acquisizioni del dibattimento attraverso l'ascolto di almeno due testimoni: i signori Scherma, padre e figlio. Vi hanno detto che questa è la situazione, questa è la situazione chiara, questa è la situazione questa è la situazione provata dal dibattimento. Vi hanno detto: 'il Lotti a un certo punto rompe la macchina 128, che non gli va più. La ricovera davanti casa' — Luigi Scherma - 'la lascia lì per almeno un mese e mezzo, ferma. E siccome lui non può stare nemmeno un giorno senza automobile, va subito e se ne compra un'altra', 124; la compra il 3 di luglio, quando la compra dal Bellini in quel verbale che voi avete e che rispetto al quale potete certamente utilizzarlo, dice che normalmente, sempre, lui ha fatto dei contratti per cui la macchina veniva consegnata con anticipo, casomai, di due o tre giorni, rispetto alla dichiarazione di acquisto di vendita fatta dal venditore. Tutto il discorso della assicurazione che mancava ve ne ha già parlato il collega, non c'è niente da fare, basta vedere questi documenti per accorgersi che l'assicurazione c'era, era stata - attraverso una cosiddetta polizza integrativa o appendice di polizza — trasferita dalla 128 alla 124. Come è ovvio e come è naturale perché un personaggio come il Lotti, come vi si è detto, non perde due mesi di assicurazione perché così è signore, ma ha trasferito l'assicurazione da una macchina all'altra, come risulta anche da tutto quello che si è visto qua, compreso il pagamento del premio anticipato rispetto alla macchina nuova 124, al 20 agosto dell'85, addirittura. E poi perché, vedano, c 'è anche un altro fatto. Se voi guardate i numeri della polizza, voi trovate che sono... c ' è un numero che è quello della polizza originaria, c'è un numero — 128 — c'è un numero che è quello di un'altra polizza che è quella del pagamento effettuato non in data 2/09/85, lì è quando gli hanno rilasciato la ricevuta, in data precedente, come risulta da questa annotazione in basso; e questo numeretto... e poi c'è un terzo numero che è il numero della polizza che poi lui fa sulla 124 definitivamente e che è quella che è pervenuta, perché è l'unica che i è pervenuta in copia regolare e complessiva e che è datata 1986. Che significa? Significa che il numeretto intermedio è l'appendice di polizza, non c'è niente da fare, è l'appendice di polizza che lui ha fatto per modificare. A questa ha dato un numero diverso, stesse scadenze, stesse situazioni, ma sta così la cosa. Ne abbiamo parlato io e l'avvocato Mazzeo per giorni, con assicuratori di tutti i generi, ci hanno detto tutti la stessa cosa. Le cose... Se poi ha ragione l'avvocato Mazzeo — siccome il dato è molto importante, se avete qualche dubbio: fate la perizia. Ma torniamo a bomba. Ah, sì? Allora questi testimoni che hanno visto questa macchina ferma lì ferma, davanti casa, che era rotta perché dicono che era rotta, che non funzionava, non camminava, Scherma Luigi dice addirittura che negli ultimi giorni non aveva nemmeno le ruote. Eh,però si possono sbagliare perché zitto zitto, la notte, Lotti lascia la 124, che funziona, che ha comprato da poco, sale sulla 128 scassata, in qualche maniera riesce a metterla in moto, ci rimette le gomme, eccetera, e poi quatto quatto va ad ammazzare la gente agli Scopeti, o a fare lo spione, poi a partecipare all’omicidio, perché lo sa che va a partecipare all'omicidio, su questo non c'è dubbio. Tutto questo su una macchina mezzo scassata, che ti può lasciare a mezzo per la strada, e senza assicurazione. E questo qui, Chiarappa-De Faveri, lo farebbe lasciando questa macchina senza assicurazione, scassata ih questa maniera, per cinque ore e mezzo ferma davanti agli Scopeti. Fategli un'altra perizia psichiatrica. Ma non è così, non sta così, non sta così, questo processo non sta in piedi da nessuna parte. Queste acquisizioni finali hanno dato, secondo questo difensore, il colpo finale, hanno in qualche modo chiarito che non si può, non si può arrivare alla condanna di Mario Vanni. Ieri sera, sul tardi, mentre stavo radunando un po' questi appunti io ho pensato alla vostra sentenza. Anche se al collega dico di non pensare mai al risultato perché... faccio un pochino... tante volte faccio un po'... perché forse un po' più di esperienza ce l'ho, mi permetto così, bonariamente, dico: 'non pensare mai al risultato, fai il tuo lavoro, non ti preoccupare, vai avanti così'. Però come si fa? Sapete, noi siamo così, noi avvocati da questa parte di questa aula, dietro questo banco, a un certo punto ci si trasforma un po', come dire, ci si sente un po' superstiziosi, si cerca di individuare dai vostri sguardi, dai vostri atteggiamenti come la pensiate, che cosa ci sia dentro di voi, e poi si parla: 'questo è segno buono, quest'altro è segno cattivo', tutte cose, d'altra parte, così per... Io, per dire la verità, quando sono arrivato qui la prima volta ho avuto, così, una brutta impressione ed è anche una delle ragioni per cui me ne sono andato, poi sono tornato. Però, ecco, nonostante tutto questo andare e venire di sentimenti, di immagini, di impressioni, di previsioni, ieri sera a un certo punto pensai proprio alla motivazione della vostra sentenza, la sentenza e alla motivazione. Mi sono sentito tranquillo. La tensione mi è caduta di dosso, di colpo, e tranquillo, vedano, per questa persona, che come ho detto mi è divenuta cara, perché è una persona che ha sofferto e che merita che questo peso, questo macigno che gli è piombato addosso gli sia tolto dalla schiena. Sereno mi sono sentito, disteso, senza preoccupazioni per la sua sorte in questo processo. E vi dico anche perché, insomma. Riterrete voi, nonostante tutto, nonostante tutto quello che abbiamo detto, io e il collega Mazzeo e altri colleghi, la confessione di Lotti attendibile? Riscontrata? Non poi così confliggente - come vi abbiamo indicato noi – con numerosi acquisizioni del processo, con alcune regole del buonsenso, con quel sano sentimento delle cose normali e razionali, del consueto in opposizione allo straordinario e all'astruso, che sempre deve guidare il buon Giudice? - Ritiene, questo Giudice, che questa cosiddetta confessione sia stata acquisita al processo con buone regole, senza forzature, senza concitazione, applicando le norme del Codice, in particolare l'articolo 274 del Codice di procedura penale che regola e impone la custodia cautelare in carcere, quando esistano, come esistevano, rischi di inquinamento della prova? Ritenete che questa prova sia stata acquisita in modo tale da garantire la genuinità, da garantire, da metterla al coperto da possibili inquinamenti, fugare ogni sospetto di vantaggi promessi e concessi? Va be', accomodatevi, se così vi pare. Tal sia di lui. Tal sia del signor Lotti. Spazio per ravvedersi e per dire la verità qui voi glielo avete dato. Da cittadino, una tale soluzione non mi esalterebbe, come non mi esalta quel detto toscano, un pò cinico che recita - e l'ho messo -, per questo motivo in testa alla memoria, “agli zoppi, grucciate”. E che Lotti sia un po' zoppo, soprattutto moralmente zoppo, non mi sembra dubbio. Sicché, almeno, un po', se la sarebbe voluta, pioverebbe sul bagnato. Ma che Lotti, nella sua caduta, più processuale che reale — cioè più caduta provocata da un comportamento perverso nel processo, in questo processo, e non, a mio parere, provocata da delitti che a me sembra irreale che egli abbia commesso oppure abbia aiutato altri a commettere - che in questa caduta Lotti, la persona di Lotti, quell'uomo che voi avete visto e avete saggiato, considerato, ascoltato, esaminato, analizzato in tutte le pieghe di questo processo, come voi farete poi in Camera di Consiglio, come lo abbiamo fatto noi con tutto l'impegno possibile, con tutto lo studio, tutta la fatica possibile e immaginabile, che in questa caduta Lotti trascini il chiamato in correità signor Mario Vanni non mi sembra possibile, non è possibile, non è possibile. Perché? Perché? Per una ragione, voi avete qui in questo caso la prova provata, palpabile, dei vantaggi immediati della confessione per Lotti. Vantaggi che gli hanno assicurato un tetto, lo stipendio, la considerazione, nel senso dell'attenzione, quella che gli è sempre mancata nella sua vita di emarginato, di paria, di abbandonato. Ma con la chiamata di correo si aggiungerebbe — uso il condizionale perché sto parlando da un punto di vista dell'accusa - un altro vantaggio, cioè, la parziale impunità, l'offuscamento, la diminuzione del suo ruolo nell'ambito di quei delitti. Ma pensate, pensate, pensate, basta pensare a questo. A Giogoli, 1983, avrebbe sparato anche lui. Avrebbe materialmente ucciso anche lui. E. dovreste credergli quando lui dice che Pacciani gli ha messo l'arma in mano quasi costringendolo meccanicamente a premere il "cosino", come lo chiama lui, cioè il grilletto della famosa calibro 22? Per effetto di quale costrizione, per effetto di quale sudditanza, a Giogoli, avrebbe fatto questo? Beh, possiamo affacciare un'ipotesi. A Giogoli, guardino, pensate, eh, sarebbe sua la macchina rossa vista dalla signora Bruzzichini il giorno prima. Prima, nei pressi del furgone dei tedeschi quindi. L'estemporaneità, il trascinamento all'ultimo... non vero. E questo trascinamento, se esistesse, facendo l'ipotesi, se esistesse una sudditanza sessuale verso il diabolico Pacciani, all'interno di un rapporto omosessuale, di tale intensità da essere, da sentirsi il canino che segue il padrone fino al punto di seguirlo nei delitti e da costringerlo ai delitti, questo non solo non scalfirebbe di un millimetro il peso della responsabilità del signor Giancarlo Lotti, anzi lo graverebbe di quei motivi futili e abietti che tuttavia il Pubblico Ministero ha ritenuto di non contestare a nessuno. Ma pensate... A sentir lui, a sentire Lotti, la coppia nella Panda celeste nella piazzola di Vicchio sarebbe stato lui a scoprirla, la prima volta, a vederla, a localizzarla, a sceglierla come obiettivo. Ma pensate, sto parlando sempre dal punto di vista dell'accusa, eh. Anche i giovani francesi degli Scopeti sarebbero stati lui e da Pucci spiati il pomeriggio precedente. Cioè, le avrebbe compiute lui quelle attività preliminari di preparazione al delitto che poi avviene nella notte. E guardate ora, in un quadro siffatto che vi ho delineato in pochi minuti, in poche, battute, guardate ora il premio della chiamata di correo contro il signor Mario Vanni e il signor Giovanni Faggi; eccolo: niente galera nell'immediato, minimo della pena edittale per gli omicidi di quella atrocità, nessun aggravamento quanto meno per la continuazione, attenuanti generiche dichiarate prevalenti: 21 anni, minimo della pena. Se si segue, e si può seguire, la strada della consulenza di Fornari e Lagazzi, il gioco gli sarebbe riuscito in pieno. Ma che collaboratore: giocatore e fortunato, per giunta! Sarebbe uno di quei casi, per tutte le cose che ho detto, in cui l'articolo 192 del Codice di procedura penale, con quell'orientamento giurisprudenziale del quale vi ha parlato a lungo il collega, dovrebbe essere applicato con il massimo rigore, massimo. Ma poi, in questo caso, non ci sarebbe nemmeno bisogno di questo rigore massimo, basterebbe l'applicazione semplice, immediata, della legge, della norma. Non si può, non si può, non si può, considerare chiamata di correo una prova nei confronti di Mario Vanni, quando di riscontri per Mario Vanni non. ce n'è nemmeno uno. Mario Vanni si è già difeso da sé sinteticamente, in un modo splendido. A un certo punto, durante il dibattimento si è alzato e ha detto: 'signor Presidente, a me questi testimoni un mi rammenta nessuno, io voglio andare a casa, per gentilezza, mi faccia andare a casa'. Nessun indizio autonomo, nessun riscontro a carico di Mario Vanni. Chi lo ha visto sul luogo del delitto? Chi l'ha mai visto? Si parla di una macchina, ma la macchina è di Lotti. Si parla di una macchina, dovrebbe essere la macchina di Lotti, con un autista a bordo. E poi si va a arzigogolare la perversione, la moglie buttata dalle scale... Tutte queste cose voi capite che sono esagerazioni, amplificazioni da respingere. Persino, insomma, sgradevoli da constatare. Hanno questo significato : riempire, riempire, riempire a tutti i costi una prova che manca, un riscontro che non esiste. Nessun indizio sui luoghi del delitto, non ha la macchina, sbaglia il Mugello con un paesino, non lo ha visto mai nessuno, nemmeno Lorenzo Nesi, nemmeno la Frigo, la coppia Caini-Martelli. La macchina per cinque ore agli Scopeti, che se è quella del Lotti, eh, è tutto un altro discorso. Aggiungiamo i 15 testi di Baccaiano che valgono almeno per escludere, almeno per escludere le due macchine e le due persone sul posto. Che volete dire, che è un indizio di riscontro il preteso riconoscimento di Renzo Rontini e signora a 10 anni di distanza sull'onda della suggestione di una fase dibattimentale nel processo Pacciani in cui Vanni è già sospettato? Fase dibattimentale alla quale loro partecipano, che vedono? Da parte di testi la cui ansia di raggiungere un colpevole traspare da tutte le interviste? Perché poi, a questo punto bisogna dirlo, insomma, vero. A proposito del signor Rontini, il dolore e tutto il resto. Però è sempre nel mezzo, eh. Interviste da tutte le parti, apparizioni in TV, interruzioni all'avvocato che fa il suo dovere... Insomma, ma lasciamo perdere, via. Ma poi di che? Sarebbe riscontro indiziante di che? Il fatto che quest'uomo può essere capitato a Vicchio? Non ci è mai stato e continua a dirlo, perché lui fra l'altro non si muove da quel giro lì. Certo.
