lunedì 23 febbraio 2015

Francesco Bruno - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 12 gennaio 1998 - Ventunesima parte

 

Segue dalla ventesima parte.

Presidente: Allora, c'è il professor Bruno?
Avvocato Filastò: Sì.
Presidente: ... lo sentiamo domani mattina?
Avvocato Filastò: Il dottor Perugini, verrà domattina, Presidente. L' abbiamo avuto...
Presidente: Per domattina c'è anche il teste dell'avvocato...
Avvocato Filastò: Sì, due per l'esattezza. 
(voce fuori microfono) Due testi, Presidente.
Presidente: Bene. Ecco, volevo sapere, il professore, cosa ha fatto nell'altro processo?
Avvocato Filastò: Dunque, il professore è stato sentito all'udienza del 15 luglio del '94, nella sua qualità di consulente tecnico della difesa di Pietro Pacciani. Ed ha riferito in ordine ad alcune valutazioni da lui fatte, con particolare riferimento proprio alle perizie, alle relazioni svolte dai periti dell'équipe del professor De Fazio. Quindi, sostanzialmente, si ripete qui quello che è qià avvenuto nel processo Pacciani.
Presidente: Bene. Allora, lei è il professor Bruno Francesco?
Francesco Bruno: Sì. Francesco di nome, e Bruno di cognome. Nato a Xxxx, provincia di Xxxx. 
(voce fuori microfono)
Francesco Bruno: Come? E residente a xxxxx.
Presidente: Allora, ecco, la formula è quella dei testimoni.
Francesco Bruno: Sì. "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza".
Presidente: Ecco, vuole essere ripreso dalla telecamera oppure no, professore?
Francesco Bruno: Sì, non c'è problema.
Presidente: Bene. Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Professore, ci vuole dire qual è la sua professione, i suoi titoli accademici?
Francesco Bruno: Io sono psichiatra forense, e sono professore di criminologia e di psichiatria forense all'Università di Roma, La Sapienza.
Avvocato Filastò: Dunque, lei ha esaminato le relazioni e credo anche, forse, le dichiarazioni dibattimentali dei periti De Fazio, Luberto, Galliani e... quelli che abbiamo ascoltato oggi. Sì o no?
Francesco Bruno: Sì. Sì, ebbi modo di occuparmi della vicenda di questi delitti già nel 1985. E studiai, perché all'epoca diciamo per scopo istituzionale, in quanto, appunto, ero dipendente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; e dato che questa serie di delitti aveva avuto una rilevante attenzione da parte dell'opinione pubblica, un grande allarme sociale, fui incaricato di studiare da un punto di vista criminologico, cioè direi parallelamente alla perizia che nel frattempo veniva fatta dal professor De Fazio, questa serie omicidiaria. E quindi già allora feci uno studio, che poi perfezionai l'anno successivo, con l'ultimo dei delitti. E poi, successivamente, ebbi modo appunto di considerare, di vedere anche la consulenza fatta dalla équipe di Modena, che approvavo in pieno. Perché non c'erano differenze tra quelle che erano le mie conclusioni e le conclusioni a cui erano giunti i colleghi di Modena. Tranne, forse, che per qualche aspetto psicologico, nella ricostruzione diciamo dell'identikit psicologico del possibile autore di questa serie omicidiaria.
Avvocato Filastò: Ecco, professore, lei all'interno di questo esame, di queste sue valutazioni, ha in linea più generale, direi più scientifica, meno attualizzata, esaminato il tema dei cosiddetti «serial killer".
Francesco Bruno: Sì. Diciamo, all'epoca ancora non si parlava di serial killer; c'erano stati già i primi studi del FBI che riguardavano la realtà americana. E comunque in Italia si cominciò a parlare di serial Killer, proprio in relazione a questo, al caso del cosiddetto mostro di Firenze. E io poi ho avuto modo di studiare successivamente il fenomeno, organizzare un convegno internazionale a Roma due anni fa su questo tema. E quindi di analizzare un po' tutta la letteratura esistente che continua tutt'oggi ad essere aggiornata sui serial killer italiani e internazionali.
Avvocato Filastò: Benissimo. Ci vuole allora, sulla base di questa sua esperienza, vuole tentare una definizione di serial killer anche proponendo una diagnosi differenziale, rispetto per esempio a quel che viene definito, sempre con termini inglesi, perché la letteratura è in massima parte inglese, "mass murder" o altri tipi di omicidi in cui, appunto, risulta non chiaro il movente, la motivazione relazionale, rispetto... ecco. E anche la differenziazione che si trova in letteratura in punto di serial killer, cosiddetti organizzati e serial killer disorganizzati.
Francesco Bruno: Sì, dunque, bisogna precisare una cosa: che la gran parte della letteratura fino a qualche anno fa era basata su studi e su lavori fatti dalle polizie, in particolare dall'FBI, ma anche dalla Polizia inglese e così via. La caratteristica di uno studio fatto dalla Polizia, è essenzialmente che sono studi di ordine pratico e basati esclusivamente sui comportamenti. Per cui, per esempio, la definizione che l'FBI dava del serial killer era di un soggetto che aveva compiuto almeno tre omicidi in serie, in momenti differenziati, in luoghi differenziati. Da un punto di vista criminologico, invece, il nostro lavoro è stato un po' diverso, perché abbicano cercato di valutare anche le motivazioni e non soltanto il comportamento, così come si manifesta, ma anche le motivazioni che spingono a compiere determinati omicidi. E per questo abbiamo introdotto una categoria che era quella della cosiddetta mostruosità; cioè, omicidi di rilevante impatto per le caratteristiche di mostruosità relative, o al numero dei casi, o alle modalità con cui gli omicidi stessi vengono fatti, o alle motivazioni che sono dietro. E abbiamo distinto fra, per esempio, serial killer e "mass murder" e intendendo per serial killer quegli omicidi che, quegli assassini che compiono una serie di omicidi. E non è importante il numero, che siano due, o tre, o cinque, o dodici, ma di vittime per lo più non conosciute e spinti da motivazioni patologiche in momenti naturalmente diversi. Motivazioni patologiche per lo più di ordine sessuale, o comunque riconducibili ad un movente sessuale. Il "mass murder" invece è un assassino che, per la maggior parte dei casi, per motivazioni anche queste patologiche, cioè di una vera e propria malattia mentale, non per scopi sessuali, in una unica occasione o in più occasioni diverse uccide persone innocenti a lui sconosciute con lo scopo di, uno scopo rivendicativo, uno scopo paranoicale. Scopo di, abbiamo detto, un po' il contrario di quella persona che si suicida perché vuole togliersi dal mondo. In un certo senso il "mass murder" vuole uccidere il mondo che è rappresentato spesso dalla sua famiglia e poi dai passanti della strada, oppure da... non so...
Avvocato Filastò: Frequentatori di un supermercato...
Francesco Bruno: Come suoi nemici.
Avvocato Filastò: Certo.
Francesco Bruno: E ci sono poi gli omicidi di entrambi i genitori, per esempio. E i baby killer e così via. Nella casistica, gli americani hanno distinto due grandi categorie di serial killer, serial killer organizzati e disorganizzati a seconda della capacità di organizzare il proprio comportamento. Per cui ci sarebbero dei serial killer che sono capaci di premeditare e di eseguire i loro omicidi con molta cura, evitando di lasciare delle tracce, quindi cercando in tutti i modi di non farsi scoprire; e ci sono invece dei serial killer che, come presi da raptus, non riescono a tener conto delle situazioni complessive. E quindi lasciano molte tracce e molte volte vengono presi addirittura con coltello in mano perché non tengono conto delle circostanze. Si è visto...
Avvocato Filastò: Questo sarebbe il serial killer disorganizzato.
Francesco Bruno: I serial killer disorganizzati. Si è visto che i serial killer disorganizzati naturalmente sono meno intelligenti di quelli organizzati, hanno più grossolani disturbi mentali. E sono, appunto, nei loro omicidi sono caratterizzati dall'impulso molto più che non i serial killer organizzati che invece organizzano con molta attenzione il loro comportamento. C'è da dire che queste due categorie non sono assolutamente separate in modo netto, nel senso che può esserci il caso di un serial killer organizzato che, a un certo punto, disorganizza il suo comportamento perché si introduce in lui una crisi mentale più acuta o un bisogno più acuto di uccidere. Per cui, mentre in alcuni omicidi compiuti prima c'è stata una grande organizzazione, poi in altri omicidi questa organizzazione viene meno. E, mentre al contrario però, un serial killer che comincia già in modo disorganizzato, assai difficilmente può diventare organizzato. Ecco, questi continuano ad essere disorganizzati e i più delle volte vengono catturati, proprio per la grande mole di tracce che lasciano.
