venerdì 13 febbraio 2015

De Fazio, Luberto, Beduschi, Galliani e Pierini - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 12 gennaio 1998 - Quindicesima parte

Segue dalla quattordicesima parte

Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Sì, Presidente. Pochissime. La prima domanda che faccio, ovviamente, avendo chiesto l'utilizzazione, in questo dibattimento, e degli elaborati peritali, a suo tempo prodotti dalla Procura, e delle deposizioni fatte nel processo a carico di Pacciani, mi sembra indiretto e superfluo, ma lo faccio lo stesso, se confermano quelli elaborati. 
Perito: Certo.
P.M.: L'altra domanda è questa. Io ho capito e loro l'hanno spiegato benissimo, i termini di quello che è stato il loro compito e il... la circoscrizione temporale e soprattutto quello che ci ha spiegato molto bene oggi lei, col signor De Fazio, lo scopo che aveva questo incarico che, in fondo era un incarico che, anche io come persona, avevo contribuito a ipotizzare, quindi, l'ha spiegato lei è già sufficiente. Volevo però, alla luce, e questo è ovvio, la mia domanda, degli sviluppi successivi che loro non conoscono dal punto di vista di periti, vorrei fare loro una domanda di questo tipo, che mi sembra è una domanda che nasce da considerazioni che avete già fatto. Esattamente questa. Voi avete detto in due occasioni oggi, e l'avevate detto anche nell'altro processo, che avevate notato delle situazioni di evoluzione di questo tipo, che per quanto riguarda lo sparatore, colui... cioè, perché... facciamo così, chiedo scusa, per quanto riguarda gli spari c'era stato un progressivo miglioramento nella capacità, come se la persona che spara ha migliorato la sua tecnica, o meglio, ha detto lei, professor De Fazio, ha meglio capito quali sono le potenzialità della sua arma. Dall'altra parte, per quanto riguarda le lesioni da arma bianca, lo stesso, nell'ambito di una omogeneità nei limiti che abbiamo visto, ci ha spiegato molto bene... ci avete già spiegato bene, è venuto anche qui una manualità migliore. Io vi faccio ancora - prima di fare la domanda - una considerazione che avete fatto voi, anche poco fa. Dice: 'abbiamo anche notato che, per quanto riguarda la fase dello sparo, c'è una evidente eccitazione, e per quanto riguarda la fase del taglio una maggiore freddezza. Ora vi chiedo, sulla base di quello che conoscevate allora, avete avuto e avete la possibilità di ipotizzare o di mettere quantomeno come possibilità che queste due emergenze non siano addebitabili a due figure diverse, lo sparatore e colui che taglia? Cioè, nel momento in cui voi mettete in evidenza questi dati obiettivi, eccitazione per lo sparatore, calma... per la fase dello sparo, chiedo scusa, sennò anticipo io, e per la fase invece del taglio, una fase di calma, avete mai pensato o potete, sulla base di ciò che conoscete, indipendentemente dagli sviluppi successivi che voi non conoscete nei dettagli, ipotizzare che siano due mani diverse, una che spara e una che taglia? O gli elementi che voi avete vi consentono di escludere questa divergenza?
Avvocato Filastò: Io farei opposizione, Presidente, per le stesse ragioni per cui ha fatto opposizione il Pubblico Ministero ad una domanda di questo genere che ho fatto io. Voglio dire, se si deve entrare dentro a queste valutazioni, allora entriamoci, ma allora da tutti i punti di vista.
P.M.: Io... Io no, chiedo se possono... in che modo riescono a spiegare, questa è la domanda...
Avvocato Filastò: Eh... spiegare...
Presidente: La domanda è ammissibile. Vada Pubblico Ministero. La risposta, per cortesia.
Francesco De Fazio: Dobbiamo rispondere?
Presidente: Sì, sì.
