Segue dalla quattordicesima parte.
Avvocato Mazzeo: Giogoli, 1983. E qui c'è una cosa che con la fallacia dei sensi si spiega male. Qui abbiamo sentito gente parlare di sinistri rumori di tende... Scopeti, no? Hanno sentito addirittura, salvo contraddirsi sulla natura del rumore, sul tipo di rumore, hanno sentito il rumore delle tende squarciate, sinistramente, dal coltelo del callido Vanni, eh? E poi, invece, a Giogoli il Lotti non sente la radio nel furgone dei tedeschi che era sicuramente accesa. Di sicuro. Questa non è una inverosimiglianza, questa è un'altra palese falsità che ha a che fare col fatto centrale della narrazione, cioè con l'omicidio.
Lotti. Incidente probatorio, volume II pagina 21: "Io non ho sentito musica dentro." E ci è entrato, eh. O comunque era lì davanti quando ha aperto lo sportello. E ve lo immaginate voi questo silenzio, quei due poveretti che sono morti, i colpi di pistola tutti e nove esplosi, tutti e nove andati a segno. Poi parleremo della fortuna del principiante. E non sente la radio? E insiste, eh. Non lo dice solo nell'incidente probatorio.
Pagina 32 dell'udienza del 28 novembre, fascicolo 55. Signori, io me la sono presa questa fatica, sommessamente ve la propongo. La fatica di decidere spetta a voi. Poi, è tutto nei verbali. E vi do anche le indicazioni puntuali delle pagine e dei fascicoli.
Se poi riterrete che non siano rilevanti, potete anche non prenderne nota. Lotti dice: "Io non ho sentito niente.”
A domanda gli dice: "Ma è sicuro che non c'era la luce, la radio accesa?" Dice: "Non ho sentito niente." Lo dice due volte. Questo è inverosimile, per esempio. Ancora a Giogoli. Ci racconta questa cosa: che il Pacciani comincia a sparare; poi, sul bel mezzo della sparatoria, gli mette in mano a lui, che prima non aveva mai
impugnato la pistola, questa pistola. Lui è lì impacciato, eccetera, spara qualche colpo. Ma tutti precisi, eh, tutti vanno a segno. Bah, eccezionale, veramente!
E poi la riprende Pacciani in mano, la pistola, e conclude l'opera stando sempre fuori. Ecco, questo è un momento molto importante. Intanto si contraddice sul nome... Attenzione, questo è il momento centrale, non è un dato marginale o secondario, eh. Teniamo sempre presente l'insegnamento della Suprema Corte Sezioni Unite, che tiene presente naturalmente la fallacia dei ricordi e dei sensi dell'uomo, ma che non la giustifica quando questa riguarda la ricostruzione dei momenti centrali. Peraltro di un fatto omicidiario in cui, in questo caso, il Lotti, per la prima volta, non era un semplice spettatore o un inverosimile o falso palo, ma era proprio un protagonista a tutti gli effetti. Cioè, uno di quelli che hanno sparato. Qui mi rimetto alla vostra personale valutazione. Come fa uno a non ricordarsi una esperienza di questo genere nei minimi dettagli? Poteva dire: 'io ho sparato in trance. Mi aveva ipnotizzato, Pacciani; il rapporto omosessuale...', boh!
Quando Lotti spara, cosa vede? Pagina 18 dell'incidente probatorio, volume II. Lotti: "A me, i ragazzi parevano seduti a vederli così. Poi non so se erano giù, o no. Mi parevano seduti."
Pagina 18, incidente probatorio, volume II. Poi, udienza , 27 novembre, fascicolo 53, pagina 43. La solita domanda. Dice:
"Ma i ragazzi, ha visto nulla?” "bah" - dice - "Non le ho viste bene." Non dice più che gli parevano seduti. "Non le ho viste bene." Insiste nella solita udienza: "Mah, io le ho viste dopo. Quando gli ha aperto lo sportello." Addirittura qui sta dicendo una cosa diversa. Dice: 'prima non è che mi è parso di vederli seduti, non li ho visti bene... No, non li ho visti proprio per niente', alla fine. Guardate la... come si potrebbe dire? La evoluzione o l'involuzione. La progressione, per usare un termine della Pubblica Accusa. La progressione. Dice: 'ma io le ho viste dopo, quando gli ho aperto lo sportello'. Cioè: 'i ragazzi, prima, io non li ho visti mai'. Insiste. Udienza 28/11, fascicolo 55, pagina 40. Dice: "Mah, c'era un vetro un po' opaco, sicché un vedevo tanto bene le persone dentro." Però dice che le vedeva, ma non le vedeva tanto bene. Poco prima ci ha detto: “No, non le ho viste mai prima; le ho viste solo dopo, quando ho aperto lo sportello."
