lunedì 24 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Undicesima parte

Segue dalla decima parte

A.B.: Si, ora mi scusi, dato che lei ha parlato delle macchine io voglio ricordarle due cose che ha detto lei in un suo rapporto: “Il soprascritto Pacciani è proprietario delle seguenti autovetture di color bianco: Ford Fiesta targata Firenze D26 eccetera e Fiat 500 targata FI, i cui numeri di targa non risultano annotati nel corso dei noti servizi preventivi di controllo del territorio.”
R.P.: Certo.
A.B.: E poi le dico un’altra cosa e poi lei mi dirà: Avvocato io questo non l’ho scritto, l’avete scritto voi. Dice, avete sentito voi tutta una serie di testi, questo teste non ha riferito quello che invece voi avete riferito, sennò avrei citato il teste, che era un cercatore di funghi, che si spostava anche in zone come il Muraglione, San Godenzo ed altri anche notevolmente distanti dalla sua abitazione, “il Cacioli Mauro aggiungeva però che però il P.P.” cioè Pacciani, “non sarebbe stato in grado di disimpegnarsi alla guida dell’autovettura per vie intensamente trafficate”. Questo lo dice, lo riportate voi in un vostro rapporto esattamente, glielo do anche sotto gli occhi, del 13 febbraio 1991.
R.P.: Verissimo.
A.B.: Ancora doveva uscire Pacciani.
R.P.: Benissimo.
A.B.: Pacciani esce il 6 dicembre 1991.
R.P.: Me lo ricordo perfettamente.
A.B.: Se lo ricorda. No, dico è un po’ leggermente…
R.P.: Posso…
A.B.: …in contrasto con quello che si dice da parte sua.
R.P.: Posso interromperla un momento?
A.B.: Prego.
R.P.: E’ vero quello che lei dice e questo fa fede del fatto che noi abbiamo segnalato tutti i dati, tutti gli elementi testimoniali non soltanto quelli che erano a supporto…
A.B.: Assolutamente.
R.P.: … di una ipotesi accusatoria.
A.B.: Non ho mai sospettato nulla di diverso.
R.P.: E torno a ripetere che ancorchè all’epoca avessimo già acquisito una certa serie di elementi e di sospetto non eravamo affatto, affatto persuasi della sovrapponibilità perfetta dell’imputato con l’autore dei duplici omicidi ma, questo verrà dopo, per quanto riguarda le macchine ed i mezzi di trasposto io voglio dirle questo, vede, lui la Lambretta ce l’ha dal ’57, guardo perché non…
A.B.: Si, si, vecchia Lambretta.
R.P.: Si. La 600 dal ’69, la 500 dal ’77 e infine dall’83, se non vado errato, la Ford Fiesta. In più ci ha un motorino sulla cui provenienza tutt’ora grava l’ombra del mistero che lui ci ha detto gli è stato regalato da uno che invece…
A.B.: Bengasi.
R.P.: Esatto.
A.B.: Evidentemente era un mezzo nostalgico questo.
R.P.: Questo non lo so è probabile. Quindi il discorso è sempre quello, non stiamo parlando di elementi di prova ma di elementi da verificare, noi abbiamo una persona che gira, si sposta, si sposta per la campagna, viene a Firenze, va a Vicchio del Mugello e dispone di un certo numero di mezzi di trasporto, soprattutto esce quando vuole, come vuole e senza dover rendere di conto a nessuno, certamente non doveva rendere conto di niente alla moglie…
A.B.: E alle figlie.
R.P.: … Manni Angiolina la quale aveva la proibizione di affacciarsi alle finestre, che tutt’ora quando si rivolge a lui lo chiama “il mio padrone”. Certamente non doveva rispondere di nulla alle figlie tenute in uno stato di soggezione ai limiti della…
A.B.: Lo sentiremo loro. Le sentiremo.
R.P.: Quindi quello che voglio dire è che lui è libero di muoversi senza dover rendere conto…
A.B.: Dopo il lavoro…
R.P.: … a niente e nessuno.
A.B.: Dopo il lavoro perché lui lavora.
R.P.: Avvocato…
A.B.: O no? Me l’ha detto prima lei che lavorava dai Marchesi o non so chi…
R.P.: Rosselli Del Turco.
A.B.: Rosselli Del Turco e faceva l’operaio agricolo
R.P.: Si.
