lunedì 19 febbraio 2018

16 febbraio 2018

"Bianco.

Distinguo l’azzardo più favorevole. Svolto verso chi non ne ha fatto merce di scambio, verso chi non ci ha costruito una posizione. Io non voglio farne parte, non voglio esserne contaminato più di quanto già non lo sia. Tendo ad una ricompensa per le mie competenze, non per come, a dispetto, sono stato invaso e soggiogato. Questa storia, di perseguitati, ne ha già più che dei caduti.

Ho ingenuamente creduto a lungo di riuscire a sopirne il divampare; ha ingolfato e reso articolati anche i silenzi, tanto che ho sempre più parole che concetti. Distendere l’inconcepibile per renderlo tollerabile. Ci provo.
“Ingordosolo! Ingordosolo! Ingordosolo!”. Dopo averlo assurto a divinità, contava di propiziarne i favori con ciò di cui si appropriava. Una sineddoche da mattatoio che avrebbe dovuto placarne la peccaminosa cupidigia. “Dal profano al sacro! Dal profano al sacro! Dal profano al sacro!”. Speculazioni ossessive alterate per giustificare un’opposizione mai accolta. Quindi sacrifici maldestri all’ombra del “tetracchis!”... deve averlo appreso negligentemente da Padre Mariangelo o giù di lì.
Non parve affliggersi neppure quando S. esecrò il gesto. Una fisima ripugnante lo convinse del risultato solo se avesse completato la successione.
A Corinto un’esplosione a Firenze una deflagrazione. Sparpagliato ciò che li univa, X fece olocausto di sé senza riuscirvi completamente. Dell’altro se ne sono perse le tracce da tempo.
Ordito fin troppo semplice solo se ci si ostina a complicarlo. I romanzi siano affaticamento altrui, a me soverchia tutt’ora anche solo il suo sguardo."

martedì 6 febbraio 2018

01 febbraio 2018

"Una graduatoria distratta che non si è data pensiero di trovarmi un ruolo ma che mi ha spinto ad una supplenza domestica. Non l’ho scelto io. Mesi e giorni del nulla più opaco, solo con il suo involucro. Custodiva la furia che mi avrebbe travolto facendomi a pezzi. Poi, a tratti, immagini, suoni, tracce della sua memoria in disordine confuso. Non so che farne di tutta questa verità oramai superflua. A fatica la trattengo, a niente è valso appuntarla un po’ ovunque.
“Surghiandolasurghiandolasurghiandola”. Un mantra sibilato tra i denti per migliaia di volte in estenuante sfinimento. “Massarosamassarosamassarosa”. Estraneo agli eventi il comune della Versilia, col tuo blog la prima assonanza.
E ancora: “Quando mi vide sulla porta, pensò di avermi in pugno. Di poter risolvere una volta per tutte quella situazione che lo avrebbe distrutto. Non pensavo ad altro. Doveva sprofondare. Farsi sotterrare lentamente dalla terra che gli avrei tolto da sotto i piedi. Sotto i piedi. Avrebbe voluto risolverla a modo suo. Gli feci credere d’avere vinto, d’avermi sconfitto di nuovo. Povero illuso! Povero illuso! I soldatini avrebbero dovuto inchiodarti. Anche Mamma Ebe aveva smesso di fare i miracoli. Il mio regalo turchese non lasciava dubbi! Ha i santi in paradiso! Tutti i santi! Li ha sempre avuti.”
Come un’invocazione, l’avrà ripetuta centinaia di volte. Non cercava assoluzione. Esigeva vendetta.
Nella sua tana nessun sigillo che fosse prova regina. Solo un forziere Mellin che soffocava i suoi appunti. Non credo alle coincidenze ma vale la pena giudicare in seguito se questa è una storia che merita d’essere raccontata."