Domanda: "Dove si trovano i due tedeschi..." E questa è una palese falsità, eh. Qui c'è poco da dire: i sensi mi tradiscono, la memoria mi ha fatto un brutto scherzo, eccetera. No, no, questa è proprio una palese falsità, che poi lui ha rimediato, ha tentato di rimediare nei modi che sappiamo, quindi avvitandosi intorno alla sua falsità. Perché la Suprema Corte dice: "Quando uno modifica la sua versione su contestazione, perché era in contrasto con risultanze oggettive, allora non va creduto." E quindi:
"Dove si trovano i due tedeschi, quando fu aperto lo sportello?"
E proprio glielo chiede il Pubblico Ministero: "Verso il dietro del furgone?” In gualche modo, no, è suggestiva. "Verso il dietro. . .” "No." Dice Lotti, perbacco! Questa è... bisogna dare atto a Lotti: le poche volte che ha voluto essere categorico, ha sbagliato clamorosamente, capito? Il Pubblico Ministero dice:
"Ma si trovavano verso il dietro, forse?" Dice: "No."
"Dalla parte del volano?" Insiste: "No." "Dalla parte della guida?" Volano, guida, sempre nello stesso contesto, eh. Udienza 28/11, fascicolo 54, pagina 48. Insiste il P.M., perché il P.M. lo sa dove stavano. Terza risposta: "No, nel davanti." "Dalla parte del volano, dalla parte della guida, nel davanti." Oh, risponde tre volte! È una delle poche volte che è chiaro, che è preciso.
"Davanti, stava." 'Porca miseria, quante volte me lo vuoi chiederei ?' Se stavano verso dietro... quanto sarà grande un furgone? "Stavano davanti. Dalla parte del volano, dalla parte della guida." Falso, bugia, bugiardo. Non si può dimenticare o sbagliarsi su una cosa di questo genere. Bugiardo! E tu mandi all'ergastolo la gente con queste cose! E va bene che questa è un'epoca in cui si banalizza tutto, mi scusi lo sfogo, Presidente. Si banalizza tutto, tutto.
Ma qui, voglio dire, quando è innocua la banalizzazione, ci possiamo anche divertire, vero. Sempre l'udienza del 28 novembre, fascicolo 54, pagina 98. Sempre su questa storia della posizione, eh. Dice: "Li ho visti da una parte. Non davanti dove c'è la guida." Questo, è il giorno dopo. Alt, fermi! Questo... Il 27/11 ha detto quello che vi ho detto prima. Allora, il 27/11, fascicolo 53, pagina 43, va bene? Dice: 'no, no, non davanti, dalla parte della guida, dalla parte..,' Il giorno dopo, il giorno dopo, il giorno dopo: 28/11, pagina 48 fascicolo 54. Dice: "Li ho visti da una parte. Non davanti dove c'è la guida; dalla parte dietro."
(voce fuori microfono)
Avvocato Mazzeo: Che ci ha messo la pezza, che però ha scoperto un'altra parte pudenda, in un proverbio veneto. "Erano di dietro." Ma guarda un po', ma guarda che strano! Eh?
E questa è un'altra palese falsità, questa è un'altra palese bugia. E siccome qui si sta facendo come i chirurghi, eh. Qui, ragazzi... scusatemi. Qui si usa il bisturi, ragionando per similitudine, qui si usa il bisturi, eh. Qui si decide dei destini delle persone. E ci stiamo qui... Chiedo anche venia, a questo punto, per il tono che a volte non può trattenersi, il tono di chi commenta queste cose anche dalla canzonatura, no? Poi, all'improvviso, il difensore si ricorda che è responsabile anche lui, meno di voi, ma anche il difensore è responsabile di un essere umano, e allora dice: 'sì, basta divertirsi, eh'.
Questo ci sta venendo a dire queste cose. L'apparato, lo Stato spende i suoi soldi dei contribuenti, eccetera, per consentire a Lotti di esprimere il suo pensiero e a una marea di intellettuali, di pontificare sul suo pensiero. E alla fine di tutto questo imbuto, il prodotto di tutto ciò deve essere distruggere una persona?
No, Signori, no. I processi passano, ma noi si rimane, eh. Noi si deve continuare ad alzarci la mattina, eh. E ad uscire di casa e a guardare i nostri familiari, eh. La vita continua, eh. Sempre a Giogoli, la fortuna del principiante, questo... io faccio parlare il Lotti, sono le sue parole. La fortuna del principiante è un commento mio. Incidente probatorio, volume II, pagine 17 e 18.
16, 17 e 18. Lotti: "Io non ho mai adoprato armi." Mai adoprato armi. Piccola premessa: chi ha qualche volta adoprato armi sa benissimo la differenza che passa tra il non aver mai adoprato armi, adoprare una pistola per la prima volta: la prima volta non si dimentica mai, non si dimentica mai. Io, almeno, la prima volta al poligono di tiro, non me la sono dimenticata. Perché, miope come sono, mancino, con la mano un po' tremante, feci nove bersagli su nove. La fortuna del principiante. Tornò... quello mi disse: 'ma lei mi prende in giro', dice. 'No...' La seconda volta, un disastro, eccetera, no? Però me lo ricordo. E chi ha qualche volta adoprato armi e la pistola, sa la differenza che passa, che è gigantesca. No? E' proprio come essere sulla terra o sulla luna, tra sparare a un bersaglio inerte e inanimato e sparare ad un essere umano. Il più bravo campione olimpionico di tiro non sparerebbe evidentemente ad un essere umano. Meno che mai a freddo come in un contesto di questo genere. Perché, voglio dire, uno può ritrovarsi nella vita nella condizione di dover sparare ad un essere umano. Le passioni, si sa. Quanto più facili sono i processi, rispetto a questo, quando si discute magari di un omicidio per gelosia, per odio, per l'interesse? E qui si sta ragionando di omicidi caduti dalle nuvole, sospesi. Come in quella commedia di Aristofane, eh? Sospesi. Non si sa perché. Ma quale sarà lo stato d'animo di chi, oligofrenico quanto vi pare, si trova una pistola in mano e dice: 'adesso sparo a delle persone, non faccio il tiro a segno per divertirmi'. Tutto questo si avverte, no? C'è qualcosa che... Non stiamo parlando di cose umane, non stiamo parlando di rapporti tra persone. Neanche di rapporti tra maniaci sessuali, che comunque una passione ce l'hanno: ha un valore quell'oggetto per loro. E poi parleremo dei moventi e dei valori commerciali. Questo si ritrova la pistola in mano e deve sparare ad un essere umano. E dice: "Io non ho mai adoprato armi." Poi dice: "Me l'hanno messa in mano, così, era la prima volta." Insiste, pagina 17, Lotti, incidente probatorio, volume II: "Da principio sento dei colpi. Però non mi orizzontavo." Però, oh, tutti i colpi sono andati a segno, eh,
noi lo sappiamo. Ce lo ha detto il dottor Maurri. "Io presi il dito, così, normale. Però avevo come la mano immobile. E sicché un'è che..." Poi, all'udienza del 3 dicembre, fascicolo 57, dice:
"Non sapevo nemmeno come fare ad adoperarla." E ci credo e ci credo ! "Ho provato a sparare, però non so se l'ho preso ni' vetro. E il colpo l'ho sentito, eh, quando è partito", pagina 105.
Udienza 0 9/12, fascicolo 62. Attenzione, perché qui c'è un cambiamento della versione. Che forse è passato inosservato, ma è decisivo, perché... Gli si continua a fare contestazioni:
'Ma lei lo sa che c'è il rinculo. È la prima volta, sta sparando a un essere umano. Ma è proprio sicuro che ha fatto così? E poi li ha presi, anche. Poteva andar sopra, sotto, di lato, a destra, a sinistra. Dice li ha presi.' Allora dice il 09/12, fascicolo 62:
"La presi per il manico, così, però ero un po' impaurito..."
Oh, finalmente un sentimento. Oh, meno male, via. Vedi che anche il Lotti, oligofrenico, alla fine un sentimento gli si tira fuori.
"Ero impaurito." Giusto. Sentimento spiegabilissimo, in base alla logica, buonsenso comune. "E sicché, essendo un po' impaurito, non sapevo come prenderla." E insiste a pagina 9, fascicolo 62, udienza 0 9/12. Dice: "La mano la grillava, la grilla..."
Oh, sono stati tutti attinti, eh, i poveretti. "La grillava."
Guarda in quali condizioni sono riusciti a colpirli tutti!
"La grillava un po'. Unn'è che... Sicché gli è partito così. Non lo so se li ho presi o no.", pagina 9.
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