Francesco De Fazio: Allora, per onestà processuale, anche intellettuale, devo dire, signor Presidente, che nel fare la perizia noi non ci siamo mai posti il problema di ipotizzare che due persone diverse o tre persone diverse abbiano fatto cose diverse nella produzione del delitto. Quindi, non ci siamo mai posto questo problema e non credo che risponda a una nostra carenza ma risponde alle linee guida che ci derivavano, e che ci derivano, dalla letteratura internazionale, perché nazionale non ce ne era, manco una riga, il primo caso di delitto sessuale, nel senso... seriale, del termine di cui... si è avuta notizia in sede processuale poi si è svolto in sede giudiziaria e poi con qualche cosa di scritto ma più sui massmedia che non nella letteratura scientifica, in Italia è stato questo. Quindi... allora, noi non abbiamo mai pensato una cosa di questo genere, quindi non 1'abbiamo neppure ipotizzato. Riconfermo quanto ha detto il Pubblico Ministero, e quanto del resto ha detto prima l'avvocato Filastò. Cioè, che c'è stato una fase di eccitamento, diciamo, nello sparare, una fase di freddezza nel tagliare. Però questo non va riferito necessariamente a due persone. Il problema è che, nello sparare bisognava uccidere, bisognava chetare la persona dalla quale poi... sulla quale poi bisognava lavorare per togliere i feticci. Ma se la domanda è se è possibile, io non trovo personalmente, non so cosa ne pensano i miei colleghi, è giusto che ognuno si esprima... non trovo che esistano elementi di possibilità in questo senso. Certo, nei momenti in cui uno spara e un altro taglia dei pezzi corporei, evidentemente mi riesce difficile riportare a sintesi e ad unità questi due atti nella configurazione di un delitto sessuale.
P.M.: Se possiamo sapere anche le risposte degli altri...
Giovanni Beduschi: Sì, be'...
P.M.: Se è un delitto sessuale, va bene, questo è sicuro.
Giovanni Beduschi: No, io adesso, in riferimento alla specifica domanda se poteva trattarsi di uno o più persone, confermo quanto ha detto il professor De Fazio circa il fatto che, al momento di stilare la perizia nell'ambito dell'incarico ricevuto, la prospettazione non era quella inerente il fatto che fossero uno o più di uno, a parte che poi, tra le righe, si è anche presupposto che potesse essere più di uno. Però, rileggendo adesso... rileggendo adesso, proprio in questo momento, quello che noi nel secondo elaborato abbiamo scritto, sulla valutazione della dinamica materiale, senza sapere nulla, quindi constatando, arrivando vergini alla constatazione dei dati di fatto e di circostanze, da pagina 23 a pagina 28, in effetti...
P.M.: Era la domanda che le volevo fare successivamente.
Giovanni Beduschi: Ecco, noi abbiamo dato, senza saperlo e attribuendolo, perché questa era l'ipotesi di lavoro, l'ipotesi di lavoro era di una persona sola, abbiamo dato una descrizione estremamente farraginosa e complessa, per poter far quadrare il cerchio dell'ipotesi del lavoro della singola persona. E quindi abbiamo dovuto ipotizzare che ci sia stato prima l'accesso alla tenda con il taglio della tendina, poi la sorpresa, poi la fuga del maschio, del ragazzo, e quindi l'annientamento del ragazzo mentre contestualmente la donna veniva in qualche modo tramortita. Quindi, abbiamo dato - il cerchio teoricamente quadrava... una dinamica estremamente complessa che oggi, riletta, potrebbe ampiamente giustificare l'intervento di più persone e, anzi, lo potrebbe armonizzare riguardo a questa fase multipla della aggressione alla donna, dell'inseguimento dell'uomo, è stato finito l'uomo, poi si è rientrati nella tenda per compiere il rituale macabro, i prelievi, appoggiati i prelievi fuori della tenda. Quindi, per rispondere alla sua domanda, proprio rileggendo adesso quello scritto in allora, a me appare molto ben evidente questo diverso registro che nasce...
P.M.: Compatibile con la. . .
Giovanni Beduschi: ... dalla ricostruzione dei fatti. Ecco, quindi, non è…
P.M.: Già come avevate fatto allora.
Giovanni Beduschi: Nell'esprimere questa mia personale opinione, quindi, non è che modifico quanto scritto ma mi trovo a reinterpretare quanto scritto, nel senso di una estrema plausibilità di partecipazioni multiple.
Salvatore Luberto: Luberto. Io, ovviamente sono d'accordo, sia su quello che ha detto il De Fazio prima che quello che ha detto Beduschi dopo. Volevo dare una chiave di lettura. Noi nella perizia avevamo due problemi, un problema era analitico, cioè, quello di interpretare, leggere tutti i dati di fatto che avevamo. Il secondo problema - e questo problema era più obiettivo -cioè, noi... e 11 avevamo poco spazio... Poi c'era un problema di dare una chiave di lettura, una interpretazione perché io vorrei che non dimenticassimo, e chiedo scusa, lo ripeto, che all'epoca si sapeva che c'era stata una successione di delitti e non si sapeva se quei delitti erano ognuno un delitto a sé stante, oppure riconducibile ad un'unica matrice, fossero... Quindi, il nostro problema era quello. Quindi, mentre nella fase analitica, in cui si riportano i dati - mi rifaccio al discorso del professor Beduschi - ovviamente le incongruenze, le difficoltà che trovavamo sono state fedelmente riportate, nel momento che si trattava di interpretare quei dati, avevamo bisogno di una chiave di lettura unitaria. Allora, se la chiave di lettura unitaria è la perversione sadica, l'omicidio come equivalente sadico, è evidente che mi porta a deter... ma siamo a livello interpretativo. Se cambiamo la chiave di lettura, evidentemente, può modificare... Quindi, non è una contraddizione, direi che...
