domenica 7 dicembre 2008

Enzo Spalletti

Nacque a Montelupo in provincia di Firenze nel 1945. Nel 1981 di profesione faceva l'autista della Misericordia. Ex-vetraio, cattolico osservante, abitava a Montelupo in Via Turbone 23, con la moglie Carla Agnoletti e i tre figli, Mosè, Lara e Matteo. La sera del 6 giugno, in cui avvenne il duplice omicidio di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi, l'auto di Enzo Spalletti, una Ford Taunus rossa targata FI 669906, fu vista nelle immediate vicinanze del luogo del delitto. Spalletti era un guardone, un "indiano", che con l'amico Fosco Fabbri la sera del delitto si era incontrato alla "Taverna del diavolo", un ristorante in località Roveta, per poi appostarsi sulla collina in attesa di una coppia da spiare. La serata langue e Fosco Fabbri, sfiancato, prima della mezzanotte abbandona il campo. Spalletti tornerà a casa intorno alle 2 di mattina e l'indomani racconterà alla moglie di "aver visto due morti ammazzati". Riferirà l'accaduto anche ad un paio di avventori del bar che era solito frequentare. Il delitto verrà scoperto domenica 7 giugno, intorno alle nove di mattina, dal brigadiere Vittorio Sifone durante una passeggiata. Gli inquirenti giungono a Spalletti grazie alle dichiarazioni di alcuni testimoni che avevano notato la sua auto. Il 12 giugno, Spalletti fu portato in questura ed interrogato; ai due magistrati Silvia Della Monica e Adolfo Izzo e al commissario Sandro Federico e al colonnello Olinto Dell'Amico rilascia dichiarazioni ricche di particolari ma inverosimili. Afferma d'essersi appartato in Roveta con una prostituta che aveva trovato a Firenze sul Lungarno Vespucci. Dopo sei ore di interrogatorio ammise di essersi incontrato con Fosco Fabbri e di aver passato una serata infruttuosa nascosto tra le frasche in attesa di una coppia da spiare per poi tornare a casa intorno a mezzanotte. Dichiarazioni smentite dalla moglie Carla che ammise che, intorno alle due, quando lei aveva deciso di andare a letto, il marito non aveva ancora fatto ritorno a casa. Emerse inoltre che lo Spalletti avesse appreso del delitto prima ancora che la scoperta dei due cadaveri fosse resa ufficiale. Nel corso di un nuovo interrogatorio dichiarò: "Voi lo sapete che io non sono l'assasino, ma mi tenete in galera perchè state proteggendo qualcun altro".
Durante la permanenza in carcere, qualcuno telefonò prima alla moglie poi al fratello: "Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un pò di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?"
Spalletti rimase in carcere fino al 24 ottobre quando il mostro tornò nuovamente a colpire.
Durante il processo a Vanni e Lotti fu contattato da un collaboratore dell'avvocato Nino Filastò, a cui disse: "Non hanno capito nulla, sono fuori strada, è una vergogna!" e ancora : "Ma se dietro a tutto quest'affare ci fosse qualcheduno grosso eh? Oppure qualche puliziotto di quelli con le palle grosse... Non è ne la prima ne l'ultima volta. Nessuno ci pensa?"

4 commenti:

  1. Spalletti, come scrive anche filasto' nel suo validissimo libro, e' stato forse l'unico ad aver visto il vero mostro.

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  2. ma è ancora vivo questo Spalletti? Perchè non lo obbligano a dire la verità? Non insistono?

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  3. E così l'unico uomo che era certamente sul luogo del delitto all'ora del delitto è uscito di scena, nonostante ora si parli di delitti di gruppo e quindi il fatto che il mostro abbia ucciso quando era in carcere dovrebbe essere insignificante.

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