giovedì 28 gennaio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 10 marzo 1998 - Dodicesima parte

Segue dall'undicesima parte

« DOPO LA SOSPENSIONE » 

Avvocato Bagattini: Mi scusi, signor Presidente.
Presidente: Sì. 
Avvocato Bagattini: Prima che il collega riprenda la sua discussione, è possibile sapere dalla Corte quale sarà il programma per i prossimi giorni? Voglio dire, se ci sarà udienza...
Presidente: Bene. 
Avvocato Bagattini: No, al di là dei tempi.
Presidente: Mi piacerebbe saperlo anche a me. 
Avvocato Bagattini: No, ma dico, ci sarà udienza comunque tutti i giorni, o ci sono degli impegni...
Presidente: No, tutti i giorni, tutti i giorni. 
Avvocato Bagattini: Tutti giorni.
Presidente: Sì, tutti i giorni. Sì, sì. 
Avvocato Bagattini: Bene.
Presidente: Ora vediamo, al termine dell'udienza, quanto tempo mi dice l'avvocato...
Avvocato Filastò: Eh, Presidente, ce n'avrò ancora per domani, io penso.
Presidente: Domani, eh. Infatti, pensavo anch'io per domani. Va be', domani possiamo già sapere gli interventi, le repliche che ci sono, chi le fa, che tempo e si può fare un programma di massima. Avvocato Bagattini: Grazie.
Presidente: Prego. Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Grazie, Presidente. Mi premeva dire una cosa: con questo, il massimo della solidarietà, della comprensione, anche direi dell'affetto per il signor Renzo Rontini e per l'impegno che ha profuso in questo processo per riuscire a scoprire la verità. Ho una figlia anch'io e che se gli fosse capitato quello che è capitato alla povera Pia, questa deliziosa ragazza, allegra ragazza, con questa sua anche innocenza che traspare dalle fotografie, le ho viste, avrei fatto anch'io come lui. Sarei andato forse anch'io a rifugiare persino nello spiritismo, nello... Chi lo sa cosa può fare un uomo, una persona quando si trova in quelle strette! Però, dice ancora il dottor Giuttari a pagina 5, all'udienza del 25 giugno del '97, riferendo questa deposizione di Lotti: "Stanno un po' chinati in questo posto che indica e poi dopo alcuni minuti, 10-15 minuti, li vede andare via, tornare indietro." Accidenti, 10-15 minuti chini? "Attraversare la strada San Casciano-Firenze e prendere la macchina del Pacciani, che era parcheggiata dietro un muretto." Ma allora il Lotti ci sarebbe stato fino alla fine e oltre, penso. E qui, fra l'altro, ho l'impressione che in questo trasferimento di circostanza da una fonte a un'altra sia avvenuto anche, forse, un infortunio. Che in realtà, sia il signor Rontini che la signora Rontini ci hanno parlato di una buca: ma a Vicchio. E coiti'è che questa buca poi è andata a finire anche agli Scopeti? Che abbia capito male, il Lotti? "Si perquisisce" - dice il dottor Giuttari "bonificando questa zona del bosco, cioè si ripulisce la zona dai cespugli" - deve esser stato fra l'altro un gran lavoraccio, deve essere stato - "e si scopre la buca completamente mimetizzata." Siamo all'udienza del 26 febbraio... No, no. All'udienza del 25 giugno del '97 - io non c'ero - a pagina 10, interviene il Presidente che dice: "Sono passati 10 anni, 11 anni dalla buca..." Beh, Presidente, mi scusi, ma lei forse voleva dire sarebbero passati.
Presidente: Va be', sì.
Avvocato Filastò: Eh, certo. Perché come si fa a dire che una buca ha 10 o 11 anni? Le buche non hanno età.
Presidente: No, si parlava della...
Avvocato Filastò: Sì, sì. No, ma certo, Presidente. Per dire... A me mi serviva questa cosa per dire che la buca si è trovata. E si capisce che si è trovata la buca, siamo in una zona con i cinghiali, che volete non trovare una buca da qualche parte? La buca si è trovata. Certo, ma dire che è vecchia di 11 anni non si può proprio dire, perché la buca, le buche son come le pietre. Le pietre non hanno età. Nemmeno facendo l'analisi all'atomo di carbonio arricchito si può arrivare a stabilire l'età di una buca, perché ci vuole la sostanza organica per fare quel tipo di valutazione. Eh, insomma, tutte le pietre e tutte le buche son vecchie chissà quanto. Poi prosegue, il dottor Giuttari, a darci un'altra conferma, un altro conforto delle dichiarazioni di Pucci e ne parla per ben tre pagine, riferendo la testimonianza del signor De Pace, cercatore di funghi. E ve lo descrive sottolineando il senso - fra virgolette - "civico della persona anziana", che è un pensionato del '24. Che riferisce questa circostanza strana, anomala, dell'incontro con un'altra persona, che poi lui identifica con Pacciani. E questa identificazione con Pacciani il signor De Pace la fa a distanza di 11 anni, perché l'incontro sarebbe avvenuto nel mese di settembre del 1985. E perché si parla di De Pace in questa sede, parlando della buca? Perché il signor De Pace vede che questa persona che incontra tiene qualche cosa sotto il braccio. Allora si ipotizza che qui il Pacciani sia andato a riprendere dalla buca qualche cosa che avrebbe lasciato. Ma la domanda immediata e spontanea che viene - e che ci riferisce del resto anche il dottor Giuttari - che viene rivolta a questo testimone De Pace, è questa: 'come fa lei, a 11 anni di distanza, a ricordarsi tutto questo incontro, che avvenne nel mese di settembre del 1985?' Lasciamo da parte che questo signore dice di aver riconosciuto Pacciani e si presenta a dire di aver riconosciuto Pacciani quando vede che Pacciani è stato scarcerato- Vale a dire, lui va a riferire questa cosa il 26 febbraio del '96, dopo la sentenza di assoluzione della Corte di Assise di Appello e la scarcerazione di Pacciani. Dice: 'io fino a questo momento non avevo detto nulla' - dice l'adamantino signor De Pace - 'però quando ho visto che gli avete dato il via, allora sono venuto a dire che l'ho incontrato in questa zona, in questa data', eccetera. Va be', come fa lei, signore, a dire questa cosa? E il signore De Pace dice il dottor Giuttari -perché qui sta parlando il dottor Giuttari, non il signor De Pace; che poi il signor De Pace verrà a parlare qui al dibattimento - riceve la conferma, il conforto, il riscontro del riscontro, rappresentato dal fatto che il signor De Pace fa riferimento al fatto che c'erano le sorbe che sono un frutto settembrino. Ora, se c'era una cosa, qui doveva immediatamente... questo fatto del riferimento alle sorbe doveva subito far mettere un campanello di allarme all'inquirente, dottor Giuttari e agli altri inquirenti. Perché se c'è una cosa, un punto di riferimento più ambiguo di questo mondo, da un punto di visto cronologico, son proprio le sorbe. Tant'è vero che, io mi ricordo ancora il mio professore di greco e di latino che, quando eravamo in terza liceo e ci preparavamo all'’esame di Maturità, ci diceva: 'voi non maturerete mai, perché voi siete come le sorbe', ci diceva. Perché le sorbe, per l'appunto io sono andato a fare una ricerca in materia. Voi sapete che quando si fa, si scrive, si fa dei racconti, ci si occupa di narrativa, abbiamo, io almeno, una specie di bibliotechina in cui c'è tutto: c'è i cani, c'è le armi, c'è gli alberi, c'è i frutti, c'è i fiori. Perché può capitare di dover parlare di qualche cosa e allora ci si va a documentare. E quindi c'avevo anche questo libretto che è intitolato così: "30 0 piante, fiori e animali" - europei naturalmente - "Guida essenziale al riconoscimento. E da questo libretto, alla voce sorbo, io trovo che c'è due tipi di sorbi: uno che si chiama il sorbo degli uccellatori, "sorbus aucuparia"; e poi c'è il "sorbus domestico" che invece è la "sorbus domestica". E che questi due alberi, i quali poi fanno queste bacche, tipo bacche, non so cosa siano di preciso, son frutti tipo bacca, fioriscono a maggio. A maggio fioriscono e quindi il frutto si forma sull'albero da agosto. E poi, come si sa, vero, direi da un punto di vista proprio di memoria collettiva, ci mette un accidenti a maturare, tanto che non matura nemmen sull'albero. Il frutto della sorba per maturare deve cadere a terra - e comincia a cadere a terra dalla fine di settembre a tutto il mese di ottobre - poi va raccolto, va messo da una parte a maturare su delle ceste, e solo verso fine di dicembre, primi di gennaio diventa mangiabile. Ed è fra l'altro un frutto gradevole, consigliabile, perché ricchissimo di vitamina C. Ma se qualcuno intendesse di mangiare la sorba prima, gli diventa la bocca così, perché allappa, è terribile. 
Avvocato Colao: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: È vero questo... Oh guarda, ho trovato l'approvazione, sulle sorbe, dal collega avvocato Colao. Allora se c'era una cosa proprio da dire: 'scusi, abbia pazienza, faccia un altro riferimento cronologico, proprio le sorbe no; scelga un'altra cosa'. Era questo. Invece il dottor Giuttari, eh, insomma, immediatamente: ecco, guarda l'attendibilità del testimone, prova ne sia che parla delle sorbe. Poi dopo quando, avete visto al dibattimento, questo personaggio voi lo avete visto, ha fatto la fine che ha fatto. È stato, come dire, l'inizio di una certa discesa che hanno preso certi testimoni dell'accusa, che poi culmina con lo Sgangarella. È venuto fuori che era un delirante, un delirante, un paranoico; proprio uno di fuori come un terrazzo, come si dice. Di fuori come un'antenna parabolica, non c'è niente da fare, vero. Comincia a dire, si era appena messo a sedere, e dice: 'a me mi pedinano. Sono pedinato'. Pedinato lui? Come no! Il De Pace: 'sono pedinato'. E poi giù, tutta una cosa, tutto un affastellamento di discorsi: 'eh, ma lo so io, perché...', lasciamo perdere, è meglio lasciarlo fare. Il De Pace lo avete liquidato. Però una cosa, vorrei sapere io: arrivato al termine di questa débàcle del De Pace, totale, per cui è apparso veramente indecente come testimone da portare ad un dibattimento penale, in un processo penale di questa gravità, il Pubblico Ministero si è riservato di produrre una documentazione medica in cui si attestava che questo De Pace era diventato tale, vale a dire così di fuori, in epoca successiva. L'ha depositata poi il Pubblico Ministero? Mi pare di no. Allora io ho il diritto, a questo punto, siccome la cosa, questa certificazione da cui risulti che questo signor De Pace non è diventato nelle more del processo, di fuori come le antenne, eh, ho il diritto di ritenere che, insomma, la possibilità di rendersene conto c'era anche prima. E che, in definitiva, questa prova in questo processo, questi riscontri, vengono affidati a personaggi di questa natura, perché si tratta un po', come dire, di rimpolpare una accusa che, veramente, altrimenti è molto scarna. Voglio dire: la storia dei moccoli e dell'andare a letto al buio. Se a un certo punto si deve attenerci ad un De Pace, al moccolo del De Pace, è molto meglio andare a letto al buio. E se anche è dovuto che si porta il de Pace, vuol dire che proprio abbiamo bisogno, come dire, di arricchire un certo discorso, il quale è di per sé abbastanza scarno, diciamo così. Prova ne sia che il secondo riscontro che ci produce, che ci viene prodotto dall'accusa, in particolare dal dottor Giuttari, è la signora Sharon Stepman. La quale è una americana, va bene, del tutto inesperta dei luoghi, come può essere una americana, che avrebbe visto una macchina bianca che fa l'atto di uscire dalla piazzola. Quale piazzola? Questo è il punto fondamentale. Per modo di dire, perché insomma, una macchina poteva anche uscire, mentre lei tornava con questo Raspollini Valeriano - fra l'altro li conosco, fra parentesi - eh, tornava da dove erano stati, da Perugia. Eh, poi erano tornati a casa del Raspollini, che sta verso San Casciano, no? Lei lascia il Raspollini e poi torna verso Firenze. 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Eh? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: No, no, no. No, no. No, ho ragione io. 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Grazie. Come... Eh? 
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: No. No, no e no. Erano insieme all'andata; al ritorno, quando fa questo avvistamento, la signora Sharon Stepman è sola. Tanto è vero che non ho capito perché il Raspollini sia stato chiamato a testimoniare qua. È venuto anche il Raspollini, ha fatto tutti quei discorsi. È un tipo... Cioè, è un personaggio che si occupa d'arte e tutto il resto. Insomma, che è venuto a fare, questo non l'ho capito, il Raspollini? Perché lui la macchina non l'ha vista. Ne ha sentito parlare dalla signora. La signora c'è li, lo racconta lei, che ha visto questa macchina.. . Ma dove l'ha vista questa macchina? Nella piazzola, questa piazzola? Quella che ci interessa a noi? No. Sul punto la signora è abbastanza chiara. Vediamo un po' se la trovo. La signora Stepman Sharon, eccola qui, guardate: udienza 7 luglio '97: "La sera dell'8 corrente, verso le ore 23.00, alla guida della mia autovettura, percorrevo la via degli Scopeti diretta verso Firenze. Giunta poco prima del ristorante denominato La Capannina...", vede quest'autovettura, eccetera. Va bene? Allora, avete presente la zona? Questa certamente l'avete presente, voglio dire. Venendo da Firenze s'incontra, sulla destra, prima la strada che porta alla piazzola; poi dopo si incontra La Capannina, il ristorante. Quindi, se lei venendo dalla direzione opposta, vale a dire da San casciano dove ha lasciato il Raspollini, vede questa macchina che esce dalla piazzola, prima della Capannina, non è la piazzola che ci riguarda. E non c'è niente da fare. E sicché bisogna prendere anche la signora Sharon, americana, poco esperta dei luoghi... Non so se era carina, ma insomma, questo non ha molta importanza. Mi sarebbe piaciuto vederla e dirle: signora, si accomodi, grazie tante. Molto gentile, molto cortese. La sua collaborazione ci commuove, però a noi non ci serve a nulla. A nulla. Proprio zero. 

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