P.M.: Lei è chiarissimo, però, quello... Chiedo ancora una... a proposito di questa che era la domanda per la quale, fra l'altro, citandomi le stesse pagine che volevo citare io, il professor Beduschi mi ha di fatto anticipato, volevo chiederle se, - volevo chiedere loro, se ricordano e come ricordano questo passaggio. Forse il professor Pierini è quello che, probabilmente, ma è una mia presunzione, lo ha studiato meglio. Cioè, quando voi a pagina 27 spiegate proprio questa dinamica che lei ora, professor Beduschi, diceva, avevamo... lo abbiamo descritto con difficoltà, tant'è che oggi è più facile, se si pensa così, dite, pagina 27: "Dopo aver ucciso la vittima di sesso maschile, il reo" - dite - "è tornato sui suoi passi, operando all'interno della tenda ha iniziato con calma la rituale escissione dei feticci, e come già detto in precedenza, tagliando prima il seno con le sopracitate difficoltà di affilatura del mezzo tagliente, quindi il pube, dove tali difficoltà di taglio non appaiono più documentabili. " Subito dopo dite: «Il che rende possibile l'ipotesi che egli disponesse di un secondo coltello." Cioè, in questa ricostruzione come voi fate coi dati di fatto all'epoca, mettete, qualcuno mette in ipotesi che ci siano addirittura due coltelli motivandola da delle difficoltà. Ora, io lo metto come dato perché è su tutti i giornali, in questo processo ci è stato spiegato, da qualcuno che dice di essere stato presente, il Lotti, che sono stati usati due coltelli. Allora io dico, ovviamente il dato lo percepisco come circostanza di fatto, io chiedo a loro: riescono a ricordare e a spiegare come arrivarono alla conclusione che la... gli esami che avevate fatto portavano a rendere possibile l'ipotesi che ci fossero due coltelli - voi dite - egli disponesse di due coltelli? Cioè, ricordate sulla base di quali elementi - che oggi sono dal punto di vista del P.M. da valutare positivamente e con il massimo dello scrupolo -però già allora, per mettere in evidenza quello che ha detto lei oggi, professor Beduschi, circa questa dinamica compatibile con più persone... voglio vedere se riuscite a ricordare quali erano gli elementi di fatto per cui dicevate che c'erano due coltelli. Oppure un coltello, prima, che tagliava in un modo e poi in un altro, addirittura da pensare ad una sfilatura.
Giovanni Beduschi: Beduschi. Io vorrei iniziare la risposta per poi farla finire al professor Pierini, per quanto di competenza. Per quanto di mia competenza, quindi, per una valutazione di tipo macroscopico anatomo-patologico delle lesioni, ricordo bene che aveva colpito e si era discusso il fatto che mentre i bordi della ferita dell'escissione del pene... dell'escissione del pube, chiedo scusa, erano netti, e quindi facevano evidenziare una lama tagliente, sul seno c'erano - e lo ricordò l'avvocato Filastò stamattina, indugiando anche sul particolare — sul seno c'erano una serie di incisure parallele e semicircolari che ci avevano fatto interrogare sul fatto che quella lama non tagliasse, o non tagliasse più. O comunque tagliasse male. Al punto da richiedere, su un tessuto sostanzialmente più molle che non quello del pube, come è il tessuto adiposo del seno, al punto da richiedere dei reiterati tentativi di penetrazione nel tessuto. Ecco, in questa differenza tra la nettezza dei margini della ferita pubica e invece la reiterazione, i segni di queste erano proprio una serie di archi paralleli - proprio li ho tuttora fotografati nel... - si pose il problema che ci potesse essere o due lame o una lama che nel frattempo non ’ avesse più tagliato perché è precedentemente utilizzata. Ad esempio, ricordo, si era ipotizzato nel finire il ragazzo, che nel frattempo era fuggito...
P.M.: Questo, tra l'altro, è ciò che racconta uno degli imputati. 

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