A.B.: Rosselli del Turco, notorio, fatto notorio, ma lei credo lo sappia meglio di me, avevano una stalla con tanti buoi.
R.P.: Eccerto. Ma io credo che lui non dovesse pettinare tutti i buoi tutti i giorni e ho visto molti buoi prendersi…
A.B.: I buoi non si pettinano, le vacche si mungono
R.P.: Ho visto molti buoi prendersi cura da soli della pastura ma a parte questo noi ci siam presi la briga di verificare alcuni elementi: il suo libretto di lavoro, per citargliene una: nel mese di ottobre del 1981, se non sbaglio, lui ha 48 o 50 ore di lavoro nel mese, ora non mi dica che…
A.B.: Ha avuto un infarto.
R.P.: Mi consenta avvocato questo discorso dell’infarto, oltretutto collocato in una sede cardiaca, come ci fu detto da perizia, che non gli impediva di svolgere le attività lavorative neanche molto pesanti e certamente non gli ha impedito di andarsene in giro a bere con gli amici, di violentare le figlie…
A.B.: Le figlie. Va bene.
R.P.: No, ma soprattutto non gli ha impedito di svolgere attività faticose, né di far sfoggio della propria forza…
A.B.: Certo.
R.P.: … ogni qualvolta gli occorreva l’occasione. Sono numerosi gli episodi, siccome sono aneddoti li lasciamo stare.
A.B.: Dato che lei è un forte, dico anche, un uomo, uno studioso di psicologia…
R.P.: No, no, no, io sono un poliziotto.
A.B.: Di carattereopatia, studioso delle patie, delle malattie del carattere certamente, perché sennò non sarebbe un criminalista o un criminologo o comunque uno che studia i fatti di deviazione della personalità, ecco lei ha detto che il signor Pacciani era uno che andava a bere, era un forte bevitore di vino, vero?
R.P.:
A.B.: C’è scritto, da tutte le parti.
R.P.: I familiari lo dicono, i testi lo dicono, quindi io lo ripeto.
A.B.: Ohooo, quindi era un forte bevitore, no?
R.P.: Era un bevitore. Che beveva, insomma.
A.B.: Era uno che beveva.
R.P.: Non so come si definisca un forte bevitore, io sono pressoché astemio quindi per me un forte bevitore può essere uno che beve due bicchieri.
A.B.: Comunque uno che beveva. Uno che beveva abbastanza, che andava con Simonetti, con Vanni, che bevevano, era stato visto più volte…
R.P.: Si.
A.B.: … a bere…
R.P.: Era uno che quando beveva era difficile contraddirlo.
A.B.: Ohooo, quindi beveva normalmente, non le sembra, così, dal punto di vista concettuale, che la caratteristica del bevitore possa non bene attagliarsi alla caratteristica di colui che ha commesso questi delitti…
P.M.: Presidente…
A.B.: … con estrema, è un giudizio, certamente, un giudizio, non lo voglio sapere.
R.P.: No, no ma io glielo dico.
A.B.: Non glielo domando. Non glielo domando.
R.P.: Se vuole glielo dico.
A.B.: Grazie Pubblico Ministero. Mi scusi Presidente.
Presidente: Anche perché lascia il tempo che trova.
A.B.: Che trova. Certamente, anche perché è acqua fresca, rispetto al vino è acqua fresca.
R.P.: Però non avrei nessuna difficoltà a rispondere.
A.B.: No, no anche perché lo domanderemo eventualmente ai vari…
R.P.: Vorrei fare una rettifica, io non sono psicologo, non sono psichiatra, sono un poliziotto che ha fatto studi di criminologia, cioè io mi sono specializzato in criminologia clinica ma premetto che questo non mi da nessun diritto di definirmi un esperto. Ho sempre considerato questa specializzazione come un punto di partenza non come un punto di arrivo. Quanto all’appunto che lei fa è vero, l’ho pensato anch’io quello e purtroppo le statistiche, prurtroppo… Le statistiche sono un dato oggettivo, sembra che pongano in diretta relazione l’assunzione di sostanze, quali alcol… a determinati fatti, episodi di violenza e questo è un dato…
A.B.: Questo non c’è dubbio, siamo tutti d’accordo.
R.P.: Parliamo di questo tipo di delitti avvocato.

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