Avvocato Filastò: Ecco, lei in questa... fatta questa premessa, che da un certo punto di vista è metodologica e da un altro punto di vista è terminologica - per intendersi proprio sul significato del ter... del significante, starei per dire - lei ha esaminato, unitariamente e comparativamente i delitti del cosiddetto "mostro di Firenze". Li ha visti tutti, esaminati in maniera approfondita?
Francesco Bruno: Sì...
Avvocato Filastò: Approfondita naturalmente sulla base di quelli che sono stati i dati che le sono stati forniti, mi immagino, dal difensore di Pietro Pacciani.
Francesco Bruno: Sì, li ho... Sì, ancor prima, appunto, valutando ancor prima già...
Avvocato Filastò: Ancor prima, sì, certo...
Francesco Bruno: E comunque, sì, ho analizzato tutta questa serie omicidiaria che è di particolare interesse, perché l'unica serie omicidiaria che si conosca, così lunga, con ben otto episodi riguardante sempre e solamente delle coppie, delle coppiette. Questo è un dato che in letteratura abbiamo pochissimi precedenti. E comunque mai esclusivi. Ci sono dei serial killer americani che hanno ucciso delle coppie, ma non solo delle coppie. Ecco, il caso del "nostro di Firenze", si caratterizza per questa costanza in cui per otto omicidi, per otto episodi firmati, diciamo in un certo senso, ci sono, l'obiettivo è rappresentato da coppie. Questo è il grado essenziale.
Avvocato Filastò: E come, secondo quelle definizioni che abbiamo visto poco fa, secondo la sua valutazione, questi delitti sono attribuibili a un serial killer, e come serial killer, ad un serial killer organizzato, o disorganizzato?
Francesco Bruno: Secondo diciamo i risultati di quella che è la ricerca che io ho fatto in questo settore, direi che gli elementi, tutti gli elementi che abbiamo, indicano come autore di questa serie omicidiaria un serial killer altamente organizzato. Quindi non semplicemente organizzato, ma altamente organizzato che è stato capace di condurre questa sua attività omicidiaria per molti anni, lasciando pochissimi elementi utili per le indagini. È un serial killer quindi direi unico. Ci sono moltissimi elementi che fanno pensare all'azione di un'unica persona che ha individuato, come obiettivi della sua, del suo delirio delle coppie, e che ha esercitato un... diciamo, una ritualità omicidiaria tale da essere inequivocabile per il significato patologico che gli è connesso e che è un significato evidentemente di natura sessuale e che trova, diciamo, il suo humus in una patologia di base ovviamente della persona che compie questi delitti. Il che non vuol dire che questa persona, appunto, pure essendo portatore di una patologia, non sia organizzato, intelligente, capace di premeditare con attenzione i propri delitti e portarli a termine.
Avvocato Filastò: Quindi, quando lei dice serial killer altamente organizzato, lei riconosce a questa persona alcune doti non comuni di intelligenza, freddezza e determinazione?
Francesco Bruno: Sì, direi di sì. Sicuramente si tratta di una persona di buone, notevoli capacità intellettive e si tratta di una persona che ha una sua metodicità per compiere questi omicidi che hanno tutti una stessa matrice per quanto riguarda il modus operandi e che hanno tutti un significato molto omogeneo. E l'omicida si distingue anche per un altro aspetto estremamente importante: la grande capacità di autocontrollo e la grande capacità di volgere a proprio favore, affrontare e volgere al proprio favore, gli imprevisti che nella lunga catena di omicidi si sono talvolta verificati e che mai gli hanno fatto perdere la calma in maniera tale da, così, da lasciare a metà, per esempio, l'operazione che stava svolgendo. E quindi si tratta sicuramente di una persona che ha avuto, durante questi omicidi, una grande calma, una grande capacità di controllo della situazione. E queste sono doti assolutamente non comuni. 

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