giovedì 19 novembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 6 marzo 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.

Avvocato Filastò: Il fatto è che non si cerca neppure la prova e quindi scendendo alla fine di questo discorso, dal letterario al giuridico, dall'aulico, - qualcuno direbbe enfatico, al tecnico c'è in un'associazione, come punto di riferimento tecnico fondamentale del giurista, il quale deve accertare l'esistenza o meno del fatto-reato, cioè che si chiama, "affectio societatis", il cemento; un "affectio societatis" che ha a che fare con lo scopo. Scopo rispetto al quale, le due parole sul movente, del Pubblico Ministero, non bastano assolutamente e ci si barcamena fra i riti di Faltignano e il misterioso dottore, facoltoso acquirente, con questo, proponendo un'alternativa che è antitetica e che cerca di coincidere, far collimare due cose che sono completamente diverse, come se fossero la stessa cosa, in un'alternativa inconciliabile e ugualmente caratterizzata dalla assurdità, rispetto a quello che è il buonsenso comune e rispetto a quello che è l"id quod plerunque accidit", in falsità... falsità, non falsità, scusate, assurdità e come inverosimiglianza - a che gli ' servirebbero al dottore i feticci, ne abbiamo parlato - e la perversione dei prezzolati agenti come si innesta. Che, se son perversi come si innesta poi col fine di lucro? Se lo scopo è quello della perversione, poi perché diventano tutto a un tratto così interessati, no? Interessati, però strano. E io vorrei sapere in replica, dottor Canessa, come mi risponde a questa obiezione. Se l'appunti per piacere. 
P.M.: Me la ricordo, stia tranquillo. 
Avvocato Filastò: Bene. A posto. Interessati, no. Scopo di lucro, no. Andate a guardare il portafogli del. povero Stefanacci, i soldi ci son tutti. Andate a guardare gli altri valori di questi altri poveri ragazzi: i soldi ci sono sempre tutti. Andate a guardare le macchine fotografiche, gli oggetti di valore contenuti nel furgone dei poveri tedeschi: ci son tutti. II processo a Pacciani ha identificato l'asportazione di un portasapone marca Deis, dal furgone dei tedeschi e di un blocco da disegno marca Skizzen Brunnen. Non ve ne ricordate voi, non lo sapete, non le potete sapere queste cose. Io vi ho chiesto di informarvi, vi ho chiesto di ampliare la vostra ricerca anche a queste cose. Avete risposto di no: ora però sono importanti, lo vedete? Ah, quindi lucro? Ah, quindi interesse? E come mai? Come si concilia questo aspetto costante, riguardante, tutti i delitti, anche quello del '74 sissignori, anche quello dell’81, sissignori: dell'81 numero uno: '81 di giugno, Carmela Di Nuccio e Giovanni Foggi. I soldi ci sono sempre. E quindi... E gli strumenti? Abbiamo parlato dello scopo, deli.. "affectio societatis" adesso parliamo dei mezzi, degli strumenti che queste persone userebbero. La confessione di Lotti ha portato qualcuno a trovare la famosa Calibro 22? Ho detto e dirò ancora che non è stata, per codesto, tramite Lotti, neppur cercata. Perché la mancata perquisizione della casa della draga è una cosa che veramente, che qui veramente, non c'è parole per pronunciarsi. Ne parleremo però, perché qualcosa vi ha detto, perché fa il paio con un'altra omissione persino più grave; persino più grave dal punto di vista dell'accusa. Non dal punto di vista della difesa, dell'accusa. Ne parleremo quando si scriverà, avvocato Curandai, il romanzo di Baccaiano, va bene? Sentirà il romanzo dopo. Benissimo. Romanzi, come si fanno qui, quando si fa gli. avvocati, che si fanno seriamente, si fa seriamente l'avvocato, come si fa seriamente il romanziere, sa, seriamente. 
Avvocato Curandai: I processi si fanno seriamente.
Avvocato Filastò: Esatto. Ecco, siamo alle solite, vero? Siamo alla iperossigenazione del sangue e quindi, Presidente, me la piglio subito col Curandai. Mi dà un intervallo per piacere? Grazie.
Presidente: Prego. 

« DOPO LA SOSPENSIONE »

Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Sì, grazie. Presidente. Un'ultima annotazione su questo gruppo. E che è tratta dal dato più rilevante che riguarda il processo, vale a dire l'uso della stessa arma da sparo, la famosa Calibro 22; quella che il dottor Perugini ha definito "la firma”. Come si inquadra?' Provate ad immaginarlo, astrattamente, questo gruppo che comincia a fare i cosiddetti "lavoretti" - per usare questo termine "lottiano" insopportabile, anche per il rispetto e la pietà che si deve a queste povere vittime, insopportabile anche per questo - nel lontano 1968. Vogliamo viverlo non nel '68, nel '74? No, non è cosi ma per essere, per andare più sul sicuro. Insomma, voglio dire, all'interno, ci sarà stato anche qualcuno che dice: 'ma così ci si fa scoprire noi eh'. Che la usa a fare la stessa arma, il gruppo? Per identificarsi? Per individualizzare, precisare la fonte di quegli omicidi? Se lo rapportiamo a quella sintomatologia, a quella sindrome che riguarda l'individuo, allora altro se torna! È perfettamente in chiave, anche con la lettera spedita alla Della Monica. Ma al gruppo? Per dire una cospicua indicazione negativa, gravissima. E poi, dicevo, la assoluta carenza di qualsiasi, persino tentativo serio di provarlo, questo collettivo criminale, appunto, che io mi sento, a chiusura di questo discorso, di dire che, nella sostanza, basta la mossa; basta cioè la suggestione del collettivo campagnolo di uomini normali per offuscare - dovrebbe bastare, eh, perché non basta affatto per offuscare quasi 15 anni di indagini centrate sul serial-killer, cioè su un uomo solo, non super-uomo. Ma chi lo ha detto super-uomo? Ma che super-uomo! Questo orrendo disgraziato, questo atroce personaggio. Ma freddo, determinato, abile, callido; dotato di conoscenze e di informazioni. Altro che... Questo, sì. Basta? No, non basta. E alla fine non serve nemmeno provarli i "compagni" o "amici di merende" che si appalesano nella costruzione accusatoria per essere quello che sono: cioè, un espediente retorico. Vedano, Signori Giudici, la premessa dell'uomo solo è stata quella. Si, è vero. Si dice: però le indagini orientate in quel modo, su quel binario, non hanno dato esiti. Ma non hanno dato esiti perché è stato cercato davvero? Ma davvero si sono fatte indagini alla ricerca di questo personaggio? Ecco che, vedano, a questo punto serve, o serviva, una analisi di tutta l'indagine, per accorgervi che non è mai stato seriamente cercato. Guardino, poi lo vedremo meglio. All'inizio, all'origine, non è l'ipotesi dell'uomo solo, ma l'ipotesi del clan dei sardi. Ma ve ne ricordate? Hanno cominciato a cercarlo, a cercarlo, ad adattargli, ad adattare questa seria impostazione che_ viene dall'equipe di Modena, al personaggio Pacciani quando dice dal computer, è spuntato fuori il personaggio di Pacciani; dice dal computer. o già detto che io non ci credo; che, anzi, mi risulta diversamente. Ma, insomma, questa è una cosa che, se sarà necessario, cercheremo di provarla, eventualmente, in sede di Appello. Qui ho preferito non appesantire il dibattimento con una produzione. Tanto che a me ha colpito, nella requisitoria del Pubblico Ministero, il dato statistico che lui vi ha portato: 60% omicidi impuniti. E io mi sono chiesto se, altrove, nel mondo cosiddetto civilizzato, è così. E mi è venuto spontaneo di osservare che a Firenze e provincia, negli ultimi 30 anni, la percentuale di impunità è più alta. Per lo meno ad occhio. Mah, sì. Guardi, non credo che statisticamente esista il dato, ma insomma... 
P.M.: Le relazioni annuali.
Avvocato Filastò: A Firenze? 
P.M.: C'è la relazione annuale...
Avvocato Filastò: Lei si riferiva... Col 60% si riferiva...
P.M.: Io li ho presi dal...
Avvocato Filastò: Lei diceva il 60% a Firenze? Oppure in Italia? 
P.M.: Quelli sono in Italia. 
Avvocato Filastò: In Italia, eh... 
P.M.: Poi, se lei vuole i dati, prende il Procuratore Generale...
Avvocato Filastò: Eh, va beh, io non lo prendo il Procuratore Generale, perché non so come fare. Lasci perdere, insomma, comunque... 
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Beh, comunque, a me sembrerebbe un po' più altina, perché c'è tutte le prostitute, appunto — se ne parlava ieri — morte ammazzate, almeno cinque. Poi ci sono tutti gli omosessuali, no? Anche quelli ce n'è un bel po', eh. Fino a De Robillant, l'ultimo, che non si sa chi l'abbia ammazzato; il Cuccarini, quello ammazzato in via del Proconsolo, nell'ora di punta, dentro un negozio. Alcune ragazze sole. Senza contare quegli strani episodi, passati per strani suicidi, di gente bruciata viva in automobile. Due dei quali, due dei quali... va be', passati per suicidi, strani... uno, un incidente, un altro, un suicidio. Avvenuti: uno a Giogoli, a distanza di 100 metri da dove c'erano i tedeschi; un altro a Travalle, a distanza di altri 200 metri. Macchina bruciata e dentro il cadavere, che fa venire in mente quelle macchine bruciate nell'agosto del '93, con dentro due cadaveri in una e due cadaveri in un'altra. Quindi, tutte queste cose sono rimaste insolute, vero? C'è anche l'episodio di una conoscente, amica di Susanna Cambi: Elisabetta Ciabani, ammazzata a Sicli, in Sicilia, nell'82, nell'agosto. Squartata con un coltello da — scusate — dall'estremo margine del pube fino allo sterno. È stata archiviata come suicidio. Era una che conosceva Susanna Cambi. Stavano tutte e due a distanza di un breve tratto di strada. Un'altra coppia di amanti a Borgo San Lorenzo ammazzata a revolverate, in epoca successiva all'arresto di Pacciani. Io di questi due, io, non ho saputo più nulla. Ammazzati a colpi di pistola, tutti e due, vero. A Borgo San Lorenzo. Certo, la pistola, non era la stessa, anche dei fidanzati di Lucca, la pistola non era la stessa... Beh, mi domando: ma questa percentuale così alta di impunità, si ritrova anche negli, altri Paesi cosiddetti civilizzati? No, a me risulta che altrove non è così. Negli Stati Uniti, per esempio, i serial-killers vengono scoperti al 90%; così leggo nel libro di Walker. E io, poi, può darsi che... Il Pubblico Ministero sorride, ma insomma, sarà che quello racconta fandonie, non lo so. 

0 commenti: