mercoledì 2 settembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 3 marzo 1998 - Ottava parte

segue dall'settima parte

Avvocato Mazzeo: Allora, continua la Suprema Corte e arriva al punto terzo. Dice: "Ovviamente i problemi ora accennati e quelli relativi ai riscontri cosiddetti esterni," - o oggettivi - "concettualmente distinti, possono concretamente intrecciarsi, come pure accade nel caso presente, e tuttavia il Giudice deve compiere l'esame seguendo l'ordine logico indicato", Cassazione Sezioni Unite: personalità, attendibilità, veridicità, credibilità delle sue narrazione, riscontri oggettivi. "Tuttavia il Giudice deve compiere l'esame seguendo l'ordine logico indicato, perché non si può procedere a una valutazione unitaria della chiamata in correità, e degli altri elementi di prova che ne confermano l'attendibilità," - come dice quella norma che conosciamo - "se prima non si chiariscono gli eventuali dubbi che si addensino sulla chiamata in sé." Prima di andare a vedere chi ha dichiarato... quando io chiedevo al dottor Giuttari: 'ma insomma, lei si è posto il problema?', non l'avevo ancora letta questa sentenza io. Io l'ho detto, il 23 dicembre, nel mio esame del dottor Giuttari, dico: 'ma scusi, ma quando è venuto quest'uomo che ha fatto i sopralluoghi, la buca, c'era meno acqua, c'era più acqua, il ponticino, la casa, ma lei si è posto il problema della personalità di questo soggetto che stava vedendo? Andate a guardare le risposte che ha dato l'inquirente. Dico: "...se prima non si chiariscono gli eventuali dubbi che si addensino sulla chiamata in sé, indipendentemente dagli elementi di verifica esterni ad essa." Quindi, credibilità, attendibilità intrinseca, attendibilità estrinseca." I dubbi che si addensano sulla chiamata in sé con riferimento al Lotti. Allora, andiamo ad esaminare, per esempio, la personalità. Io seguirò un criterio di legge, un criterio di giustizia, Sezioni Unite della Cassazione. Prima di tutto che bisogna fare? "La credibilità del dichiarante in relazione alla sua personalità." E qui devo spezzare una lancia verso il rappresentante della pubblica accusa il quale è assolutamente condivisibile... addirittura, secondo me, è stato il momento più - misera opinione - alto della sua esposizione, della sua orazione, laddove vi ha illustrato la personalità del Lotti. Ha assunto addirittura valenze letterarie, secondo me, la sua esposizione. Perché, cito testualmente dalla requisitoria del Pubblico Ministero. Dobbiamo esaminarla questa personalità, e dice così: "È un emarginato, una personalità debole e sottomettibile. Cede alle personalità più forti. È portato a subire qualunque minaccia, anzi, la ingigantisce." - La ingigantisce - "È uno che non riesce a elaborare nessuna difesa, subisce. È una persona che non ha valori." Che non ha valori? Quanto può essere credibile una persona che non ha valori? Un uomo in vendita, commenterei io. Ma andiamo avanti, sentiamo cosa dice il Pubblico Ministero: "È una persona che non ha valori, il mondo intorno a lui è inesistente." Quindi, problemi di coscienza se deve mettere nei guai qualcuno non se ne porrà, lo dice il Pubblico Ministero, e il Pubblico Ministero direbbe: 'Marcantonio è uomo d'onore, bisogna credergli'. "È una persona che non ha valori, il mondo intorno a lui è inesistente. L'unica cosa che lo interessa è la soddisfazione dei bisogni elementari, primari: un tetto, una macchina, pure usata, le 50.000 lire per andare con le prostitute." - Mamma mia che personalità! - "Non coltiva sentimenti religiosi," - non vi fate fuorviare dal fatto che fosse lì in quella comunità gestita da un prete - "Non coltiva" -dice il Pubblico Ministero - "sentimenti..." – lui lo conosce benissimo il Lotti, molto più di me, insomma - "sentimenti religiosi, sta in comunità soltanto perché ha bisogno di un tetto." Che cosa si può aggiungere, quale commento bisogna fare? Uno solo, questo lo faccio io, non era il Pubblico Ministero: tipo ideale di calunniatore per proprio tornaconto. Se il Giudice vede, prima di tutto, nell'ordine logico indicato dalle Sezioni Unite della Cassazione, esaminare la personalità per, evidentemente, fugare i dubbi, chiarire gli eventuali dubbi che si addensano sulla chiamata in sé, quindi prima di tutto la personalità -lasciamo perdere quello che ha dichiarato - che elemento è questo? E qui c'è da allargare le braccia, Signori. Questa è la peggior figura di chiamante in correità che disgraziatamente si possa trovare sulla sua strada un giudice che, poverino, deve decidere, soffrendo. E deve decidere del destino delle persone con uno che non ha valori, il mondo intorno a lui è inesistente, l'unica cosa che gli interessa è le 50.000 lire per andare con le prostitute, non coltiva sentimenti religiosi: tipo ideale di calunniatore; questo è un uomo in vendita, prezzolabile, tranquillamente. Allora, già la prima - sono tre gli elementi – il primo elemento è decisamente negativo, ma non negativo da ragionarci sopra, da fare le chiose, da interpretare, come s'è fatto con le sue dichiarazioni - poi ci arriveremo - l'esegesi del pensiero del Lotti. Chi mai lo avrebbe detto, nell'arco di una vita, che si doveva arrivare al punto da fare l'esegesi del pensiero del Lotti! Infatti io non la farò l'esegesi del pensiero del Lotti, io farò parlare il Lotti, da quello che lui ha dichiarato, quando arriveremo alle sue dichiarazioni. Dico ma qui, qui si parte da un materiale, Signori, mah, io inquirente, fossi stato, avrei detto: ragazzi, qui c'è da allargare le braccia, proprio. Qui abbiamo raschiato il fondo del barile con uno così. Si parla dei pentiti inattendibili, questo è la quintessenza dell'inattendibilità. Mah, proprio guarda, tutto ha detto, ha detto tutto. Lasciamo perdere la religione, perché qualcuno potrebbe dire che non è fondamentale, per me sì, invece, ma comunque, lasciamo perdere; il sentimento religioso è fondamentale. Il sentimento religioso. Non ha valori: un tetto, non se ne frega di nessuno, gli interessa soltanto la soddisfazione dei bisogni, è una persona debole e sottomettibile. Debole e sottomettibile. E lo vedremo a proposito della telefonata, è l'unico momento di verità del Lotti, perché lui non ha la certezza di essere ascoltato; la famosa telefonata che fa alla Filippa Nicoletti. Lì parla Lotti, lì sì, per una volta sentirete la voce del Lotti. Con un affare di questo genere uno dice: va be', ragazzi, non andiamo neanche avanti perché, via, seguiamo altre piste. Qui sono venuti inquirenti serissimi che hanno speso anni della loro vita, oltre a scriverci dei libri, ma insomma, come il dottor Perugini, che hanno seguito metodi veramente scientifici, nella ricerca della verità in questa vicenda così tragica e dolorosa, così estranea alle nostre coscienze anche, no? E infatti questa estraneità alle vostre coscienze sembra quasi emergere anche dalla requisitoria del Pubblico Ministero quando, a tutti i costi, vuole dipingerci un Vanni che è un diverso. No, no, lui è un uomo, è umano come noi, ha la nostra stessa umanità, è inutile girarci intorno; era più facile con Pacciani questa operazione. Uno si ritrova, un'inquirente, con una persona di questo genere, dice: attenzione, fermi tutti. Giurista del XV secolo, Niccolò Tedeschi - si dice tanto di barbarie giuridica - dice: ''Quando il delitto è più grave, tanto più le presunzioni devono essere forti, non deboli" - e questa è già una presunzione fortissima, che questo ci sta raccontando le bugie - "perché dove il pericolo è maggiore bisogna anche andare più cauti." Regola elementare di vita quotidiana, per tutti noi: dove il pericolo è maggiore, perché il delitto è gravissimo, quindi, il pericolo di sbagliare è maggiore, di fare del male non di sbagliare, di fare del male è maggiore, bisogna andare ancora più cauti. E come si fa a andare cauti con uno così? Come si fa a prenderlo a sposarlo in blocco, integralmente, a affannarsi per anni di indagini a cercare riscontri e verifiche a tutti i costi? Come un quadro, io c'ho davanti a me un quadro, va bene, e poi c'ho una cornice prefabbricata. E' come se io avessi voluto a tutti i costi questo quadro farlo entrare nella cornice prefabbricata, non c'è versi, un pezzo di quadro resta sempre fuori. L'indagine in questo caso è stata questa. Io non mi addentro nell'esame dell'indagini, perché è un argomento che svolgerà il mio collega codifensore, però questo va detto come metodologia. Andatevi a rileggere l'esame del teste Giuttari. Hanno avuto un quadro, un quadro che si presentava come un quadro fatto male. Sappiamo che questa è una storia di quadri e di interpretazioni fasulle sui quadri - mi viene in mente il processo Pacciani di I Grado - e questo quadro a tutti i costi hanno voluto farlo entrare in una cornice prefabbricata, con l'atteggiamento psicologico il più sbagliato da parte degli inquirenti. E qual è l'atteggiamento psicologico più sbagliato da parte degli inquirenti? Cercare, in perfetta buona fede ovviamente, di rispondere a un'esigenza di Giustizia, a un'esigenza sociale di trovare, di trovare, non di dare in pasto, di trovare, di trovare un colpevole. Ma voi qui siete chiamati a dire se è il colpevole. E c'è una bella differenza tra proporre un colpevole e giudicare e condannare il colpevole. Allora, qual è stato l'atteggiamento psicologico degli inquirenti? Mah, ancora una volta torna alla memoria Alessandro Manzoni, perbacco, "Storia della Colonna Infame11, qualcuno avrà ricordi scolastici. Peste di Milano del 1630. Allora non si sapeva che la peste veniva propagata dai topi, se non vado errato, si pensava ci fossero gli untori. Quindi, proprio una premessa di partenza completamente fuori luogo, completamente errata, foriera di gravissimi errori giudiziari. E che hanno fatto i Giudici? Poverini, lì c'era la cittadinanza di Milano che, capito?, che spingeva: 'trovate i colpevoli, trovate i colpevoli', e dice Alessandro Manzoni: "Ma il più strano e il più atroce” - e il più atroce - "si è che non paressero tali neppure all'interrogante" - cioè, verità, quelle che gli raccontava il cosiddetto confidente e accusatore degli altri, perché lo trovarono alla fine uno, tipo che aveva la funzione del Lotti - "che non paressero tali neppure all'interrogante" - vere, le cose che diceva - "e che non chiedesse spiegazione alcuna." Cioè, arriva il Lotti, dice le cose, non è che gli chiedono spiegazioni: ma lei come ha fatto a vedere questo? Ma come fa a dire che era quell'altro? No, l'hanno prese subito per buone. "O se ne chiese" - dice Manzoni - "sarebbe peggio ancora il non averne fatto menzione nel processo. Il fatto è che l'interrogante era impaziente di trovare un oggetto, afferrava quello che gli veniva messo davanti. Aveva ricevuto una notizia desiderata" - il Lotti ha portato una notizia desiderata, no, dice: 'io c'ero agli Scopeti, ho visto' - "e non voleva trovarla falsa. Aveva detto: finalmente” - ah, finalmente - "e non voleva dire: siamo daccapo." Un'altra volta." E in quest'indagine diamo atto al Pubblico Ministero, l'ha riconosciuto, quante volte hanno detto: siamo daccapo. Sintomo di grande intelligenza, di grande onestà, di grande moralità, e perché non arrivare a dirlo anche stavolta? Voglio dire: errare è umano, perseverare è diabolico. Non lo so, dico, il fatto che ci siano stati tanti errori dovrebbe indurre ancora a maggiore cautela in questa vicenda giudiziaria, ulteriore. E qui questa cautela non emerge dal soggetto che abbiamo per le mani. Proprio per niente. Una cautela maggiore, no; una cautela minore semmai. "Non voleva trovarla falsa. Aveva detto: finalmente, e non voleva dire: siamo daccapo. E così la rabbia..." Pensate alla rabbia nei confronti del Vanni, io ci ho visto della rabbia. 

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