Mario Vanni: Eh. 
Avvocato Filastò: Quando noi sappiamo che un pedinamento, nei confronti di Pia Rontini, c'è stato. E sappiamo che la persona che pedinava Pia Rontini non ha niente a che vedere con il signor Mario Vanni.
Mario Vanni: No.
Avvocato Filastò: Abbiamo interrogato un testimone, si chiama Bardazzi, gli abbiamo fatto vedere il Vanni, gi abbiamo fato vedere le fotografie di Vanni a quell'epoca: ha escluso che Vanni fosse la persona che stava seguendo, quel giorno, Pia Rontini. E certamente seguiva lei, lo sguardo, quello che ha raccontato e tutto il resto, la coincidenza del giorno dopo il delitto. Il Bardazzi è un teste che va tenuto presente, è molto importante. C'è il vuoto, anzi, no. Ci sono acquisizioni nettamente negative. Il no di Zanetti, il no di Bardazzi, il no di Allegranti, rispetto alla voce, e, alla fine, il "Vanni no", di Pucci. "Vanni no, Vanni no." Il Pubblico Ministero dice che era stanco. Sì, era stanco Pucci, era stanco di mentire. Era stanco di vedere questo poveruomo inchiodato ad una responsabilità che non gli appartiene, inchiodato da un processo perverso nei suoi confronti. Ecco perché sono tranquillo, sarete anche voi assolvendo Mario Vanni; lo sarete anche voi assolvendo. Lo sarò io, perché potrò tirare il fiato e smettere, di lavorare su questo caso. Perché l'ho già detto, una condanna, mi costringerebbe a rimboccarmi le maniche subito, due giorni dopo il verdetto. No, non l'ho già detto, lo ridico... Non mi andrebbe giù, non mi andrebbe giù. Ebbene, basta. Come ha detto il collega.
Avvocato Mazzeo: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Ah, cosa?
Avvocato Mazzeo: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Va be', ne ho bell'e parlato, no? É falso, non c'è niente da fare.
Avvocato Mazzeo: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Falso, tendenzioso, non c'è dubbio. Come hai detto, Antonio? San Francesco, cosa ha detto?
Avvocato Mazzeo: No, lui disse quel 3 di ottobre del 1226 ma rivolto ai frati: "Io ho fatto la mia parte, che Dio vi aiuti a fare la vostra."
Avvocato Filastò: "Che Dio vi aiuti a fare la vostra." Non solo.. . E io dico: non solo Dio, anche la vostra intelligenza, il vostro studio, il vostro senso di umanità, il vostro senso di giustizia. Siate giudici, Signori Giudici: assolvete Mario
Mario Vanni: Grazie.
Avvocato Mazzeo: Dobbiamo produrre, Presidente, la memoria... Per comodità della Corte, c'è un originale più sette copie. Una copia andrebbe al Pubblico Ministero. 
Presidente: Ce l'ha il Pubblico Ministero...
P.M.: (voce fuori microfono) 
Presidente: Allora, queste sono le copie... Vanni, lei voleva fare una dichiarazione, mi disse giorni fa. Va bene?
Mario Vanni: Senta, signor Presidente...
Avvocato Filastò: Aspetti, Vanni...
Presidente: Aspetti, Vanni...
Mario Vanni: Senta, signor Presidente, il Lotti è un bugiardo e un falso su quello che ha dichiarato contro di me. Tanto più io ho subito un anno e otto mesi di carcere, per via di lui. Riguardo a il mostro di Firenze io non c'ho nulla a che vedere. Sono innocente. Lei mi creda, signor Presidente, questa è la verità.
Presidente: Ecco. Allora, chiuso il dibattimento, la Corte si ritira per deliberare. Questi sono i membri effettivi, i membri supplenti, sono liberi. Faremo sapere poi, con sufficiente anticipo, quando usciremo per la lettura della sentenza. 
(voce fuori microfono)
Presidente: Come? 
(voce fuori microfono) 
Presidente: Si, sì. Si capisce, qualche ora, qualche ora, certamente. Bene. Buonasera. L'udienza è tolta. Allora, per la lettura della sentenza: quando la Corte esce per leggere la sentenza, vuole essere presente qui? Alla lettura della sentenza, quando la Corte esce per leggere la sentenza, vuole essere presente qui? (voce fuori microfono)
Presidente: Bene.
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Presidente: Allora, nuova traduzione del Vanni per l'ora che diremo poi.

0 commenti: